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Convergenza tra scienza e misticismo*
Nel corso del tempo la scienza occidentale moderna si è resa sempre più conto dei punti di contatto che emergevano con filosofie, ovvero indagini sull'esistenza, antiche di millenni. Con l'emergere di tali evidenze nel corso del tempo è stata ricomposta l'antica frattura tra la scienza che indaga il mondo fisico e le scuole mistico-filosofiche che non facevano distinzione tra il fisico e il metafisico.
Ad esempio il Principio del sorgere interdipendente di tutti i fenomeni espresso del buddismo si lega perfettamente alla complessa rete di cause e condizioni che uno studioso di fisica rintraccia nella connessione dei fenomeni che costituiscono la realtà della materia. "I concetti generali sul pensiero umano...messi in evidenza dalle scoperte della fisica atomica, non sono nel numero delle cose completamente nuove, che non si conoscono affatto e di cui non si è mai sentito parlare. Hanno una loro storia anche nella nostra cultura, e un posto più importante e centrale nel pensiero buddista e indù. Ciò che troveremo sarà un'esemplificazione, una conferma, una versione più raffinata della saggezza antica". J.R. Oppenheimer - Scienza e pensiero comune "Per trovare qualcosa che corrisponda alla lezione offertaci dalla teoria atomica occorre rivolgersi a quel tipo di problemi epistemologici che già pensatori come Buddha e Lao-tzu hanno affrontato nel tentativo di armonizzare la nostra posizione di spettatori e attori a un tempo del grande dramma dell'esistenza". N. Bohr - Teoria dell'atomo e conoscenza umana "Il grande contributo scientifico alla fisica teorica venuto dal Giappone dopo l'ultima guerra può essere un indice dell'esistenza d'un certo rapporto fra le idee filosofiche presenti nella tradizione dell'Estremo Oriente e la sostanza filosofica della teoria dei quanti". W. Heisenberg - Fisica e filosofia Un altro esempio sono le conversazioni che ebbero luogo tra D. Bohm, fisico e filosofo, e J. Krishnamurti, filosofo. Un libro interessante sulla materia, che cerca proprio di indagare il rapporto tra la scienza occidentale e la tradizioni mistiche orientali, è quello che fu scritto nel 1975 da F. Capra, un fisico austriaco, intitolato: Il Tao della fisica. Se vogliamo un esempio più recente, in ambito italiano, abbiamo il fisico e divulgatore Carlo Rovelli che nel suo libro Helgoland si rifà a Nagarjuna, famoso e antico filosofo indiano, e al suo testo Mulamadhyamakakarika, La via di mezzo, per parlare della mancanza di esistenza intrinseca di ogni fenomeno e quindi della fitta rete di relazioni interdipendenti che costituisce la trama dell'esistenza. *Quando nel titolo utilizzo il termine misticismo mi riferisco soprattutto alle scuole filosofiche orientali come il Buddismo e il Taoismo o i Veda induisti, questo perché la loro visione dell'esistenza, antica di migliaia di anni, è rimasta stabile fino ai giorni nostri. Esistono punti di contatto anche con la visione dell'esistenza che ebbero alcune scuole di filosofia in Grecia, ad esempio quella di Mileto, tuttavia tali paradigmi in occidente non rimasero stabili nel corso del tempo e in linea generale vennero sostituiti dal dualismo che divise spiritualità e materia, mente e corpo. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Infatti le metafisiche e le mistiche antiche orientali, taoismo buddhismo vedismo, tendevano a una visione unitaria, organica, ma sottolineando che tutto e' spirito, e che la materia alla fine e' un'illusione (questo dice l'induismo del Vedanta in modo esplicito). Mentre per questi scienziati e pensatori moderni, che hanno perso l'esperienza mistica pratica (preghiera, meditazione ecc) e' vero che tutto e' uno, ma alla fine tutto e' materia, e tutto deve essere indagato in modo quantitativo e deterministico. Per cui alla fine le differenze con gli antichi restano immutate. