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Fare di necessità virtù...
...ovvero: i fiori del male.
cogliere il lato positivo anche nella sorte apparentemente "avversa". Sarò breve: il mio unico vero amico di università non seguirà il mio corso la prossima settimana e, senza di lui, la primissima sensazione che ho provato è stata quella di sentirmi "perso". Ammetto addirittura che mi stava venendo la tentazione di stare a casa e non frequentare nemmeno io. Ma poi ho pensato: e perchè invece non girare la cosa a mio favore? Se lui non ci sarà, dovrò a maggior ragione buttarmi, sarò "costretto" a socializzare con qualcuno, se non vorrò stare da solo per tutto il tempo... insomma, un ottimo incentivo per vincere le mie fobie ed esercitarmi finalmente a "rompere il ghiaccio" con le persone (ostacolo immenso x me! mi sembra sempre di infastidirle, di essere inopportuno, che loro potrebbero benissimo fare a meno di me e non dovrebbero avere interesse a conoscermi... la naturale conseguenza di una scarsa autostima) Bè, penso che questo semplice discorso sia estensibile alle più variegate situazioni, nella vita. Bisogna appunto fare di necessità virtù, approfittare, essere rapaci, capovolgere le "sventure" a nostro favore cogliendone il lato positivo... |
Dopo un pò ti accorgerai di non volere nè te nè loro andare oltre una conoscenza superficiale ; nel mio caso tutto si fermava allo scambio di opinioni e poco altro...
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Nel 99% delle persone che ho conosciuto all'università è stato proprio così... ma penso soprattutto per colpa mia, sono un disastro nel mantenere le amicizie... però c'è un 1% che mi fa ben sperare... infatti i miei attuali e unici (due) amici li ho conosciuti proprio all'università... in modo abbastanza casuale, senza immaginare che si sarebbero rivelate le conoscenze forse più importanti della mia vita fino adesso...
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Re: Fare di necessità virtù...
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W. Churchill |
ben detto!
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è un discorso che nn riesco ad estendere su tutti i piani....Se qualcuno mi trova il lato positivo che si può trarre quando ti arriva una sventura sentimentale (che nn sia la solita frase fatta)...vince un vibromassaggiatore plantare.
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Voglio il vibromassaggiatore plantare, oppure il tuo contatto su facebook (o quello di calimero) :D |
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spero non la consideri una frase fatta, perché questa semplice espressione nasconde un gran fondo di verità :wink: io almeno l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle, con la mia (ex) migliore amica... |
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Lasciarsi, lasciare ed essere lasciati sono avvenimenti rispettivamente malinconici, terribili e deprimenti... fanno molto male ma hanno tutti un lato positivo, la consapevolezza (senza contare la felicità vissuta prima della rottura) in ognuna di queste situazioni ho conosciuto parti nuove di me e mi sono sentita diversa... nonostante il dolore assurdo... non riesco a vederle come disgrazie (momenti neri a parte) semmai tappe dolorose di un cammino.. che a dire il vero non so dove mi stia portando :-| per me se si vuole amare si deve mettere in conto una certa dose di sofferenza e mi sembra accettabile come prezzo... ahehm cosa dicevi delle frasi fatte? :roll: |
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Il contatto dell agenzia SolfamiColGuscio è segreto...se te lo dovessi passare poi dovrei ucciderti :P @Insonnia quella è una frase sulla quale mi appoggio anche io...ma non trovo il nesso con quello che ho chiesto... @Gatta "sventura sentimentale" forse nn era il termine piu adatto xkè a leggerla cosi sembra che si parli solo di sfidanzamenti...invece volevo circoscrivere il tutto alla sfera emozionale che può comprendere anche la perdita di un familiare....Se togliamo la consapevolezza di aver potuto vivere accanto a questa persona...e giorire assieme a lei delle situazioni della vita..cosa rimane? SEmplicemente la perdita...,l'abbandono,la rabbia,il rammarico,il rimpianto..e tante altre cose spiacevoli... Fra frasi fatte e aforismi di vita...si possono dire tante cose..ma quando si perde qualcuno nn esiste consapevolezza che sappia donar pace a un cuore sofferente. |
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Mia madre se n'è andata ormai da 11 anni, ma ancora sento il vuoto e lo sentirò finchè campo. Ciò non toglie che in qualche modo fa sempre parte di me per ciò che mi ha lasciato dentro, ed è questa la sensazione che mi consola. Lo stesso vale per ogni persona importante che incontriamo. Forse non a livello di un genitore che ti cresce,ma una persona che si ritiene davvero importante ti lascia sempre dentro un segno permanente. Quel segno, anche nel dolore del distacco e della perdita, è ciò che ti guida e non ti fa rimpiangere nulla. Ciò che ti aiuta a superare...che non significa dimenticare, ma essere capaci di continuare a vivere la propria vita e tramite esssa, per la parte dell'altro che permane in noi, rendere onore al passato ed essere la testimonianza vivente di ciò che c'era e non c'è più. Allungare il lutto e non riuscire a trasformarlo non ha niente a che vedere con la capacità di amare e provare sentimenti intensi. io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati. |
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la chiave è accettare il dolore e sublimarlo affinchè rappresenti un presupposto ed una premessa di crescita.... da un vuoto aggiacciante e desolante nell'animo può scaturire una pienezza rara in termini di cognizione e consapevolezza... |
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Per quel che riguarda la tua amica poi, è un altro discorso ancora. Ognuno manifesta o nasconde il proprio dolore a modo suo, ciò che traspare da fuori può rientrare o meno in quello che la società identifica come "espressione di sofferenza", che viene quindi riconosciuta e accettata (e spesso richiesta dalla morale comune), ma che può benissimo essere totalmente slegata da ciò che si prova dentro. Nel comportamento di quella tua amica leggo una capacità di fregarsene delle aspettative altrui, poi quello che ha provato lo sa solo lei. Semplicemente, la sofferenza e l'attaccamento non le identifico esclusivamente nel farsi sopraffare dalla perdita e non riconosco in questo annichilimento totale un qualsivoglia livello superiore del dolore. |
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