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Prigionieri del proprio destino
Ragazzi ciao a tutti, scrivo poco per non ammorbare più di quanto voi non siate già ammorbati per conto vostro.
Dopo i tanti errori, fallimenti, storie che si ripetono da anni e anni, istinti che si ripetono da anni e anni che restano immodificabili, ho dedotto che ormai sono prigioniero del mio destino. Non c'è nulla da fare, se non accettare e rassegnarmi con dolore che prima o poi, spero al più presto, sfoci in totale apatia ed indifferenza. Solo cosi penso che potrò ricominciare a respirare e stare bene con me stesso. Credo che purtroppo la maggior parte delle cose sia inevitabile per cui meglio permetter loro di lasciare che corrano , senza reprimerle, ripudiarle , modificarle...semplicemente accoglierle ed accettarle. La mia indole che mi porta verso il basso, il fallimento, la mediocrità , la bassezza, l'essere completamente incolore, ha portato la mia mia vita ad essere al di sotto delle aspettative, aspettative ovviamente della mia immaginazione. Tendo spesso a ricapitolare tutti questi 30 anni passati, ricordando fasi, episodi e il modo in cui mi ero approcciato e comportato e ne desumo che la pigrizia, la svogliatezza, l'incapacità di mettersi in gioco e la non voglia di rischiare hanno permesso tutto questo. Ci sono anche fattori esogeni ovviamente eh... nonostante tutto , penso di aver seminato davvero parecchio, ma i fattori esogeni non mi hanno permesso di raccogliere nulla, se non il 10% di quanto seminato. Sotto tutti i punti di vista........ La domanda ora è...come posso accogliere l'apatia il prima possibile secondo voi? |
Re: Prigionieri del proprio destino
Accoglierla o rifiutarla?
Lo hai scritto tu che ti senti prigioniero e se uno si sente prigioniero ha un istinto naturale a cercare la libertà. Dubito si possa trovare una equilibrio nella rassegnazione, magari anche solo di tanto in tanto ci saranno sempre periodi in cui non ti senti a posto e sentirai l'esigenza a uscire dalla prigione. Io ti capisco ma farei la domanda opposta : come fare in modo che questa spinta sia costante e non un piccolo isolotto di terra in un mare di apatia e rassegnazione e sopratutto, quando arriva, come usarla e gestirla per provare a liberarsi dalla prigione, anziché non sapere mai cosa fare di concreto e vanificarne l'effetto per ritornare poi al vecchio stato di rassegnazione. |
Re: Prigionieri del proprio destino
Sono già apatica e abulica vorrei uscirne ma non ci riesco
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