Buongiorno,
leggo su questo spazio discussioni sull'evitare situazioni sociali o in qualche modo considerate impegnative
Una domanda che mi pongo e' cosa succede nella fase di "ricarica" dopo la rinuncia, dove immagino molti si ritroveranno a ragionare sui modi per risolvere la situazione o superare l'ostacolo
Personalmente ho tre fasi:
-panico o fastidio e evitamento di situazione
-vuoto
-ulteriore tristezza
-bisogno di risolvere
In generale mi sembra che l'evitamento sia irrazionale, poiche' razionalmente molto spesso si sa che le persone che s'incontreranno sono innocue o financo amichevoli, e quindi dietro a una chiusura ci sono ferite personali o situazioni di disordine che spesso non si risolvono
Parlando della mia esperienza, il mio isolamento e' nato in eta' avanzata in concomitanza un cambio di lavoro, piu' che temere il giudizio mi sembrava di non reggere il peso della famiglia e della vita, insomma non credo proprio si trattasse di fobia sociale ma semmai di una forma di depressione
Vorrei porre la domanda infatti soprattutto ai piu' giovani. Non pensate mai alla casa o a un luogo dell'isolamento come a un punto da cui semplicemente ripartire?
Non vi dite: oggi avevo bisogno di staccare ma per domani mi riprendo?