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Clark_Kent 13-03-2009 23:07

Tango argentino e nuova vita sociale
 
Qualche tempo fa avevo accennato alla mia esperienza con il tango argentino come strada che avevo utilizzato per costruire rapidamente da zero un nuovo giro di amicizie e frequentazioni:

http://www.fobiasociale.com/postx9462-0-10.html

Non è stata una cosa fine se stessa, ma si era intrecciata con un’esperienza di psicoterapia di cui ho parlato ampiamente (beh, ampiamente è un eufemismo…) qui:

http://www.fobiasociale.com/postx8344-0-0.html

In quest’ultimo topic avevo discusso a lungo di stati emotivi interni, parlando volontariamente di “danza” in generale, anche perché ero consapevole che i benefici che io ne avevo tratto non erano legati a questo o quel ballo in particolare.
Alcuni commenti mi hanno fatto pensare che forse a qualcuno potrebbero interessare dettagli più pratici ed operativi, quindi ho pensato di aggiungere qualcosa evidenziando come questa particolare scelta mi abbia aiutato su faccende mlto più concrete. Forse la mia esperienza può essere utile a qualcuno.

Alcuni aspetti mi sembrano assai interessanti:

1) In una classe ci sono dalle dieci alle venti coppie a seconda delle situazioni. Per evitare che si nascano i “dialetti”, gli insegnanti fanno rimescolare i partner a metà lezione affinché ognuno conosca e comprenda il modo di ballare di un’altra persona. In questo modo, già dopo un paio di settimane mi ero fatto un giro di amicizie completamente nuovo, sperimentando il piacere di stare assieme a chi non conosceva il mio passato. Un fresco nuovo inizio, che mi ha dato una bella carica.

2) E’ un ballo molto particolare, che richiede senz’altro una grande applicazione per dominare bene la tecnica, ma presuppone prima di tutto una sensibilità ed un gusto particolare. Le persone che si iscrivono ai corsi si sono quindi già auto-selezionate ancor prima di cominciare: le ragazze in particolare, hanno in genere una morbidezza di carattere, una certa delicatezza, ed una particolare attitudine ad abbandonarsi ai sentimenti. E’ abbastanza difficile trovare ciniche, grette, superficiali poiché una donna con queste caratteristiche non riesce nemmeno a capire la poesia e la magia della danza, quindi non è attratta da esperienze simili e se ne tiene alla larga. In questo modo mi sono trovato bene subito, ed ho avuto la gioia di parlare con ragazze con cui potevo apertamente discutere di emozioni e sentimenti delicati senza paura di essere ridicolizzato.

3) Non si parla mentre si balla. Può essere più o meno importante a seconda delle situazioni individuali, ma evita l’imbarazzo di dover dire qualcosa, oppure di dover dare delle spiegazioni sul proprio giro di amicizie, il proprio lavoro, il proprio ambiente. L’essenza è condividere delle emozioni positive, espresse in modo immediato ed autentico.

4) Le “milongas” ovvero i locali dove si balla il t.a. con le regole sudamericane non hanno nulla a che fare con la discoteca, né tantomento con le balere di casa nostra. La musica ha un volume ragionevole – ci sono anche spazi per starsene tranquilli, spesso dei libri, delle riviste, un buffet, – ed è prassi che l’uomo si avvicini al parquet invitando a ballare la donna che preferisce. Si balla insieme per tre-quattro pezzi, finché uno stacchetto scioglie le coppie, ci si ringrazia l’un l’altro e il gioco ricomincia. Non ci sono quindi partner fissi. Questo meccanismo ha una curiosa origine storica che posso raccontare se vi interessa, ma nel momento in sono entrato nell’ambiente ho fatto in fretta a fare due conti: una serata media dura dalle quattro alle sei ore, ed una sala ospita fino a cento persone. Se prima mi sentivo sempre legato ad una compagnia o ad un giro fisso di amicizie (e di conseguenza mi sentivo un paria sociale se non avevo qualcuno il sabato sera) potete immaginare la mia gioia quando ho capito ciò che questo implica: posso cioè anche uscire di casa da solo per andare in un posto dove non conosco nessuno, ma passare comunque una serata in bellissima compagnia e sfruttare una quantità enorme di occasioni diverse. L’età media è quanto mai variabile, dai posti frequentati da universitari a gente via via più matura, basta sapere un po’ i giri.

Per ora è tutto. Se avete curiosità chiedetemi pure.

c.k.

esposizione 13-03-2009 23:26

Non ho letto niente di quello che hai scritto,
comunque confermo
i corsi di ballo, qualunque corso (salsa, hiphop, tango) dopo 1 o 2 anni danno grasse soddisfazioni

mark010 14-03-2009 00:22

Quote:

Originariamente inviata da esposizione
Non ho letto niente di quello che hai scritto,
comunque confermo
i corsi di ballo, qualunque corso (salsa, hiphop, tango) dopo 1 o 2 anni danno grasse soddisfazioni

cioè?

esposizione 14-03-2009 01:18

Ho avuto una storiella con una insegnante e anche con una ragazza che ho conosciuto ai corsi, altre ragazze sono diventate mie amiche e ci sono andato a ballare. :P

ReDelSilenzio 14-03-2009 19:16

Ciao Clark_Kent, è sicuramente da lodare chi cerca di migliorare la propria vita sociale e di conseguenza quella sentimentale, cercando e provando nuove cose, nuove situazioni, nuovi orizzonti, nuove strade da seguire!
Tu hai scelto il ballo ma ci sarebbero anche tante altre cose da fare..
Ho 2 curiosità se permetti.. la prima è sapere in che città vivi e poi mi piacerebbe che tu raccontassi qui in pubblico o in pvt se preferisci, le emozioni e le sensazioni del primo giorno di corso. Ti sei iscritto da solo o con qualcuno che conoscevi?

