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Vecchio 22-10-2013, 14:35   #1
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Ricordo che ero all'ultimo anno di liceo. Non sapevo nulal di fobia sociale e neanche cosa erano gli psicofarmaci. Ero un ragazzino ingenuo. Nonostante fossi andato da una psicologa per un paio di anni non avevo fatto alcun miglioramento ma continuavo ad andarci ed i miei a spendere soldi a palate, perchè "forse ci voleva altro tempo". eh come no: l'unica cosa di cui ricordo che si parlava è dei suoi figlioli, e di me che "non mi relazionavo abbastanza": ovviamente non così, ogni concetto era ribadito e sviscerato di modo da occupare quei tre quarti d'ora senza far sembrare le cose banali e patetiche come erano in realtà. Vabbè, io infastidito iniziai a chiedere se esistevano altre strade, quella psicologa timidamente mi accennò con varie metafore (mai dire le cose in modo semplice) al possibile utilizzo di farmaci in certi casi, io dissi che li volevo, lei mi mandò da uno psichiatra.
Ricordo che inizialmente ero depresso sì ma avevo una gran voglia di riscatto. Avevo subito bullismo in forma molto pervasiva e volevo "fargliela vedere". Credo che essendo dominato da questo stato d'animo, il farmaco col suo effetto disinibitore me lo fece venire fuori (il farmaco non crea ciò che non c'è, può soltanto liberare ciò che c'è) ed in quel periodo feci tutte le esperienze, mi scazzottai con chi mi prendeva in giro, mi autoinvitai alle feste in cui ero l'unico non invitato, spesso assumendo atteggiamenti da Uno contro tutti. Ridicolo agli occhi dei più -sono sicuro che qualcuno che in parte almeno mi capiva c'era ma non si fece avanti, per pigrizia o inutilità mia personale ai suoi fini-, ma soprattutto per la situazione in cui ero; chiunque sarebbe stato ridicolo, isolato e preso di mira da tutti, con qualsiasi cosa che facesse o dicesse, trasformata in risata generale. INsomma per un periodo lottai. Poi le persone che avevo intorno decisero che anzichè opporsi ed umiliarmi era meglio isolarmi, di non rivolgermi la parola, e così fecero. A quel punto pure la mia energia combattiva non ebbe senso di esistere, non puoi combattere chi semplicemente non ti considera. Da allora tornai nel mio stato di isolamento e depressione più o meno lieve. Diciamo malinconia perpetua. Contro di quella pure i farmaci possono far poco. Certo, possono aiutarti a risollevarti chimicamente l'umore, ma se la tua vita fa schifo, tu ne sei consapevole, anche se sei un po' più euforico del solito. UN po' come prendersi una tazzina di caffè. Ero solo, sono restato solo. Perchè quando sei introverso e per giunta passi una vita da solo, è difficile, anche con l'aiuto di un farmaco, poi improvvisarsi socievole, quando nelle tue sinapsi c'è ad un livello atavico la connessione tra persone e niente di buono. Puoi pure sentirti più disinibito -che poi non sono mai stato proprio fobico, solo più timido della media- ma non te ne fai nulla, perchè automaticamente non ricercherai le persone. Che ne avresti?
QUesto per chi crede all'efficacia salvifica dei farmaci. E' come dare il microfono ad un muto.

Ultima modifica di andrea.sampei; 22-10-2013 a 14:39.
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