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Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
...ma ci si rialza.
Vi riferisco un episodio di situazione ansiogena che ho appena vissuto,su cui mi interessano opinioni o riflessioni. Voglio però premettere in che chiave leggo questo episodio: quando pensiamo a qualcuno che soffre per eccessiva sensibilità unita a forte ansia, ci viene in mente una sofferenza profonda legata a motivi esistenziali nobili: un lutto problematico, una situazione drammatica familiare, un problema logorante di lavoro, la povertà, la mancanza di indipendenza,etc. Tutte cose che giustificano e nobilitano quella sofferenza. Non c'è niente di più umiliante e frustrante di una sofferenza di ansia che però non è legata a questo motivi "nobili",ma a cose banali,che ti fanno sentire la stessa sofferenza di un problema "serio",con lo stesso logoramento interiore,come l'episodio che ho appena vissuto e comincio a raccontare. Sono andato a un bar per fare colazione.Ho ordinato alla cassa un cappuccino e cornetto,con la leggera ansia di approcciare la cassiera,salutarla in modo educato,senza espressività insicure che possono creare imbarazzo:insomma,un'ansia piccola e gestibile. Ma poi le cose cominciano a complicarsi come sotto l'effetto di una maledizione beffarda: intanto guardo se ho monete per pagare la cifra esatta,per non disturbare la cassiera a cercare il resto.Dopo aver rovistato nel portafoglio vedo che non arrivo alla cifra esatta per soli 10 centesimi. Nasce quindi la necessità di manifestare un commento di relativo dispiacere,come se volessi dire "mannaggia,non arrivo con gli spicco,devo darle una banconota da cambiare",ma ovviamente è un commento troppo "affettivo" da esprimere per i miei blocchi del momento:uscirebbe troppo forzato e non equilibrato,quindi ecco il primo fallimento: mi limito a commentare il ritardo del mio pagamento con un'espressione dello sguardo deluso da quello che ho visto nel portafoglio,e un leggero scuotimento della testa per trasmettere empatia con la cassiera,come a dire "scusi per l'attesa,è chiaramente per aver cercato di pagare con gli spicci",ma l'insicurezza del gesto trasmetteva solo compassione. Ancora però la situazione rimane gestibile:tutto sommato ho fatto solo la figura di uno un po' insicuro,che potrebbe avere avuto semplicemente una giornata difficile. Ecco però come si sviluppa l'apocalisse: la cassiera mi dà le monete di resto,io le prendo e comincio a metterle nel portafoglio,ma una monetina di queste mi cade dalla mano,e ovviamente non atterra fermandosi al suolo,ma atterra in modo da rotolare! Così sono costretto a seguire la traiettoria della moneta che rotola,cercando possibilmente di fermarla con un piede,ma al tempo stesso devo fare attenzione a chi sta attorno a me,per non andare addosso a qualcuno.Non solo,ma devo anche fare in modo che gli altri capiscano cosa sto facendo,perché sarebbe imbarazzante per me e per gli altri essere visto andare in giro per il bar con lo sguardo che vaga tra il pavimento e il locale,sembrando il comportamento di un pazzo. Almeno dovrei commentare,mentre inseguo la moneta "Ops,mi è caduta la moneta,sta rotolando,scusate!",ma immaginerete che è una cosa troppo impegnativa rivolgermi a tutti mettendomi così al centro dell'attenzione con una cosa così anomala. Quindi anche qui,cerco di trasmettere questo commento in modo extraverbale,cercando di fare capire con i miei movimenti e i miei sguardo che sto inseguendo una moneta che rotola. A un certo punto provo a allungare una gamba per pestare la moneta e fermarla,ma la moneta è più veloce e si avvicina pericolosamente a un tavolo con dei clienti seduti.Per evitare questo mi muovo in po' più rapidamente verso la moneta,e che succede?sfioro leggermente una cliente,una ragazza che stava attraversando quel punto. Se non che questa ragazza,invece di analizzare la situazione cercando di capire cosa stavo facendo,spazientita alza le braccia e fa un malcelato sbuffo,come a dire "ma guarda che gente!ti muovono a scatti nel locale senza preoccuparsi degli altri!". Ora,voi immaginate la mia ansia nel gestire le mie delicate manovre di inseguimento della moneta.A questo punto subentra non più l'ansia,ma la mia sensibilitá ferita,perché io stavo facendo