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Vecchio 22-05-2024, 14:16   #1
Non registrato
Guest
 

Buongiorno,
leggo su questo spazio discussioni sull'evitare situazioni sociali o in qualche modo considerate impegnative
Una domanda che mi pongo e' cosa succede nella fase di "ricarica" dopo la rinuncia, dove immagino molti si ritroveranno a ragionare sui modi per risolvere la situazione o superare l'ostacolo
Personalmente ho tre fasi:
-panico o fastidio e evitamento di situazione
-vuoto
-ulteriore tristezza
-bisogno di risolvere

In generale mi sembra che l'evitamento sia irrazionale, poiche' razionalmente molto spesso si sa che le persone che s'incontreranno sono innocue o financo amichevoli, e quindi dietro a una chiusura ci sono ferite personali o situazioni di disordine che spesso non si risolvono

Parlando della mia esperienza, il mio isolamento e' nato in eta' avanzata in concomitanza un cambio di lavoro, piu' che temere il giudizio mi sembrava di non reggere il peso della famiglia e della vita, insomma non credo proprio si trattasse di fobia sociale ma semmai di una forma di depressione

Vorrei porre la domanda infatti soprattutto ai piu' giovani. Non pensate mai alla casa o a un luogo dell'isolamento come a un punto da cui semplicemente ripartire?
Non vi dite: oggi avevo bisogno di staccare ma per domani mi riprendo?
Vecchio 22-05-2024, 18:57   #2
Esperto
 

La cameretta è sempre stata la mia batcaverna fin di piccolo quando guardavo Italia 1 e giocavo con i pupazzi come adesso che è il luogo dove ricarico le energie dopo il lavoro o vita sociale. È anche il luogo la solitudine dove spremo le mie passioni. Leggere, scrivere, suonare, ascoltare musica, guardare film serie. È anche il luogo dove mi perdo con alcool e droga, dove faccio sesso gratis quelle poche volte che capita. Insomma una buona fetta di ciò che mi fa tirare avanti
Vecchio 23-05-2024, 18:26   #3
Esperto
L'avatar di Darby Crash
 

Quote:
Originariamente inviata da Non registrato Visualizza il messaggio
Vorrei porre la domanda infatti soprattutto ai piu' giovani. Non pensate mai alla casa o a un luogo dell'isolamento come a un punto da cui semplicemente ripartire?
Non vi dite: oggi avevo bisogno di staccare ma per domani mi riprendo?
no. Vedo la casa/l'isolamento come un necessario ma doloroso nascondersi per non mostrare quanto sono pessimo.
... per riprendere mi servirebbero dei contesti opportuni in cui andare a socializzare. Opportuni nel senso di contesti in cui mi sentirei sicuro di me, ma sono piuttosto rari.

Quote:
In generale mi sembra che l'evitamento sia irrazionale, poiche' razionalmente molto spesso si sa che le persone che s'incontreranno sono innocue o financo amichevoli, e quindi dietro a una chiusura ci sono ferite personali o situazioni di disordine che spesso non si risolvono
io invece trovo che il mio evitamento sia razionale.
Vecchio 23-05-2024, 18:44   #4
Esperto
L'avatar di Nightlights
 

Io evito le situazioni sociali quando non mi sento le energie per fare vita sociale, se so che devo rapportarmi con persone che proprio non sopporto o se semplicemente mi sento stanco. Praticamente sono sempre questi i motivi dei miei evitamenti.
Vecchio 23-05-2024, 18:54   #5
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

L'isolamento è la mia normalità, le interazioni sociali sono l'eccezione.
Ringraziamenti da
Darby Crash (23-05-2024)
Vecchio 23-05-2024, 18:55   #6
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

Per me è una questione di iperstimolazione.
Quando ho a che fare con le persone e in genere con le situazioni dinamiche, è come se ricevessi costantemente degli impulsi a una velocità superiore rispetto alla mia capacità di elaborarli, cosa che porta a un progressivo aumento di stress e una sensazione di "disordine mentale" (non saprei come meglio definirla). A un certo punto sento il bisogno di isolarmi per smaltire lo stress ed elaborare la situazione in cui sono stato appena immerso. Solo dopo riesco a ripartire.
Detto con un'altra immagine è come se avessi un serbatoio interno che, durante l'interazione con le persone o anche solo con situazioni che esulano dalla mia routine, si riempie via via più in fretta di quanto si svuoti rischiando di traboccare e mandarmi in tilt.
Immagino che invece le persone "normali" abbiano un meccanismo di elaborazione delle interazioni più efficiente e per questo riescano ad affrontarle più a lungo o anche per un tempo indefinito.
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