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JohnReds 10-01-2009 15:43

Vorrei un consiglio per la scelta dello psicologo
 
Sono sempre stato un "fan" dell'introspezione, ma ultimamente, grazie a questo forum mi sono reso conto di quanto era necessario per me acquisire un interlocutore...da solo rischio di metterci troppo tempo. Per di più inizio a sentire il bisogno di parlare e aprirmi al mondo "esterno", non solo a quelli simili a me. Avrei bisogno, al limite, di sentirmi dire che le "vie" che sto seguendo vanno bene, oppure dove sto sbagliando.

Insomma, sto inziando a pensare di andare da uno psicologo.
Non uno psichiatra, non ho disturbi particolarmente gravi...vorrei sapere secondo voi, nella giungla di tipologie di analisi e di specialisti, qual'è la più adatta...

Non so, molte volte ho scritto quali sono i miei problemi...ma principalmente io potrei definirmi un "inabile sociale". Non soffro di ansie particolari(cioé le ansie le ho ogni tanto, ma la mia non è una vita "dominata dalla fobia"), anzi devo dire che ho sconfitto anche grosse timidezze, ma proprio non riesco ancora a stare bene nel mondo delle relazioni sociali. I miei problemi, più che origine esterna(tipo traumi in famiglia) credo abbiano origine da un rapporto sbagliato con me stesso e gli altri.

Ramirez 10-01-2009 16:02

Re: Un consiglio per la scelta dello psicologo
 
Quote:

Originariamente inviata da JohnReds
Sono sempre stato un "fan" dell'introspezione, ma ultimamente, grazie a questo forum mi sono reso conto di quanto era necessario per me acquisire un interlocutore...da solo rischio di metterci troppo tempo. Per di più inizio a sentire il bisogno di parlare e aprirmi al mondo "esterno", non solo a quelli simili a me. Avrei bisogno, al limite, di sentirmi dire che le "vie" che sto seguendo vanno bene, oppure dove sto sbagliando.

Insomma, sto inziando a pensare di andare da uno psicologo.
Non uno psichiatra, non ho disturbi particolarmente gravi...vorrei sapere secondo voi, nella giungla di tipologie di analisi e di specialisti, qual'è la più adatta...

Non so, molte volte ho scritto quali sono i miei problemi...ma principalmente io potrei definirmi un "inabile sociale". Non soffro di ansie particolari, anzi devo dire che ho sconfitto anche grosse timidezze, ma proprio non riesco ancora a stare bene nel mondo delle relazioni sociali. I miei problemi, più che origine esterna(tipo traumi in famiglia) credo abbiano origine da un rapporto sbagliato con me stesso e gli altri.

Io ho avuto esperienza con tre approcci differenti: Junghiamo, terapia della Gestalt/bioenergetica e cognitivo - comportamentale.

Se dovessi scegliere di tornare in analisi sceglierei senza ombra di dubbio la terapia Cognitivo-Comportamentale. E' più breve e vedi prima i risultati,
devi scrivere, annotare, risolvere dei compiti, quindi non si esaurisce nel lavoro di tre quarti d'ora- un'ora alla settimanale.
Diciamo che sei motivato è una terapia a tempo pieno.

L'abitudine di tenere un diario, scrivere l'ho conservata e tutt'ora questo mi è utile per avere una prospettiva più ampia e obbiettiva.
Anzi ho scoperto e conservato il piacere di scrivere.

esposizione 10-01-2009 17:43

meno guadagna meglio è

questo CREDIMI non è un consiglio stupido.. :lol:

aisljng 11-01-2009 05:13

Quote:

Originariamente inviata da esposizione
meno guadagna meglio è

questo CREDIMI non è un consiglio stupido.. :lol:

ci conosciamo da tempo , mi fido delle tue idee ... ma puoi dire il perchè ?
... o è la battuta tipo " chi vuoi che ci guardi, è solo una nostra impressione ?"

aisljng 11-01-2009 05:55

Re: Vorrei un consiglio per la scelta dello psicologo
 
Quote:

Originariamente inviata da JohnReds
Sono sempre stato un "fan" dell'introspezione, ma ultimamente, grazie a questo forum mi sono reso conto di quanto era necessario per me acquisire un interlocutore...da solo rischio di metterci troppo tempo. Per di più inizio a sentire il bisogno di parlare e aprirmi al mondo "esterno", non solo a quelli simili a me. Avrei bisogno, al limite, di sentirmi dire che le "vie" che sto seguendo vanno bene, oppure dove sto sbagliando.

Insomma, sto inziando a pensare di andare da uno psicologo.
Non uno psichiatra, non ho disturbi particolarmente gravi...vorrei sapere secondo voi, nella giungla di tipologie di analisi e di specialisti, qual'è la più adatta...