Ti faccio ancora i miei complimenti...bravo, continua così!!

muttley 14-03-2009 19:51

Quote:

Originariamente inviata da esposizione
i corsi di ballo, qualunque corso (salsa, hiphop, tango) dopo 1 o 2 anni danno grasse soddisfazioni

Nel senso che sono frequentati da ragazze extralarge? 8)

esposizione 14-03-2009 21:06

Si dunque le sensazioni tanto le posso spiegare anchio whahahah

il primo giorno di corso ero una mummia ferma impietrita, mentre tutti parlavano io ero in un angolo e stavo zitto... ahh quanti cambiamenti da allora hehehehe

Miky 14-03-2009 21:07

ah..interessante questo tanga argentino

esposizione 14-03-2009 21:08

Eppoi aggiungo che ero anche molto impacciato nei movimenti oltre che nel chiacchierare con gli altri ( muto sempre muto ) ahhhh quandi cambiamenti da allora (e 2) :lol:

aisljng 16-03-2009 10:16

Quote:

Originariamente inviata da esposizione
Eppoi aggiungo che ero anche molto impacciato nei movimenti oltre che nel chiacchierare con gli altri ( muto sempre muto ) ahhhh quandi cambiamenti da allora (e 2) :lol:

:) ricordo una telefonata dove non si sentiva la tua voce , ma solo uno che urlava " uno due, uno due , tutti a destra, a sinistra, ordinati !!! uno due, uno due ... "
..... avevo paura fossi entrato in un gruppo paramilitare clandestino :lol:

Clark_Kent 16-03-2009 19:20

Quote:

Originariamente inviata da ReDelSilenzio
mi piacerebbe che tu raccontassi qui in pubblico o in pvt se preferisci, le emozioni e le sensazioni del primo giorno di corso. Ti sei iscritto da solo o con qualcuno che conoscevi?

Allora, ci andai da solo dopo aver trovato un volantino in un posto pubblico. L’dea mi piaceva, anche perché non sopportavano la discoteca mentre all’epoca mi incantava l’idea di un ballo che presuppone misura, eleganza e gusto. Conoscevo già qualcosa della storia del tango: il fatto che sia nato anche come espressione di nostalgia, rimpianto, disillusione, ma soprattutto struggimento per desideri irraggiungibili me lo rendeva istintivamente “simpatico”; sentivo, insomma, di aver trovato qualcosa vicino al mio spirito. Avevo invece abbastanza paura perché ero assolutamente negato per qualsiasi forma di attività fisica e mi spaventava da matti la competizione con altri uomini che immaginavo molto più agguerriti e disinvolti di me. Desideravo però mettermi in gioco, scoprire cose nuove e mettermi alla prova così mi fece la doccia 10 minuti prima (ero terrorizzato dall’idea di stare vicino ad una donna e di emanare odori strani) e presi la strada del circolo.

C’è un sacco di gente, fra cui la maggior parte ragazze. La prima sorpresa è che le persone che sono già arrivate in coppia si mettono da una parte, mentre gli organizzatori si rivolgono a quelli come me che erano arrivati da soli dicendo qualcosa del tipo “Sceglietevi il partner che preferite!” La cosa mi provocò una non piccola agitazione, anche perché ero ancora in una situazione dove la semplice idea di stare accanto ad una ragazza mi faceva sudare, e quindi l’idea di avvicinarne una in un modo così plateale e diretto era uno scenario terrificante: non lo avrei affrontato nemmeno con le baionette alla schiena. Ero già rassegnato all’idea che me sarei rimasto a bocca asciutta, pagando ancora una volta la mia inesperienza nei confronti di altri uomini. Da li a poco, immaginavo allora, sarei rientrato a casa con le pive nel sacco e la serata si sarebbe conclusa, more solito, davanti ad un porno. Succede invece una cosa bellissima e tenera, poiché mi sento salutare e scopro che una mia coetanea mai vista prima mi di dice semplicemente “Ciao, sono.... Ti piacerebbe ballare con me?”.

Li per li mi sembrà di essere capitato in un universo parallelo. Per la prima volta in tutta la mia vita, una donna mi sta avvicinando. La situazione mi piaceva non poco e dissi di sì. Facemmo la prima lezione assieme, poi un anno intero di corso. Non accadde mai nulla fra di noi, ma fu un esperienza bellissima: avevo una persona con cui parlare, e perlopiù condividevamo qualcosa: abbiamo diviso ansie, frustrazioni, le prime gioie, il momento in cui entrambe abbiamo chiuso gli occhi ballando, il giorno in cui è scoppiata in lacrime per la tensione, la sera in cui non ci riusciva nulla, abbiamo pensato che non c’è l’avremmo mai fatta, mentre il mattino dopo ci siamo consolati l’un l’altro con una telefonata chilometrica....

Non c’era nessuna malizia, ma un idea gioiosa e leggera: io ed una donna, ballando, riusciamo a creare qualcosa che non esisterebbe senza l’apporto dell’altro mentre il risultato è qualcosa di più grande, intenso e profondo di due singole abilità individuali. Certo, è una cosa che nella danza di coppia viene data per scontata, ma io accolsi quella rivelazione come un salutare choc che diede una bella scrollata alle mie “certezze”. Stavo già affrontando i primi passi della terapia, e quella sera (era un giovedì, me lo ricordo ancora) cominciarono a saltellarmi in testa dei salutari dubbi corrosivi che poi si sarebbero trasformati in un fiume in piena. Lo capù moltissimo tempo dopo, ma quella sera si era prodotta la prima piccolissima crepa nel muro che avevo costruito con le mie stesse mani in anni e anni. Ci sarebbe voluto ancora un sacco di tempo prima che venisse giù tutto.

Quella sera non passai al videonoleggio.

c.k.

ReDelSilenzio 16-03-2009 21:30

Che dire..complimenti davvero per l'intraprendenza e per il coraggio che hai avuto! Tutti dovremmo seguire il tuo esempio invece di lagnarci ed autocommiserarci pateticamente..
La fortuna aiuta gli audaci..infatti ti sei messo in gioco affrontando di sicuro 1000 difficoltà..cmq hai provato a far qualcosa per "sbolccare" la tua situazione e hai trovato la strada giusta :D ..sia perchè ti sei appassionato ad una cosa che ti da emozioni, sia perchè hai trovato un ambiente in cui ti trovi bene e non ti senti a disagio..in più è pieno di donne con cui puoi conversare...meglio di così non ti poteva andare! :D Anzi, sono sicuro che se continuerai a frequentare questi corsi, troverai anche la ragazza che fa per te! :wink:
Mi diresti qualcosa in più su quei locali a cui hai fatto riferimento? E' bello pensare che si possa uscire anche da soli per recarsi in un locale in cui la passione che hai (nel tuo caso il tango), diventa un mezzo per socializzare o cmq passare una serata diversa!
Di sicuro più costruttivo, più divertente, più emozionante della solita serata passata a casa davanti al pc.. :cry:
Dove vivi? Se vuoi dimmelo in pvt.
Ammiro la gente come te.. grazie per la tua testimonianza, mi servirà da stimolo per fare anch'io qualcosa di concreto.. Pensavo di iscrivermi ad un corso di musica (batteria) che si tiene in un paese vicino al mio.. L'occasione buona per uscire di casa e per impegnare il mio tempo libero in modo più costruttivo! Inoltre, ci potrebbe essere la possibilità di trovare e di conoscere altre persone con i miei stessi interessi..con la mia stessa passione..
Meglio agire che perdere tempo tra mille dubbi e progetti ambiziosi :wink:

