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Muttley_upgrade_version 04-02-2009 15:35

Quanto ha influito l'italianità sulla vostra fs e timidezza?
 
Il titolo non è molto chiaro per cui mi spiego meglio: nella genesi dei vostri disturbi caratteriali (dall'ansia sociale alla semplice timidezza), che ruolo ha avuto il condizionamento della cultura italiana? Pensate che se foste nati in un paese dove la gente è solitamente meno espansiva, le cose sarebbero state differenti?
Il popolo italiano è noto in tutto il mondo per la sua fantasia, cafonaggine, baldanza e stravaganza. Gli italiani sono gente estroversa, estrosa (nonché estronza), rumorosa, seppur con le debite distinzioni tra le varie regioni. Tutto ciò è di ostacolo all'inserimento sociale per le persone più sensibili ai dettagli e vulnerabili.
In questo paese si venera l'apparenza e si mortifica la sostanza: non conta cosa dici, ma quanto dici, quanto sommergi lo spazio circostante con il tuo favellare. Al tutto aggiungiamo il gesticolìo selvaggio e la concitazione esasperata che accompagnano le conversazioni tra le genti della penisola e il gioco è fatto! Ovviamente non dimentichiamoci l'usanza esprimersi sempre a voce esageratamente alta, quasi si volesse comunicare con tutto il vicinato, e l'invasione di campo nei discorsi degli altri. Avete mai visto un dibattito politico su una tv straniera? I discorsi sono compassati, i modi cauti e nessuno interrompe l'interlocutore, tutto il contrario di quanto succede da noi.
Un'altra cosa che mi viene in mente è che nel nostro background culturale vi è la presenza ricorrente della presa per i fondelli, una tradizione che affonda le sue radici nella commedia dell'arte e nella satira. Chi ama parlare in modo che tutti lo ascoltino e non lo interrompano fino a discorso concluso, deve fare i conti con lo sberleffo, la sottolineatura canzonatoria. Sarà capitato a tutti di trovarsi a parlare di fronte a delle persone ed essere bruscamente interrotti per lasciar spazio a battute che riguardano il tono della voce, l'accento, la cadenza (a volte pure l'alito pesante 8) ) o altro....chi è particolarmente suscettibile e incline all'offesa si sente demoralizzato nel vedere che si presta così poca attenzione ai contenuti del proprio discorso e tende ad avvertire disagio, a percepire in maniera esagerata un'inadeguatezza più spesso immaginaria che reale e quindi ad autoemarginarsi.

Detto questo, noto che anch'io mi sto trasformando piano piano in una maschera del teatro comico e quando parlo con gli altri assumo sempre più la brutta abitudine di interromperli per ironizzare su una sfumatura o su un particolare per ricamarci doppi sensi quasi sempre inutili. In parole povere, mi sto italianizzando 8)

Who_by_fire 04-02-2009 15:39

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JohnReds2 04-02-2009 15:53

Lessi su wikipedia che i posti dove la fs è più diffusa sono il brasile e il giappone, ovvero un paese superaperto e un paese superchiuso. Che siano gli eccessi il male?

Anch'io pensavo che sarei dovuto nascere in un paese non mediterraneo per trovarmi a mio agio...un altro modo di scherzare e rapportarsi con le persone, più consono alla mia natura, magari mi avrebbe fatto venire meno complessi.
però mi sono accorto che c'è anche l'altro lato della medaglia, ovvero che se non ci fosse stata l'estrosità italiana sarei completamente solo. Ho degli amici perchè semplicemente loro hanno avuto la voglia di chiamarmi e rompermi le palle, sennò io mi sarei rinchiuso (e tuttora tenderei a rinchiudermi) in me stesso...