Non so, molte volte ho scritto quali sono i miei problemi...ma principalmente io potrei definirmi un "inabile sociale". Non soffro di ansie particolari(cioé le ansie le ho ogni tanto, ma la mia non è una vita "dominata dalla fobia"), anzi devo dire che ho sconfitto anche grosse timidezze, ma proprio non riesco ancora a stare bene nel mondo delle relazioni sociali. I miei problemi, più che origine esterna(tipo traumi in famiglia) credo abbiano origine da un rapporto sbagliato con me stesso e gli altri.

non escluderei a priori uno psichiatra, non è che è adatto per " i disturbi più gravi" .... solo può darti ( eventualmente ! ) medicinali perchè è ( anche, oltre a fare terapia in studio ) un medico

Clark_Kent 11-01-2009 11:06

Re: Un consiglio per la scelta dello psicologo
 
Quote:

Originariamente inviata da Ramirez
Se dovessi scegliere di tornare in analisi sceglierei senza ombra di dubbio la terapia Cognitivo-Comportamentale.

Sottoscrivo. Anche la mia è stata essenzialmente di questo tipo, cognitivo comportamentale.

Quote:

Originariamente inviata da Ramirez
E' più breve e vedi prima i risultati,
devi scrivere, annotare, risolvere dei compiti, quindi non si esaurisce nel lavoro di tre quarti d'ora- un'ora alla settimanale.
Diciamo che sei motivato è una terapia a tempo pieno.

Io ho visto i primi risultati molto presto: dopo le prime due-tre sedute (ma era oggettivamente un effetto placebo, legato alla consapevolezza aver fatto la scelta giusta e di stare lavorando con impegno alla soluzione) e dopo un paio di mesi, quando i primissimi pensieri disfunzionali erano già stati scoperti ed eliminati. Arma a doppio taglio però: attenzione a non mollare quando si vedono i primi risultati ed il grosso deve ancora arrivare. Se lo avessi fatto, non avrei affrontato le cose davvero serie ed il risultato non sarebbe stato così solido.

Quote:

Originariamente inviata da Ramirez
L'abitudine di tenere un diario, scrivere l'ho conservata e tutt'ora questo mi è utile per avere una prospettiva più ampia e obbiettiva.
Anzi ho scoperto e conservato il piacere di scrivere.

Ho un bellissimo ricordo del diario e anch’io lo uso ancora adesso. Se la relazione fra paziente e terapista funziona bene, quest’ultimo riesce a non dare semplici soluzioni calate dall’alto, bensì a fornire un metodo per sbrogliarsela in seguito da soli. E’ una buona tecnica, e mi è servita anche per affrontare nuovi problemi che si sono presentati in futuro.

JohnReds2 11-01-2009 13:35

Grazie a tutti dei consigli. :)

Io ormai da qualche anno tengo una specie di diario di riflessione che mi ha aiutato tantissimo...ho capito molte cose però quello che mi piaceva è un'interlocutore "fisico", da soli non si può capire tutto.

esposizione 11-01-2009 14:54

Quote:

Originariamente inviata da aisljng
Quote:

Originariamente inviata da esposizione
meno guadagna meglio è

questo CREDIMI non è un consiglio stupido.. :lol:

ci conosciamo da tempo , mi fido delle tue idee ... ma puoi dire il perchè ?
... o è la battuta tipo " chi vuoi che ci guardi, è solo una nostra impressione ?"


il rapporto che ti crei col medico non dipende da quanti soldi metti anzi..

Clark_Kent 11-01-2009 17:48

Quote:

Originariamente inviata da esposizione
il rapporto che ti crei col medico non dipende da quanti soldi metti anzi..

Sono d’accordo. Non c’è secondo me un legame evidente fra la bravura del terapista e quando chiede. C’è invece, a mio parere, un nesso molto chiaro fra l’atto di pagare (a prescindere dalla persona e dalla cifra in sé) e l’efficacia della terapia. Ogni volta che tiravo fuori i miei 58, poi diventati 62, la mia motivazione veniva sostenuta. Dicevo sostanzialmente a me stesso: “Devo fare dei sacrifici, e a quante belle cose devo rinunciare per questo! ”, “C***o, ora voglio che questo investimento frutti il massimo per me”. Quell’idea moltiplicava i miei sforzi, così e cercavo di ottenere il massimo sfruttando ogni imput che ricevevo durante la terapia. Del resto ha un senso: si tiene di più alle cose che si sono avute a prezzo di sacrifici, che quelle che sono sempre state li.

Ramirez 11-01-2009 20:31

Quote:

Originariamente inviata da JohnReds2
un'interlocutore "fisico", da soli non si può capire tutto.

Concordo in pieno, per quanto uno possa cercare di vedere le cose da punti di vista diversi, mettendosi nei panni dell'altro/i ci sono onestamente dei limiti che solo il confronto con una terza persona può far emergere e
superare.


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