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Coming out al lavoro
Da qualche anno lavoro in un nuovo ufficio. Prima causa Covid si andava meno, ora abbiamo ripreso ed andando tutti i giorni passo molto tempo con i miei colleghi. Al di là del fatto che io sia molto timido ed impacciato e non ho costruito relazioni molto profonde con gli altri, c’è una questione che mi mette ansia: ho paura di fare coming out. Ho un collega gay che parla apertamente della sua vita e della sua relazione, mentre io sono totalmente bloccato nel farlo.
Ovviamente i discorsi sulla vita privata sono all’ordine del giorno in pause e cose varie e io mi sento sempre super in ansia perché non so come comportarmi. Ho fatto un percorso molto lungo per accettarmi e ho fatto coming out solo con amici stretti e conoscenti fidati. Ho una relazione quindi è anche difficile per me non parlarne in ufficio, ma proprio faccio un enorme fatica. Il motivo non lo so e questa situazione mi genera tantissima ansia… Voi che fareste? |
Re: Coming out al lavoro
eh...come un po' per tutte le faccende, dipende sempre tutto da ciò che sei eventualmente disposto ad accettare come reazione.
Dove lavoro io -se fossi gay- sarebbe un bel problema: soprattutto le mie colleghe sono tremende nelle considerazioni sugli omosessuali ma pure verso le lesbiche. |
Re: Coming out al lavoro
Fai quello che ti mette meno a disagio. Hai già un collega che lo ha fatto di cosa hai paura? non gli è mica capitato niente di brutto.
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Re: Coming out al lavoro
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Step 2: aspetta qualche giorno Fine |
Re: Coming out al lavoro
Il modo migliore, per come vedo il mondo, è quello di farlo senza formalizzare, senza fare un vero e proprio annuncio.
Sentiti libero di parlare del tuo ragazzo/compagno nei discorsi quotidiani, con la stessa naturalezza con cui parleresti della tua ragazza/compagna se fossi etero. So che dirlo è molto più facile che farlo, ma nella mia vecchia azienda un nuovo collega fece proprio così. In una delle prime pause caffè ci parlò di un ristorante in cui era andato con il suo ragazzo qualche sera prima... In quel caso nessuno fece mezza piega, continuammo tranquillamente a parlare del ristorante e di cibo. E, almeno tra i colleghi con cui avevo maggiormente a che fare, la sessualità di questo nuovo collega non fu mai argomento di discussione. |
Re: Coming out al lavoro
magari poi l'avranno già intuito, su me giravano le voci più disparate e non c'era niente sotto.
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Re: Coming out al lavoro
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Non so io proprio non riesco. A parte che poi si parla spesso di vita privata come dicevo e ogni volta io sono sempre in ansia. Il fatto è che ormai sono quasi 2 anni che mi conoscono e penso tutti mi immaginano single e forse etero (o non lo so) quindi penso sia il doppio più “imbarazzante” uscire con la verità allo scoperto. Che poi non so cos’è scattato nella mia mente dato che come dicevo è un ambiente gay friendly tutto sommato, ma io di fare coming out così di punto in bianco non credo di esserne capace.
Lunedì si torna in ufficio e sono già in ansia per le domande sulle ferie, perché so che ci saranno. Non so davvero che fare… |
Re: Coming out al lavoro
Vado controcorrente, e dico che se ti senti così bloccato nel parlarne, forse sarebbe meglio tenere per te questo lato della tua vita.
Non bisogna necessariamente forzarsi a fare qualcosa perché lo fanno molti, non funzioniamo tutti allo stesso modo. Secondo me l'importante è capire a fondo cosa ci dà meno ansia o meno disagio: se confidarci oppure non confidarci. Spesso ovviamente non è facile capirlo, ci vuole tempo o magari anche alcune prove "sul campo", che possono anche essere dolorose per i risultati che portano. |
Re: Coming out al lavoro
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Non c'è niente di cui ti debba vergognare. |
Re: Coming out al lavoro
Per quello che vale mi accodo a Hor del cui post sottoscrivo tutto. Nessuno è tenuto a dire niente e a maggior ragione al lavoro dato che ci si passa una quantità di tempo tale che il minimo passo falso produce casini a valanga.