infelice2 04-02-2009 15:54

non lo so,forse ha influito molto oppure no,so solo che ho ereditato un brutto carattere dai miei,la timidezza di mia madre e l'introversione di mio padre,ma la cosa che probabilmente ha influito di piu' e' stato il cambio di luogo di vita,da un paesino tranquillo dove avevo qualche amico di scuola,alla citta' tutta fighi e stronzi irrispettosi nonche' montati,dove per prima cosa non cercavano di fare amicizia bensi' di prendere in giro,e questo penso sia stato l'inizio della mia rovina,infatti non mi sono mai ambientato
poi come si dice..tutto il mondo e' paese...forse,non posso esserne certo,fossi cresciuto in qualche paese dove l'introversione e' normale,non sarei diventato fobico o avrei avuto questi disturbi legati alla vita sociale.

Muttley_upgrade_version 04-02-2009 16:04

Per quanto mi riguarda invece la vita in un paesino è sempre stata una condanna.
Soffermandomi sul discorso di John, penso che la fobia sociale non sia legata a condizioni di esclusione ed isolamento originate dall'esterno, ma in convinzioni di inferiorità che ci portano ad allontanarci dal prossimo in quanto ci riteniamo diversi, inconciliabili. Così almeno è stato per me: durante la pubertà iniziai ad avvertire che il divario tra me e i miei coetanei si allargava ogni giorno di più e decisi gradualmente di staccarmi dalla loro orbita. Ma nessuno, e sottolineo nessuno, in quegli anni mi escluse con decisioni volontarie e deliberate, partì tutto quanto da me e dalle mie idee distorte.

JohnReds2 04-02-2009 16:14

Mah io sono sempre stato isolato rispetto al gruppo, sin da quanto ho ricordi, ovvero l'asilo, mi sono sempre sentito "altro", meno casinista, apprezzavo la solitudine, odiavo il calcio...però effettivamente questo sentirmi diverso si è tramutato in crollo dell'autostima e autoisolamento quando sono entrato nel mondo dei fighi ed estroversi, ovvero dalle medie in su, quando proprio mi vedevo come un alieno e mi sono sentito inferiore, incompatibile, inadatto a stare con i miei compagni...mi sa però che è un'illusione la tua Muttley, i ragazzetti sono scalmanati a tutte le latitudini...questa mi sembra un pò troppo una scusa che si usa con se stessi, io tutto sommato non penso che sarei stato granchè diverso in un altro paese...

Muttley_upgrade_version 04-02-2009 16:19

I ragazzetti si, ma poi quando si cresce le cose dovrebbero cambiare

cancellato3456 04-02-2009 16:30

Re: Quanto ha influito l'italianità sulla vostra fs e timide
 
nulla....l'Italia è il bene.....è fatta da estroversoni (poi ovvio che ci sono gli estroversoni maturi che sono il bene e quelli immaturi che sono il male).
Io stesso ero u nestroversone che si trovava benissimo in mezzo agli estroversoni...è stato l'ambiente ristretto che m'ha infobicato pian piano...L'italia intera non c'entra nulla...anzi...

EDIT: cioè....questa è un'ingiustizia....perchè da fighetto/mondano/estroversone sono diventato un introversone silenzioso?

così nun vale....la sorte ha giocato sporco con me...

ora mi sento pure io un alieno....eppure....eppure quando parlo sembro tanto simili agli umani...a com'ero....quando sto zitto (spesso....quasi sempre) però tutto ritorna offuscato....

