Re: Il coraggio di dire di no
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Re: Il coraggio di dire di no
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Re: Il coraggio di dire di no
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Non è vero, ad alcuni piace lavorare. Ci sono un sacco di persone che potrebbero stare a casa ma lavorano lo stesso. Comunque se preferisci e puoi, stai pure a casa! :) |
Re: Il coraggio di dire di no
A me non piace lavorare, ma almeno mi dà una disciplina, mi devo svegliare sempre alla stessa ora e vestirmi. La sera andare a letto presto e non bere troppo. Per quanto sia mediamente logorante è meglio di stare in casa a rimuginare con una pazza malata di sopra che lancia i mobili e passa l'aspirapolvere 3 ore al giorno. Se avessi una bella vita privata odierei di più il fatto di lavorare.
In questo periodo ho meno da lavorare e ne risento. Inviato dal mio M2004J19C utilizzando Tapatalk |
Re: Il coraggio di dire di no
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Però sono consapevole che il mio è un caso particolare, visto che per me passione e lavoro fortunatamente coincidono. Se dovessi fare un lavoro "normale" (ad es. d'ufficio) non so quanto resisterei, probabilmente pochissimo. |
Re: Il coraggio di dire di no
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A me al momento non sta piacendo ma non vado a dire che è una merda per tutti. PS: c'è anche gente a cui non piace/ non vuole viaggiare. Anche quello non è un dogma. Io piuttosto di un viaggio a Los Angeles mi faccio una settimana di lavoro, decisamente meno ansie e stress. |
Re: Il coraggio di dire di no
C’è chi dice no
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Re: Il coraggio di dire di no
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Re: Il coraggio di dire di no
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Re: Il coraggio di dire di no
Secondo me stai sbagliando, te lo dico come un fratello. Tu non ti puoi fare condizionare dagli altri, se hai il presentimento che non funziona e non te la senti, allora ti consiglio di non farlo. La società e i genitori prima rimbambiscono i figli e poi li accusano di essere incapaci.
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Re: Il coraggio di dire di no
Non andrete mai in vacanza soli con tutti questi blocchi fidatevi per esperienza
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Re: Il coraggio di dire di no
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Re: Il coraggio di dire di no
Io ho grossi problemi sia con il lavoro che con il viaggiare, però va anche detto che sono due cose diverse. Il viaggiare è un'esperienza che ha una fine, il lavoro praticamente no (altrimenti fai la fame). Inoltre nel lavoro sei costretto a interagire in un ambiente spesso non rilassato, integrarti in un gruppo di lavoro, devi essere efficiente, sveglio, attento. Per una persona insicura, che soffre di ansia (peggio se anche sociale) e/o depressione, gestire tutto questo quotidianamente e per tante ore al giorno è assai arduo.
Ci fosse almeno una valida alternativa, si lavorasse almeno meno ore..Il lavoro ha un'invadenza nella vita di una persona che è disarmante. Se nessuno si ribella a tutto questo è perchè a molti le cose così come stanno tanto male non fanno: come vedi anche su questo forum molti preferiscono lavorare perchè li "distrae", perchè "stare a casa è deprimente"..beati loro. Un male minore è sempre meglio di un male maggiore. Però poi fa sempre ridere quando fanno le morali, perchè se fossero nei panni di una persona per cui il lavoro non rappresenta la distrazione ma, piuttosto, ciò che ti allontana dalla distrazione e ti immerge nel dolore, come lo vivrebbero il lavoro? Per il resto sono d'accordo sul fatto che soprattutto i primi tempi sono fisiologicamente i peggiori, è una cosa da mettere in conto purtroppo. |
Re: Il coraggio di dire di no
Non passiamo dal ho problemi a lavorare al il lavoro è il male perché la prima cosa è comprensibilissima e si può provare a trovare delle soluzioni la seconda non ha senso, se nessuno lavorasse torneremmo nelle grotte perché tutto quello che c'è di umana creazione su cui i vostri occhi si posano è stato fatto da qualcuno che ci ha lavorato e ci lavora. Basta una sola categoria tra migliaia esistenti a fermarsi e la società moderna è finita, non glorifichiamo il lavoro ma non sputiamoci addosso per favore.
