Da ragazzina mi arrabbiavo spesso. Sbottavo e ricordo di aver fatto delle litigate epiche.
Potevo trascinare una lite per settimane.
Non sono mai stata una persona da urla o insulti, questo no. Però non mollavo il punto e ti assicuro che chi ha litigato con me se lo ricorda ancora
Ovviamente ci stavo male e finivo per sentirmi in colpa. Non mi piacevo in quei momenti e non mi piacevano quelle situazioni.
E così ho deciso di cambiare.
A distanza di anni posso dirti che ora passo per essere una persona molto calma, di quelle che non si arrabbiano mai.
In realtà percepisco la rabbia, e credo che sarebbe strano il contrario. Alla fine è una forma di energia, una sensazione, e non possiamo comandare ciò che sentiamo. Però possiamo gestire le nostre reazioni, quello sì.
Certo, non si può cambiare dall'oggi al domani: ci vuole un certo allenamento.
Però è fattibile.
Come prima cosa, ora cerco sempre di fare delle rapidissime valutazioni. Penso al contesto, alla persona che mi fa innervosire (quando c'è) e via così. A volte questo basta per farmi "bloccare".
Ti faccio degli esempi concreti, giusto per chiarire.
Odoacre è perennemente polemico e mi prende di mira. Lancia frecciatine, cerca di farmi perdere la pazienza. In questi casi faccio un bel respiro e penso che il problema è Odoacre stesso. Evidentemente non riesce a comunicare in un altro modo e, probabilmente, vuole usarmi per scaricare il suo stress. Insomma, non vedo più il suo come un attacco personale. Diventa un'altra cosa e, sinceramente, evito di alimentare quel meccanismo.
Sempronio ha delle sue convinzioni per X motivi (esperienze, educazione, ecc.) e cerca di imporle con forza. Deride il mio pensiero, si atteggia a superiore, e via dicendo. Purtroppo non c'è modo di dialogare. Quindi perché mai dovrei partire all'attacco? Sarebbe tempo perso.
Pancrazio è nervoso perché sta vivendo un periodo complicato. Lo so (o lo percepisco), perciò evito di pungerlo. E via così... insomma, provo sempre a pensare alla situazione ed è proprio quel momento lì a farmi capire che non vale la pena di sbottare.
E quando percepisco che sto arrivando al limite, vado in un'altra stanza, lascio cadere il discorso o mi chiudo in me stessa, proprio per evitare di esagerare. Mi comporto allo stesso modo anche nel caso di determinati attacchi personali (offese o insulti). Mi rifiuto di parlare con una persona che, in quel momento, non vuole discutere veramente e tenta di umiliarmi.
Mi riservo anche il diritto di costruire un muro definitivo nel caso di cattiverie, esagerazioni reiterate e/o particolarmente gravi. Perché a quel punto mi rendo conto che, tanto, si va a parare sempre lì. C'è una bella differenza tra cercare di comprendere qualcosa (il momento, la persona) ed essere un pungiball