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whitoutwords 24-12-2008 15:21

Grazie anche da parte mia per l'immenso post che ho letto con molto piacere(scrivi bene) e che in parte ha aiutato anche me a decidere di sentire "qualcuno bravo",ovvio che le "rinascite" ai livelli della tua sono 1 su 1000 o forse piu' e dipendono anche da molti altri fattori come qualcuno ha gia detto,cio non toglie che se in qualche modo puo' aiutare,DEVE essere provato da tutti quelli che sospettano avere un problema di questo tipo e che da soli non riescono ad uscirne.
Fosse anche solo uno storiella inventata,e' davvero bella e da...forza.
Grazie

Clark_Kent 30-12-2008 12:14

Volevo condividere con tutti voi delle cose particolarmente belle che mi sono accadute in questi giorni.

Sono tornato nella mia città natale per le feste, per la prima vola da quando la terapia e finita. Mi sono accorto di persone di quante cose sono cambiate dall’anno scorso, quando feci una scappata frettolosa con sentimenti di amore-odio ancora non del tutto digeriti. La prima gioia è stato il pranzo di Natale: gli anni scorsi era stato una pena, tanto che i tic, le spigolosità e le manie e dei miei parenti mi riuscivano insopportabili, ed io per primo non vedevo l’ora di scappare e di trovarmi da solo. Questa volta è stato diverso, quelle caratteristiche erano sempre li, ma sperimentavo per la prima volta una specie di affettuosa comprensione per i difetti ed i limiti degli altri. Quelle stesse caratteristiche che prima mi sembravano odiose, ora semplicemente mi “scivolavano addosso”. Le riconosco, le comprendo dandogli il giusto peso, ma per fortuna non mi danno dolore.

La seconda sorpresa è stata mio papà. Dovevamo essere tutti assieme, ma all’ultimo momento la cosa sfumò per impegni di lavoro. Andai a trovarlo io e fu un’esperienza particolare: potete immaginare quanti locali pubblici siano aperti alle nove del mattino del 25 dicembre, nella zona del porto, e che gente li frequenti: stavamo al bar e vicino a noi passava una mezza folla da corte dei miracoli: ubriachi, squinternati, artisti falliti, solitari, papponi in vena di buoni sentimenti ed ex prostitute. Mi sembrava di stare in una canzone di De Andrè. Anche qui una bella sorpresa, se prima cercavo sempre di differenziarmi a tutti costi da lui rimarcando ostinatamente tutte le cose che ci distinguevano, per un po’ di tempo è stato bello stare al suo gioco, ad esempio divertendosi e chi spara le balle più grosse. Mio padre mi presentò a tutto il suo giro, e che gioia sentirsi dire che avevamo lo stesso sguardo!

Ancora un piccolo dettaglio. Sono tornato in molti posti che erano stati “miei” negli anni passati, luoghi che davano delle emozioni ed erano perciò collegati a tanti ricordi profondi e privatissimi. Pensavo che sarebbero rimasti muti, che non mi avrebbero detto più nulla, e che anzi li avrei rivisti con fastidio ed irritazione. E’ stata una felicità profonda, poiché scoprivo di provare le emozioni di allora, anche più forti e vivide, come se li rivedessi con l’ingenuità e la freschezza di bambino e di ragazzo, ma senza malinconie e rimpianti. Anche entrare in contatto con le persone mi è sembrata una cosa così fresca, appagante e naturale, mentre prima tante volte avevo la sensazione di vivere dentro una bolla trasparente e perlopiù il mio vernacolo mi sembrava odioso. Ho avuto la bellissima sensazione di essere “permeabile alla vita”, e che le barriere fra me ed il mondo esterno siano cadute per sempre. Mi è venuta in mente in modo irresistibile l’idea dell’innesto: una nuova e vitale gemma su un fusto solido. Per fortuna nulla è andato cancellato o distorto, ma soltanto utilizzato altrimenti.

Nemmeno a farlo apposta, sono ripassato di fronte a dei luoghi pieni di significato, come ad esempio la sede della società sportiva dove mi ero speranzosamente iscritto con la convinzione che l’attività fisica mi aiutasse a migliorare, l’incrocio dove si radunavano le compagnie piene di ragazze eleganti e femminili, che io però mi limitavo a guardare da dietro i portoni con la faccia di uno che passasse li per caso, quei luoghi da topo di biblioteca dove mi immergevo per ore, oppure i posti un po’ selvaggi dove magari avevo solennemente giurato a me stesso che quel giorno sarei stato come gli altri.
Quest’esperienza mi ha fatto riflettere su una cosa molto importante, che potrebbe essere di aiuto per qualcuno. Negli anni passati avevo tentato moltissime molte di risolvere il problema da solo, ma solo dopo aver concluso la terapia ho capito con assoluta chiarezza perché non ci fossi mai riuscito, e questo nonostante sforzi accaniti e tutta la mia più buona volontà che ho profuso nell’arco di anni ed anni. Inoltre, ero sconcertato dal fatto che il mio problema fosse diventato cronico, ovvero dopo un po’tornassi infallibilmente nella stessa identica situazione di prima.
Quando cercavo di farcela da solo, mi concentravo sulle manifestazioni esteriori del problema, ad esempio mi costringevo ad espormi buttandomi nelle situazioni sociali o mi imponevo di frequentare nuovi giri di amicizie; con la terapia ho invece lavorato sulle cause del problema, quindi la soluzione è stata definitiva e perlopiù si è conclusa con un’acquisizione ‘strutturale’ di nuove abilità. Come in medicina, c’è un’enorme differenza fra curare i sintomi (ad esempio prendere un antidolorifico) o concentrarsi sulla causa del male. Con il senno di poi, dire "sono timido e devo assolutamente sforzarmi di uscire" mi sembra oggi come avere una spina nel piede e prendere un'aspirina. Più realistico scoprire le cause ed eliminarle una volta per sempre.

Felicità e buon anno a tutti,
c.k.[/i]

Sentenza 30-12-2008 13:17

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Quest’esperienza mi ha fatto riflettere su una cosa molto importante, che potrebbe essere di aiuto per qualcuno. Negli anni passati avevo tentato moltissime molte di risolvere il problema da solo, ma solo dopo aver concluso la terapia ho capito con assoluta chiarezza perché non ci fossi mai riuscito, e questo nonostante sforzi accaniti e tutta la mia più buona volontà che ho profuso nell’arco di anni ed anni. Inoltre, ero sconcertato dal fatto che il mio problema fosse diventato cronico, ovvero dopo un po’tornassi infallibilmente nella stessa identica situazione di prima.

è il problema che troppo spesso affligge pure me, il fatto che sto cronicizzando gli stessi errori, piuttosto che cercare di capire perchè continuo a commetterli.