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Re: Il coraggio di dire di no
Dovete sognare di essere voi i figli con accanto la bonaria..
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Io penso che il lavoro, possibilmente, bisogna procurarselo da soli. Ma ognuno sceglie a cosa dire sì o no, purché una volta per tutto si accetti (nel senso si affermi la propria scelta, non che ci stia veramente bene) tutto ciò che una scelta comporti, al netto degli aspetti non prevedibili o non previsti (e questi sono poi altri veri problemi). Non è che sia affar mio se uno vuole farsi campare dai genitori fino a quando loro ci saranno, non ne voglio più neanche fare una questione di dignità, a che serve vivere teoricamente peggio per dimostrare qualcosa agli altri? E il coraggio (di dire sì o no) è tale o meno a seconda della prospettiva. Non si è quasi mai liberi del tutto, quanti possono dirsi tali? E se lo sono magari rimpiangono di non essere legati a qualcosa, neanche a un obiettivo; avere solo dei piaceri da soddisfare tra cui scegliere a portata di mano. Una condizione può essere preferibile ad altre comunque, e se si può la si cambia. Tutto mi sembra relativo, se è così bisogna solo usare i piatti di una bilancia, e sostenere il proprio coraggio diventa solo un modo per sentirsi lodati, un (possibile) guadagno nei giudizi sociali in un certo senso, che uno può anche rifiutare grazie a un ... coraggio.
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Re: Il coraggio di dire di no
A meno che tu non sia abbastanza benestante da vivere di eredità ti consiglio di andare al volo. I genitori non sono eterni e alla nostra età stanno già passando gli ultimi treni della vita a meno di lauree particolari.
Anche io come te mi sono rituffato nella società a 31 anni suonati dopo una giovinezza ai margini. Facciamo un ultimo tentativo per una vita dignitosa se non per noi che non ce ne frega un cazzo almeno per le nostre famiglie che soffrono a vederci chiusi in casa. Prova, tanto soffriamo comunque ma almeno soffriamo per qualcosa di buono... |
Re: Il coraggio di dire di no
Io lavoro per sopravvivere, tra mille difficoltà, alcune giornate tranquille ma a volte è durissima per me affrontare l’impegno lavorativo, sia lo svegliarsi per andare e sia lo stress e l’ansia nel gestire situazioni lavorative, ma non posso assolutamente permettermi al momento di non avere reddito
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Re: Il coraggio di dire di no
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Magari a uno piace un ambito, ci ha studiato sopra ed ha trovato impiego in un ambiente dove sta bene, magari ha sempre voluto fare il muratore e lo fa volentieri come piace a lui, magari lo gratifica essere indipendente economicamente o mantenere la sua famiglia e tanto gli basta per esserne contento e sopportarne le grane...come se hai un figlio che fai capricci per mangiare, non è che allora per questo lo odi, uno mette in bilancia pro e contro, come in tutte le cose. Il "sempre bellissimo" non esiste. Magari uno ha bisogno di essere "contenuto" in un ambiente con delle regole e in cui gli vengono affidati dei compiti. Le terapie occupazionali infatti trovano riscontri positivi. E questo non vuol dire essere pecore che idolatrano il lavoro, il liberismo e negare tutti i problemi che riguardano il tema. Un po' di equilibrio nel valutare le cose ci vuole, specie chi ha una certa età, non si può pensare che tutto ciò che comporta un minimo di sforzo/ fatica/disagio allora sia il male assoluto e devastante, in nessun ambito della vita. Parlo da persona in crisi lavorativa dal 2006 che non ci ha ancora trovato una quadra, prima che mi si dia della privilegiata, sana, o che so io. |
Re: Il coraggio di dire di no
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Io invece ho la grandissima sfiga di fare un lavoro dove il diploma non è importante, però è richiesta intelligenza (che non ho), manualità molto buona, precisione e responsabilità. |
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