Sentenza 16-03-2009 22:13

Che dire caro ck, ancora complimenti per come hai affrontato i tuoi demoni :wink:


Devo dire che l'idea di sviluppare le proprie relazioni sociali partecipando ad un corso di tango è geniale, in quanto come hai detto te, il ballo presuppone un utilizzo della comunicazione non verbale che alla fine è la cosa che colpisce di più le persone dell'altro sesso, più ancora delle parole dette.

Devo dire che l'idea del ballo come mezzo di espressione e possibile caccia di fanciulle non l'avevo mai considerata, ma siccome sto entrando in un'età in cui i miei coetanei non vanno ormai più di tanto in discoteca, penso che informarsi sui corsi non sia una cattiva idea..

Avevo una domanda, forse non molto pertinente sull'argomento, da porti..

da dove deriva la tua totale sicurezza nell'essere in grado di affrontare tutte le difficoltà future?

per spiegarmi meglio, non temi possibili ricadute, magari quando la situazione attuale della tua vita si sarà fossilizzata?

Quetsa domanda te la porgo in quanto anch'io in passato ha pensato di avercela fatta, ma poi sono sempre ricaduto negli stessi errori ciclici, e proprio nei momenti di apparente stabilità (tieni presente che i miei problemi sono più legati ad un forte stato di ansia sociale che mi assale a periodi.. Francamente non sono nemmeno così introverso a tratti. e inoltre non sono mai stato in analisi).
questo non te lo dico assolutamente per metterti in guardia da possibili ricadute, ma mi sembra davvero, leggendoti, che tu abbia trovato la "pace interiore"..

Se non ti va di scrivere qui, puoi mandarmi un mp, o se non ti va di rispondermi fa lo stesso, perchè forse sono sceso troppo nel tuo personale.. :wink:

esposizione 16-03-2009 23:50

Quote:

Originariamente inviata da aisljng
Quote:

Originariamente inviata da esposizione
Eppoi aggiungo che ero anche molto impacciato nei movimenti oltre che nel chiacchierare con gli altri ( muto sempre muto ) ahhhh quandi cambiamenti da allora (e 2) :lol:

:) ricordo una telefonata dove non si sentiva la tua voce , ma solo uno che urlava " uno due, uno due , tutti a destra, a sinistra, ordinati !!! uno due, uno due ... "
..... avevo paura fossi entrato in un gruppo paramilitare clandestino :lol:


Hai visto... se non sbaglio erano 3 anni fa... ed io gia' ci ero arrivato !!
mica come questi qui del forum che pensano che ballare sia da femminucce !

aisljng 17-03-2009 03:49

sì, direi anch'io più di due anni fa
ricordo come ero messa male ... anch'io ho migliorato da allora eh, ma non quanto te

esposizione 17-03-2009 15:05

Quote:

Originariamente inviata da aisljng
sì, direi anch'io più di due anni fa
ricordo come ero messa male ... anch'io ho migliorato da allora eh, ma non quanto te


in che cosa sei migliorata nel bachatango o nella salsa ?

aisljng 17-03-2009 16:29

:P :P :P

Clark_Kent 17-03-2009 18:15

Quote:

Originariamente inviata da ReDelSilenzio
Mi diresti qualcosa in più su quei locali a cui hai fatto riferimento?

Hai detto molto bene quando cogli l'idea di socializzare in maniera diversa. Si tratta quasi di “parentesi culturali” in cui le regole normali sono momentaneamente sospese.

La “milonga” non è di solito un luogo fisico, non troverai quindi facilmente un insegna con quel nome né puoi sperare di cercarla sulle pagine gialle. Di volta in volta la si organizza in un posto diverso, una scuola di ballo che mette a disposizione gli spazi adatti, una sala qualunque, o un posto che viene adattato all’occorrenza.
Spesso le informazioni mancano del tutto e bisogna infilare una porticina senza indicazioni, il che da alla serata una piacevole aria da cospiratori in clandestinità. Altre volte si scelgono posti per la bellezza dei luoghi o la suggestione degli spazi, ad esempio il salone di una villa o gli ambienti di un caffè storico: sta tutto ai gusti di chi organizza la serata. In base all’umore, al desiderio o ai gusti puoi scegliere di volta in volta un posto con un atmosfera più elegante, o location all’estremità opposta con delle logiche quasi da “rave party” E’ quello che si chiama in gergo il “tango clandestino”, la comunità si “appropria” pacificamente di uno spazio che di solito è dedicato ad un altro uso e lo rivive in funzione del ballo, curando di non lasciare la minima traccia del proprio passaggio. Mi è accaduto così di ballare d’estate sotto i portici di un città d’arte, in riva al mare, in spazi abbandonati ed altri posti pieni di suggestioni e di fascino.

