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Vecchio 27-10-2014, 13:05   #41
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Io sono di un pigro da far schifo, quindi vacanza solo ed esclusivamente se piena di ogni comodità. Non mi piace l'avventura, l'imprevisto.
Vorrei andare in Giappone, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia.
Vecchio 27-10-2014, 13:08   #42
Esperto
L'avatar di pokorny
 

Io quanto a "viaggio dei miei sogni" ne avevo due e li ho entrambi fatti. Se dovessi scegliere uno solo, direi senza dubbio la Nuova Zelanda. Ci ho passato un mese con un caro amico (ovvero: non abbiamo discusso nemmeno mezza volta e la componente umana è filata liscia come l'olio) e abbiamo realizzato tutto il programma: trekking del Routeburn (considerato credo a ragione tra i 2-3 più belli al mondo), poi in auto per vedere la metà sud dell'isola del Sud (Dunedin è una delle città più vivibili che mi riesca immaginare), e poi traversata del paese da sud a nord in moto, ritorno da Auckland.

Non è il paese letteralmente e perfettamente ideale, perché sul piano umano c'è un prezzo da pagare alto per noi italiani, persino per me che ho un carattere abbastanza anglosassone; ma di tutto quello che possa esistere al mondo per me è quello che più si avvicina al paradiso, al sogno. Immaginate un paese appena più piccolo dell'Italia, abitato da 5 milioni di persone educate e rispettose delle regole, tasse basse e servizi di livello quasi scandinavo. Sul verde e la natura non serve che dica niente. Il clima è piovosetto come piace a me, con la luce che ricorda molto quella scozzese (dico a ragion veduta perché in Scozia ci sono stato).

Molte zone sono simili alle nostre, in particolare in Otago che sembra di essere in Abruzzo. Si capisce la differenza solo facendo caso che il lato dell'auto dove sta il volante è quello destro. Ma in gran parte è tutto molto diverso e insomma, non farò una guida di viaggio...

Ecco, parrà strano ma forse sarebbe stato meglio non esserci andato. Nel momento in cui dall'aereo si è iniziato a vedere questo tappeto verde mi sono commosso, e nel momento del ritorno, quando l'aereo si è staccato dal suolo mi è preso un magone enorme con tanto di lacrimuccia. E' veramente il paese ideale per me, e sapere che non ci tornerò mai più, non dico per vivere ma anche solo come turista per questioni logistiche (son 30 ore di volo e 4 aerei), economiche e di tempo, mi fa soffrire un bel po'. Se non ci fossi stato questa sensazione di lontananza destinata a restare insoddisfatta, la proverei sicuramente di meno.

Ne ho ricavato un documentarietto in cinque puntate. Siccome non credo che della traversata in moto non importi granché a nessuno, vi linko solo la prima puntata, il trekking del routeburn. Montanari, godetene tutti: [EDIT: nel browser si vede male, conviene fare il download e vederselo dal lettore del PC]

https://www.dropbox.com/s/rn6ckitdpj...01-05_SI_1.mp4

Ultima modifica di pokorny; 27-10-2014 a 16:43.
Vecchio 27-10-2014, 13:25   #43
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Viaggiate sempre quando possibile, la routine uccide l'anima.
sarebbe bello se non avessi...paura a uscire di casa... :/
Vecchio 27-10-2014, 13:44   #44
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Non è il paese letteralmente e perfettamente ideale, perché sul piano umano c'è un prezzo da pagare alto per noi italiani, persino per me che ho un carattere abbastanza anglosassone
Vecchio 27-10-2014, 14:10   #45
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I documentari di Pokorny sono meravigliosi, vi consiglio davvero di guardarli.
Sei troppo gentile, arrossisco sinceramente!
Vecchio 27-10-2014, 14:11   #46
Esperto
L'avatar di Drifter
 

La Scozia è bellissima, ci sono stato una volta e ci ritornerò prima o poi. Alcune persone hanno un accento difficilotto da capire.
Vecchio 27-10-2014, 14:26   #47
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Nel senso che se gli inglesi di oggi sono abbastanza europeizzati, quelli sono rimasti gli inglesi degli anni '30, con pregi e difetti.

Noi italiani abbiamo una gamma di reazioni abbastanza varia con le persone poco conosciute. Voglio dire, tra l'indifferenza/ostilità e il grande sincero calore eccetera eccetera, ci sono tante sfumature intermedie. Loro non hanno mezze misure. Se cammini non succede niente, ma se ti fermi non passano trenta secondi senza che qualcuno si fermi e ti chieda se può esserti utile, e in questo i neozelandesi sono sinceri (ovvio: se si vede che uno è un turista, ma sono proprio così loro di carattere). Magari ad Auckland centro non succede, ma i neozelandesi hanno un forse senso delle forme sincere, perché è uno dei modi in cui mettono in pratica il loro altrettanto forte senso di "far funzionare la comunità". Questo per quanto posso testimoniare anche io.

Da qui in poi riporto opinioni sentite da italiani residenti lì da anni, che reputo sensati e di cui mi fido, e che sono sempre le stesse: lo step successivo a questo è un muro. Ammesso che dopo qualche anno si abbia un invito non di circostanza dai neozelandesi, si è sottoposti a una specie di esame di quanto alcool si regge. Se alla quarta o quinta birra si è ancora in piedi, si viene accettati in società. Non lo si prenda come un segno di barbarie, questo è l'errore che fanno tutti gli italiani alle prese con civiltà diverse dalla propria. Per molte buone ragioni concrete quella inglese è in buona parte una socialità del bere e se anche non so descrivere perché, riesco a intuire un po' il loro carattere.

