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10-07-2016, 11:58
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#41
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Esperto
Qui dal: May 2015
Ubicazione: Piemonte
Messaggi: 622
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A volte ho la sensazione che essendo cresciuti nel benessere ci siamo "rammolliti", ci siamo adagiati sugli allori, abbiamo certe capacità ormai atrofizzate, in primis quella motivazione a cercare lavoro. Non voglio dire che siamo tutti così, ma probabilmente è aumentata la gente con questo tipo di atteggiamento.
Chi ha più difficoltà dal punto di vista sociale rimanderà la ricerca di un lavoro, con (si spera dallo stipendio) l'uscita di casa dei genitori finché non sarà costretto da cause di forza maggiore.
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Ultima modifica di Tragopan; 10-07-2016 a 12:13.
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10-07-2016, 23:51
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#42
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Esperto
Qui dal: Apr 2016
Messaggi: 806
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Quote:
Originariamente inviata da Ogard
La cosa che ho notato osservando me stesso è che le paure sono estremizzate nella mia testa, quando mi sono trovato nella mischia e ho dovuto combattere per sopravvivere ne sono sempre uscito vivo e vegeto, solo qualche cicatrice qua e la. Il mio consiglio è di non svalutarti così tanto, abbiamo delle qualità e nel bisogno usciranno fuori.
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Hai ragione, ma in ogni caso sono più comodo a fare il mantenuto
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11-07-2016, 11:39
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#43
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Intermedio
Qui dal: May 2016
Ubicazione: Dintorni di Bologna
Messaggi: 188
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Quote:
Originariamente inviata da syd_77
metti un giovane di 20 anni che prende e decide che vuole lavorare.. trova? e cosa trova? Il bracciante, il manovale? ma neanche è detto.. poi ci si mette la famiglia a dire che non ne vale la pena
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Indubbiamente le famiglie sono molto contraddittorie e ciò non aiuta. Tuttavia, siamo davvero sicuri che anche una volta non fosse così e che non sia qualcosa dentro di noi ad essere cambiato? Secondo me, nelle parole di Malky si nasconde una verità: che noi non sentiamo più una motivazione sufficientemente forte ad agire. Non parlerei tanto di agiatezze - sento molti di voi che vivono in condizioni tutt'altro che agiate e che, pur tuttavia, non trovano la forza di rialzarsi. Il punto è che non prospettiamo per noi stessi nulla di meglio, è come se fossimo ciechi, perchè magari non ci sentiamo in grado di affrontare le difficoltà che ci separano dalla meta o, più semplicemente, una meta non la vediamo proprio.
Io ho avuto un educazione strana, delle cose che volevo fare venivano sempre sottolineati e ingigantiti i lati negativi fino a far diventare quelle cose così spaventose da farle apparire inaffrontabili. Questo mi ha frenato molto anche perchè vi era una motivazione apparentemente buona: che bisogna affrontare tutto con cognizione. Tuttavia ho imparato da me stesso che, se tieni lo sguardo sull'obbiettivo, spesso gli ostacoli manco li vedi, quando invece ti sembrano orribili se ti focalizzi su di loro.
Questo tipo di educazione distruttiva spesso viene diffusa anche dai media. Avete presente le pubblicità che girano ogni tanto dove si sottolinea, ad esempio, che lo sport è lavoro, fatica, dolore? Che ottenere dei risultati costa molto in termini di impegno quasi fosse una cosa terribilmente prostrante? Ecco: sebbene a pensarci, è indubbiamente vero che quando sono sul mio snowboard mi sbatto, e penso al movimento, e ho il fiato corto, e mi alleno, e ho la neve in faccia che brucia, eccetera... Quando ci penso mi viene in mente la sensazione di forza, controllo, epicità che fare snowboard mi da - o le endorfine a fine giornata ... Mi viene in mente quella volta quando, in mezzo alla tormenta, mi sentivo il re della montagna, col falco a volarmi accanto, urlando di gioia. Non c'era dolore in quel momento, non c'era paura, ne freddo, ne acido lattico, non c'erano perchè io non li vedevo, io vedevo solo la grandiosità di un momento che a me sembrava mitico. Probabilmente ero solo un coglione che urlava nel vento ma mi sentivo forte come non mai.