Non dico che si debba fare la mummia ma giusto ieri ho preso una birra con un amico con un'esperienza di vita che sarebbe adatta al soggetto di un film mozzafiato. Per altri motivi si parlava di argomenti di questo genere (convivenza sul luogo di lavoro) e la frase è stata "io mi sono sempre fatto i cxxxxi miei", detto da uno così è da scolpire su una lastra di marmo. E' una frase banale ma non è mai abbastanza ricordarla. Chiaro che far diventare tutto questo una forma di sorda sfiducia è altrettanto dannoso ma se nessuno chiede niente, perché dovremmo dire i cavoli nostri senza che ce ne venga alcun vantaggio? |
Re: Coming out al lavoro
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È importante sapere che TUTTO quello che noi diciamo sarà riferito ai capi. C'è gente che lo fa di professione. IN TUTTE le aziende. |
Re: Coming out al lavoro
Peraltro il concetto di “coming out” mi sembra una di quelle puritanate o puttanate importate dalla cultura americana, per rientrare nelle loro etichette e nelle loro classificazioni bianco o nero, una “accettazione” in modo “inclusive” che nella pura chiarezza illude di trovare la felicità. E di fatto un’implicita ammissione di una necessità di espiazione.
Se si parla di celebrità (molto attrezzate soprattutto dal punto di vista economico e quindi molto in grado di sbattersene di quasi ogni eventuale conseguenza) che vogliono diffondere la consapevolezza o di chi vuole lottare per certi diritti potrei capire, per la maggior parte delle persone non credo ci sia nulla da “rivelare” a nessuno. |
Re: Coming out al lavoro
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Bisogna anche dire che non è facilissimo arrivare a fare questa riflessione. Da adolescenti potrebbe essere un sincero modo per prendere le distanze da brutti modi di pensare e può essere una fase evolutiva della propria vita. E' preoccupante se lo dice gente di 50 anni, e ne conosco. Guarda caso sono tutte persone che per un motivo o per l'altro trovo inaffidabili e di non splendida compagnia. |
Re: Coming out al lavoro
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Re: Coming out al lavoro
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Re: Coming out al lavoro
Io ci dovrei pensare non due ma tre volte, per fare coming out.
Nella mia azienda ci sono vari omosessuali, alcuni dichiarati altri presunti. Purtroppo la maldicenza è sempre dietro l'angolo. Il caso più eclatante capitò con un caporeparto: mi stava parlando, quando il nostro collega gay passa dietro di lui e io lo saluto normalmente. Il mio interlocutore, così dal nulla e senza sapere se io avessi una qualche interazione fuori dal lavoro col collega in questione (poteva essere un mio caro amico, o magari anche un parente, non poteva saperlo), inizia una invettiva cattivissima verso di lui e i gay in generale, denigrandoli in maniera brutale, ero sconvolto da tanto aspro fervore. Io ribatto: "ma che problema hai, che ti hanno fatto, ma ti rendi conto di quello che dici", ma ovviamente parlavo con un ottuso ignorante. Ho sofferto a sentire quelle cose. |
Re: Coming out al lavoro
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la gente estranea è feccia,a volte s'attacca a tutto pur di rompere l'anima agli altri,poi vedi te magari il tuo collega gay viene sparlato alle spalle e lui non lo sa o tu potresti divenire oggetto di dileggio,meglio non cacciarsi in certe situazioni scabrose poi è vero,ho notato c'e questo malcostume di farsi sempre i cazzi degli altri sul lavoro,vita privata ecc è una cosa abbastanza fastidiosa,per non dire insopportabile. |
Re: Coming out al lavoro
nel mio caso non ne ho mai fatto uno formale, semplicemente ho sempre parlato di relazioni con ragazze e non con ragazzi e quindi è venuto da se.
Nel mio ufficio c'è un ragazzo dichiaratamente gay, che ironizza tanto sulla cosa ed è ben visto da tutti e recentemente è arrivata anche un'altra ragazza gay ( di cui ho scoperto solo perchè me l'hanno comunicato in quanto il mio gay radar non funziona bene, ma anche lei aveva parlato della sua relazione con una donna attuale quindi era venuto fuori così ). |
Re: Coming out al lavoro
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