Conosco la sensazione.
Mi sono convinto che questo stato sia una sorta di "risparmio energetico" che la mente adotta quando si ha la percezione che qualsiasi cosa si faccia è tutto inutile.
Allora la mente entra in questa modalità, si prepara a incassare e a derubricare qualsiasi emozione negativa, in modo da poterla vivere come distante.
Razionalmente però è facile capire che non possiamo illuderci di essere inattaccabili dalle conseguenze degli eventi negativi, e per quanto doloroso è necessario agire.
Fa male farlo in questo stato, perché significa dover affrontare i propri demoni. Ma proprio perché non siamo allenati a farlo che diventiamo fragili, e situazioni oggettivamente dure (come la perdita del lavoro di cui parlasti) diventano soggettivamente impossibili da superare.
Non c'è molta scelta purtroppo. Scappare e nascondersi. Lottare. Oppure soccombere.
Di solito la prima è quella più facile, ma non sempre. Vedi se puoi farlo. Se puoi concederti un attimo di tregua. Dedicare del tempo a te stesso contro ogni logica. Fare meditazione, palestra. Trovare dei divertimenti, delle passioni, anche piccole, come il bricolage o il modellismo (che aiutano a svagarsi ma rafforzano la concentrazione).
L'importante è non spegnersi, non dimenticarsi d'esser vivi. Perché ricominciare a lottare è relativamente facile, dopo una pausa ristoratrice. Quando ci si sente di nuovo abbastanza vivi da pensare che ne valga la pena.
Viceversa, se si cade nella depressione rialzarsi è un processo più faticoso. Non impossibile, ma duro e che richiede tempo. Oltre che risorse a sufficienza per potersi mantenere, nel frattempo.
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