Qualche volta si arriva in gruppetti ma di norma uomini e donne vanno ad una milonga da soli e si socializza in base alle proprie preferenze individuali. Ambiente ed atmosfera possono variare da un estremo all’altro, da un salone con gli affreschi fino ad un ex officina con tanto di carroponte. Ci si sistema su divanetti o panche a bordo pista e semplicemente ci si guarda attorno. E’ pressi che sia sempre l’uomo a fare il primo approccio, semplicemente avvicinandosi alla donna che preferisce e chiedendole di ballare di lui. Può essere una che già si conosce, ma di solito è una perfetta sconosciuta. Non si tratta di una mancanza di rispetto, bensì un comportamento ampiamente incoraggiato: è considerato assai scortese lasciare una donna da sola, poiché di solito ci sono fino a due-tre donne per ogni uomo ed esse altrimenti rischierebbero di restare tutta la sera a far tappezzeria.
Le ragioni di questa scelta di questa o quella persona possono essere le più diverse: perché la si è vista ballare e si apprezzato il suo stile, perché non c’è troppa differenza d’altezza, o anche per pura e semplice curiosità. Si balla insieme per tre o quattro tanghi, senza bisogno di dire nulla, né serve conoscersi prima poiché tutto si basa sulla comunicazione non verbale ed i messaggi del corpo. Uno stacchetto non ballabile fa sciogliere la coppia, l’uomo e la donna si ringraziano l’un l’altro, inizia un’altra sequenza di pezzi, l’uomo va invitare un’altra e il gioco continua così per tutta la serata. Se ci si è trovati particolarmente bene assieme, si può ballare ancora una o due sequenze, a seconda dei gusti.
I pezzi sono proposti in serie omogenei, si succedono così quattro brani struggenti e passionali, quattro con dei ritmi velocissimi, quattro allegri e scherzosi, quattro con sonorità elettroniche e così via. In questo modo posso facilmente calibrare le scelte, ad esempio invitando una ragazza briosa e scatenata su dei ritmi veloci e riservando i pezzi più morbidi e dolci ad un’altra persona, che magari so essere più pronta ad abbandonarsi.
Si tratta quindi di un vero e proprio jolly, che mi consente ad esempio di non trovarmi ma solo se ad esempio mi trovo per lavoro in un’altra città o addirittura all’estero. Basta un giretto su internet, un corsa in taxi e sono quasi sicuro di passare una bella serata in compagnia, mentre diversamente sarei condannato a restare in albergo davanti alla televisione, con in mano una birra presa dal frigobar.

Per la mia personalissima storia passata che già conoscete, alcuni degli elementi che mi hanno colpito sono questi:

- Secondo Capitan Findus, esistono solo due tipi di nodi: quelle fatti bene e quelli fatti male. Parafrasando l’illustre navigatore, in una milonga esistono solo due tipi di persone, quelle che ballano con intensità, emozione, sentimento (che hanno quindi sensibilità e cuore per dedicarsi ad un’attività creativa) ed i cialtroni senza cervello. Di conseguenza la milonga funziona come un colossale “bulldozer sociale”: nel momento in cui una persona entra, accetta di mettersi in gioco in un ambiente dove i modelli della società attuale sono momentaneamente sospesi e soprattutto accetta di spogliarsi della sua identità esterna. Un po’ come sul palcoscenico. Le distinzioni basate su posizione, reddito, ambiente di provenienza sono cancellati poiché l’essenziale è saper vivere il sentimento, l’espressività artistica ed il libero fluire delle emozioni. All’epoca pensavo proprio questo, guardando silenziosamente i miei compagni di corso. “Tu, magari, eri già stufo di scopare alla stesa età in cui non sapevo nemmeno cosa fosse un bacio; tu, invece, parcheggi il tuo BMW e guadagni in un mese la mia paga di un anno. Qui siamo per il momento tutti uguali: imbranato io imbranato voi. Non c’è differenza: cominciamo tutti allo stesso livello, quindi il mio svantaggio sociale svanisce”.

- Se in qualsiasi altro contesto sociale capire le intenzioni di una donna è un’autentica cabala, a milonga c’è una regola non scritta che rende tutto facilissimo. Se una donna desidera essere invitata, si siede a bordo pista, se non lo desidera, si sistema altrove. Punto. Per sapere da chi andare senza timore di un rifiuto basta guardare: una volta compreso il compreso il codice diventa facilissimo. Questa norma, condivisa tacitamente da tutti, nasce dal desiderio di costruire un ambiente sereno, in cui il desiderio di socialità si manifesti nel modo più possibile libero, naturale e spontaneo: consente alla donna di non essere disturbata se desidera stare tranquilla e permette all’uomo di avvicinare serenamente una persona da cui è incuriosito senza il terrore di sentirsi rifiutato e respinto.

- Condividere delle emozioni positive con una persona dell’altro sesso, comunicare intensità, sentimento e calore umano funziona come un potente “grimaldello emotivo”. Spalanca cioè dei canali di comunicazioni che nella vita reale sono assolutamente impraticabili. Accade - non spesso - di ballare con una sconosciuta e di sperimentare una complicità, un’intesa ed un’intimità di sentimenti che non hanno niente a che fare con il fatto (per altro indiscutibilmente piacevole) di muoversi a ritmo di una musica struggente abbracciati ad una donna. E’ qualcosa che ha invece a che fare con l’accettazione, la fiducia reciproca, la condivisione di intimità ed il piacere di donare ad un’altra persona un’esperienza appagante. Agire sul piano delle emozioni e dei sentimenti consenti di scavalcare tutte le differenze sociali, di reddito, di posizione, anche di carattere e di temperamento per giocare su un piano molto più profondo, ai confini con l’esperienza artistica. Dopo qualche tempo, quando ormai cominciavo a cavarmela dignitosamente, ero sorpreso dalla facilità con cui si riuscisse a creare una tale calda intimità con un persona di cui a malapena sapevo il nome. L’esperienza era stata ancora più forte per contrasto: proprio nello stesso avevo cercato di approciare delle donne utilizzando il piano mentale e razionale, magari raccontandoci nei dettagli tutti i particolari della nostra vita per impressionarci a vicenda, ma ne era risultato una serata fredda, noiosa, in cui entrambi eravamo rimasti distanti.

Ecco qualche idea. C’è molto altro, se avete curiosità chiedete pure.

c.k.

Clark_Kent 21-03-2009 23:25

Quote:

Originariamente inviata da Sentenza
non temi possibili ricadute, magari quando la situazione attuale della tua vita si sarà fossilizzata?

Il tuo post è pieno di spunti di spunti interessanti, ma comincio proprio con il problema delle ricadute. Un po’ alla volta il resto, solo un po’ di pazienza, ti prego :wink:
Ho preferito però aggiungere la risposta in coda alla discussione originale

http://www.fobiasociale.com/postp183108.html#183108

così da mantenere un filo logico per chi dovesse seguire il discorso dall’inizio, ma anche per riuscire a sviluppare un messaggio di Velia, che all’epoca mi aveva fatto riflettere ma che poi non avevo avuto modo di sviluppare.

