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09-07-2017, 00:04
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#21
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,147
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Ma l'operazione di accettazione in concreto in cosa consiste?
Non può consistere in un rimandare un regalo al mittente (non accetto questo regalo), non esiste alcun mittente e non si può rifiutare, perciò deve consistere secondo me in una ricollocazione gerarchica del valore di certi stati secondo il singolo.
In pratica in parole povere la realtà non va svalorizzata troppo in quanto realtà perché non si ha il potere di cambiarla.
E' questa la regola di cui parlavo.
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dopo un sacco di tempo che ci sei stato dentro una situazione capita che non ti viene più neanche di stare a giudicare rabbiosamente e disprezzare quella realtà, non ti poni tanto il problema del se la realtà fa schifo o meno, in fondo lo sai che non ti fa stare bene ma quello che finisci per sentire è che quello che ti vincola e ti opprime è semplicemente più forte di te. Non dico che si stia in ogni caso in una condizione di accettazione, ci sono casi in cui non puoi far altro che maledire te stesso e la vita, che vuoi crepare, ecc., in genere se il malessere, il non sentirsi adeguato, è (relativamente) sotto controllo, non hai più l'istinto a scagliarti contro quella realtà, anche perchè non sai bene neanche contro chi o cosa scagliarti, puoi limitarti a osservare che quel muro è piazzato davanti a te, vedi che almeno in quel momento quella è l'unica realtà, le altre di cui si avrebbe bisogno le tieni lontane nella memoria, non ci fai troppi confronti. Quel muro ti ha tolto la capacità di affrontarlo, è entrato a far parte un po' di te.
Io non amo il fatto che conduco una vita in cui sono costretto a nascondermi, questa realtà non la dico buona, ma dal momento che finora non ho trovato una soluzione e non intravedo possibilità prossime di uscirne fuori, me la vedo appiccicata addosso come una cosa mia, che posso provare a divincolarmi quanto voglio ma non si stacca, non posso strapparla e buttarla via in un angolo.
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Ultima modifica di alien boy; 09-07-2017 a 00:07.
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09-07-2017, 02:36
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#22
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Esperto
Qui dal: May 2010
Messaggi: 3,885
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Tredici euro l'ora; è quanto prendo per le ripetizioni di filosofia.
Contattatemi pure, che qua si sta inguaiatissimi.
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L'offerta di tredici euro l'ora per delle nozioni di un singolo ramo di conoscenza (ove, paradossalmente, la conoscenza stessa dello spiegato vien messa sotto inchiesta), in quanto acclarata l'estensione del tema proposto (da un certo punto di vista quasi ermetico), mi sembra un po' pretenziosa; a quanto vedo qui non v'è nessuna richiesta d'aiuto per superare alcun esame.
Applicare la sapienza di una singola materia, ergendola retoricamente a fautrice risolutiva, su di un contesto ben più vasto di quello che essa è in grado di colmare darebbe come esito una generale vaga sensazione d'allappato.
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Non mi riferisco a te, nemmeno a te...ma a te: revisiona quanto esplicitato, ci sono delle imprecisioni.
Ciò che è apparentemente opposto e paradossale è in sincronismo... ciò che non è relativo è uno scisma.
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Ultima modifica di Jai; 09-07-2017 a 02:41.
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09-07-2017, 21:11
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#23
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Grazie a tutti per le risposte. Ho cercato di chiarire cosa intendessi per realtà in questo contesto ma non so se ci sono riuscito.
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09-07-2017, 22:08
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#24
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Esperto
Qui dal: Mar 2010
Messaggi: 12,727
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Da un po' di tempo ormai mi gira per la testa questa cosa, provo a parlarne e condividerla ma sarà come al solito un altro monologo.
Spesso delle persone affermano "La realtà va accettata" ed è qua, in questo punto, che dentro di me viene a crearsi una distanza vertiginosa nei confronti di questo tipo di individui.
Il fatto che qualcosa esiste lo giustifica in termini di valore o rilevanza?
Ecco per me le due cose sono scollate, e per me ha sempre senso affermare che qualcosa è cattivo, spregevole, brutto, anche nel caso in cui non potesse essere altrimenti.
Dire che qualcosa è cattivo non equivale ad avere un piano per cambiarlo per me, semplicemente rappresenta una valutazione di quel che si ha di fronte.
