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Originariamente inviata da Selenio
credo che la mia insicurezza sia dovuta all'eccessiva suscettibilità alle opinioni altrui e alla mancanza di certezze in quanto vedo che esistono infiniti punti di vista tutti accettabili e tutti criticabili. In passato lottavo per difendere le mie posizioni ma col passare del tempo tendo ad abiurare le mie posizioni e non ho quindi punti di riferimento. Inoltre il rapporto con mio padre mi ha molto destabilizzato negli anni. Poi le brutte esperienze passate mi hanno portato a disinvestire nello sforzo per ottenere dei risultati per paura di soffrire. Faccio le cose ma senza un reale impegno per paura di fallire pur essendomi impegnato
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hai stilato il mio profilo psicologico...
anche se, ad esser pignoli, la suscettibilità alle opinioni altrui è la conseguenza dell'insicurezza, non la causa. La causa dell'insicurezza (di molti, se non tutti quanti) è il non avere un'identità ben definita.
Ti percepisci in qualche maniera tu? uno studente, un lavoratore, un artista, uno scansafatiche, un difensore dei diritti umani, un libero pensatore?
Se la tua identità non è abbastanza forte e definita, qualsiasi opiniione ti arriva addosso tenderà a destabilizzarti. Quindi è bene averne una ben definita, ma non univoca e totalizzante come un blocco di marmo.
Infatti non bisogna mettere nemmeno tutte le cognizioni di se stessi nello stesso "paniere cognitivo". Ti faccio un esempio, letto su un libro di psicologia:
tu sei un cuoco e ti percepisci come un cuoco
bravo. Poi arriva un altro tizio, un AVVOCATO, e cucina un piatto meglio di te. Cosa credi che succederà? ovviamente la tua autostima calerà a picco, a meno che non sminuisci l'operato altrui o non sminuisci la percezione che hai di te come cuoco bravo. la seconda opzione, è ovviamente da scartare, ma anche la prima non va molto bene.
Un modo per affrontare il problema è la cosiddetta "teoria dell'attribuzione" da wikipedia:
Secondo l'autore (Kelley) vengono maggiormente utilizzate le attribuzioni relative ai fattori personali: i soggetti vengono considerati come causa primaria di un comportamento. Questa tendenza viene definita come "
errore fondamentale di attribuzione", che può essere più dettagliatamente descritta come "un errore costante di sovrastima dell'attribuzione di fattori individuali (interni), contemporaneamente ad una sottostima dei fattori situazionali (esterni)".
In pratica, l'errore fondamentale di attribuzione, fa si che ogni volta che compi uno sbaglio, ad esempio nel cucicnare, SOVRASTIMI i tuoi fattori individuali (il fatto che sei un cuoco) e sottostimi i fattori situazionali (il fatto che, magari, hai dormito poco, magari sei nervoso, magari c'è un suono fastidioso che ti confonde ma non te ne accorgi ECC)
una volta capito questo errore fondamentale (che compiamo tutti) bisognerebbe passare a crearsi un'immagine di se forte ma non univoca. Dire "sono un cuoco" non basta, perchè appena sbagli, entra in gioco l'errore fondamentale. Bisognerebbe conoscere dunque tutto ciò che si è, in modo che un fallimento in un campo specifico ci possa portare a dire: si ho cucinato male MA sono anche un giocatore di tennis eccellente. O un musicista eccezzionale, che ne so. E poi bisognerebbe pensare SEMPRE alle circostante in cui si fa uno sbaglio, perchè le cause possono essere (e spesso sono) in buona parte esterne.
Rimasugli di roba che ho studiato uno o due anni fa, erano cose davvero interessanti anche se la mia memoria a lungo termine è inutile e ho dimenticato quasi tutto...comunque vabè, la
psicologia sociale è una roba figa che consiglio a tutti.