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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La materia non è illusoria, illusorio e limitato, è il modo che utilizziamo per osservare l'esistenza. {approfondire qui questa affermazione richiederebbe troppo tempo e i miei limiti intellettuali ed espressivi potrebbero confonderci} Il passaggio fondamentale è avvenuto quando la fisica è passata dall'indagine macroscopica {ovvero le leggi fondamentali che regolano l'universo, ad esempio la legge di gravitazione universale} all'indagine microscopica e quindi all'avvento della fisica quantistica. "Nella fisica classica, le domande sulla natura essenziale delle cose trovavano risposta nel modello meccanicistico newtoniano dell'universo il quale, in modo molto simile al modello di Democrito nell'antica Grecia, riduceva tutti i fenomeni al moto e all'interazione di atomi duri e indistruttibili. Le proprietà di questi atomi furono ricavate dalla nozione macroscopica di palle da biliardo e quindi dall'esperienza sensoriale diretta. Non ci si chiedeva se questa nozione si potesse effettivamente applicare al mondo atomico. In realtà, questo fatto non poteva essere indagato sperimentalmente. Nel Novecento, tuttavia, i fisici furono in grado di affrontare sperimentalmente il problema della natura intima della materia. Con l'aiuto di una tecnologia estremamente raffinata, essi riuscirono a esplorare la natura sempre più in profondità, scoprendo uno dopo l'altro i vari strati della materia, alla ricerca dei suoi mattoni elementari. In tal modo fu dapprima verificata l'esistenza dell'atomo, poi vennero scoperti i suoi costituenti - il nucleo e gli elettroni - e infine i componenti del nucleo - i protoni e i neutroni - e molte altre particelle subatomiche. I delicati e complessi strumenti della fisica sperimentale modera penetrano in profondità nel mondo submicroscopico, rivelando aspetti della natura del tutto estranei al nostro ambiente macroscopico e rendono quel mondo accessibile ai nostri sensi. Riescono, tuttavia, a renderlo accessibile solo attraverso una catena di processi che terminano, per esempio, nel clic udibile di un contatore Geiger, o in una macchia scura su una lastra fotografica. Ciò che noi vediamo o sentiamo non è mai direttamente il fenomeno che abbiamo indagato, ma sempre e soltanto qualcuna delle sue conseguenze. Il mondo atomico e subatomico sta ad di là delle nostre percezioni sensoriali. Esplorando l'interno dell'atomo e studiandone la struttura, la scienza oltrepassò i limiti delle nostra immaginazione sensoriale. Da questo punto in poi, essa non poteva più affidarsi con assoluta certezza alla logica e al senso comune. La fisica atomica consentì agli scienziati di dare un primo rapido sguardo alla natura essenziale delle cose. Come i mistici, i fisici ora avevano a che fare con un'esperienza non sensoriale della realtà e, come quelli, dovevano affrontare gli aspetti paradossali di questa esperienza. Da quel momento in avanti, quindi, i modelli e le immagini della fisica moderna divennero simili a quelli della filosofia orientale" Fritjof Capra Ora di offro due citazioni una di un filosofo e storico giapponese, l'altra di un fisico occidentale, nota quanto si somigliano lo loro affermazioni. "La contraddizione, che tanto sconcerta i modo di pensare ordinario, deriva dal fatto che dobbiamo usare il linguaggio per comunicare la nostra esperienza interiore, la quale per sua stessa natura trascende le possibilità della lingua." D.T. Suzuki "I problemi del linguaggio sono qui veramente gravi. Noi desideriamo parlare in qualche modo della struttura degli atomi...ma non possiamo parlare degli atomi servendoci del linguaggio ordinario." W. Heisenberg |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
Troppo vago e dispersivo il discorso impostato così. In occidente ci arrivano dei concetti molto raffazzonati dello sconfinato mondo delle discipline orientali. Non può essere altrimenti, il nostro retaggio culturale è di stampo positivista, l'importante è esserne coscienti. Così lo yoga diventa una suggestiva ginnastica esotica, il mindfulness e la meditazione trascendentale delle tecniche di biohacking per renderci più produttivi e concentrati.