il possibile per non disturbare gli altri,per far vedere agli altri che stavo gestendo un incidente da me non controllabile,e che stavo facendo in modo di fermare la moneta il prima possibile in un modo che desse meno disturbo possibile a loro.Inoltre,la mia evidente impacciatagine richiamava umanamente un sentimento di empatia da parte degli altri,come se volessi trasmettere anche il messaggio "per favore,non infierite:vedete quanto sono timido,sono già abbastanza in ansia". Per cui questo comportamento della ragazza mi è arrivato come una pugnalata,anche perché poi non è che potevo fermarla e spiegarle "guarda che c'era una moneta che rotolava,guarda che stavo facendo attenzione a non scontrarmi con nessuno,guarda che appena ho visto che ti stavo sfiorando mi sono subito ritratto",NO: mi dovevo beccare la pugnalata,il giudizio senza appello da parte di una persona che non ha queste insicurezze,ma magari ne ha altre "normali" e non queste mie paure di cose banali come infastidire qualcuno mentre si insegue una moneta. Vi capita insomma di avere a che fare con queste sofferenze profonde dovute a cose banali,che non vi possono nemmeno farvi sentire di soffrire per cose serie? |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Ci sta che l'ansia ci fa diventare un po' imbranati. Io cerco di contrastare il problema facendo in modo di essere molto concentrato su ciò che sto facendo, spesso funziona, a volte no, ma quello che mi da più fastidio quando faccio una cosa imbranata sono le risatine della gente o peggio ancora quando si parlano all'orecchio guardandomi, per come la vedo io è un chiaro segno che mi stanno prendendo in giro.
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Io posso capirti ma anche tu dovresti cercare di capire la reazione di una persona qualunque che mentre si muove nello spazio di un locale si sente arrivare qualcuno addosso, all'improvviso. Minimo minimo ci si aspetta delle scuse.
Pretendere empatia (soprattutto da una comunicazione non verbale che altri potrebbero interpretare a loro modo) è un po' utopistico. |
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Ma le scuse bisogna essere predisposti a riceverle,e francamente in questo contesto a me è stato negato anche il diritto di chiedere scusa,perché ero condannato a priori. Io non so cosa tu abbia immaginato,forse ti sei fatto un film di me che mi muovo sbadatamente con movimenti a scatti per il locale,in ogni caso è questo che definisco mancanza di sensibilità:considerare un orpello insignificante come uno vive da dentro un'esperienza e dare comprensione soltanto a chi ha modi prepotenti e aggressivi. |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Veramente, se ho letto bene, tu hai pensato di dire "scusa" (pure alla cassiera) ma sono rimasti solamente pensieri.
Ti ripeto che capisco le tue ansie, ma non puoi pretendere che dall'esterno chiunque possa far caso ai tuoi sforzi mentali per cercare di disturbare il meno possibile. Poi, se la ragazza l'hai appena sfiorata ed ella guardava per aria mentre camminava, sai che c'é se ha da lamentarsi? Che stia attenta pure lei! Altro che giudizio! Giudizio de che? Di una persona a caso che passa di lì per caso? |
La comunicazione istintiva è in larga parte extraverbale. Segnali extraverbali di sottomissione ne ho dati ben chiari,soprattutto alla cassiera,infatti lei non ha infierito:aveva colto il mio disagio nel farla aspettare. Della ragazza che passava mi dava fastidio la fretta di leggere in modo malizioso un imprevisto.
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Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
non devi smettere di frequentare luoghi pubblici per questo spiacevole episodio che ti è capitato, se ti cade una moneta dalla mano e si mette a rotolare per tutto il locale e tu la devi inseguire è sfortuna ma puo succedere a tutti. devi cercare di modificare il tuo pensiero piu che altro perche farsi paranoie nel trovare la somma esatta per non scomodare la cassiera a darti il resto non esiste proprio, lei sta li tutto il tempo a dare il resto ai clienti fa parte del suo lavoro, non ci dovresti proprio pensare a sta cosa. quante volte ho pagato con 10, 20 euro anche un semplice caffe ricevendo il resto senza problemi è una cosa normalissima.
