Sono sempre rimasta nascosta, eccetto dichiararmi tre volte (tra la seconda media ed il quinto superiore) tramite una lettera.
In genere erano 3/3 pagine e mezza o più in cui cercavo di evocare a parole tutto quello stato onirico e quella dimensione fiabesca che vivevo quando avevo la possibilità di guardare da lontano, in disparte, il povero malcapitato, o lo pensavo.
In ogni caso mi sono sempre limitata a struggermi per mesi, nutrendomi appunto di sguardi sfuggenti e infinitometraggi in technicolor, cose che però cercavo di combattere il più possibile, perché sapevo che ero invisibile per chi mi ''piaceva'' ed era soltanto tutto un viaggione nella mia testa. Infatti mi ''innamoravo'' semplicemente della fisicità della persona, ricamandoci sopra la personalità del mio ''compagno di sogni'' (uh, che melensa!). E' che certi lineamenti li ricollegavo a qualità/caratteristiche, anche se poi non ho mai avuto modo di conoscere realmente a chi le affibbiavo (perché non ci ho mai parlato).
Alla fin fine mi sono dichiarata solo perché mi sentivo esplodere, altrimenti non l'avrei fatto.
Ho sempre vissuto la cotta alla ''Le Notti Bianche'' di Dostoevskij (piansi e risi ad intermittenza per tutto il tempo di lettura, scoprendo che il sognatore, la mia metà, era esistito ed esisteva).
Comunque le due volte in cui è nata una vera relazione non ho fatto altro che aspettare