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Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Invece segnalerei la scuola neoplatonica: Plotino, Porfirio, Ammonio Sacca, Proclo, di cui abbiamo tutti gli scritti e che si esprime in modo razionale e perfettamente comprensibile per noi moderni (la teoria dell'Uno). Senza contare che il Cristianesimo orientale, quello che oggi chiamiamo Ortodossia, si e' sempre basato su questa visione filosofica, per cui a rigori, abbiamo a che fare con una scuola occidentale che ha attraversato la cultura europea per secoli. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Il quantificatore esistenziale è strettamente legato all'idea che questi oggetti sono distinguibili, se salta a monte questa cosa non è che salta l'esistenza intrinseca, salta per aria il concetto stesso di esistenza e di identità. Secondo me ci sono grossi fraintendimenti anche sul significato della negazione. Negare un'affermazione significa che può verificarsi qualsiasi altra cosa esclusa quella che viene affermata, ora anche la fisica che sembra più assurda 'sto principio non lo fa cadere mai davvero, se un organismo un ente o altro, oltre a certi stati ne ha altri, quando si nega che sia in un certo stato ed è vero questo, ricadrà in uno degli altri stati, se c'è uno stato "sovrapposto" ci sarà pure quest'altro tra gli esiti possibili che verificano l'asserto negato, perché anche lo stato sovrapposto è nettamente distinguibile da quelli non sovrapposti, non viene violato mai il principio di non contraddizione davvero. Secondo me anche la logica ad oggetti in fin dei conti non si riesce mai ad eliminarla davvero, si ricade sempre in modelli dove ci sono entità esistenti che sono in relazione tra loro in certi modi. Per quanto si rigiri la frittata io vedo che sempre qua si va a parare. Lo stato sovrapposto non è uno stato che viola il principio di non contraddizione non è uno stato dove sono veri contemporaneamente A e la negazione di A, perché a rigore in questo stato non abbiamo A, ma questo stato verifica la negazione di A! Tra le situazioni che possono verificare la negazione di A, ci andrà a finire pure lo stato sovrapposto, se questo è uno stato possibile. Che un oggetto sia ben separato e delimitato non significa che debba avere collocazione spaziale e roba simile, ma che sia ben distinguibile dal resto, se è confuso a rigore è l'oggetto stesso a non esistere, non è che ha un'esistenza non intrinseca, non è attribuibile proprio l'esistenza stessa perché è confuso col resto, non c'è un'entità separata, quindi di cosa si predica l'esistenza? Di niente a rigore di logica se si vuol far valere un minimo di logica. Si vuol continuare a dire che esiste la cosa ma contemporaneamente che è confusa e non distinguibile da altro, per me non regge. Puoi dire che un oggetto non ha una delimitazione spaziale, non ha confini spaziali e così via, ma a livello logico deve essere per forza ben separato da altri oggetti in maniera tale che le identità dell'oggetto indicato e quelle di altri oggetti siano separate e distinte, se no di cosa parliamo? Come lo indichiamo quell'ente se a monte non esiste nulla per separarlo, e soprattutto distinguerlo dal resto? Per rendere comprensibile qualcosa finiremo sempre con il ridefinire tutto in modelli dove poi l'identità torna ad essere comprensibile. Spirito e materia sono una cosa sola? Bene anche in questo caso però poi devi dire spirito = materia, e se poi puoi pesare la materia, puoi pesare pure lo spirito visto che sono la stessa cosa. Se lo spirito non ha attributi che ha la materia e viceversa, spirito e materia sono due cose diverse per forza! Se no davvero non si capisce più niente. O dobbiamo arrivare a dire quelle assurdità tipo spirito e materia sono una cosa sola e due contemporaneamente? Che so tipo il dogma della trinità dove si afferma che una sola entità è tre entità? E' uno e trino... Ma che significa? :nonso: |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
È interessante notare come alcuni concetti emersi dalla fisica moderna (soprattutto la fisica quantistica e la teoria della relatività) abbiano portato alcuni studiosi a intravedere analogie con le filosofie orientali, come il Buddhismo, il Taoismo e l’Induismo vedico. Tuttavia, è importante mantenere una distinzione rigorosa tra parallelismi suggestivi e equivalenze scientifiche vere e proprie.