Clark_Kent 28-03-2009 19:16

Altra puntata. Fino a qui ho parlato del ballo come esperienza sociale in sé. Da un altro punto di vista è stato qualcosa di molto più profondo ed intenso, una specie di ausilio alla psicoterapia.

Beh, vediamo. Che il tango sia un ballo passionale e tratti di tematiche abbastanza solleticanti è poco più che un luogo comune. Nato in un contesto di emigrazione e di sradicamento, si è alimentato di temi come la nostalgia, il disincanto, la mancanza di relazioni umane, lo struggimento indefinibile per qualcosa che non si raggiungerà mai, o che appartiene ormai ad un lontano passato ormai irrecuperabile. Ci sono testi che hanno tematiche quasi esistenzialiste, degne del migliore spleen, e ricordo ancora l’emozione quando cominciai a capire le parole in spagnolo. Scoprii allora che uno dei brani più belli, “Uno”, ha in realtà un testo di uno struggente dolore esistenziale, costruito sulla pena di un uomo che canta l’impossibilità di essere amato. Praticamente, avrei potuto scriverlo io.

Ora con il senno di poi, posso dire che il ballo di coppia – ed in particolare il tango argentino, che è proprio la più intima tra le danze di contatto - è stata la mia “educazione all’altra”, un aspetto essenziale per il mio problema.

- Poiché non si parla, ho dovuto pazientemente imparare a capire tutti i segnali non verbali che mi poteva inviare una donna, dovevo cioè comprendere se era rilassata o tesa, a suo agio o rilassata, se sta bene con me o se impazientemente stava cercando un altro invito. Capite cosa significa? Se per anni ed anni ero stato implacabilmente concentrato su miei problemi o mi dilettavo nella più meticolosa auto-osservazione (“Come sono infelice!”, “Come sono sfortunato”, “Se solo…”, “Io, io, io, io ….. ) ora dovevo fare i conti con un’altra persona, i suoi bisogni e le sue esigenze, preoccuparmi cioè di farla star bene su un piano profondo e darle fiducia. Anche qui si sono intrecciati diversi piani. Nel momento in cui l’uomo si dimentica del proprio divertimento e comincia a ballare per dare qualcosa alla sia partner, allora si comincia a sperimentare qualcosa di bello e appagante. Quando ho smesso di pensare alla mia interiorità per scoprire quella degli altri, la mia vita si è riempita di calore.

- Ho ballato con donne bellissime, con un contatto reciproco che andava dalle tempie al bacino, vestite con un eleganza felina, al ritmo di una delle musiche più intense e coinvolgenti mai scritte da un essere umano senza aver quasi mai avuto reazioni di tipo “idraulico”, per dirla con un metafora gentile. C’era semmai qualcosa di diverso, che giocava su piani tanto più profondi. La consapevolezza di poter comunicare gioia ad un altro essere umano iniziava a corrodere quella domanda pazzesca che aveva riempito di veleno tante notti solitarie “Ma cosa mai potrò dare ad una donna?”; inoltre, la gioia che provavo quando qualcuna si abbandonava a me, chiudeva gli occhi, mi dava fiducia e si lasciava accompagnare non mi dava mai un turbamento di tipo erotico, bensì mi faceva tornare a casa con la testa piacevolmente leggera. “Esisto”, pensavo fra me e me quando facevo i soliti 30 km di statale, “esisto perché vengo riconosciuto come persona, ciò che provo è importante per qualcun altro, sensibilità e delicatezza non sono valori inutili ma anzi le condizioni essenziali affinché una sconosciuta mi accetti e mi apprezzi per ciò che io posso dare”. Una sera dopo l’altra, tante piccole incrinature nella bolla…

- Da maschio, mi aveva colpito subito un aspetto. L’uomo guida, cioè gestisce lo spazio attorno a sé, ascolta le musica improvvisando e scegliendo il movimento più congeniale alla situazione comunicandolo alla sua partner con un linguaggio puramente fisico, senza che ci sia stata un intesa a priori o si riproduca a memoria una sequenza di movimenti nota ad entrambe. La ballerina, dal canto suo, deve essere totalmente abbandonata alla sua guida, docile e ricettiva: quella più brava è la “seguidora”, che cioè si abbandona con trasporto seguendo docilmente i desideri del suo compagno.
Per un certo periodo questa situazione ha funzionato come una specie di “simulatore”, che credo abbia moltissime affinità con il teatro. Non importa quanto io mi senta brutto, sgraziato, fragile, inesperto o timido: per lo spazio di una milonga non mi devo preoccupare di nulla, la donna farà docilmente ciò che io le chiedo, poiché lei stessa desidera abbandonarsi alla mia guida. Mese dopo mese ne ho tratto benefici enormi. Non sono diventato un macho prevaricatore che tratta le donne come oggetti, ma lentamente recuperavo una parte mascolina e tiepidamente carnale, cioè quegli aspetti che erano stati violentemente cancellati nell’arco di anni ed anni, quando la mia mente aveva soffocato il naturale scorrere delle emozioni ed il sentire naturale sotto diluvi di inibizioni e di pensieri razionali.
Con il tempo ho scoperto che si tratta di una cosa comunissima, ed io stesso ho parlato con molte donne che hanno fatto il mio identico percorso nella direzione opposta: donne molto fredde, razionali, legnose, spesso rigidamente controllate, che finiscono per scoprire – prima con spavento – poi con curiosità e infine con gioia, parti di sé che avevano negato.

aisljng 19-04-2009 08:53

non potrei mai ballare il tango ( probabilmente anche pochi altri balli , se non proforma :D ) , se non con qualcuno con cui ho avuto prima rapporti sessuali .... che dice questa mia caratteristica ?
male eh :roll: ?

PS : ma come te la cavi con lo sguardo ?

Clark_Kent 19-04-2009 09:16

Quote:

Originariamente inviata da aisljng
PS : ma come te la cavi con lo sguardo ?

Cabeceo? Piuttosto maluccio.
Io, la guardo. Lei, mi guarda. Io mi alzo e vado verso di lei. lei si alza e viene verso ... ... il tipo cher stava alle mie spalle!

aisljng 19-04-2009 09:25

...
 