Francamente non sono sicuro del tutto che una psicoterapia possa aiutarmi a risolverli (parlo naturalmente del mio caso personale, poi ognuno è diverso..), o se invece non possa provocarmi altri problemi più seri, poichè verrebbe a galla tutto ciò che tengo nell'inconscio. E considerando che il mio prinicipale problema personale è una forte ansia, che alcune volte è sfociata in attacchi di panico, per fortuna mai troppo forti o ingestibili, forse tirare fuori cose sepolte che al momento non mi turbano, protrebbe provocarmi altri problemi

Mi rendo conto che la mia è forse più una paura irrazionale, e una mancanza di sicurezza, ma vorrei pensarci per bene e con calma prima di intraprendere una strada che appare molto tortuosa, e vorrei consultarmi con il mio medico, di cui mi fido molto (e anche perchè, al momento, sento di non essere ancora alla disperazione..).

certo, leggendo la tua storia, e osservando i successi a ripetizione che stai ottenendo, penso che sia anche facile sentirsi tentati da questa strada..
però non è detto che ciò che è stato utile per te, lo sia anche per me.

ciò però non toglie assolutamnete la portata di ciò che sei riuscito a realizzare, e come ti ho già detto, il vero senso della tua testimonianza sta nel fatto che un futuro migliore è possibile, se solo ci si crede, ed è il risultato finale ciò che conta, non il mezzo con cui lo si ottiene.

ancora grazie :wink:

cancellato3011 30-12-2008 15:13

Quote:

Originariamente inviata da Redman
Chissà com'è geloso Giova della lunghezza di questo post 8)

per nulla :P

si vede ad occhio che è tutto frutto di post a pezzi riuniti in un unico filone..pure io so' capace di scrivere un romanzo riunendo una decina di miei post :P

detto questo...non sarà una pubblicità, ma io trovo troppo forzata la storia di insistere tanto su un aiuto esterno :roll:

gattasilvestra 30-12-2008 17:26

buon anno Clark! :) e grazie, più che per gli auguri per i tuoi racconti così dettagliati ed entusiasmanti.

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Ho avuto la bellissima sensazione di essere “permeabile alla vita”, e che le barriere fra me ed il mondo esterno siano cadute per sempre.

devo dire che "da qui" sembra un sogno...

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Quando cercavo di farcela da solo, mi concentravo sulle manifestazioni esteriori del problema, ad esempio mi costringevo ad espormi buttandomi nelle situazioni sociali o mi imponevo di frequentare nuovi giri di amicizie; con la terapia ho invece lavorato sulle cause del problema, quindi la soluzione è stata definitiva

per ora ho testato solo l'inefficacia (su di me) del "buttarsi" nelle situazioni (tanto che ora nemmeno mi riesce più), ma condivido pienamente

Quote:

Originariamente inviata da Sentenza
certo, leggendo la tua storia, e osservando i successi a ripetizione che stai ottenendo, penso che sia anche facile sentirsi tentati da questa strada..
però non è detto che ciò che è stato utile per te, lo sia anche per me.

secondo me il fallimento della terapia dipende dallo psicoterapeuta che si sceglie, immagino ne esistano di pessimi. E magari non tutti riescono a motivarti abbastanza e a farti mettere in gioco.
Una persona che conoscevo ha fatto terapia per anni (non per la fobia sociale) e ancora viveva una vita falsa, poco appagante, si odiava, ecc. ecc... e molto spesso passava l'ora di seduta settimanale chiacchierando di amenità con lo psicologo, invece di parlare dei suoi problemi.
Comunque forse hai ragione tu, ognuno ha la sua strada...

Clark_Kent 01-01-2009 14:19

Quote:

Originariamente inviata da Sentenza
certo, leggendo la tua storia, e osservando i successi a ripetizione che stai ottenendo, penso che sia anche facile sentirsi tentati da questa strada..

Quote:

Originariamente inviata da giova88-7messaggi
detto questo...non sarà una pubblicità, ma io trovo troppo forzata la storia di insistere tanto su un aiuto esterno

Attenzione, questo è un punto importante. Il mio approccio a tutta la faccenda è assolutamente pragmatico e per principio parlo solo di quello che conosco per esperienza diretta. Se avessi tratto dei benefici – poniamo - dallo zen, dal reiki, dal rebirthing, dalla meditazione trascendentale, dallo yoga, dal training autogeno, ora parlerei rispettivamente dello zen, del reiki, del rebirthing, della meditazione trascendentale, dello yoga, del training autogeno. Poiché l’idea della psicoterapia breve ha dato i risultati che volevo, ed anche tantissimi di più, mi sembra di avere un dovere verso gli altri nel condividere un messaggio di speranza. Occhio quindi che la mia non è La Soluzione, è soltanto una possibile soluzione (notate le maiuscole).
Questo è il mio ragionamento. Più dettagli sono disponibili sulla mia esperienza - e più essi sono circostanziat -i, più le persone che mi leggono hanno elementi per valutare da sole se il mio percorso potrebbe essere utile o meno anche per loro. In entrambi i casi c’è stato un guadagno. Ognuno cerca poi il cammino che gli è più congeniale, basta non arrendersi mai.

Quote:

Originariamente inviata da gattasilvestra
Una persona che conoscevo ha fatto terapia per anni (non per la fobia sociale) e ancora viveva una vita falsa, poco appagante, si odiava, ecc. ecc... e molto spesso passava l'ora di seduta settimanale chiacchierando di amenità con lo psicologo, invece di parlare dei suoi problemi.

Ma, amenità proprio non ne ricordo se non verso la fine fine. Una volta si erano scatenate talmente tante emozioni che uscii con una stanchezza tale da dovermi mettermi a letto. E’ stata una sgobbata peggio di una tesi di dottorato...


Con l'occasione aggiungo alcune cose scovate nel mio diario, sperando che interessino a qualcuno. Nel corso del lavoro abbiamo scovato insieme un sacco di idee disfunzionali, e vorrei mostrare come cambiandole siano cambiati i risultati. Entrambi gli schemi si riferuiscono alla stessa situazione, ovvero incrociare lo sguardo di una donna in un posto pubblico. Ho scelto questa (ce ne sono tante altre…) poiché avevo sempre avuto un’invidia folle di persone che riuscivano ad avvicinare una donna semplicemente con un gioco di sguardi, mentre per me i segnali non verbali erano totalmente muti. Quando qualcuno mi diceva "Beh, ho capito guardandola che potevo avvicinarla, che era interessata a me e che sarebbe andato bene" avevo la tentazione di prenderlo a pugni...

Basta brutti ricordi! Ecco qui il prima e il dopo:

- Convinzione originale: “Sono un vero cesso. Nessuna donna potrà mai trovarmi attraente. Se qualcuna mi guarda è per ridere di me”
- Reazione (emotiva, interna): “Cos’ho fuori posto?” “Cazzo hai da guardare, sarai bella tu!” Perché provi gusto a umiliarmi?”
- Reazione (fisica, esterna): distogliere lo sguardo, abbassare gli occhi, adottare una postura rigida, contegno sdegnoso, ostentare indifferenza e distacco, nascondersi, fuggire ecc. ecc.
- Emozioni : delusione, ansia compressa, rabbia, vegogna

- Nuova convinzione “Vado bene cosi come sono”, “Diverse donne possono trovarmi attraente”, “Se qualcuna mi guarda, di solito è per manifestare interesse e curiosità”.
- Reazione (emotiva, interna): “Wow!” ; “Naturale, perché dovrebbe essere altrimenti?” , “Che situazione interessante, vediamo cosa succede!”
- Reazione (fisica, esterna): tenere lo sguardo e mantenere il contatto con gli occhi, postura rilassata, atteggiamento amichevole, manifestare apertura, sorridere, godersi il sorriso ricambiato ecc.
- Emozioni : curiosità, sopresa, gioia, consapevolezza

Vedete la diffeenza? L’idea originale è disfunzionale, contiene cioè un messaggio “suicida”, viene espressa per generalizzazioni, assoluti e luoghi comuni, e inoltre presuppone una conclusione immutabili. Inoltre è de-responsabilizzante, poiché scarica tutta la colpa sugli altri (“le donne mi trovano un cesso”) oppure su aspetti fuori dal mio controllo (“cosa mai potrò fare con la faccia da sfigato che mi ritrovo?”).