napapijri2 04-02-2009 16:39

Bella domanda. L'italianità in effetti è un carattere che accomuna tutti i nostri connazionali a prescindere dalla regione di provenienza; con mia grande sopresa ho compreso, neanche tanto tempo fa, che non necessariamente un italiano "nordico" è più pacato e riservato di un siciliano o di un calabro ( forse di un napoletano si ), ma in genere ha solo un diverso modo di far caciara. Una matrice comune sicuramente c'è, tanto è vero che all'estero un italiano lo riconosci a mille miglia perchè parla e gesticola più degli altri. In effetti io ho grande feeling ed empatia con l'area anglosassone e nordica in genere, forse se fossi nata lì mi sarei sentita più a mio agio. Anche con quel tipo di natura mi sento più in armonia che con quella mediterranea. Talvolta ho la sensazione di essere solo nata alla latitudine sbagliata. Devo però aggiungere che vi sono dei lati di italianità che caratterizzano a tal punto il mio modo di pensare e di essere che, riservatezza e fobia a parte, mi sarebbe difficile immaginarmi parte integrante del contesto di un altro Stato anche se avessi con gli abitanti, i modi di fare e di sentire di quello stato grande affinità.

clizia 04-02-2009 17:34

Penso che nel mio caso i fattori principali della mia estrema timidezza-insicurezza derivino principalmente dall’aver respirato in casa un’atmosfera costantemente tesa, di continuo attraversata da tensioni familiari, abitata da padri iper-critici e ansiosi, da figure materne urlanti, instabili, isteriche, inclini alla sceneggiata napoletana e al litigio facile con tutti e tutto. Queste cose, nel loro insieme, posso dire che mi abbiano traumatizzato alquanto e abbiano reso il mio carattere fragile e timoroso.
Consideriamo che poi ho avuto un’educazione severa, rigida, legata al rispetto ferreo di certi principi attinenti alla dignità delle persone, conditi poi da un forte senso dello stato, tramandatomi da una famiglia che ha sempre creduto nei valori civili e nella coerenza degli atteggiamenti. Per questo non posso lamentarmi di certo della mia famiglia, anche se assieme ai valori di rispetto avrebbero dovuto offrirmi delle sicurezze emotive e psicologiche fondamentali per vivere con serenità la vita.

La cosidetta “italianità media”, può invece aver semplicemente avuto la funzione di acuire questo mio senso di inadeguatezza e insicurezza che ho maturato nei primi anni di vita in famiglia, tutt’al più alimentando certe mie paure e sottolineando ancora di più le mie fragilità.

Si, la mentalità italiana di certo non viene in aiuto, perché è portata alla faciloneria, ad una qual certa superficialità e non premia affatto quelle persone che – pur stando nell’ombra – agiscono comunque seriamente quando sono impegnate in qualcosa o che si propongono agli occhi del mondo in maniera modesta, corretta, semplice, prive di arroganza e faccia tosta.

Mi stupisce – da neo-docente – vedere una massa stralunata di insegnanti lagnarsi della maleducazione dei propri studenti, quando poi, spesso, sono i primi a fare il risolino o ad etichettare come “strani” e “pesanti” proprio quei ragazzini che appaiono più seri corretti, i quali magari dichiarano apertamente che la loro passione è scrivere o leggere. Reazione di alcune prof davanti agli studenti più timidi ed introversi: “Ma come? Non ti piace giocare a calcio? Ma perché ti piace scrivere? Ma non è che questa passione ti preclude una vita sociale? Guarda, senti me, butta via i libri e pensa alle cose adatte alla tua età: cotte, calcio ecc”.

Insomma, la nostra mentalità è questa: un invito alla mediocrità e alla faciloneria, forse perché ci spaventa trovarci di fronte ad un piccolo essere che con le sue qualità potrebbe far invece emergere, in tutta la sua miseria, il nostro pressappochismo.

Cioè, noi adulti ci lamentiamo della maleducazione delle nuove generazioni, ma non è questa forse alimentata da una mentalità che, sotto sotto e inconsapevolmente, tende a premiare proprio chi ha la faccia tosta? Ad ammirare chi, alla fine, agisce nel mondo utilizzando l’intelligenza nella sua declinazione più bassa e volgare, ovvero l’intellligenza pervertita in furbizia?