.....

aisljng 19-04-2009 09:26

non ho capito* ...
cmq dicevo lo sguardo durante il ballo, non prima

*correggo : ho letto il cabeceo

esposizione 19-04-2009 10:10

io ho provato vari tipi di balli ed il tango mi è sembrato il piu' complicato di tutti perchè è molto piu' profondo nei gesti e nei movimenti...poi io ho un problema a guardare negli occhi le donne :lol:

Clark_Kent 19-04-2009 10:54

Ooops, quello di cui alludevo è il “cabeceo” o “mirada”, un forma di invito molto tradizionale in cui l’uomo sceglie la propria partner semplicemente con un gioco di sguardi. Non è molto praticato in Italia e richiede una sensibilità raffinatissima. Altrimenti, come è successo a me, solenni cantonate!

Guardare uan donna negli occhi? Eccome che era un grosso problema! Per mesi ho ballato guardando in basso. Un po’ perché i miei piedi non sapevano ancora bene dove andare (e di solito andavano sempre nel posto sbagliato, sulle scarpe della mia partner) un po’ perché all’epoca incrociare lo sguardo non era per me una cosa così scontata! Imbarazzo, smorfiette nervose, piccoli tic, gambe mollicce e così via.
E’ stata una bellissima vittoria quando un po’ alla volta siamo finalmente riusciti a ballare senza staccare gli occhi l’uno dall’altro: sono momenti di un’intensità fortissima e pare letteralmente che il mondo intorno sparisca. Può accadere di sorridersi l’un l’altro, se ad esempio un passaggio riesce benissimo, o si percepisce la fiducia reciproca, ma anche qui non c’è nulla di seduttivo, solo il piacere di scoprire di come si possa comunicare senza parole fra due persone, semplicemente usando e leggendo il linguaggio del corpo. E proprio di quello avevo disperato bisogno! Si crea un’espressività straordinaria, anche se fra noi c’è abbastanza spazio ed il contatto è al massimo solo al livello di vestiti.
Se si balla davvero chiuso non è proprio possibile guardarsi: se lei è più bassa di me, posso vedere il collo ed un pezzo di schiena, ma sicuramente non il volto. Se siamo grossomodo della stessa statura posso guardare avanti e basta.

Ecco, ballo a parte, questo è un esempio di quel travaso di cui ho parlato altrove. Ero terrorizzato dall’idea di guardare un donna negli occhi nella vita reale, ma in questo modo sono riuscito a farcela un po’ alla volta, in un ambiente “protetto” dove potevo sperimentare gradualmente senza mettere in gioco troppo emozioni e rischiare eccessivamente. Poi, quando la cosa è diventata naturale, ho applicato tutto nella vita reale colmando pezzo dopo pezzo delle lacune di inesperienza che mi sembravano insormontabili.

aisljng 20-04-2009 08:16

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aisljng 20-04-2009 08:17

@ esposizione : abbraccio :)

@ Clark_Kent scrive ".......... Ecco, ballo a parte, questo è un esempio di quel travaso di cui ho parlato altrove. Ero terrorizzato dall’idea di guardare un donna negli occhi nella vita reale, ma in questo modo sono riuscito a farcela un po’ alla volta, in un ambiente “protetto” dove potevo sperimentare gradualmente senza mettere in gioco troppo emozioni e rischiare eccessivamente. Poi, quando la cosa è diventata naturale, ho applicato tutto nella vita reale colmando pezzo dopo pezzo delle lacune di inesperienza che mi sembravano insormontabili. "


grazie per la risposta molto chiara
a me un avvicinamento del genere, lento, con margini di ambiguità, con passi da ricordare , su una pista ... insomma innervosirebbe parecchio, non a caso sono molto diretta in ehmmm , ogni campo :D

però mi ha colpito il tuo percorso, in effetti penso potrebbe essere validissimo per molte persone :)

bellissimo 20-04-2009 14:34

lomarcan77 pero' ha detto che pure ai corsi nn si rimorchia nessuna perchè ci vanno coppie già formate.
bho a chi bisogna credere a esposizione o lomarcan77? :roll:

bellissimo 20-04-2009 14:36

Quote:

Originariamente inviata da Miky
ah..interessante questo tanga argentino

miky andiamo pure noi ai corsi di ballo per rimorchiare?!

Clark_Kent 22-04-2009 14:09

Quote:

Originariamente inviata da aisljng
non potrei mai ballare il tango ( probabilmente anche pochi altri balli , se non proforma :D ) , se non con qualcuno con cui ho avuto prima rapporti sessuali .... che dice questa mia caratteristica ?
male eh :roll: ?

dice semplicemente che il ballo di coppia è l’espressione verticale di un desiderio orizzontale.

Clark_Kent 22-04-2009 14:13

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Originariamente inviata da bellissimo
lomarcan77 pero' ha detto che pure ai corsi nn si rimorchia nessuna perchè ci vanno coppie già formate.
bho a chi bisogna credere a esposizione o lomarcan77? :roll:

Probabilmente hanno ragione tutti e due. La maggior parte delle persone trovano di solito grandi soddisfazioni, ma io stesso ho conosciuto qualche deluso che non si era trovato bene. Questa è un po’ anche la mia esperienza: nella scuola dove ho cominciato io mi sono trovato splendidamente (tanta gente, grande giro, età simile, quasi tutti non in coppia) ma ciò non toglie che non abbia vuto la curiosità di cercare altrove. Ebbene, per ogni posto che ispirava c’è n’erano almeno tre che non mi persuadevano affatto, perché erano frequentati da mummie, perché l’atmosfera non era quella giusta o perché semplicemente il gruppo non "funzionava".

Per la mia personale esperienza, mi sembra che l’approccio giusto sia abbandonare ogni forma di rigidità, di schematizzazioni e di assoluti per usare invece flessibilità e pragmatismo , che per altro sono stati due utilissimi “sottoprodotti” dal lavoro di terapia.
Non mi piace una situazione? Certo altrove. Intorno a me non c’è nulla che mi soddisfa? Provo a guardare un po’ oltre il mio piccolo orizzonte. Non sono persuaso se una cosa possa andare bene o no per me? Provo. Finché non lo sperimento personalmente e mi metto in gioco non lo saprò mai.