Molti fisici, come Heisenberg, Bohr, Oppenheimer o Bohm, hanno riflettuto in chiave filosofica sulla natura della realtà emersa dalle loro scoperte, e hanno riconosciuto somiglianze concettuali tra i principi della fisica moderna (come l’interdipendenza, la relatività dell’osservatore, la complementarità) e alcune intuizioni antiche orientali. Ma questi collegamenti sono più epistemologici o metaforici, che dimostrabili sul piano empirico. Il libro “Il Tao della fisica” di Fritjof Capra, ad esempio, è stato molto influente e ha aperto un dialogo interdisciplinare, ma è anche stato criticato da diversi scienziati per i suoi accostamenti talvolta troppo poetici o speculativi, non fondati su un’analisi scientifica rigorosa. In sintesi: Sono due modi diversi di interrogarsi sulla realtà: la scienza procede attraverso modelli, esperimenti e falsificabilità. Le filosofie orientali propongono una visione dell’esistenza più esperienziale, meditativa e simbolica. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Per questo un parallelismo tra scienza e filosofie orientali, finirebbe inevitabilmente per diventare anche un parallelismo tra scienza e religione. E come la scienza questo non lo puo' accettare per quelle occidentali, non lo puo' nemmeno accettare per quelle orientali. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
Grazie per le vostre risposte.
Affrontare ed esaurire il discorso sarebbe impossibile, non solo per noi, lo sarebbe per chiunque. Ad esempio la convergenza tra scienza e la scienza della mente {così viene anche definito il buddhismo} non è certo un percorso concluso, è un processo in corso. Non è un caso se durante gli anni '80 importanti appartenenti a vari settori della ricerca scientifica siano andati a confrontarsi con il Dalai Lama. Se qualcuno volesse approfondire sono stati pubblicati i libri che parlano di tali confronti, ognuno su temi differenti e quindi con differenti scienziati che sono andati a rappresentare la disciplina di riferimento: credo che la bellezza di quei confronti sia stata la mancanza di dogmi che sono qualcosa di deleterio sia a livello scientifico sia a livello spirituale. Posso essere al massimo, e sarebbe già tanto, il maestro di me stesso. Non ho aperto questa discussione con la pretesa di convincere qualcuno, volevo solo lasciare qualche spunto di riflessione. Tuttavia ciò di cui ho appena accennato, è spiegato in maniera molto dettagliata, non da me ovviamente, fa parte di indagini esistenziali che hanno occupato millenni durante i quali molte persone hanno dedicato la loro esistenza a sviscerare i temi fondamentali di questa vita. Ciò è avvenuto sia in occidente sia in oriente, ma ad un certo punto in occidente qualcosa è cambiato ed è venuta a mancare la continuità che invece tuttora esiste nelle discipline orientali. p.s. XL, se vuoi approfondire l'argomento, e ti senti pronto a imparare senza preconcetti, troverai moltissimo materiale riguardo l'impermanenza, la vacuità, l'interdipendenza e la costante trasformazione che possono chiarire cosa si intende per "mancanza di esistenza intrinseca", ma certi percorsi si iniziano per trasformare la propria visione e mettere in pratica la teoria, non per accumulare conoscenza e nutrire speculazioni astratte senza alcun impatto nella vita pratica. Ascoltare va bene, comprendere va bene, ma se poi non si realizza ciò che si è ascoltato e compreso si rimane sempre allo stesso punto: questo è un punto fondamentale di qualsiasi percorso personale, che si tratti di scienza o di spiritualità. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
mah.. sta convergenza la vede solo chi la vuol vedere.
Anche personaggi tipo Einstein (cioè, voglio dire.. tanto di cappello, eh ?) erano ad esempio credenti.. ma poi la scienza (quella vera) non ha niente a che vedere col misticismo. Einstein cercava risposte e conferme alle sue teorie.. lo ha fatto fino alla fine.. non ha dato niente per assodato (anzi, è crepato col dubbio). Tutta la scienza è così: si sa di non sapere, di non sapere abbastanza.. col dubbio e la consapevolezza pure che (probabilmente) non si saprà mai abbastanza.. ma che vale la pena cercare lo stesso, esser meno inconsapevoli è già una grande conquista. Misticismo e religione, invece, tutto l'opposto. Si da tutto per certo, assodato, VERIFICATO. No, non ci vedo analogie (o convergenze) di alcun tipo.. se non nella solita retorica, creare una narrazione.. blablabla.. ma siamo stanchi, amen. Ad ognuno il suo. (a me la