La nuova idea è positiva e creativa, contiene cioè un messaggio di apertura alla gioia, espresso in termini realistici e plausibili. Lascia aperte molte conclusioni diverse, che possono realizzarsi a meno. Presuppone un margine di incertezza e di casualità, ma si basa in massima parte su fattori controllabili come la comunicazione, l’atteggiamento e la situazione.

Con la terapia è stato individuare tantissime di queste idee disfunzionali (di tante non avevo neppure conoscenza) scoprirne la causa (perlopiù disturbanti esperienze della prima infanzia che la mia mente aveva accuratamente rimosso) e sostituirle con convinzioni più realistiche, e soprattutto funzionali.

Ecco qui. Se vi interessa, racconto dell'altro.

Felicità e tutti,
c.k.

Poison2 03-01-2009 03:58


vikingo 14-01-2009 19:14

quindi io che ho problemi palesi anche solo a guardare negli occhi una donna che mi piace per piu di un secondo cosa dovrei dire al mio terapeuta....
nel senso la terapia va bene....ora trattiamo il mio relazionarmi con laltro sesso....come potrei fargli capire...questo mio problema...
e cosa potremmo fare.....per migliorare...

Clark_Kent 14-01-2009 23:43

Quote:

Originariamente inviata da vikingo
quindi io che ho problemi palesi anche solo a guardare negli occhi una donna che mi piace per piu di un secondo cosa dovrei dire al mio terapeuta....

Semplicemente di’ con chiarezza ciò che desideri e spiega quello che è importane per te. Se hai un bisogno, manifestalo naturalmente.

Io un mattino attaccai così: “Quando incrocio la sguardo di una donna che mi piace, sono preso dall’angoscia, dalla rabbia e dalla confusione. E’ una cosa che mi sta molto a cuore: per favore lavoriamo su questo problema”.

Poi un pezzo alla volta aggiustammo tutto, ma se non glielo avessi detto con chiarezza, dandogli tutte le informazioni che avevo, non avrei ottenuto granché.

vikingo 15-01-2009 01:20

e il mio stesso problema quando guardo una donna.....

giordano 15-01-2009 02:52

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
“Quando incrocio la sguardo di una donna che mi piace, sono preso dall’angoscia, dalla rabbia e dalla confusione.

ho letto tutta questa tua "VITTORIA" ..complimenti!
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Prassi 15-01-2009 10:43

Quote:

Originariamente inviata da giordano
ho letto tutta questa tua "VITTORIA" ..complimenti!
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Preferisco non saperlo.

giordano 15-01-2009 23:31

Quote:

Originariamente inviata da Prassi
Quote:

Originariamente inviata da giordano
ho letto tutta questa tua "VITTORIA" ..complimenti!
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Preferisco non saperlo.

e perchè??

Prassi 16-01-2009 00:02

Quote:

Originariamente inviata da giordano
Quote:

Originariamente inviata da Prassi
Quote:

Originariamente inviata da giordano
ho letto tutta questa tua "VITTORIA" ..complimenti!
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Preferisco non saperlo.

e perchè??

Per me non è tanto piacevole una terapia ad impatto frontale, anche se magari è l'unica. A quel punto la guarigione è quasi scontata. Non sto assolutamente criticando Clark (che stimo molto), però come direbbe qualcuno:

:)

Snow_Crash 16-01-2009 04:22

Quote:

Originariamente inviata da bardamu2
...ammetti implicitamente di non essere capace di tollerare idee diverse dalle tue. Quindi di essere INTOLLERANTE verso ogni idea diversa dalla tua.

Dichiaro esplicitamente che qui l'intollerante sono io. Io sono lo <<...stronzo...>> (cit.) e lo <<...psicopatico...>> (cit.). Non c'è nessuno, fra questo manipolo di sfigati, che sia più sfigato di me e che soffra più di me! Nego la validità di qualsiasi altra possibile prospettiva. Sì! Perchè mi fa comodo. OK? Ora prostratevi ed adoratemi.

Snow_Crash 16-01-2009 11:41

Naturalmente stavo scherzando...

vikingo 16-01-2009 14:50

penso che usero' alcune dritte di clark col mio terapeuta...

Clark_Kent 16-01-2009 19:40

Quote:

Originariamente inviata da giordano
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Aggiungo un po’ di dettagli proprio nella pratica dei fatti. Non c’è però nulla di terrificante, né brutalità tipo terpia d'urto, nulla di forzato o traumatico. Questa fase si è svolta verso la fine della terapia, quando ormai avevo acquisito abbastanza strumenti per potermela cavare da solo anche in situazione nuove.

Per prima cosa mi sono osservato mentre camminavo, ed ho scoperto subito che la mia postura naturale era con le spalle curve e lo sguardo piegato verso il basso. Provai a mettermi nei panni di chi mi avesse visto, e cercai di capire quali messaggi potevo comunicarli: mi vennero in mente cose come “lasciate perdere”, “ignoratemi”, “voglio passare inosservato, sono trasparente”.
Un po’ alla volta riuscii a camminare per strada con lo sguardo all’altezza degli occhi delle altre persone, invece di fissare un punto sul marciapiede. Li cominciarono le sorprese. Accadeva a volte di incrociare lo sguardo di passanti, una situazione che mi faceva sobbalzare dalla sorpresa. La mia prima sensazione era di avere qualcosa fuori posto: il colletto della camicia balzano, i capelli spettinati, gli occhiali storti, la giacca abbottata dispari e così via.

Per capire cosa succedeva mi misi a fare esperimenti nel tempo libero. Sceglievo un abbigliamento curato, a volte anche piuttosto elegante, e verificavo bene che tutto fosse in ordine. Poi me ne andavo a zonzo in una situazione dove potevo mescolarmi alla gente senza che sembrassi né troppo ricercato, né troppo informale, ad esempio una via di un quartiere commerciale il sabato pomeriggio o certe passeggiate invernali in riva al mare.

Qui un po’ alla volta cominciavo a lasciare da parte il mio interminabile dialogo interiore ed il flusso dei miei ricordi, e cercavo invece di far spazio al mondo che mi circondava, in particolare di far lavorare la mia nuova curiosità per il mondo esterno e le altre persone. Cercavo così di lasciarmi guidare più dall’istinto e dal sentimento, che non dalla fredda logica o dalle idee che avevo su me stesso.