Attenzione poi che quello che ho vissuto io è forse un po’ diverso dalla media. Sudamericani ed i caraibici sono quasi fenomeni di massa mentre il tango argentino è qualcosa più di nicchia, che si muove senza tanti clamori in un circuito molto più discreto, quasi esclusivo. I posti per ballare non sono tantissimi, quindi occorre muoversi, il che vuol dire occasioni per fare il viaggio in compagnia, conoscersi e fare gruppo. Ci si sposta, si esce insieme, si va a seminari, magari a lezione con un maestro famoso in un’altra città, tutte cose che permettono facilmente di legare e di creare relazioni. Poiché inoltre non è un ballo semplice occorre provare e praticare molto, anche al di la delle lezioni, quindi tante occasioni per stare insieme e conoscersi.

Inoltre, la parte dell’uomo è tecnicamente molto più complessa di quella della donna. Risultato: quella che si chiama scherzosamente la “mortalità maschile”, e cioè un gran numero di uomini che abbandonano nelle prime settimane o mesi.
Ma sempre per tornare su flessibilità e pragmatismo. E’ un problema questo? Dipende! Semmai, è il classico caso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Bisogna non scoraggiarsi, tenere duro, e saper far fronte alle inevitabili difficoltà ed alla voglia di mollare tutto per ritornare in un universo di cose consuete. Se però non si molla, arrivano le sorprese.
A me, dopo un paio di mesi, la scuola a chiesto ad esempio se volevo fare gratis altri corsi per ballare con delle ragazze che erano rimaste senza compagno e non me lo sono fatto dire due volte. Invece di starmene a casa a piangere sulle mie miserie ero sempre in mezzo alla gente e quindi gli effetti positivi si sono moltiplicati da soli. Più stavo in mezzo a persone più lasciavo da parte i miei problemi ed il lavoro di terapia funzionava bene, questo tuttavia mi rendeva ancora più sicuro di me (come ballerino, perché facevo un sacco di esercizio, e come persona, perché risolvevo una alla volta tutti i miei vari guai) e quindi ancora più adatto a conoscere altra gente. Insomma, una bella spirale positiva che si autoalimentava.

aisljng 22-04-2009 14:18

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Originariamente inviata da Clark_Kent
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Originariamente inviata da aisljng
non potrei mai ballare il tango ( probabilmente anche pochi altri balli , se non proforma :D ) , se non con qualcuno con cui ho avuto prima rapporti sessuali .... che dice questa mia caratteristica ?
male eh :roll: ?

dice semplicemente che il ballo di coppia è l’espressione verticale di un desiderio orizzontale.

giusto !! ... è per questo che non farei mai il rapporto verticale con chi non avessi già accettato per l' orizzontale . Mi sentirei ... non dico violentata eh!!! ...però qualcosa di simile, anche se molto meno grave

ma di me che dice ? che non capisco il tango ?
che non colgo o distorco qualcosa ?

aisljng 22-04-2009 14:32

in ogni caso ... un omaggio al tango per chi lo vive


Clark_Kent 24-04-2009 14:01

Quote:

Originariamente inviata da mezzelf
Superman, tu dici che le donne erano in sovranummero rispetto ai maschi e ti dovevano pregare. Lomarcan scrive che a un corso di balli latino-americani/caraibici che ha frequentato erano i maschi in sovrapiù e quelle poche donne erano accompagnate dal fidanzato. Dai non mettiamo in giro false illusioni che poi qualcuno ci rimane deluso.

Non mi sembra che sia una contraddizione. Semplicemente ci sono tanti posti diversi, tanta gente che li frequenta e tante situazioni una più varia dell’altra: le combinazioni possono essere tantissime, quindi mi sembra naturale che ognuno possa vivere esperienze anche opposte.

Inoltre io stesso posso passare da un estremo all'altro, proprio perché alcune situazioni hanno una componente fortissima di casualità, in cui il mio valore personale non c'entra nulla. Esempio.
Due settimane fa sono andato in un locale dove ho passato una serata bellissima. C’erano moltissime ragazze senza partner, le quali non aspettavano altro che qualcuno andasse da loro per invitarle. A notte fonda, quando ormai ero li da ore ed ore, c’è n’era ancora qualcuna che mi avvicinava chiedendomi “Ti va di ballare con me?", "Spero che non sarà l'ultima" ecc. Ieri sera ci sono ritornato speranzoso, ma ho incassato solo rifiuti o indifferenza, mi sono sentito un idiota, prendendo infine la via di casa con le palline un po’ peste e lo sguardo da cane bastonato.

Non ci sono quindi ricette facili, né soluzioni buone per tutti. Se quello di ieri sera fosse stato il primo impatto, ne avrei concluso che non c’era nulla da fare e che l’unica cosa che mi restava per dare un senso alla vita era darmi alla pastorizia o la vita religiosa... Penso sia importante semmai mettersi in gioco, provare, sperimentare, non accontentarsi della prima impressione e semplicemente accettare che la vita non è perfetta e che certe cose vengono un po’come vengono, senza prendere un “no” come un verdetto senza appello.

aisljng 24-04-2009 14:10

X Clark_Kent : le mie domande le hai saltate a piedi pari ? :cry:

claudioqq 24-04-2009 15:47

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Ieri sera ci sono ritornato speranzoso, ma ho incassato solo rifiuti o indifferenza, mi sono sentito un idiota, prendendo infine la via di casa con le palline un po’ peste e lo sguardo da cane bastonato.

Superman, scusa non per farmi gli affari tuoi ma solo per capire,
ma non ti eri fidanzato dopo la guarigione? Oppps...vabbé :roll:

Clark_Kent 24-04-2009 23:39

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Originariamente inviata da claudioqq
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Originariamente inviata da Clark_Kent
Ieri sera ci sono ritornato speranzoso, ma ho incassato solo rifiuti o indifferenza, mi sono sentito un idiota, prendendo infine la via di casa con le palline un po’ peste e lo sguardo da cane bastonato.

Superman, scusa non per farmi gli affari tuoi ma solo per capire,
ma non ti eri fidanzato dopo la guarigione? Oppps...vabbé :roll:

Domanda legittima.

Si, esatto. Ma purtroppo la storia non è durata, proprio per un motivo legato alla vicenda che ho raccontato qui sul forum.