"Deve esistere dunque è buono", "Non può esistere dunque è cattivo" non riesco a condividerli come assunti, eppure sono stati posti a fondamento di estesi sistemi di valori che io dovrei riconoscere come oggettivi e razionali.
Se non riconosco questi assiomi di base sono matto?
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No, sei introverso.
"Gli introversi, viceversa, hanno radicata dentro di sé l’intuizione inconscia che il mondo nel quale vivono è uno dei mondi possibili. Se questa intuizione determina spesso una condizione apparentemente o di fatto disadattiva, essa comporta anche una tensione verso altri modi di vivere personali, più individuati, rispetto a quelli correnti, e verso altri mondi possibili: "utopistici, legati cioè all’aspettativa di un cambiamento sotto il profilo politico, sociale, morale, culturale, e/o simbolici, legati all’immaginazione creativa (arte, filosofia, letteratura, scienza, ecc.)." cit. Luigi Anepeta
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15-07-2017, 23:53
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#25
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Aggiungo un piccolo commento per cercare di mostrare che la domanda un senso ce l'ha senza dover abbracciare il "realismo classico".
Una persona può iniziare a chiedersi, ma quel che osservo esiste davvero materialmente? Ed in che senso? Com'è fatto? E i fenomeni? E questo e quell'altro... Ecco... Non ne usciamo più.
A me non interessava mettere in evidenza questi aspetti qua, perché in fin dei conti risultano abbastanza arbitrari per me.
Pensavo al fatto che anche facendo rientrare tutto in una qualsiasi descrizione (di tizio o caio), io singolo sarei comunque vincolato a non poter raggiungere la Luna con un salto, anche se la Luna è solo una mia rappresentazione o quel che è, questa sequenza non potrei produrla in termini di sensazioni+esperienza+tutto-il-resto.
Come la si interpreta la si interpreta o descrive, questa cosa qua non la posso fare in qualche senso (la realtà per me non è quel che viene intercettato dalla descrizione, ma il vincolo o questo tipo di impedimento o esclusione). Si dirà "ma in fondo una persona affetta da deliri e allucinazioni potrebbe inventarsi tutto quel che le pare di sana pianta e si risolve il problema", più o meno... Si pone un altro problema però per me...
La persona affetta da deliri potrebbe poi agire in maniera tale da metter fine alla propria esistenza in certi casi e tutte le sue rappresentazioni potrebbero interrompersi comunque, sarebbe forse più libera in qualche senso di chi non ha deliri, ma sarebbe più vincolata in altri anche lei.
Se la persona salta da un palazzo credendo di avere le ali e immagina che sta volando verso la Luna mentre precipita, il volo potrebbe interrompersi quando la persona impatta col suolo, e la Luna non la raggiunge comunque.
Questo non-avvenimento fa saltare per aria l'onnipotenza della persona in un qualche senso, chi è affetto da deliri certi vincoli comunque poi non li ha eliminati e deve confrontarsi anche lui con questi.
Ci sono una miriade di cose che non è possibile fare anche per la persona delirante. Ci sono perciò diversi tipi e gradi di impossibilità.
Se c'è qualcosa che non si può fare allora la realtà c'è. Ma in questo senso qua c'è. Potrebbero anche non esistere materialmente le persone e gli oggetti, ma dei vincoli potrebbero esserci lo stesso, il fatto che sia presente una qualche forma di realtà di questo tipo non dipende dall'esistenza concreta di qualcosa in termini materiali.
Se si può far tutto, tutto può accadere, e nulla esclude nulla, credo che in linea di principio non potrebbe esserci proprio alcuna realtà. Il concetto di realtà di cui voglio parlare è legato sempre a questi limiti, direi che è legato sempre all'esclusione di qualcosa. Più si esclude, più forte e potente risulta questa sorta di grandezza, meno si esclude più diventa debole.
Paradossalmente bisogna poter descrivere in qualche senso anche quello che non c'è, se non gli oggetti, almeno gli avvenimenti o fatti che non ci sono in qualche senso per poter delineare una qualche forma di realtà. In pratica senza una parte immaginaria non potrebbe risultare comprensibile nemmeno il concetto di realtà che viene costruito sempre per esclusione ed è basato sull'esclusione di quel che non c'è. Quel che non c'è e non può avvenire bisogna per forza poterlo descrivere ad un qualche livello.
Non sappiamo che tipo di vincoli ci sono, però quelli che ci sono generano le diverse forme di realtà.