A questo punto cominciavo ad “osservare come osservavo”. Se una persona mi incuriosiva e basta (perché ad esempio aveva un’andatura buffa, un vestito troppo stravagante o un comportamento eccessivo) mi accorgevo che le davo un’occhiata generale piuttosto veloce, che toccava una dopo l’altra varie parte del corpo. Se invece una donna mi colpiva, lo sguardo si incrociava infallibilmente, pupille nelle pupille, ed a volte ero tanto affascinato da ruotare addirittura il collo per non perdere il contatto, ad esempio se io e lei camminavamo in due direzioni opposte.
Ripetevo questi esperimenti con costanza, giorno dopo giorno, appena ne avevo l’occasione. Fu come una lenta riabilitazione dopo un incidente, o imparare a cantare a furia di prove. Un po’alla volta cominciavo a capire quali sguardi significassero cosa.

Il passo successivo fu cogliere negli altri (nelle altre) quei segnali non verbali che avevo imparato a leggere in me stesso. Anche qui stesso metodo: andavo in giro mescolandomi alla gente e cercavo di capire senza preconcetti quello che accadeva attorno, cercando di giudicare le situazioni che vivevo nel modo più sereno e distaccato possibile. Un po’ alla volta riuscivo a distinguere fra

– incroci di sguardi del tutto casuali;
– espressioni di semplice e generica curiosità (“Toh, quel tipo somiglia a zio Pino”, “Perché mi guarda, lo conosco forse?”)
– e infine sguardi molto, molto, molto diversi.

Settimane dopo settimane presi coraggio, e quando mi sembrò il momento giusto provai a sostenere lo sguardo per un periodo appena più lungo di quanto fosse plausibile dalle convenzioni normali. Molte volte lo sguardo dell’altra veniva abbassato o distolto, altre volte accedeva che entrambi lo sostenessimo.
Quando presi ancora più confidenza, provai a sorridere, dapprima in modo leggerissimo ed appena percettibile, poi in modo più chiaro. A volte la comunicazione a distanza si chiudeva subito, altre volte il sorriso veniva ricambiato, in qualche caso in modo tenero e dolce. Erano situazioni rarissime ma me le godevo come piccoli trionfi, e spesso vi tornavo con il pensiero anche dopo giorni e giorni. Alcuni me li ricordo ancora oggi.

Questa in breve la storia. Il resto è stata applicazione in contesti sociali, ma anche qui c’è stato un paziente tirocinio passo dopo passo, e non sono mancate solenni cantonate quando cercavo di ottenere i primi risultati. Ancora adesso sbaglio!

Attenzione che questo è stato il lavoro pratico, esterno, diciamo sperimentale ed applicativo. Prima di arrivare a questa fase, sono stati però raggiunti una serie di presupposti con il lavoro di terapia, e cioè:

- Tutte le idee disfunzionali sono state già identificate e sostituite con convinzioni più realistiche;
- Si è acquisita la convinzione che un eventuale insuccesso non fa testo. Non è una sentenza, né una brutale smentita del valore personale: è un evento spiacevole, ma nulla di più. Questa è una condizione importantissima, una specie di “ginocchiera psicologica” per evitare di farsi male. Essa consente di provare, tentare, sperimentare e anche pasticciare senza che ogni risultato diverso dal previsto si trasformi in un fatto apocalittico destinato a venir rimuginato e ruminato per mesi e mesi;
- La capacità di vivere le situazioni non più secondo l’esperienza passata, bensì con un senso di curiosità, apertura, come cioè se le si sperimentasse per la prima volta, e quindi con ingenuità, freschezza e meraviglia.
- L’egocentismo all’estremo e l’attenzione esclusiva per le proprie dinamiche interiori è sostituita da una naturale curiosità verso gli altri.

Ecco tutto. Se avete curiosità, chiedete pure.

Felicità a tutti.
c.k.

giordano 16-01-2009 23:19

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Quote:

Originariamente inviata da giordano
..ma mi chiedo NELLA PRATICA DEI FATTI ...come sei passato dall'angoscia-rabbia-confusione per lo sguardo di una donna all'approcciare con una sconosciuta che ti piace e vuoi conoscere

Quando presi ancora più confidenza, provai a sorridere, dapprima in modo leggerissimo ed appena percettibile, poi in modo più chiaro. A volte la comunicazione a distanza si chiudeva subito, altre volte il sorriso veniva ricambiato, in qualche caso in modo tenero e dolce. Erano situazioni rarissime ma me le godevo come piccoli trionfi, e spesso vi tornavo con il pensiero anche dopo giorni e giorni. Alcuni me li ricordo ancora oggi.

..non è per fare il "puntiglioso" però la mia curiosità era rivolta al come hai fatto ad approcciare con la sconosciuta...
perchè per quanto sia difficile "il guardarsi e sorridere" non vuol dire conoscerla
la descrizione di un fatto ..come la prima volta che ti sei avvicinato ad una ragazza che tu hai guardato a cui hai sorriso ..cosa gli hai detto?? ...perchè se sei VERAMENTE uno che è riuscito a vincere la fobia sociale dovresti ben sapere che è la parte più difficile! :)

..altrimenti sembra un pò troppo lontano dall'averlo veramente fatto ..ma rimane cmq un buon manuale! :)

Velia 17-01-2009 21:29

Sembra la mia storia
 
Sembra la mia storia. Stesse tappe, stesso cambiamneto, stesso incremento di opportunità, di positività, di fiducia. Solo che quei momenti di straordinaria serenità .. dopo qualche anno si sono dissolti nell'aria.
Il mio stato mentale però non è regredito così tanto da tornare ai pensieri di morte... sono stabile alla tappa dell'apatia. Non ho momneti di grande felicità, ma non ho nemmeno momenti di disperazione, che sono quelli che più mi mettono paura.

Era il 1° marzo dei miei 30anni, quando una mattina ( dopo mesi e mesi di brutti pensieri ) ho avuto paura di me stessa, cioè di mettere in pratica quei cattivi pensieri, perchè sentivo che non c'erano alternative.
Quella mattina piangente sono corsa dal mio medico che mi ha dato il nome di un medico psicoterapeuta che lui riteneva persona molto sensibile e adatta a me.

Così ho iniziato la terapia ( anche con farmaci) e nell'arco di due mesi sono rinata; ero serena, tranquilla, ho fatto conoscenze maschili molto interessanti in quella primavera-estate... Avevo voglia di uscire, avevo creato attorno a me un gruppo di amiche ed io ero il collante, quella che aveva iniziativa... Avevo una strana luce negli occhi e sprigionavo una energia positiva. Attenzione: non confondete le mie sensazioni con l'euforia, perchè non ero euforica, non lo sono mai stata. Però nella mia timidezza davo una immagine di me solare, sorridente, positiva. E' un periodo che ricordo con tanta malinconia...L'unico periodo della mia vita in cui mi sono sentita BENE.
Non so cosa sia successo, ma dopo un anno lentamente tutto si è dissolto e si è fermato. Ho pensato che questa sensazione di benessere che avevo provato, era dovuta la fatto che la situazione di partenza era così grave che qualsiasi miglioramento lo avevo vissuto come una vittoria, e questo aveva innescato un meccanismo positivo di fiducia e così via.... Non lo so adesso cosa sia successo...
Riproverò ad affidarmi a qualcuno, anche se materialmente non è facile trovare un bravo psicoterapeuta. Dall'ultimo, può sembrare strano, ma da quando mi ha "risollevata da terra", pian piano mi ha lasciato andare , o io non mi sento più capita come una volta... e avrei voglia di cambiare. Ma non so da dove cominciare a cercare.