La cosa andò in questo modo. Ci conoscemmo a lezione di tango (ma l’avreste mai detto?) quando una sera mi chiamarono dalla scuola per dirmi che una ragazza era rimasta senza partner, chiedendomi quindi se volevo fare una sostituzione. Dissi di sì e da li cominciò tutto.

All’epoca io ero single per motivi che ormai conoscono anche i gatti, ma lei aveva avuto una vicenda diversa. Il suo sentimento prevalente era la disillusione ed il disincanto: con un grande amore finito alle spalle, e ormai passata la trentina, aveva lasciato da parte ogni velleità, chiudendo quel capitolo della vita con un ragionamento più o meno di questo tipo “Gli uomini sono infallibilmente degli stronzi, non credo più all’amore, io basto a me stessa, posso essere felice da sola, non voglio dipendere da nessuno, men che meno da un ragazzo”.
Effettivamente il ritratto era calzante. Sì bellissima, ma anche molto indurita nei sentimenti, il ritratto quasi della donna in carriera tutta successo, lavoro e obiettivi semestrali, piena di soldi, macchinone, una lista impressionante di vacanze nei posti più esotici del mondo. A volte però una certa inquietudine esistenziale, un senso di vuoto interiore, il rimpianto di anni diversi, la nostalgia delle emozioni dell’infanzia, il desiderio struggente di cose autentiche e umane.

Ne uscii una storia bellissima, con degli aspetti quasi adolescenziali che a me ricordavano “Il tempo delle mele“. Lasciavamo da parte la sua Mercedes e ce ne andavamo a scorazzare su e giù per le colline con la moto, magari solo per fare capriole sull’erba, guardare le forme nelle nuvole o fare spuntini sotto gli alberi. Anche i nostri momenti di tenerezza avevano un profumo particolare, tutto molto delicato, fra pudori e ritrosie reciproche, confidenze e segreti. Insomma, cominciò ad innamorasi di me come io mi stavo innamorando di lei.

La cosa cominciò a guastarsi proprio quando le cose stavano andando bene. Ciò che successe me lo confidò lei stessa più tardi, quando ci fu un onesto chiarimento fra noi due, ed io sono ragionevolmente certo che non mi abbia mentito.
Dunque. Lei si era organizzata la vita in modo da evitarsi i qualsiasi sorpresa, mettendosi al riparo da situazioni potenzialmente dolorose (la sofferenza per amore, il dolore del distacco, la perdita ecc.). Allo stesso tempo, aveva inseguito carriera, potere, denaro e successo per avere una ragione per cui vivere, colmando il suo bisogno di amore con surrogati di vario tipo, ad esempio un animale domestico che lei trattava come se fosse un essere umano.
Nel momento in cui io arrivai nella sua vita (per caso, non cercato e completamente inatteso) tutta questa costruzione un po’artificiosa cominciò a scricchiolare. Lei cominciò a sentire la mia presenza come qualcosa di destabilizzante, soprattutto perché mettevo in crisi le sue idee, le sue conclusioni, il suoi modelli assoluti e rassicuranti, ed implicitamente toglievo validità alle scelte di vita che aveva fatto sulla base di quelle.
Perché ad esempio nel propormi a lei giocavo sulla spontaneità, sulla naturalezza e sulla condivisione di emozioni positive, e quindi portava alla sua luce un bisogno di dolcezza e di cose naturali che lei soffocava nella vita di ogni giorni. Perché inoltre non riusciva a capire come fossi incredibilmente felice e sereno sebbene non facessi una vita assai frugale e semplice confronto alla sua, ed io ad esempio mi divertivo ad andarla a prendere con il mio fordino di colore improbabile, con il contachilometri che ha già fatto il giro due volte.

Risultato: evitare assolutamente le situazioni che danno dolore, relativa autodifesa per non soffrire e fuga precipitosa, il tutto condito con la sua memorabile frase “Sento che sei una persona meravigliosa e mi sto innamorando di te. Quindi ti lascio”.

Ecco tutto. Come l’ho presa io? Ci rimasi male per diverso tempo, ma un po’ alla volta cominciai a risollevarmi prendendo mano a mano consapevolezza di tutti gli aspetti postivi. L’aspetto più bello è che per la prima volta ero riuscito ad agire nel mondo. Non c’era più una bolla fra me e la realtà esterna, ma riuscivo a creare ed a vivere le situazioni che desideravo per me. Non ero più in balia del caso, ma potevo finalmente agire e vedere i primi risultati. La domanda “ma cosa potrò mai dare ad una donna” aveva finalmente avuto una risposta così luminosa da essere incontestabile, proprio perché tutte le qualità che avevano alimentato fino ad allora il mondo interiore diventavano improvvisamente utilissime, ed anzi servivano proprio per dare felicità e gioia ad un’altra persona. Non è andata bene? Andrà la prossima, e se non sarà quella, sarà quella dopo ancora.

Non le serbo rancore ora come non ne avevo al momento del distacco. I sui meccanismi di difesa, le sue fughe, le sue paure, ma soprattutto la sua negazione a priori di tutto quello che mette in discussione una visione rigida del mondo erano gli stessi che avevo io, ed essendomene appena liberato li coglievo con incredibile chiarezza negli altri. Mi resta la nostalgia ed il ricordo, ma con un sentimento di affettuosa comprensione per la fragilità e l’imperfezione di entrambi.

Non so nemmeno che fine abbia fatto. Dopo che ci fummo abbondantemente parlati, lei sparii dalla circolazione e non riuscii più a rivederla, né mai rispose più alle mie telefonate. Uscì anche dall’ambiente di tango.

A volte mi chiedo ancora che cosa ne è stato di lei, se quel piccolo spiraglio nella sua crosta dura e scostante si sia richiuso subito dopo, o se invece no. Chissà se si ricorda delle capriole sull’erba falciata di maggio?

Sii felice! Addio, addio, addio!

NeverGiveUp 25-04-2009 03:21

"Tutto molto bello!" come diceva il buon Bruno Pizzul.

aisljng 25-04-2009 07:00

vorrei solo chiarire che le mie domande non intendevano assolutamente essere una provocazione, nè mi sembravano illlegittime ... mah !

grazie comunque, ciao


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