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Originariamente inviata da SilverHawk
Ovviamente non significa questo, ma significa che per certe persone la vita senza una tale cosa non sarebbe più vita, anche se tale cosa fosse immensamente rischiosa
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So cosa intendi dire, lo rispetto ma non lo condivido e un po' mi fa rabbia.
È un tantino off topic e un po' irrispettoso alla memoria ma sento il dovere morale di parlarne.
Conoscevo un ragazzo che si chiamava Matteo G. di 25 anni.. oggi ne avrebbe 28.
L'ho conosciuto quando aveva 21 anni perché è stato un sopravvissuto ad un incidente stradale in cui hanno perso la vita 3 ragazzi (l'auto era di un mio compagno di classe delle scuole serali).
Abitavo vicino al mio compagno e mi riaccompagnava a casa tutte le notti dopo le lezioni, ogni tanto andavamo a fare partite xbox a casa dei suoi amici e conoscevo quei ragazzi di vista.
Vedere la stessa auto con cui mi riaccompagnava a casa tutte le notti su delle foto dei giornali ridotta ad una scatola per sardine contro un albero.. ti proietta in uno stato di incapacità reattiva, sembra irreale.
Era domenica mattina all'alba, tornavano a casa dalla discoteca dove avevano festeggiato il compleanno del cugino del mio amico.
Quest'ultimo era alla guida e il mio amico sedeva nel passeggero.
Su un rettilineo ha perso il controllo e non ha nemmeno frenato, l'auto ha tirato giù e trascinato un palo della luce, ha abbattuto una cancellata come niente per poi schiantarsi contro un grosso albero. Il contachilometri è stato ritrovato bloccato su 170 km/h.
Il mio amico è stato catapultato fuori dal parabrezza per dieci metri.
Due ragazzi seduti dietro sono sopravvissuti e sono rimasti in coma per diversi giorni. Uno di questi due ragazzi era appunto Matteo G.
Matteo G. tra il 2004 e il 2005 era rimasto coinvolto in ben 2 incidenti gravi a bordo della sua moto.
Nel primo incidente si era solo ferito, nel secondo è morto un suo amico che era suo passeggero.
Matteo, nel 2009 ha avuto il suo ennesimo incidente dove è morto facendo un frontale in curva invadendo la corsia opposta con la sua moto finendo contro un suv.
Matteo si trovava proprio assieme all'amico finito in coma come lui sopravvissuto a quell'incidente.
Questo non è un film, non siamo in final destination.
Questo non è "sport", non è "vivere veramente" questo è sfidare la morte.. è la dipendenza da adrenalina.. è il vero aspetto psicologico dietro gli sport estremi.
Ci sono dei limiti, non devono essere oltrepassati.
Sono appena stato sulla pagina Facebook del quinto ragazzo, sta bene, è sempre appassionato di moto e corre ancora, stravede per Valentino Rossi e ha dedicato 5 aggiornamenti status a Marco Simoncelli.. mi auguro solo di non trovare mai il suo nome sui necrologi.