Velia

lucamoca 19-01-2009 15:38

Grazie...
 
Ho solo 16 anni ma ne voglio uscire davvero al più presto da questa fase...
Mi sto sciupando l'adolescenza ed è l'ulima cosa che volgio; davvero!
Giovedì ho il primo appuntameto con uno psicologo e spero davvero di intrapendere la tua dura strada, la mia volonta c'è tutta! Fino in fondo!

Clark_Kent 19-01-2009 16:57

Re: Grazie...
 
Quote:

Originariamente inviata da lucamoca
Ho solo 16 anni ma ne voglio uscire davvero al più presto da questa fase...
Mi sto sciupando l'adolescenza ed è l'ulima cosa che volgio; davvero!
Giovedì ho il primo appuntameto con uno psicologo e spero davvero di intrapendere la tua dura strada, la mia volonta c'è tutta! Fino in fondo!

Ti auguro di cuore tutta la felicità possibile, e soprattutto il successo per il percorso che hai deciso di cominciare! Hai già fatto il passo più importante (cioè decidere di impegnarsi a fondo). La motivazione e l'entusiasmo ti saranno utilissimi.

Se alla fine le nostre storie saranno simili, avrai vent’anni di serenità, opportunità e occasioni più di quanti ne abbia avuti io. Mi raccomando, goditeli tutti! E alla fine, come minimo, dovrai pagarmi da bere! 8)

Clark_Kent 20-01-2009 18:49

Quote:

Originariamente inviata da giordano

..non è per fare il "puntiglioso" però la mia curiosità era rivolta al come hai fatto ad approcciare con la sconosciuta...
perchè per quanto sia difficile "il guardarsi e sorridere" non vuol dire conoscerla
la descrizione di un fatto ..come la prima volta che ti sei avvicinato ad una ragazza che tu hai guardato a cui hai sorriso ..cosa gli hai detto?? ...perchè se sei VERAMENTE uno che è riuscito a vincere la fobia sociale dovresti ben sapere che è la parte più difficile! :)

..altrimenti sembra un pò troppo lontano dall'averlo veramente fatto ..ma rimane cmq un buon manuale! :)

Fai bene a chiedere. E' infatti solo una delle premesse, non una garanzia automatica di successo! Non si tratta però di una cosa più difficile, semmai di una cosa diversa, che sta su un altro piano.

Anzitutto una precisazione. Non ho mai detto di essere diventato un seduttore di mestiere oppure una specie di playboy a cui tutte cadono infallibilmente ai piedi. Semplicemente, mi sono faticosamente tolto da una situazione trappola dove se una mi dice di no, è un dramma esistenziale vissuto come una catastrofica smentita del mio valore di maschio, e se invece mi dice sì, è una tragedia ancora più grande. Quest’ultimo scenario avrebbe infatti tirato fuori gli scheletri dall’armadio, ovvero mi avrebbe messo di fronte ad una situazione in cui tutte le mie mancanze, i miei limiti, la mia inesperienza, il mio “non saperci fare” sarebbero state brutalmente smascherate.
Rimediato a questo, ora semplicemente sperimento gli insuccessi, le sconfitte le delusioni, le frustrazioni che fanno parte della vita di un uomo, ma accanto a queste ci sono per fortuna le gioie, i successi e tante altre sorprese meravigliose.

Prima, tutti i miei tentativi seguivano schemi, strategie, piani, erano approcci molto metodici, lungamente studiati e altrettanto profondamente pensati, degni quasi di un manuale. Sembra strano, ma se ora qualcuno mi chiedesse “come fai?” non sono nemmeno in grado di dare una risposta, ma non per reticenza o pudore, ma perché nemmeno io so esattamente cosa accade. Certe situazioni, semplicemente, “mi accadono”, mi ci trovo in mezzo senza nemmeno saperlo.

L’idea di sedurre (proprio nel senso etimologico di “se-durre”, avvicinare a sé) è proprio quella di avvicinare una persona sul piano del cuore. Non è quindi riducibile né ad un avere (soldi, sicurezza, posizione, status symbol ecc.) né ad un sapere, cioè al dominio di una tecnica, di un procedimento, di un metodo che siano insegnabili o almeno comunicabili. Si tratta semmai di un atteggiamento dello spirito, una disposizione particolare dell’anima con cui si disposti ad “accogliere” l’altra persona, una specie di porta socchiusa. Si entra cioè in relazione su un piano diverso, quello delle emozioni, dei sentimenti, in cui i criteri della razionalità e del pensiero sono del tutto inapplicabili.

La cosa è piuttosto difficile da spiegare, proprio perché si tratta di qualcosa di irriducibile al logos, ma forse può essere afferrata con una metafora. Immagina che qualcuno voglia dipingere come un grande artista, ma gli domandi prima di tutto che marca strumenti usa. Il problema è stato mal posto o mal compreso. Se qualcuno ha talento, sentimento e freschezza d’ispirazione dipinge bene anche intingendo il cottonfioc nel colore, mentre un cialtrone non combinerà nulla di buono nemmeno con i pennelli più costosi del mondo.

Cosa faccio io per passare al contatto diretto? E’ un po’ se tu chiedessi ad un automobilista se è meglio guidare in terza o in seconda. Dipende dalla strada, dalla pendenza, dal tracciato, dal tipo di fondo, dalla velocità che tieni dalla velocità e da mille altre fattori che devono essere valutati li per li, senza che ci sia una riposta giusta a priori. Di volta in volta mi sono comportato d’istinto, senza star li a pensarci tanto e buttandomi sempre subito. Un paio di volte, tanto per fare un esempio, chiesi semplicemente “ti va di ballare?”, in altre situazioni cominciammo a far commenti sui treni in ritardo, una volta ancora la avvicinai con disinvoltura e semplicemente le “Ciao, sono A….” (per la cronaca, in quest’ultimo caso, non ottenni nulla, ma rimediai una grandiosa soddisfazione).

Felicità a tutti,
c.k.

Clark_Kent 21-03-2009 23:16

Re: Sembra la mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Velia
Sembra la mia storia. Stesse tappe, stesso cambiamneto, stesso incremento di opportunità, di positività, di fiducia. Solo che quei momenti di straordinaria serenità .. dopo qualche anno si sono dissolti nell'aria.

[...]