Ricordo ancora il mio maestro, che in seconda elementare mi riprese (udite udite!) perché ero troppo timida e “precisina”, perchè non avevo la faccia da “tipo da spiaggia” (usò proprio questa espressione) come invece la mia compagna xx, amata e ammirata da tutti….insomma, era il mio maestro, un educatore, eppure sottolineava in me – quasi fosse un difetto – il non essere un tipo da spiaggia, quasi se il non esserlo avesse significato, in tale ottica, essere persone deboli, non degne, incapaci di difendersi nella vita.
Domanda: ma per essere rispettati ed essere considerate persone rispettabili nella vita, perchè passa come naturale il concetto che bisogna essere a nostra volta prepotenti e muniti di “faccia di bronzo”?

Vivere in una città come Roma personalmente non mi ha proprio aiutato; i difetti “dell’italiano medio” erano portati all’eccesso: strafottenza, cafonaggine, modo di parlare strascicato, sguaiato e sopra le righe, tutto questo in un mix che faceva del romano ciò che qui viene etichettato, in maniera dispregiativa, come coatto.

Ricordo che ai tempi delle superiori odiavo Roma e la sua gente, e sognavo di vivere in un posto d’Italia più civile e consono alla mia personalità…il mio sogno di bambina era Bologna; non vi sto a spiegare il perché, magari le mie erano idealizzazioni che partivano da un mio immaginario adolescenziale stereotipato, ma ero convinta che l’Italia dal centro fosse abitata – per dirla con Goldoni – da una media borghesia rischiarata, almeno in parte, da valori di matrice illuminista e da un senso dello stato successivo all’esperienza della resistenza!!
Cioè, insomma, pensavo che la mentalità dell’italiano borghese medio del centro-nord si fosse affrancata da una forma mentis spesso figlia della povertà, di una nazione a lungo sottomessa da popoli stranieri, che ha portato quindi a maturare una tendenza a sopravvivere alla bell’e meglio con l’arte di arrangiarsi. I romani poi li ho sempre giudicati come furbi e passivi, tipico difetto di chi è vissuto come suddito ( e non come cittadino) all’ombra del decadente stato della chiesa….

vetro 04-02-2009 17:35

In sicilia si è molto espansivi e solari.Allora perche' non ho preso nulla dalla sicilianita'?!

paccello 04-02-2009 20:25

La mia risposta al quesito iniziale è: sicuramente una parte l'ha fatta. Molti aspetti del nostro Stivalone non mi piacciono, tra cui delle caratteristiche deteriori dell'italiano: la superficialità, la tendenza al casino, l'estroversione come scontato valore, lo star dietro ai più furbi (anche in politica). Può darsi che se fossi nato altrove avrei avuto qualche esperienza con l'altro sesso, in un contesto meno demotivante per un timido.

Timidone 04-02-2009 20:31

per me ha influito molto, poi io ke vivo in sicilia le cose influiscono ancora di +. 8)

cancellato2822 04-02-2009 22:18

Re: Quanto ha influito l'italianità sulla vostra fs e timide
 
Quote:

Originariamente inviata da Muttley_upgrade_version
Il titolo non è molto chiaro per cui mi spiego meglio: nella genesi dei vostri disturbi caratteriali (dall'ansia sociale alla semplice timidezza), che ruolo ha avuto il condizionamento della cultura italiana? Pensate che se foste nati in un paese dove la gente è solitamente meno espansiva, le cose sarebbero state differenti?
Il popolo italiano è noto in tutto il mondo per la sua fantasia, cafonaggine, baldanza e stravaganza. Gli italiani sono gente estroversa, estrosa (nonché estronza), rumorosa, seppur con le debite distinzioni tra le varie regioni. Tutto ciò è di ostacolo all'inserimento sociale per le persone più sensibili ai dettagli e vulnerabili.
In questo paese si venera l'apparenza e si mortifica la sostanza: non conta cosa dici, ma quanto dici, quanto sommergi lo spazio circostante con il tuo favellare. Al tutto aggiungiamo il gesticolìo selvaggio e la concitazione esasperata che accompagnano le conversazioni tra le genti della penisola e il gioco è fatto! Ovviamente non dimentichiamoci l'usanza esprimersi sempre a voce esageratamente alta, quasi si volesse comunicare con tutto il vicinato, e l'invasione di campo nei discorsi degli altri. Avete mai visto un dibattito politico su una tv straniera? I discorsi sono compassati, i modi cauti e nessuno interrompe l'interlocutore, tutto il contrario di quanto succede da noi.
Un'altra cosa che mi viene in mente è che nel nostro background culturale vi è la presenza ricorrente della presa per i fondelli, una tradizione che affonda le sue radici nella commedia dell'arte e nella satira. Chi ama parlare in modo che tutti lo ascoltino e non lo interrompano fino a discorso concluso, deve fare i conti con lo sberleffo, la sottolineatura canzonatoria. Sarà capitato a tutti di trovarsi a parlare di fronte a delle persone ed essere bruscamente interrotti per lasciar spazio a battute che riguardano il tono della voce, l'accento, la cadenza (a volte pure l'alito pesante 8) ) o altro....chi è particolarmente suscettibile e incline all'offesa si sente demoralizzato nel vedere che si presta così poca attenzione ai contenuti del proprio discorso e tende ad avvertire disagio, a percepire in maniera esagerata un'inadeguatezza più spesso immaginaria che reale e quindi ad autoemarginarsi.

Detto questo, noto che anch'io mi sto trasformando piano piano in una maschera del teatro comico e quando parlo con gli altri assumo sempre più la brutta abitudine di interromperli per ironizzare su una sfumatura o su un particolare per ricamarci doppi sensi quasi sempre inutili. In parole povere, mi sto italianizzando 8)


non mi pronuncio...
mi dareste della razzista

Miky 04-02-2009 22:48

Nel mio caso l'italianità ha influito tantisismo! Quando ero piccolo i ragazzi della mia età suonavano tutti il mandolino, mangiano gli spaghetti e portavano lunghi baffi neri e io ste cose non le facevo, così me ne stavo smepre in disparte.
uahahahahahaha

Pride 04-02-2009 23:21

L'Italia è un Paese terribile,non ce la faccio più.

ex_fobico_ma_timido 04-02-2009 23:26

Quote:

Originariamente inviata da Pride
L'Italia è un Paese terribile,non ce la faccio più.

era meglio se nascevi in congo, la prossima vita te lo auguro

questo si chiama sputare nel piatto in cui si ha mangiato e si mangia

voi non vi rendete conto della fortuna che avete

ed inoltre quel che dice muttley non ha nessun senso perchè al sud si è

solitamente aperti, espansivi, al nord invece il contrario, quindi..

-GUERRIERO-ITALIANO- 04-02-2009 23:27

NIENTE PENSO CI SONO FOBICI IN TUTTO IL MONDO......L'ITALIANITA' E' UN ORGOGLIO 8)

JohnReds 04-02-2009 23:59

Quote:

Originariamente inviata da Muttley_upgrade_version
I ragazzetti si, ma poi quando si cresce le cose dovrebbero cambiare

Infatti lo sai? Crescendo ho trovato gente più matura e mi sono trovato meglio.

Tant'è che in un topic, parecchio tempo fa, mi chiedevo se sono io a essere migliorato o il mondo intorno a me ad essere diventato meno estroverso 8O

Fear 05-02-2009 00:21

Credo che gli italiani siano un popolo debole, insicuro, con una dannata paura della libertà.
Sono un gregge sempre alla ricerca del cane che li guidi.

Mussolini prima, berlusconi ora.

Uomini insicuri invidiosi che guardano solo al proprio tornaconto personale, che curano solo il proprio orticello.

Aprete gli occhi gente e gli occhi della mente.

Grande fratello, isola dei famosi, veline e calciatori; tutti monunenti alla decadenza e miopia italiana.


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