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17-03-2011, 02:45
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#1
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Banned
Qui dal: Apr 2010
Ubicazione: Firenze
Messaggi: 115
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L'altro giorno notavo una cosa: quanto la mia timidezza--->depressione sia dovuta ANCHE all'aver troppo tempo a cui pensare queste cose, che non necessariamente vuol dire non far nulla: si può pure lavorare o fare sport ed avere una parte del pensiero che rimugina costantemente su queste cose. Ecco, quelle poche volte che mi sono trovato in un'attività che mi ha coinvolto a livello emotivo tanto da farmi lasciare in secondo piano questi pensieri o meglio sensazioni, mi sono accorto (ma in quel momento, per il fatto stesso di pensarci, tornava) che non ero più timido, o fobico, o che dir si voglia. Praticamente, se non ti poni il problema o dimentichi di esserlo, il problema stesso svanisce: potrai essere sulle tue, pensieroso, assente, silenzioso, ma non "timido". Un timido è tale perchè prova vergogna. Pensate ai bambini: ci saranno quelli più estroversi, quelli meno, ma raramente vedi il bambino timido il modo patologico, che cammina a testa bassa, come invece succede dall'adolescenza in poi. MI pare una cosa positiva, perchè il fatto stesso che in alcune occasioni io mi sia sentito perfettamente a mio agio può voler dire che la nostra condizione non è una costante genetica, ma c'è una via d'uscita, seppur con certi requisiti particolari.
Il mio consiglio è questo: se non riuscite a staccare la spina del circolo vizioso di pensieri negativi/autodistruttivi (sono goffo, non mi caga nessuno, ora sbaglio qualcosa, ora rideranno di me etc), cosa impossibile come dire ad uno di "non pensare", allora occupate la testa di qualcos'altro, che sia abbatanza impegnativo a livello mentale da occuparvi TUTTA la vostra concentrazione. I risultati secondo me sono molto più spontanei e naturali di quelle famose "terapie d'urto" che consigliano a volte, e che secondo me non possono funzionare in quanto meri atti esteriori, che nulla modificano della tua base psicologica, e che soprattutto, per un vero timido, sono dolorose come torture. La mia non vuole essere una soluzione definitiva, ma un ripiego temporaneo per ovviare a sensazioni spiacevoli.
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08-04-2011, 09:23
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#2
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Banned
Qui dal: Mar 2011
Messaggi: 958
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Quote:
Originariamente inviata da andry88darkside
L'altro giorno notavo una cosa: quanto la mia timidezza--->depressione sia dovuta ANCHE all'aver troppo tempo a cui pensare queste cose, che non necessariamente vuol dire non far nulla: si può pure lavorare o fare sport ed avere una parte del pensiero che rimugina costantemente su queste cose. Ecco, quelle poche volte che mi sono trovato in un'attività che mi ha coinvolto a livello emotivo tanto da farmi lasciare in secondo piano questi pensieri o meglio sensazioni, mi sono accorto (ma in quel momento, per il fatto stesso di pensarci, tornava) che non ero più timido, o fobico, o che dir si voglia.
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Anche a me capita. Quando mi scordo che sono timida, non la sono. Dovrei proprio dirmi che non sono timida.
Non so se questo è collegato con quello che era scritto su un libro di sociologia, che in un gruppo ognuno assume un ruolo e inconsciamente lo segue e continua a seguire quel ruolo...
A volte dico: ma se non penso alle mie pare, a che penso? Potrei pensare a dei viaggi, che a me piacciono molto. Sì, ma vado via così raramente... forse dovrei viaggiare di più, e forse bisognerebbe cercare di fare qualcosa che piace spesso, così questo ricordo positivo rimane e ci puoi ripensare prima di andare a letto, anziché alle cose brutte.
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09-04-2011, 02:56
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: Hell
Messaggi: 1,177
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Secondo me si tratta di un qualcosa che è molto difficile, perchè c'è sempre l'inconscio che in alcune situazione ti porta sempre li... ed anche se dovessi davvero riuscire a concentrarmi al 100% su un qualcosa.. che non è malvagia come idea, anzi... focalizzarsi su noi stessi, su qualcosa che richieda impegno mentale.. è giusto, a mio parere... perchè ti permette di non commettere quello che è il nostro "peccato originale", quale sarebbe questo "peccato originale"? .. pensare troppo alle altre persone, concentrare gran parte dei nostri pensieri sui loro ipotetici giudizi su di noi... questo succede prima di un evento (con conseguenti varie paranoie e spreco di energie mentali, cosa che a molti mette KO anche fisicamente.. vedi apatia, voglia di far poco o nulla ecc...), e succede anche durante... con conseguenti azioni goffe ed impacciate che tanto temiamo (ma è mormale che succeda... noi pensiamo tanto, troppo, alle altre persone che "ci osservano", quindi perdiamo in concentrazione per quanto riguarda l'atto pratico di quel momento),
sinceramente non lo so, io la vedo difficile... e se anche dovesse funzionare, sarebbe un rimedio temporaneo.
La terapia d'urto ti mette al confronto con quel che temi, con le tue paure... all'inizio sarà anche doloroso (ma si inizia gradualmente, dalle situazioni meno ansiogene... per poi andare avanti con le altre situazioni che procurano uno stato d'ansia maggiore),
ed aiutano ad abituarti a certe situazioni, il tuo cervello dopo un pò (o dopo un bel pò) inizia a leggerle come "normali", ed alcuni schemi emozionali e comportamentali che dopo anni si erano "programmati" dentro di te, vanno gradualmente andando a rimuoversi, per fare spazio a nuovi,
ed in teoria dovrebbe andare meglio, il problema è la difficoltà iniziale...
perchè anche la fobia, come tutte le cose, ha avuto un inizio... (e nessuno mi venga a dire che è nato fobico! non si nasce fobici... ma al limite, timidi), e noi, magari anche inconsciamente, l'abbiamo assecondata.
Io sono per la terapia d'urto.
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09-04-2011, 11:49
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#4
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Banned
Qui dal: Aug 2010
Ubicazione: all'inferno... o giù di lì
Messaggi: 3,775
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Esatto. Infatti sono più fancazzista che timido.
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09-04-2011, 13:41
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#5
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Banned
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Somewhere over ther rainbow
Messaggi: 2,996
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A me viene solo un gran mal di testa se cerco di forzarmi e lasciarmi andare parte l'ansia, xò riconosco che è una prova da farsi, perchè in effetti tutti noi pensiamo sempre al nostro stato di salute invece di pensare a vivere, se ci dedicassimo d + alle attività invece che al pensiero qualcosa cambia.
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