Non so cosa sia successo, ma dopo un anno lentamente tutto si è dissolto e si è fermato. Ho pensato che questa sensazione di benessere che avevo provato, era dovuta la fatto che la situazione di partenza era così grave che qualsiasi miglioramento lo avevo vissuto come una vittoria, e questo aveva innescato un meccanismo positivo di fiducia e così via.... Non lo so adesso cosa sia successo...
Velia


L’argomento toccato da Velia è molto importante. La stabilità dei risultati era una delle mie paure più forti mentre si avvicinava la fine della terapia, e in certi momenti ero molto in ansia pensando al futuro: “chi mi garantisce” pensavo allora “che tutto questo si dissolva fra un po’ di tempo?” Mi piacevano moltissimo i primi risultati, ma avevo paura che mi svanissero fra le mani, o che non risultassero utili alla prova dei fatti.
Il dubbio era molto, molto, insidioso, anche perché ricordavo molto bene cos’era successo tante volte in passato, quando l’elemento di “rottura” era di volta in volta diverso: la fine di una fase più o meno lunga di introspezione, la lettura di un libro illuminante, uno scatto di orgoglio, una fiammata di determinazione. A ciò seguiva il momentaneo allentarsi della paura e quindi un breve periodo in cui mi sembrava di poter spaccare il mondo e di avere la vita in mano, salvo poi consumare tutto in sogni velleitari, sogni a cui seguiva il lento risprofondare nella vita di sempre, come se un colossale elastico mi riportasse implacabilmente in territori noti e frequentati.
Il mio terrore era che la psicoterapia aprisse solo un periodo “up” più lungo degli altri, a cui avrebbe fatto seguito una delusione ancora più cocente. Per fortuna sono ragionevolmente sicuro che questo non dovrebbe accadere. I motivi che mi fanno ben sperare (la certezza non esiste) sono grosso modo questi:

- Se prima mi concentravo sui sintomi del mio disagio, ora sono consapevole di aver scoperto e neutralizzato le cause profonde. Eliminata l’origine, tutte le varie manifestazioni esteriori scompaiono come fantasmi. Esempio: la paura del rifiuto. Se prima l’idea di essere respinto da una donna apriva scenari da incubo, e quindi non mi facevo mai avanti paralizzato dal terrore, ora so da esattamente da dove veniva quella paura, quindi posso seguire liberamente le mie emozioni, le mie speranze, i miei desideri in modo semplice e pulito, cercando il meglio per me senza che ogni gioia sia avvelenata da mille e mille pensieri.

- Nel corso della terapia non abbiamo semplicemente fatto un lavoro assieme, ma mi è stato anche insegnato un metodo. In altre parole, ho imparato così tante cose su come funziona la mia mente da potermela cavare anche da solo: ad esempio, mi accorgo se sto pensando in modo naturale o se invece sto seguendo dei ragionamenti disfunzionali, da cui potrebbe nascere molta sofferenza in futuro. Questo sta ora diventando chiaro da tanti piccoli cambiamenti: riesco ad esempio a prevenire una situazione che potrebbe darmi della sofferenza emotiva, evitando per tempo di infilarmici, ho scoperto di essere estremamente più tollerante verso la malignità, la stupidità o la cattiveria del mondo che mi circonda (come se i sentimenti negativi semplicemente mi scivolassero addosso) mentre ho la fortuna di avere una stabilità di umore mia sperimentata prima: posso avere dei momenti di infelicità e di abbattimento che però si risolvono preso da soli, mentre prima si trascinavano anche per mesi. Un po’ come avere una "cassettina di pronto soccorso psicologica", che mi permette di sbrogliarmela da solo senza chiamare il 118 per una piccola ferita. Certo, se davvero mi scontrassi con un problema del tutto nuovo, o di una gravità al di fuori della mia immaginazione, allora non sarei più tanto sicuro di me. Ma in questo caso mi sforzo di pensare in modo realistico e pragmatico: risolverò il problema quando si presenterà, e soprattutto se si presenterà.

- Semplicemente, funziona. Al di la di qualsiasi analisi fatta a posteriori, questo mi sembra la prova più convincente. I risultati che desideravo sono arrivati, si mantengono stabili, ed anzi sono sempre più solidi.

Come dicevo sopra, non ho la certezza matematica che la felicità di adesso possa durare e devo accettarlo con serenità. Semplicemente, riconosco che molte cose che mi danno gioia potrebbero essere inaccessibili in futuro, perché – poniamo - mi troverò immobilizzato in un letto devastato dalla malattia, perché dovrò lottare con problemi al di la della mia immaginazione, perché il mondo che conosco sarà sconvolto da qualche catastrofe, o semplicemente perché una sera ci sarà una donna che mi inviterà per l’ultimo tango, ma sarà la Nera Signora.
Tutte queste cose, invece di darmi angoscia o tristezza, mi spingono per fortuna con sempre maggiore intensità a vivere ed a sfruttare tutte le opportunità del presente. Questo non significa che io viva come da cicala in uno stato di beata dissipatezza, ma sono – semplicemente - consapevole che molte cose belle continueranno ad esistere quando io non avrò più la possibilità di goderne, quindi me le gusto con tutta l’energia possibile e cerco di cogliere tutte le opportunità possibili per arricchire di gioia, calore e bellezza la mia vita. Una persona che mi sorride senza motivo, la gioia di guardare il cielo e scoprire le forme nelle nuvole, sentire l’odore della pietra bagnata dopo un acquazzone a primavera, o affacciarsi fuori dalla finestra in una notte freddissima e contemplare in silenzio le Alpi piene di neve, azzurrine sotto la luna. E’ quello che si chiama la “felicità del quotidiano”: posso avere molti obiettivi importanti, alcuni dei quali richiedono che io guardi molto in avanti rispetto al presente, ma ho semplicemente compreso che il viaggio è tanto bello quanto la meta, e non c’è nessun motivo per non nutrire ogni giorno il mio spirito, anche di cose apparentemente piccolissime.

Per questa volta è andata fin troppo lunga, ma c’è dell’altro e non so se sono riuscito ad accontentare tutti.

Felicità a tutti
c.k.

Sentenza 22-03-2009 23:07

grande Ck, era proprio quello che volevo sentire da te :wink:

Il fatto di aver ricevuto un metodo, e di saperlo gestire, è una cosa importantissima, in quanto ti rende flessibile alla difficoltà future che purtroppo arriveranno..

La mia vita è stata purtroppo sempre caratterizzata da un'alternanza di fasi up e fasi di depressione/introversione/isolamento, senza che sia mai riuscito a capire il vero perchè di questa che sembra una legge immutabile della mia vita, con la quale devo forzatamente convivere, e che hai saputo descrivere molto bene.

ho intenzione a breve di intraprendere un'esperienza simile alla tua, e francamente, se prima mi è sempre mancato il coraggio, ora voglio quantomeno provarci, perchè mi sono stancato di dover vivere al 20% del mio potenziale, e di non riuscire a fare nulla (o quasi) per uscire da ciò

Grazie
:wink:

Clark_Kent 28-03-2009 19:07

Quote:

Originariamente inviata da Sentenza
Il fatto di aver ricevuto un metodo, e di saperlo gestire, è una cosa importantissima, in quanto ti rende flessibile alla difficoltà future che purtroppo arriveranno..

