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La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Riflettevo su quanto sia mediocre e palloso conoscere persone nuove. Lasciamo da parte la timidezza, l'ansia sociale ecc. Ciò che mi imbarazza è il sorbirsi le persone che parlano di sé con toni magniloquenti, come se ti sparassero in faccia il loro curriculum per dimostrarti quanto valgono. Negli scenari sociali è così palese che sia solo una recita... Il voler sbatterti in faccia una bella copertina che recita "io valgo", e tu lì che ti senti quasi in dover di dover ribattere con la stessa moneta. Questo voler dare una buona impressione anche a costo di inventarsi cazzate non la capisco molto, forse perchè empatizzo soprattutto con le fragilità. L'unica cosa che ci accomuna. Tanto alla fine fragili lo siamo tutti.
L'autostima è una bufala, una narrazione con cui tentiamo di persuadere gli altri, e di riflesso persuaderci, perchè è sulla reazione di questi che la creiamo. Il piu' persuasivo in teoria dovrebbe avere una autostima di ferro, sì nella superfice lo dimostra, peccato che questa autostima poggi su basi molto fragili. Gli basta una critica chirurgica dall'esterno e crollano. Anche gli estroversi o le persone che magari qui vengono etichettate come sicure di sé davanti ad una critica vanno su tutte le furie: diventano irrazionali, irascibili, berciano. Anche loro mentono e si gonfiano. Questa sarebbe una persona sicura di sé? Penso alle persone che fanno molta vita sociale e non posso fare a meno di pensare ad uno spot pubblicitario perenne. Conoscere persone nuove e tutta la mascherata che ne segue è una rottura di palle ma uno step necessario per andare piu' in profondità, ma a volte mi viene il dubbio che forse sarebbe meglio sottrarsi da questa recita e mostrarsi subito nudi e "puri", meno fatica e tempo sprecato. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
L'autostima è complessa.
Io sono convinta che le basi per un'autostima equilibrata ( nè troppa né poca) si mettano nei primi anni di vita. Il resto influisce, ma meno. L'autostima che poggia sul giudizio sociale sennò si sfracella, è fragile. L'autostima non dovrebbe pervenire dal culo che hai nella vita e da quanto lo puoi mostrare agli altri per farci a gara. Stimare se stessi significa apprezzare le proprie scelte e il proprio modo di comportarsi e di pensare, a prescindere e anzi nonostante le sfighe. L'autostima è volersi bene. Non eccellere nella gara delle fortune e dei successi, perché i successi possono avere tante cause, non necessariamente il proprio impegno, dedizione, e la fortuna, appunto, è altro da sé. Non c'entra nulla quello che puoi, quello che hai noj per tuo effettivo merito, con quello che sei. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Ma va l autostima non viene dagli altri, non é il giudizio esterno a temprarla, anzi, quella non é autostima ma una mancanza di carattere, gli altri hanno potere finché li si ascolta e finché si viene disturbati dal loro giudizio e per disturbo non intendo che ti incazzi e li mandi a cagare ma che per un mese te lasci quel giudizio insinuarsi nella tua testa e che cambi le tue abitudini, ti faccio n esempio, muttley mi ha detto quasi na decina di volte che sono brutto, la cosa mi tocca? No, non é un problema mio il suo pensiero e manco mi interessa,mica so biancaneve che devo piacere ai nani
L autostima si crea con le scelte che fai, la vita che vivi, come reagisci, bloccare meccanismi per crearne di piú positivi, raggiungere obiettivi prefissati, sfidare la paura, cercare di andare anche di un solo passo piú avanti rispetto a ieri Ci sono dei pensieri, punti di vista per migliorare l autostima nei momenti incerti, per soli 9.99 ti manderô un pdf con tutte le tecniche di cui hai bisogno |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Quando mi fanno delle critiche penso sempre:"é una persona che rispetto? É una persona a me vicina? Che opinione ho di questa persona? Che vantaggi ha a criticarmi? Mi frega di questa persona?
Io sono strano e mi basta l ultima domanda per non farmi toccare |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Dai peso ad una offesa se tu reputi un coglione chi te la sta facendo?
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Significa che non aveva autostima vera? Non necessariamente. Una persona con scarsa autostima poi ci rimugina su per giorni o settimane, una persona con autostima alta magari dopo l'arrabbiatura torna subito quella di prima. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Non so la trovo comunque qualcosa di fumoso e molto mutevole nel tempo. La vedo anche un qualcosa che si forma mediante la capacità di superare certi ostacoli, quindi l'esterno ha il suo peso e ha il suo peso anche come questi ostacoli sono valutati dalla comunità in cui si vive. Poi sicuramente è legata all'auto percezione di sé e ad una propria scala di valori, quindi è una cosa molto personale.
