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Quando la fobia è una marcia in più
Io soffro di una strana"sindrome"...la sindrome da "ebreo nella Germania nazista" :o .
Ho un grande timore che mi "scoprano", che sappiano che non sono propriamente normale, e quindi che succede? Faccio tutto il possibile affinché questo non accada. Solo che questo ha uno strano effetto collaterale. A volte mi capita di fare cose, unicamente per non farmi scoprire, che farebbero in pochi. Ad esempio: mi propongono di fare una cosa che al sociofobico/timido medio farebbe accapponare la pelle, una cosa "estroversona" diciamo, e io nel momento in cui me lo propongono sono all'istante dilaniato da un dubbio: da un lato non la vorrei assolutamente fare, dall'altro il fatto che non la voglio fare per problemi "indicibili" mi mette in crisi perché qualsiasi scusa mi sembra falsa e poco credibile, mi sento sotto torchio, penso che la verità venga fuori(come un ebreo nella WWII infatti). E allora, tra un burrone e un altro, mi butto in quello meno profondo, ovvero accettare la proposta: il male massimo sarebbe venire scoperto e tirare giù la maschera. Con questo meccanismo, però, ho accettato di fare cose che persino i normali non farebbero, poiché la "sindrome da ebreo nella germania nazista" mi rende un pochino paranoico, e mi sembra che potrei venir "scoperto" anche per cose che non farebbero moltissimi "normaloni". Alla fine grazie a questo meccanismo non mi sono pentito di aver accettato, perché mi sono messo alla prova e ho fatto esperienze che alteimenti non avrei mai fatto. In questo senso potrei definire una marcia in più(a volte) i miei problemi. Infatti la cosa buffa è che proprio così ho ottenuto risultati nel lavoro e nella vita superando altri "normali" più bravi di me magari, ma più pavidi. A voi è mai successo? |
la migliore balla che puoi dire è quella che hai bisogno di prendere un po di tempo e stare con te stesso.
Tu non hai nulla da rendere conto a nessuno,dunque puoi anche non dare spiegazioni se ti chiedono "cos'hai" e le solite menate. Non farlo troppo però...sennò poi non resti arzillo :D poi comunque non potrai farlo sempre perchè bene o male,un contatto sociale devi averlo per forza,dunque sarai costretto a farlo. ma se adesso non te la senti,taglia corto...non morire di ansia,è inutile. Tenta una terapia diversa invece,magari aiutandoti anche con metodi naturali tipo il training autogeno o cose simili,a me aiutano molto :D quando "senti" che la paura inizia a sparire e inizi a chiederti "ma che mi succede??" allora potrai PIANO PIANO,tornare ad uscire. Prima vuol dire suicidarsi. |
Re: Quando la fobia è una marcia in più
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io da piccolo soffrivo,in senso lato,della sindrome di Stoccolma |
se uno ha la fobia della normalità, la marcia è in folle
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Forse mi sono espresso un pò male...mi sono presentato come una specie da psicopatico :roll:
In realtà la spinta che sento è più un automatismo. Quando mi fanno una proposta, e presagisco che un mio rifiuto potrebbe far scaturire nell'altro la fatidica affermazione "ma sciogliti un pò!", oppure, "cavoli ma sei troppo timido!", o peggio "ma c'è qualche problema che non la vuoi fare?", tutte affermazioni che accrescono il mio imbarazzo parecchio, mi butto in un accettare senza riserve la proposta fattami, anche se magari è una proposta estroversona che preferirei evitare. E a volte accetto proposte che magari potrebbero essere evitate con scuse credibili In pratica la coscienza di avere blocchi "non normali" non mi rende capace di discernere bene quando si può non fare una cosa e venir giudicati normali e quando quella cosa non può essere evitata, poichè l'evitarla scatenerebbe sospetti negli altri sulla mia "normalità". Il sentirmi giudicato "strano", o "sfigato", o anche il pensare che potrebberoi giudicarmi così anche se non ne hanno dato segno, mi da molta noia, perché aumenta quel senso di disagio e straniazione e del sentirmi "diverso, sporco" rispetto agli altri. Quindi meglio una figuraccia o un pò d'ansia al venir marchiato di una brutta fama. Il punto è che con questo sistema ho fatto cose superando anche i normali, grazie al mio "coraggio involontario" nell'accetare sfide. Ho fatto viaggi, ad esempio, che non tutti avrebbero fatto, ma poi questa cosa col senno di poi mi ha arricchito tantissimo, anche se sul momento non ero propriamente felice. E anche al lavoro a volte sono più attivo e propositivo rispetto ad altri colleghi, tutto grazie a questo mio sempre farmi avanti per evitare sospetti... |
si capita anche a me,anche quando mi sono rivisto dopo anni con questo amico,e mi invita di andare al bar e in giro,io quasi automaticamente ho detto ok,pur di non far sapere la mia situazione,le mie paure,ho fatto finta di essere normale e sono andato a mio rischio,perche' qualche figuraccia e' sempre dietro l'angolo,pero' e' andata bene,ormai se capita mi ci butto,allo stesso tempo pero',spero che non capitino certe occasioni..che roba contorta 8O
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La fobia non è una marcia in piu'
è come stare in folle sveglia |
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Ho solo riportato un'esperienza che ho vissuto, a volte può essere rincuorante sapere che non tutto quello che ci accade in questo momento di "transizione" è negativo. |
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descritto. Pur di non sentirmi dire che ero timido (una critica che mi feriva a morte) mi imponevo di fare cose che erano esattamente all'opposto del mio carattere di timido, (parlare ad ogni costo, essere sempre al centro dell'attenzione degli amici) come se dovessi sempre dimostrare l'opposto di quello che in realtà sono... Un passo ulteriore (verso l'equilibrio psichico) l'ho fatto quando ho cominciato ad "accettare" le critiche di "timido". Molto spesso infatti non c'è cattiveria in chi lo dice, e se anche ci fosse non sarebbe il disastro peggiore che possa capitare... è soltanto l'opinione di chi parla e non un dato oggettivo valido sempre... per cui, banalmente, dopo aver seguito un lungo percorso... bisogna cominciare anche ad essere se stessi e trovare un "proprio stile"... ciao |
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