Aggiungo qualcosa su questo tema, che forse può interessare qualcuno.

Se penso alla mia esperienza con un po’ di distacco, riconosco che le trasformazioni più evidenti sono proprio sotto questo aspetto:

- Se prima pensavo per categorie, usavo generalizzazioni e assoluti, ora riconosco che ogni situazione è unica, e merita di essere vissuta fino in fondo. Se ad esempio teorizzavo lungamente sulle caratteristiche della mia donna “ideale”, la persona perfetta che avrebbe soddisfatto tutti i mie bisogni, oppure costruivo categorie di tipi femminili che erano escluse a priori per i più vari motivi, oggi lo stessa idea di un approccio così rigido mi fa sorridere.
In ogni persona che incontro riconosco qualcosa di interessante e piacevole, e mi sono accorto che le gioie più grandi vengono dall’andare oltre le apparenze, sollevare pazientemente una “maschera sociale” più o meno dura e scoprire cosa ci può essere al di là. Mi è accaduto ad esempio di conoscere una persona che prima avrei evitato come la peste; mi superava per ceto, reddito, posizione sociale, stabilita lavorativa, sicurezza, esperienze, conoscenze, e per di più aveva un carattere volitivo ed energico da donna abituata a comandare e farsi ubbidire.
Ci frequentammo per un po’ di tempo. Non ne uscì nulla, pensate nemmeno un casto bacio, ma fu un’esperienza bellissima, di una calda intimità umana e di una profondità emotiva insospettabile. Alla fine mi disse che tutti gli uomini o ci provavano spudoratamente (lei oggettivamente è bellissima) oppure erano intimiditi e scappavano come cagnolini. “Tu” - mi disse allora - “hai saputo guardare oltre le apparenze”. Non ti avrei dato la mia fiducia se non mi fossi accorta che eri diverso dagli altri” Ancora adesso ne ho un ricordo bellissimo ed emozionante. La cosa che più mi colpisce è che questa situazione ed altre simili si fondano in modo piuttosto diretto sul mio stato di “ex”, se non avessi passato anni ad affinare sensibilità, dolcezza senza poterli dare a nessuno forse ora non potrei attingere ad esperienze così belle.

- Se prima valutavo ogni cosa che mi accadeva in base alla mia esperienza passata, ora vivo le situazioni lasciandomi guidare dalle emozioni e dai sentimenti. La cosa più bella è che ho abbandonato del tutto la mia rigidità di giudizio e di atteggiamento, riscoprendo per altro una capacità di incantarsi e di provare meraviglia che apparteneva all’infanzia ed all’adolescenza: non sono diventato un sognatore velleitario e credo di avere ormai una solida personalità da adulto, ma questo lato del carattere mi consente di vivere ogni situazione nuova come una cosa fresca e pulita, che esploro con un senso di naturale curiosità, senza che l’ombra del passato inquini il presente.
Sempre per restare in tema di “felicità del quotidiano”, la vita non scorre implacabile verso la fine, magari allontanandomi sempre più da un passato ormai trascorso, ma si rigenera costantemente: ogni situazione è nuova, diversa, aperta a molteplici sviluppi e può essere esplorata con gioia, come se la vedessi ogni volta per la prima volta.

vikingo 28-03-2009 20:06

sto cercando di raggiungere un mio equilibrio acnhio...devo essere meno lunatico...altra cosa e' capire quando un ragionamento e' frutto di paranoie o ha qualcos di fondato...insomma cerco di migliorare di abbattere le mie paure giorno per giorno,ma a volte non so da dove arrivano le mie ansie...esempio quando entro in palstra o in luogo pubblico non capisco mai perche cho una forte ansia...

icek 28-03-2009 20:40

Quote:

Originariamente inviata da Clark_Kent
Quote:

Originariamente inviata da giordano

..non è per fare il "puntiglioso" però la mia curiosità era rivolta al come hai fatto ad approcciare con la sconosciuta...
perchè per quanto sia difficile "il guardarsi e sorridere" non vuol dire conoscerla
la descrizione di un fatto ..come la prima volta che ti sei avvicinato ad una ragazza che tu hai guardato a cui hai sorriso ..cosa gli hai detto?? ...perchè se sei VERAMENTE uno che è riuscito a vincere la fobia sociale dovresti ben sapere che è la parte più difficile! :)

..altrimenti sembra un pò troppo lontano dall'averlo veramente fatto ..ma rimane cmq un buon manuale! :)

Fai bene a chiedere. E' infatti solo una delle premesse, non una garanzia automatica di successo! Non si tratta però di una cosa più difficile, semmai di una cosa diversa, che sta su un altro piano.

Anzitutto una precisazione. Non ho mai detto di essere diventato un seduttore di mestiere oppure una specie di playboy a cui tutte cadono infallibilmente ai piedi. Semplicemente, mi sono faticosamente tolto da una situazione trappola dove se una mi dice di no, è un dramma esistenziale vissuto come una catastrofica smentita del mio valore di maschio, e se invece mi dice sì, è una tragedia ancora più grande. Quest’ultimo scenario avrebbe infatti tirato fuori gli scheletri dall’armadio, ovvero mi avrebbe messo di fronte ad una situazione in cui tutte le mie mancanze, i miei limiti, la mia inesperienza, il mio “non saperci fare” sarebbero state brutalmente smascherate.
Rimediato a questo, ora semplicemente sperimento gli insuccessi, le sconfitte le delusioni, le frustrazioni che fanno parte della vita di un uomo, ma accanto a queste ci sono per fortuna le gioie, i successi e tante altre sorprese meravigliose.

Prima, tutti i miei tentativi seguivano schemi, strategie, piani, erano approcci molto metodici, lungamente studiati e altrettanto profondamente pensati, degni quasi di un manuale. Sembra strano, ma se ora qualcuno mi chiedesse “come fai?” non sono nemmeno in grado di dare una risposta, ma non per reticenza o pudore, ma perché nemmeno io so esattamente cosa accade. Certe situazioni, semplicemente, “mi accadono”, mi ci trovo in mezzo senza nemmeno saperlo.

L’idea di sedurre (proprio nel senso etimologico di “se-durre”, avvicinare a sé) è proprio quella di avvicinare una persona sul piano del cuore. Non è quindi riducibile né ad un avere (soldi, sicurezza, posizione, status symbol ecc.) né ad un sapere, cioè al dominio di una tecnica, di un procedimento, di un metodo che siano insegnabili o almeno comunicabili. Si tratta semmai di un atteggiamento dello spirito, una disposizione particolare dell’anima con cui si disposti ad “accogliere” l’altra persona, una specie di porta socchiusa. Si entra cioè in relazione su un piano diverso, quello delle emozioni, dei sentimenti, in cui i criteri della razionalità e del pensiero sono del tutto inapplicabili.

La cosa è piuttosto difficile da spiegare, proprio perché si tratta di qualcosa di irriducibile al logos, ma forse può essere afferrata con una metafora. Immagina che qualcuno voglia dipingere come un grande artista, ma gli domandi prima di tutto che marca strumenti usa. Il problema è stato mal posto o mal compreso. Se qualcuno ha talento, sentimento e freschezza d’ispirazione dipinge bene anche intingendo il cottonfioc nel colore, mentre un cialtrone non combinerà nulla di buono nemmeno con i pennelli più costosi del mondo.