A livello antropologico trovo interessante capire tutti quegli stereotipi/simboli che danno l'impressione di avere davanti una persona con una forte autostima, e se hanno una aderenza con una autostima vera auto-percepita. Insomma tutte quelle regolette sociali da seguire per farsi percepire come sicuri di se' Quote:
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Fin troppo spesso, nell'approccio iniziale (e non solo), la maschera precede la persona. L'artificio, in realtà, è sovente un tentativo di protezione, non una mera esibizione. Un mezzo per essere accettati e/o accolti dagli altri.
Come chi si dipinge d'oro per piacere alla gente, sperando che nessuno noti la ruggine nascosta. Ma non dovrebbe essere così. Quante volte una maschera impedisce al mondo di scoprire un volto davvero interessante e amabile? Un viso bello nella sua reale naturalezza fatta di pregi e difetti? Troppe, a mio avviso. E intendiamoci, questo meccanismo si ripresenta anche dopo le prime fasi. In alcuni momenti sembra quasi di assistere a una partita a scacchi. Sarebbe meraviglioso poter essere sempre spontanei, come quando eravamo bambini. Ma crescendo, le regole cambiano... |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Inoltre sul "raggiungimento degli obiettivi prefissati", preciserei che tale traguardo dovrebbe generare autostima solo se è dipendo unicamente dalle proprie forze. Perché non sempre un insuccesso o un obiettivo mancato sono causa propria. Pure darsi obiettivi irrealistici è una buona via per frustrarsi alla grande. Fare il meglio che si può con quello che si ha dovrebbe essere quello che determina l'autostima. Questo se nascessimo qui e oggi, a 20, 30, 40 anni. Ma ci sono basi, radici, difficili o impossibili da estirpare. E senza quelle basi al massimo la puoi aiutare l'autostima, ma diventare perfettamente equilibrato in tal senso quando all'inizio ci sono stati traumi e disfunzionalità, la vedo ardua. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
Io se conosco una persona nuova gli elenco subito tutti i miei problemi. Qualcuno/a apprezza, pensano che ho coraggio, alcuni non ci credono, perché è una cosa veramente troppo insolita, pensano che fingo o che esagero.
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Magari si teme di restare isolati quando si percepisce un giudizio negativo diffuso, ed in effetti poi è così, non è un'ipotesi campata in aria. Le persone brutte disoccupate e giudicate male non è che hanno una rete sociale di persone attorno, stanno sole. Sono questi effetti tangibili il vero problema non la critica da sola, è ovvio che la critica da sola non conta un tubo. E' la percezione dell'ampiezza della cosa che colpisce, non la singola critica, e la si percepisce ampia per vari motivi, secondo me è una cazzata quella per cui uno si è fatto questa idea in base ad esperienze negative dove è stata criticata, ci sono altri sistemi che l'ambiente usa per comunicare questa cosa, non inizi a percepirla necessariamente a causa di critiche negative rivolte contro di te. Se indirettamente tutti (o quasi) quelli che aprono bocca ti comunicano "il tizio X fatto così è amabile", "il tizio Y fatto colà non è amabile" e tu somigli al tizio X, pur non ricevendo critiche dirette percepirai un giudizio diffuso e penserai che le probabilità di risultare amabile diventano risicate. Già solo con questa cosa inizi a percepire che per l'ambiente sociale risulti inadeguato. Le critiche dirette potrebbero anche non esserci proprio. A me piacerebbe tanto risultare attraente così come sono, metterei la firma subito, ma le cose nella realtà non funzionano così, se non soddisfi certi standard non piaci alla maggior parte delle persone ed è per questo che iniziano a romperti pure i coglioni con i sistemi per aumentare l'autostima (e ripeto il termine è fuorviante) dove devi dimostrare di saper guidare un'auto di merda, devi saper lavorare, saperti curare, produrre reddito e così via. Io non vorrei fare un cazzo ed esser riconosciuto come una persona piacevole, ripeto, lo vorrei davvero questo, ma non si può bisogna adeguarsi al giudizio se si vuol piacere un po', non c'è alcuno scampo, non c'è alcuna vera alternativa. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Poi come va va, ma è meglio rapportarsi così. Elimini l'ipocrisia. Nascondere le cose sotto il tappeto e fare sempre "i positivi" porta ad avere rapporti falsi. |
Io penso che siano sempre tutte superficiali, nel senso, nessuno starà mai con te solo per ciò che sei…ma anche per ciò che hai.
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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Ovvio, non è che poi vado in giro con un cartello con scritto "ho problemi", cerco di darmi un tono positivo, a volte forte quando sono al lavoro, spesso rido e scherzo, ma non al punto di fingere di essere un figo o un super-brillante come fanno molti, sarrebbe ridicolo. |
Re: La farsa delle relazioni sociali (e dell'autostima)
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