scienza). |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Qui dentro non si parla di religione, si parla di percorsi spirituali e la spiritualità è ben più antica e libera dai dogmi di qualsiasi culto religioso. Quando pretendiamo di esaurire un argomento con una chiacchierata, leggendo wikipedia o scrivendo qualche riga in giro per il web, dimostriamo la nostra ignoranza insieme alla necessità di nutrire l'ego ipertrofico che ci spinge a voler sempre ragione, convinti di sapere tutto il necessario, determinati a vincere non si sa bene cosa, perché l'unica vittoria che conta è quella nei confronti di noi stessi. Un tale atteggiamento lo mettiamo costantemente in pratica, anche quando pretendiamo di conoscere una persona o una situazione. La conoscenza e la comprensione sono processi lunghi che si costruiscono negli anni e fanno parte di una ricerca che abbraccia l'arco dell'intera esistenza personale. Sono molte ma molte ma molte di più le cose che ignoriamo rispetto a quelle che prendiamo in considerazione nel tentativo di approfondirle, e questo vale per chiunque, dal frequentatore di fobiasociale al professore universitario all'ultimo premio Nobel, e vale ora come valeva per Socrate o per i grandi maestri dell'antichità. Siamo come bambini convinti di essere il centro del mondo, e riconoscere la nostra ignoranza, la nostra superficialità, la nostra limitata visione, è fondamentale: è il primo passo di un lungo cammino. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
La convergenza tra misticismo e scienza esiste, nella misura in cui la scienza ha constatato che la realta' oltre un certo punto sfugge a qualsiasi determinazione e le sue basi diventano incerte (causa-effetto, verifica, falsificazione, quantificazione ecc). La realta' quindi e' piu' simile ad una superficie curva che ad un piano, perche' appunto se si va oltre una certa misura, sfugge alle leggi della logica e della razionalita'.
Ma la scienza non e' in grado di cogliere la profondita' della mistica, per il semplice fatto che essa ha bisogno di determinare e quantificare tutto, mentre la mistica in ultima istanza e' apofatica, va oltre il "pensato". E anche le varie teorie filosofiche mistiche (comprese quelle orientali) sono solo dei suggerimenti, che definiscono la via interiore da percorrere, ma sono lungi da esaurire la realta'. Per questo che alla fine le due strade sono destinate a restare separate. |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Comunque beati voi che credete ancora nella maggiah |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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una delle leggi fondamentali della scienza recita "nulla si crea nulla si distrugge e tutto si trasforma"...questo principio in ambito spirituale è stato scoperto e affermato migliaia di anni fa in oriente lo stesso principio di indeterminazione di Heisenberg, fondamentale nella fisica quantistica, si sposa molto bene con il principio del sorgere interdipendente di ogni fenomeno di matrice spirituale, più in generale qualsiasi ingegnere o qualsiasi fisico, ma anche nella chimica e nella biologia è altrettanto considerato, non tarda a comprendere che i fenomeni sono composti da un insieme molto complesso di relazioni interdipendenti e quindi non esistono intrinsecamente, come assoluti immutabili e privi di cause e condizioni che li hanno generati un tempo si credeva che l'atomo fosse indivisibile, e oltre esso non potesse di conseguenza esserci altro, che fosse la base unica e indivisibile della materia, poi si è scoperto che anche lui è composto da altri elementi interdipendenti Aggiungo: in occidente per risolvere in paradosso di Zenone durato fino al 1700, critica del percorso del non percorso cioè del movimento, è stato utilizzato il calcolo infinitesimale, roba di alta matematica per avvicinarsi alla critica del percorso e del non percorso effettuata da Nagarjuna in oriente si può utilizzare l'analisi matematica e se ti interessa ti dico anche quale libro cercare, fermo restando che la dissertazione di Nagarjuna su questo punto è una delle più difficili e ha messo in difficoltà parecchie persone nel corso dei secoli fino ai giorni nostri |
Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
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Re: Convergenza tra scienza e misticismo*
Ciò che io posso dire sulla materia, e il modo in cui lo dico, riguarda me e di conseguenza le mie mancanze, i miei limiti, in una parola: la mia ignoranza.