Cosa faccio io per passare al contatto diretto? E’ un po’ se tu chiedessi ad un automobilista se è meglio guidare in terza o in seconda. Dipende dalla strada, dalla pendenza, dal tracciato, dal tipo di fondo, dalla velocità che tieni dalla velocità e da mille altre fattori che devono essere valutati li per li, senza che ci sia una riposta giusta a priori. Di volta in volta mi sono comportato d’istinto, senza star li a pensarci tanto e buttandomi sempre subito. Un paio di volte, tanto per fare un esempio, chiesi semplicemente “ti va di ballare?”, in altre situazioni cominciammo a far commenti sui treni in ritardo, una volta ancora la avvicinai con disinvoltura e semplicemente le “Ciao, sono A….” (per la cronaca, in quest’ultimo caso, non ottenni nulla, ma rimediai una grandiosa soddisfazione).

Felicità a tutti,
c.k.

insomma tutte ste parole x dire ke ti sei scazzato?! :D

vikingo 28-03-2009 20:52

ho pensato di scrivere tutte le mie paure..e di farglile vedere allo psicoterapeuta...prossimamente,forse cosi 'e ' piu facile...poi non capisco perche' quando non esco per un po'e non rivedo della gente quando devo uscire e rivederla mi sale sta ansia...

icek 28-03-2009 20:59

Quote:

Originariamente inviata da vikingo
ho pensato di scrivere tutte le mie paure..e di farglile vedere allo psicoterapeuta...prossimamente,forse cosi 'e ' piu facile...poi non capisco perche' quando non esco per un po'e non rivedo della gente quando devo uscire e rivederla mi sale sta ansia...

è così,se ne era già parlato
p.s. xò mi manca il tuo mega-topic dove raccontavi le tue esperienze x diventare figo-bullo

vikingo 28-03-2009 21:39

non mi ricordo qual era...poi non ho piu molto tempo come prima...prima stavo a casa,ora vivo la vita e cerco di dargli un senso decente.. :wink:

claudioqq 29-03-2009 15:34

Storia davvero ben scritta, complimenti! Peccato che sia stata inventata di sana pianta. Naturalmente non mi metterò a snocciolae i particolari per cui la ritengo tale, per non apparire pignolo o peggio invidioso.

MarcheseDelGrillo 29-03-2009 21:30

Quote:

Originariamente inviata da claudioqq
Storia davvero ben scritta, complimenti! Peccato che sia stata inventata di sana pianta. Naturalmente non mi metterò a snocciolae i particolari per cui la ritengo tale, per non apparire pignolo o peggio invidioso.

Perchè una persona dovrebbe inventarsi di sana pianta una storia simile?

JohnReds 29-03-2009 21:33

Quote:

Originariamente inviata da claudioqq
Storia davvero ben scritta, complimenti! Peccato che sia stata inventata di sana pianta. Naturalmente non mi metterò a snocciolae i particolari per cui la ritengo tale, per non apparire pignolo o peggio invidioso.

La smetti di fare il troll?

claudioqq 29-03-2009 22:34

Quote:

Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Quote:

Originariamente inviata da claudioqq
Storia davvero ben scritta, complimenti! Peccato che sia stata inventata di sana pianta. Naturalmente non mi metterò a snocciolae i particolari per cui la ritengo tale, per non apparire pignolo o peggio invidioso.

Perchè una persona dovrebbe inventarsi di sana pianta una storia simile?

Per lo stesso motivo per cui esiste il signore degli anelli di Tolkien o il libro di quella ragazza di cui non ricordo il nome che dice faceva le orgie a 16 anni...ah, per la cronaca si chiama fantasia.

gatta 30-03-2009 12:31

Ho letto con attenzione la tua storia e mi sono tornate in mente tante situazioni simili alle tue.
Non ho mai "analizzato"la mia terapia in modo così preciso, ma dentro di me ora è tutto così chiaro e la sensazione è quella di aver dato ordine e significato a tanti pensieri inutili che affollavano la mia mente.
In passato definivo la vita e le persone come qualcosa di "sporco" e mi tornavano in mente le immagini del Dorè nelle illustrazioni della Divina Commedia...Affermavo con fierezza che mai la banalità della vita mi avrebbe conquistata.
Ora posso finalmente affermare di aver abbandonato tanti alibi e vivo la vita anche nella sua "banalità" e la amo profondamente.
Accetto con ironia le mie paure e sono pronta a sdrammatizzarle con chi mi sta accanto.
Ti ringrazio di aver postato la tua storia, perchè è un dono che sento profondamente sincero, perchè ho tutto il rispetto di questo mondo per un essere umano e perchè è stato un pò come specchiarsi e posso dire che mi piace quello che vedo.
Buona vita Clark_Kent :P

gatta 30-03-2009 18:41

Re: Grazie...
 
Quote:

Originariamente inviata da lucamoca
Ho solo 16 anni ma ne voglio uscire davvero al più presto da questa fase...
Mi sto sciupando l'adolescenza ed è l'ulima cosa che volgio; davvero!
Giovedì ho il primo appuntameto con uno psicologo e spero davvero di intrapendere la tua dura strada, la mia volonta c'è tutta! Fino in fondo!

Ti consiglio di non avere MAI rimpianti. Ora è così, ma hai tutto il tuo futuro per vivere diversamente e credo che questo sia il percorso giusto :wink:

icek 30-03-2009 18:47

Re: Grazie...
 
Quote:

Originariamente inviata da lucamoca
Ho solo 16 anni ma ne voglio uscire davvero al più presto da questa fase...
Mi sto sciupando l'adolescenza ed è l'ulima cosa che volgio; davvero!
Giovedì ho il primo appuntameto con uno psicologo e spero davvero di intrapendere la tua dura strada, la mia volonta c'è tutta! Fino in fondo!

be,a quanto pare la terapia psicologica ha funzionato......naaaaa,s'è fidanzata :lol: ......con lo psicologo :lol: :lol:

Freddy_Krueger 30-03-2009 20:12

sottomettiti alla libertà(cit)

MarcheseDelGrillo 31-03-2009 00:19

Quote:

Originariamente inviata da claudioqq
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Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Quote:

Originariamente inviata da claudioqq
Storia davvero ben scritta, complimenti! Peccato che sia stata inventata di sana pianta. Naturalmente non mi metterò a snocciolae i particolari per cui la ritengo tale, per non apparire pignolo o peggio invidioso.

Perchè una persona dovrebbe inventarsi di sana pianta una storia simile?

Per lo stesso motivo per cui esiste il signore degli anelli di Tolkien o il libro di quella ragazza di cui non ricordo il nome che dice faceva le orgie a 16 anni...ah, per la cronaca si chiama fantasia.

Ti pare una buona risposta?
A me sembra solo l'espressione del disfattismo di chi ha paura di ammettere che con la forza d'animo si può cambiare.


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