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Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Sei sicuro di non aver mai avuto in passato una reazione, un gesto, uno sguardo che, per un qualche motivo, chessò, una persona che abbia prolungato una tua attesa in coda o altre situazioni del genere, possa aver per un momento infastidito o imbarazzato qualcuno? O che possa essere stato mal interpretato? Ora se noi siamo qui é perché magari su queste cose abbiamo qualche problema in più della media, ma pensare che, nella reciprocitá delle interazioni sociali, sugli altri i nostri gesti abbiano effetti molto transitori e spesso scivolino via rapidamente potrebbe aiutare a ridimensionare certi pensieri
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Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Riesco terribilmente a immedesimarmi nel processo mentale della minuziosa descrizione che hai fatto, e nel fatto che tale minuziosa descrizione deriva probabilmente da come quell'evento ti è rimasto impresso nei ricordi come un video mandato avanti a velocità 0.5x, video da riguardare mentalmente in loop e su cui rimuginare a oltranza fino alla per quanto possibile totale rielaborazione dell'accaduto.
Prova sul momento a porti la domanda, "qual è il mio ruolo relativamente a questa persona e alle altre persone presenti in questa stanza?" |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
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Quando si deve pagare.. io faccio così, do un'occhiata veloce ai miei spicci, se penso che siano sufficienti li metto sul piatto, ma non mi metto a contarli uno per uno. Poi se la monetina rotola si mantiene la calma, la si segue con lo sguardo e si cerca di capire dove è arrivata, ma senza assolutamente rincorrerla.. e pure se cade sotto un mobile o finisce in un tombino.. pazienza, al massimo abbiamo perso due euro, tanto non è una cosa che succede tutti i giorni. |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Faccio una premessa: quando ero più giovane (diciamo in adolescenza e qualche tempo dopo) avevo l'ansia perenne di fare figuracce soprattutto in contesti dove non sapevo bene che fare o come funzionasse (banca, poste), ma in realtà un po' ovunque. Ero a disagio nel chiedere informazioni, andare nei negozi da sola anche per banalità, ho sempre odiato i negozi dove i commessi ti devono seguire, e via dicendo (tanto sono paure che conosci bene).
Con l'età e l'esperienza sono migliorata al punto che da timida cronica vengo considerata come una persona spigliata e socievole...tutta apparenza, te l'assicuro, perchè dentro continuo ad avere angoscia e ansia anche a livelli patologici rispetto a come appaio all'esterno, a cosa ho detto, fatto, a cosa è sembrato da fuori, continuando a rimuginare su questi tempi per diversi giorni. Fatta la premessa, ti e vi dico che la soluzione non è privarsi di andare a prendere un cappuccino al bar come fosse un'impresa avventurosa o avventata. No. La soluzione è forzarsi un minimo, almeno in queste piccole cose, perchè non è giusto rinunciare ai piaceri della vita o a qualcosa che ci interessa solo per paura. Quanto alla modalità, io posso consigliare di provare a relativizzare. Qual è la cosa peggiore che può capitare? Faccio una brutta figura? Chissene, non vedrò mai più quella commessa - infatti consiglio di fare pratica in posti che non si frequentano spesso. Resto una che si fa mille problemi, anche per cambiare il parrucchiere sotto casa perchè "sembra brutto", ma se vi guardate intorno capirete che la gente si fa molte meno paranoie e vive meglio. Ah, e continuo ad evitare i piccoli negozi soprattutto dove conosco chi ci lavora, e a sentirmi in colpa se in macchina qualcuno mi manda a quel paese, eh. |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Mi hai fatto morire dal ridere con la tua storia. A me non accade più però è capitato.
Pago sempre e solo con la carta per evitare queste situazioni. Anche 1 euro e 30 di brioche la pago con la carta, per ora nessuno sbuffa né dice niente. A volte vedo che tirano fuori dei lettori pos rudimentali che speravano di non utilizzare ma per me è un pensiero in meno Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
A me capita tutt'ora di entrare in un luogo pubblico, tipo il bar, e di avere ancora quelle insicurezze che mi fanno diventar imbranato. Noto però, come dice confusa86, che la gente è sempre più immersa nei propri pensieri e problemi, per cui il fatto di pensare che la gente non si freghi di noi per nulla, può essere un aiuto per superare quel blocco che ci fa avere comportamenti inadeguati proprio perchè pensiamo che tutti ci guardino o notino ciò che facciamo.