Tornando, ahimè, nella calda e afosa estate emiliana, fatico a comprendere perchè questo tipo di messaggio sia sempre stato diffuso. Una volta i dolori si sminuivano e si esaltavano i risultati. Oggi si fa' il contrario e la cosa spaventa molti. Sarebbe stato come se, nella prima guerra mondiale, invece di distribuire fiaschette di spirito prima di un assalto, avessero fatto ai soldati terrorismo psicologico sulla cadenza di fuoco delle mitragliatrici nemiche. La gente, se vuoi che faccia qualcosa di difficile, la incoraggi, non fai il contrario...
Probabilmente sono state le lamentele di alcuni che pensavano di poter ottenere tutto facilmente o la faciloneria con cui altri affrontavano scelte importanti, salvo poi pentirsene. Però mi pare deleterio, forse mi sbaglio...
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14-07-2016, 20:02
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#44
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 426
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Quote:
Originariamente inviata da Gnar
Indubbiamente le famiglie sono molto contraddittorie e ciò non aiuta. Tuttavia, siamo davvero sicuri che anche una volta non fosse così e che non sia qualcosa dentro di noi ad essere cambiato? Secondo me, nelle parole di Malky si nasconde una verità: che noi non sentiamo più una motivazione sufficientemente forte ad agire. Non parlerei tanto di agiatezze - sento molti di voi che vivono in condizioni tutt'altro che agiate e che, pur tuttavia, non trovano la forza di rialzarsi. Il punto è che non prospettiamo per noi stessi nulla di meglio, è come se fossimo ciechi, perchè magari non ci sentiamo in grado di affrontare le difficoltà che ci separano dalla meta o, più semplicemente, una meta non la vediamo proprio.
Io ho avuto un educazione strana, delle cose che volevo fare venivano sempre sottolineati e ingigantiti i lati negativi fino a far diventare quelle cose così spaventose da farle apparire inaffrontabili. Questo mi ha frenato molto anche perchè vi era una motivazione apparentemente buona: che bisogna affrontare tutto con cognizione. Tuttavia ho imparato da me stesso che, se tieni lo sguardo sull'obbiettivo, spesso gli ostacoli manco li vedi, quando invece ti sembrano orribili se ti focalizzi su di loro.
Questo tipo di educazione distruttiva spesso viene diffusa anche dai media. Avete presente le pubblicità che girano ogni tanto dove si sottolinea, ad esempio, che lo sport è lavoro, fatica, dolore? Che ottenere dei risultati costa molto in termini di impegno quasi fosse una cosa terribilmente prostrante? Ecco: sebbene a pensarci, è indubbiamente vero che quando sono sul mio snowboard mi sbatto, e penso al movimento, e ho il fiato corto, e mi alleno, e ho la neve in faccia che brucia, eccetera... Quando ci penso mi viene in mente la sensazione di forza, controllo, epicità che fare snowboard mi da - o le endorfine a fine giornata ... Mi viene in mente quella volta quando, in mezzo alla tormenta, mi sentivo il re della montagna, col falco a volarmi accanto, urlando di gioia. Non c'era dolore in quel momento, non c'era paura, ne freddo, ne acido lattico, non c'erano perchè io non li vedevo, io vedevo solo la grandiosità di un momento che a me sembrava mitico. Probabilmente ero solo un coglione che urlava nel vento ma mi sentivo forte come non mai.
Tornando, ahimè, nella calda e afosa estate emiliana, fatico a comprendere perchè questo tipo di messaggio sia sempre stato diffuso. Una volta i dolori si sminuivano e si esaltavano i risultati. Oggi si fa' il contrario e la cosa spaventa molti. Sarebbe stato come se, nella prima guerra mondiale, invece di distribuire fiaschette di spirito prima di un assalto, avessero fatto ai soldati terrorismo psicologico sulla cadenza di fuoco delle mitragliatrici nemiche. La gente, se vuoi che faccia qualcosa di difficile, la incoraggi, non fai il contrario...
Probabilmente sono state le lamentele di alcuni che pensavano di poter ottenere tutto facilmente o la faciloneria con cui altri affrontavano scelte importanti, salvo poi pentirsene. Però mi pare deleterio, forse mi sbaglio...
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mio nonno vive nella stessa casa di dove è nato e cresciuto e ha una moglie due figli e 3 nipoti
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14-07-2016, 20:28
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#45
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Banned
Messaggi: 18,249
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usciremo di casa .
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