Per un soggetto o individuo c'è una qualche forma di realtà o no? Dei vincoli che ingabbiano la sua esistenza in certi sensi?
Se pensate che la risposta sia "sì", inizia ad aver senso il quesito posto all'inizio, se pensate che la risposta sia "no" e che una persona e il mondo e tutto il resto sia un'accozzaglia confusa in cui può accadere (o non accadere) praticamente di tutto, futuro e passato si confondono e coincidono, in un momento noi pensiamo e non pensiamo a qualcosa e così via, allora la domanda iniziale perde di senso.
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Ultima modifica di XL; 16-07-2017 a 00:00.
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16-07-2017, 01:16
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#26
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Intermedio
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 175
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Non ho capito molto. Ad ogni modo, non che il mondo ("la realtà") non esista ma il mondo è grammaticalizzato, è filtrato attraverso versioni del mondo.
Pensiamo addirittura al fatto che nella quantificazione della logica dei predicati del primo ordine non c’è più un terreno neutralità perché tutto dipende, anche la quantificazione, da un certo paradigma di oggetto.
Un neopositivista direbbe “qua ci sono tre oggetti X1 X2 X3”. Ma se noi assumiamo, in accordo al calcolo di Lesniewski, come oggetto anche l'unione di due oggetti, allora avremmo sette oggetti. Se poi, come alcuni logici polacchi, vogliamo aggiungere anche l'insieme nullo (se ci fa piacere), allora abbiamo otto oggetti. Descrivere il mondo alla fine è un modo di descrivere i nostri modi di costruire mondi.
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16-07-2017, 08:57
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#27
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,246
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Quote:
Originariamente inviata da Polemos
Non ho capito molto. Ad ogni modo, non che il mondo ("la realtà") non esista ma il mondo è grammaticalizzato, è filtrato attraverso versioni del mondo.
Pensiamo addirittura al fatto che nella quantificazione della logica dei predicati del primo ordine non c’è più un terreno neutralità perché tutto dipende, anche la quantificazione, da un certo paradigma di oggetto.
Un neopositivista direbbe “qua ci sono tre oggetti X1 X2 X3”. Ma se noi assumiamo, in accordo al calcolo di Lesniewski, come oggetto anche l'unione di due oggetti, allora avremmo sette oggetti. Se poi, come alcuni logici polacchi, vogliamo aggiungere anche l'insieme nullo (se ci fa piacere), allora abbiamo otto oggetti. Descrivere il mondo alla fine è un modo di descrivere i nostri modi di costruire mondi.
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Ma che il mondo sia filtrato (ammesso anche che ci sia questo mondo materiale da filtrare, perché per me non è necessario assumere che esista in tal senso affinché ci siano questi vincoli) non può eliminare comunque certi vincoli.
Se descrivo il mondo in certi modi, posso riuscire a fare qualsiasi cosa in base soltanto ad una descrizione?
Basta che dico "Posso raggiungere la Luna con un salto, il mondo è fatto in maniera tale che questa cosa si può fare" e questa operazione in termini esperenziali e fenomenologici riesco a produrla e diviene automaticamente disponibile?
A me pare che certe cose poi le si riesce solo a dire, ma non a fare. Puoi modificare la grammatica a piacere ma alla fine questi vincoli qua a me sembra proprio che non dipendano dalla grammatica, ci sono direttamente a monte.
Se non ci fossero potrei produrre qualsiasi cosa semplicemente cambiando una descrizione...
Vedo un disco bianco? Dico "Non c'è alcun disco bianco!" e il disco bianco sparisce dalla mia vista non appena modifico la mia descrizione di quel che vedo.
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Ultima modifica di XL; 16-07-2017 a 09:17.
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16-07-2017, 11:35
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#28
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Intermedio
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 175
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Quote:
Originariamente inviata da XL
Ma che il mondo sia filtrato (ammesso anche che ci sia questo mondo materiale da filtrare, perché per me non è necessario assumere che esista in tal senso affinché ci siano questi vincoli) non può eliminare comunque certi vincoli.
Se descrivo il mondo in certi modi, posso riuscire a fare qualsiasi cosa in base soltanto ad una descrizione?
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Assolutamente no, il mio discorso non era volto a contraddire quello che avevi scritto. Anzi, globalmente sono d'accordo con te, se ho capito bene, nel sottolineare la matrice fattuale del pensiero e quindi, senza alcuna esitazione, anche degli edifici concettuali e simbolici più complicati e astratti.
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