Credere o non credere alla materia sulla base di quello che ho detto io equivale a incontrare un medico incompetente e in base alla sua personale ignoranza ritenere inattendibile tutta la Medicina. Sarebbe un'operazione fallace, un'associazione logica scorretta e di conseguenza verrebbe dimostrata l'ignoranza del paziente insieme a quella del medico in oggetto, non l'inattendibilità della Medicina. Potremmo stare qui a discutere per anni sopra singoli concetti, come hanno fatto tantissime persone nel corso di migliaia di anni, persone che a differenza nostra hanno dedicato la loro intera esistenza allo studio e alla pratica di simili percorsi acquisendo una conoscenza e una comprensione, nonché realizzazioni, di molto superiori alle nostre ma non per questo prive di limiti e mancanze. Occorre avere l'umiltà di capire i propri limiti e di conseguenza affidarsi a chi ne sa di più di noi, oppure lasciar perdere e astenersi da giudizi superficiali, soprattutto quando si conosce poco o niente tale materia. Ad esempio La Via di mezzo di Nagarjuna è uno dei testi più difficili della tradizione e tentare di comprenderlo senza solide basi, e anche con esse rimarrebbe comunque difficile, sarebbe come se un bambino che ancora non ha imparato a camminare volesse imparare a fare un salto mortale. Ecco perché esistono testi commentati da persone molto esperte alle quali ci si affida per ricevere insegnamenti e così evitare fraintendimenti che farebbero solo del male: sviluppare una comprensione erronea della vacuità può distruggere un uomo come un serpente afferrato per la coda {afferrare un serpente per la coda significa beccarsi un morso e il veleno}. Ora farò un ultimo esempio e poi non scriverò oltre perché ho già parlato troppo. La logica che utilizzerò per analizzare l'oggetto in questione può essere applicata a qualsiasi fenomeno, compreso il nostro "io". Un libro è costituito da copertina, dorso, quarta di copertina, ovvero le parti esterne; poi seguono risguardi, frontespizio, corpo del testo, indici, colophon, ovvero le parti interne. Tutto queste insieme di parti unite insieme in una struttura coerente formano ciò che noi chiamiamo: libro. Una persona che non sa leggere e scrivere e non ha mai visto un libro, e non possiede nemmeno il concetto di libro, non vedrà un libro vedrà un oggetto non identificato che ha una certa forma e un certo colore. Quindi il libro non è qualcosa che esiste in maniera indipendente dall'osservatore e nemmeno dalle singole parti che lo compongono, perché se separiamo queste parti il libro smette di essere tale. Le singole parti sono a loro volta composte, prendiamo per esempio una pagina: essa ha due facciate, un certo spessore della carta, quattro lati, dell'inchiostro che viene utilizzato per stampare lettere che unite insieme formano parole che vengono separate dagli spazi e disciplinate dalla punteggiatura. Prendiamo le lettere, ad esempio la lettera A, ovvero una vocale: essa è formata da tre linee disposte secondo un certo ordine, le linee a loro volta sono formate da un insieme di punti, queste linee e questi punti non potrebbero esistere senza una spazio, una superficie che li ospita. Le tre linee che formano la lettera A sarebbero solo linee prive di significato se non avessimo il concetto di alfabeto e non attribuissimo appunto un significato a quell'insieme di punti che formano linee che formano la vocale A, nonché al suono che produciamo quando pronunciamo tale vocale. Ora, un libro di solito è scritto/stampato per essere letto. Un libro che parla di storia una persona a cui interessa la storia lo leggerebbe per apprendere la storia trattata nel libro. Se il libro è scritto in inglese e io voglio imparare tale lingua potrei utilizzarlo per imparare qualcosa sull'inglese tralasciando il contenuto storico che invece interessa all'altra persona. Il libro in questione potrebbe essere usato in altri modi? Sì. Potrei bruciarlo per alimentare un fuoco. Potrei utilizzarlo tipo un ventaglio quando ho caldo. Potrei utilizzarlo come sottobicchiere. Potrei utilizzarlo come corpo contundente per darlo in testa a qualcuno. Se volessi utilizzarlo come bicchiere per contenere del vino sarebbe possibile? No, non riuscirebbe a sostenere la funzione di un bicchiere come non potrebbe sostenere la funzione di un fritto misto di mare. Potremmo continuare a lungo elencando funzioni sostenibili e non sostenibili. Di conseguenza l'utilizzo di un libro cambia in base alla funzione che le viene attribuita dalla persona, ma non tutte le funzioni sono possibili e tra quelle possibili ci saranno funzioni da cui possiamo trarre maggiore beneficio rispetto ad altre in base alle necessità del momento: se voglio imparare qualcosa di storia è meglio che lo leggo quel libro invece di utilizzarlo come un sottobicchiere. Ciao, e grazie a chi ha letto. |
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