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Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Bisogna sempre scusarsi se si urta con qualcuno che tu sia sociofobico o con altre patologie, poi se non vengono accettate le scuse problema loro ma l educazione prima di tutto.
Cmq il supermercato x me rimane una buona palestra sociale che tu ci creda o no, anche se non si deve parlare con nessuno, e tanto e un luogo che bisogna frequentare che tu voglia o no quindi... Posso chiederti se avevi la mascherina? O magari la ragazza che hai urtato, alcune sono germofobiche e impazziscono x questo |
Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
Mi succedevano da adolescente, ora affronto meno il mondo e quindi non capitano quasi mai, quando vado in banca o alle poste ancora mi sento rincoglionito, però mi preparo e cerco di mostrare un linguaggio non verbale adeguato.
Ormai vado avanti a non verbale e parlare come un robot, non ho più un brio, un anima, meglio così, almeno non lascio trasparire le insicurezze e l'angoscia, ricordati basta avere il non verbale per essere visto come più o meno normale, poi le parole non servono con gli sconosciuti. Ti consiglio di studiare il linguaggio del corpo, io fino a pochi mesi fa non lo conoscevo, mi sono sentito meglio a sapere che per farsi percepire normale, basta avere il linguaggio del corpo adeguato ai contesti e semi aperto (cosa difficile perchè l'ansia ti rende chiuso in maniera quasi automatica) |
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Al supermercato ci vado spesso ovviamente e devo dire che non è così semplice come apparentemente mi aspetterei. Intanto il nervosismo è sempre pronto a scattare negli altri quando si accalcano i carrelli con le persone o quando non capiscono dove vuoi andare (perché magari stai guardando tra gli scaffali e non stai in un punto fisso,e se qualcuno vuole passare si innervosisce se nel suo percorso c'3 una persona che vaga in modo confuso e non riesce a prevedere se gli sarà di intralcio quando si avvicina).Poi anche i cassieri sono una prova.Facilmente si innervosiscono,oppure per sciogliere la noia della routine del loro lavoro tendono a fare mini conversazioni,o qualche battuta,e se non rispondi con lo stesso spirito rischi di appesantire la comunicazione e creare imbarazzo. C'è una cassiera che si rivolge a me chiamandomi per nome,per sorprendermi facendomi vedere che sa il mio nome(non la conosco,e lei non conosce me).È chiaramente un vezzo che adotta con me per incuriosirmi e spingermi a fare una conversazione,ma il passo successivo spetta a me: sono io che dovrei chiederle "scusa,sono curioso:come fai a conoscere il mio nome se non ci siamo mai presentato?" e da lì lei mi direbbe forse che mi ha sentito chiamare da qualcuno o chissà cosa.Ho da sempre il proposito di fare questa domanda,ma per la timidezza e la paura di fare uscire la mia domanda col tono e le parole sbagliate(per esempio,che sembra che io sia infastidito dal fatto che lei sappia il mio nome,e le arrivi un messaggio tipo "come ti permetti di chiamarmi per nome?") non l'ho ancora fatta,e ormai è diventato un rito che quando mi vede mi saluta con il mio nome,e io saluto lei come se fosse ormai una cosa scontata e come se non mi interessasse sapere come fa a conoscerlo. Avevo pensato che un modo accettabile che riuscirei a adottare sia dirle,in un momento in cui non c'è fila alla sua cassa, qualcosa come "senti,io volevo chiederti da tempo una cosa che mi incuriosisce,ma non sapevo come farlo perché sono un po' timido: volevo sapere come fai a sapere come mi chiamo?mi hai sorpreso chiamandomi per nome la prima volta,e mi sono chiesto se mi sfuggiva qualche episodio in cui ci eravamo presentati,ma non lo ricordo". Per rispondere alla tua domanda sulla mascherina,io ce l'avevo,ma non penso che fosse questo discorso che la innervosisse,perché lei stessa non aveva la mascherina,e poi io ho detto impropriamente che l'ho urtata,perché in realtà l'ho solo sfiorata trovandomi davanti a lei per un secondo,ritraendomi subito appena l'ho vista.L'ho costretta solo a fermarsi un attimo,e non avevo la faccia rivolta verso di lei |
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Re: Ansia+eccessiva sensibilità=autostima KO...
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