Ecco, non hanno mezze misure e una delle forche caudine per passare ai rapporti umani un po' più profondi passa per la "conformità" a certe forme di socialità.

Faccio un altro esempio che chiarisce anche uno dei grandi difetti di noi italiani. Sul gruppo degli italiani in NZ un utente posta inorridito che aveva affittato delle stanze a delle ragazze neozelandesi. Tornato a casa si vede i panni stesi in salotto con tanto di spago-stendino da un capo all'altro della stanza. Apriti cielo, barbari incivili, e quant'altro. Semplicemente - gli è stato spiegato - è prevalso l'istinto tipicamente inglese che magari il casino si fa a casa propria ma l'esterno e gli spazi comuni devono essere rispettati. Da noi magari si leva un granello di polvere ma la spazzatura si getta fuori la porta, non importa se a 10 metri, basta la distanza minima per non sentire la puzza poi il resto del mondo si arrangi.

Ovviamente la realtà è tanto sfumata, esistono tanti italiani rispettosi della comunità e anche tanti neozelandesi che non lo sono. Prendete il piccolo aneddoto come una spigolatura per cercare di mettersi nei panni del prossimo. Ma va be', parlo come ammiratore della civiltà anglosassone, ammetto.

Ultima modifica di pokorny; 27-10-2014 a 14:32.
Vecchio 27-10-2014, 14:30   #48
Esperto
L'avatar di pokorny
 

Ora che ci penso un altro sogno nel cassetto ce l'avevo: la traversata del Perito Moreno a piedi, 200 km di ghiacciaio patagonico. Un amico e io iniziammo a organizzarla circa 15 anni fa, poi saltò. Ora l'età non credo che mi consentirebbe una cosa del genere, purtroppo
Vecchio 27-10-2014, 15:10   #49
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Originariamente inviata da pokorny Visualizza il messaggio
Nel senso che se gli inglesi di oggi sono abbastanza europeizzati, quelli sono rimasti gli inglesi degli anni '30, con pregi e difetti.

Noi italiani abbiamo una gamma di reazioni abbastanza varia con le persone poco conosciute. Voglio dire, tra l'indifferenza/ostilità e il grande sincero calore eccetera eccetera, ci sono tante sfumature intermedie. Loro non hanno mezze misure. Se cammini non succede niente, ma se ti fermi non passano trenta secondi senza che qualcuno si fermi e ti chieda se può esserti utile, e in questo i neozelandesi sono sinceri (ovvio: se si vede che uno è un turista, ma sono proprio così loro di carattere). Magari ad Auckland centro non succede, ma i neozelandesi hanno un forse senso delle forme sincere, perché è uno dei modi in cui mettono in pratica il loro altrettanto forte senso di "far funzionare la comunità". Questo per quanto posso testimoniare anche io.

Da qui in poi riporto opinioni sentite da italiani residenti lì da anni, che reputo sensati e di cui mi fido, e che sono sempre le stesse: lo step successivo a questo è un muro. Ammesso che dopo qualche anno si abbia un invito non di circostanza dai neozelandesi, si è sottoposti a una specie di esame di quanto alcool si regge. Se alla quarta o quinta birra si è ancora in piedi, si viene accettati in società. Non lo si prenda come un segno di barbarie, questo è l'errore che fanno tutti gli italiani alle prese con civiltà diverse dalla propria. Per molte buone ragioni concrete quella inglese è in buona parte una socialità del bere e se anche non so descrivere perché, riesco a intuire un po' il loro carattere.

Ecco, non hanno mezze misure e una delle forche caudine per passare ai rapporti umani un po' più profondi passa per la "conformità" a certe forme di socialità.

Faccio un altro esempio che chiarisce anche uno dei grandi difetti di noi italiani. Sul gruppo degli italiani in NZ un utente posta inorridito che aveva affittato delle stanze a delle ragazze neozelandesi. Tornato a casa si vede i panni stesi in salotto con tanto di spago-stendino da un capo all'altro della stanza. Apriti cielo, barbari incivili, e quant'altro. Semplicemente - gli è stato spiegato - è prevalso l'istinto tipicamente inglese che magari il casino si fa a casa propria ma l'esterno e gli spazi comuni devono essere rispettati. Da noi magari si leva un granello di polvere ma la spazzatura si getta fuori la porta, non importa se a 10 metri, basta la distanza minima per non sentire la puzza poi il resto del mondo si arrangi.

Ovviamente la realtà è tanto sfumata, esistono tanti italiani rispettosi della comunità e anche tanti neozelandesi che non lo sono. Prendete il piccolo aneddoto come una spigolatura per cercare di mettersi nei panni del prossimo. Ma va be', parlo come ammiratore della civiltà anglosassone, ammetto.
Allora devo avere un carattere fortemente anglosassone, perché da ciò che scrivi io con loro mi troverei benissimo ...
Vecchio 27-10-2014, 16:41   #50
Esperto
L'avatar di pokorny
 

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Originariamente inviata da Franz86 Visualizza il messaggio
Allora devo avere un carattere fortemente anglosassone, perché da ciò che scrivi io con loro mi troverei benissimo ...
Lo credo, vivi in un posto abitato dall'estrema propaggine sud delle tribù germaniche, e gli inglesi sono cugini stretti. E difatti io in Trentino mi sento infinitamente più a casa che qui a Roma.
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