Non sono un uomo
Cosa differenzia un uomo da un bambino? non l'età anagrafica.
Un bambino vede il mondo girare intorno a se e si preoccupa solo dei suoi bisogno, un uomo si deve occupare invece dei bisogni delle persone a lui vicine. Un uomo che si occupa (male) solo di se stesso, che non ha nessuno da accudire e proteggere non si può definire tale. Un uomo solo senza famiglia ne figli è come un bambino prigioniero di un corpo da adulto che non vuole. E' la figura sacrificabile per eccellenza, se devono mandare qualcuno a morire scelgono chi non ha legami ne dovere di occuparsi di altri. E' questo che sono a quasi 44 , un essere abietto e ripugnante indegno di esistere. Poco conta se l'ho scelto io oppure no, e non l'ho scelto. Comunque sei marcato a fuoco dalla vergogna ed emarginato come un lebbroso. |
Re: Non sono un uomo
nemmeno io l'ho scelto, però cosa fa diventare un uomo? io non lo sono, non mi definisco tale, potrei prendermi cura di una donna ma non saprei farla divertire, non la renderei felice, poi mi guardo attorno e vedo altri coetanei che sono ammogliati e con figli ma molti di essi io non li definisco uomini, tra sbruffoni, chi si ammazza con sigarette e alcool, chi abbandona i figli a se stessi basta che escano e non rompano le palle in casa, chi ha obbligato la moglie a lasciare il lavoro, chi picchia i figli, chi a 40 anni ancora si fa le canne, chi è rozzo sporco e maleducato, chi si licenzia perchè il lavoro non gli piaceva lasciando tutto sul groppone a lei, chi guida come un pazzo, chi fa il furbo per non pagare le tasse.
Per quanto vedo uomini meritevoli di essere definiti tali sono una bassa percentuale, sono coloro che possono essere definiti degli esempi perfetti o quasi per i figli e chiunque finisca sotto la loro ala. |
Re: Non sono un uomo
Ovviamente i padri degenerati esistono ma non sono la maggioranza come ci farebbe piacere pensare per giustificarci e sentirci meno merde.
Non è che mi consola pensare che tanti padri sono tossicodipendenti. ladri, sfruttatori, assassini ecc... lo sono anche quelli che non hanno famiglia in egual misura. Dico solo che passare tutta la vita ad occuparsi solo di se stessi non è vita, almeno per me. Poi sono tutti libera di pensarla diversamente e avere visioni diverse. |
Re: Non sono un uomo
Sono visioni personali.
Per me ciò che differenzia il bambino da un adulto è proprio l' indipendenza, se ci si occupa già male di se stessi per me è alquanto dubbio si possa riuscire ad "accudire e proteggere" qualcun altro. Che poi anche questa nozione di "accudire e proteggere" mi pare alquanto problematica, io non mi aspetterei un rapporto improntato solo su questo neanche da un cane. |
Re: Non sono un uomo
Occupati di un orto, di un campo, di un'azienda agricola personale, occupati di far crescere la natura, occupati di Dio, occupati di tenere e consacrare gli oggetti sacri, occupati di un animale, di un cane che dipende da te...
Come dice Heidegger la Cura è il mezzo con cui l'Esserci esiste, detto in maniera più filosofica "l'essere dell'Esserci è la Cura". Se non curi qualcosa smetti in qualche modo di esistere, noi esistiamo quando curiamo qualcosa, la nostra esistenza diventa tanto più vera, noi diventiamo tanto più esistenti, tanto più curiamo il mondo Heidegger può essere considerato il più grande filosofo del 900 (almeno accademicamente riconosciuto), ha scritto "Essere e Tempo" per chi non lo sapesse |
Re: Non sono un uomo
Secondo me è esagerata questa visione.
E poi chi vuoi accudire, di quale famiglia ti vuoi occupare se nessuno ha voluto fare una famiglia con te, o con me, è lo stesso.. se permettete io penso a me stesso. Posso avere qualche attenzione ai miei genitori anziani, che per ora sono gli unici a cui devo tanto, ma poi finisce lì. Questo non fa di me un "non uomo". Per me non si è abbastanza uomini quando non si ha il coraggio di esprimere i propri bisogni e recriminare le ingiustizie, come ad esempio sul lavoro. Sto lavorando moltissimo su questo punto e pian piano sto migliorando. Poi una donna una volta mi ha detto "non sei un uomo" e lì sono rimasto impietrito e non ho saputo chiedergli cosa intendesse.. per me è più questo il non essere uomini, non avere il coraggio di affrontare le persone e chiedere spiegazioni.. e forse su questo aveva ragione. Sul fatto che si è sacrificabili se si è single sono d'accordo. Anche sul lavoro c'è sempre più di un'occhio di riguardo per chi ha famiglia. |
Re: Non sono un uomo
Essere uomini significa avere sotto controllo la propria situazione e la propria vita,avere idee abbastanza chiare e perseguirle senza lasciarsi distruggere..quindi no,non sono un uomo,ma mentalmente sono rimasto un preadolescente
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Re: Non sono un uomo
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Credo di essere l'unico al mondo che dopo tre anni di AM è rimasto cintura bianca. Questo solo per parlare del livello "basic", quello fisico. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Ma la colpa e soprattutto della gran parte degli uomini che venderebbero la madre per una pezzo di patata. |
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Re: Non sono un uomo
Essere adulto per me è un qualcosa a 360 gradi, uno step mentale che va oltre la singolarità dell'avere una occupazione, una convivenza o l'assunzione di responsabilità in certi ambiti.
Per me essere adulto è un qualcosa che ha a che fare con la propria indipendenza dagli altri, sei adulto se puoi cavartela da solo, magari bene, magari con difficoltà, ma riesci ad affrontare le sfide della vita quotidiana. Io non mi sento indipendente, non sarei in grado do affrontare le sfide della vita in maniera autonoma e quindi non mi sento adulto. |
Re: Non sono un uomo
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Più che farsi una famiglia che è una cosa che non capita a tutti e che molti evitano per scelta (per le ragazze, nella maggioranza dei casi farsene una vuol dire rinunciare a lavorare), in effetti diventare adulti significa fare una serie di passaggi e di "riti d'iniziazione" che ti portano a essere autonomo e prendere da solo le tue responsabilità. Io ne ho saltati un bel po' e posso dire di essere un incompiuto, non sono neanche capace a guidare un'auto o una moto, fai tu quanto posso essere autonomo. Neanche i miei studi hanno avuto un lieto fine, nonostante fossi un "primo della classe" di quelli che i compagni odiano a morte mi sono laureato tardi e male, sono bastati piccoli ostacoli per farmi deragliare. Mi ricordo che nel breve periodo in cui abitavo da solo la mia casa era così mal ridotta che ho sempre evitato, per vergogna, di ospitare qualcuno. Il risultato di tutte queste sfide perdute (le donne sono solo una parte del problema) è che non ho la minima fiducia nei miei mezzi e nella mia vita cerco la serenità assoluta e l'assenza di emozioni, perché so che la minima difficoltà basterebbe a mandarmi gambe all'aria. È principalmente questo che ti rende diverso da un vero adulto.
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Re: Non sono un uomo
Secondo me quello che più differenzia un bambino da un adulto (non parlo di uomo infatti, che magari ogniuno ne può avere una propria visione a seconda dello stereotipo a cui più ci si é aderito, tipo uomo che non deve chedere mai e simili varie ed eventuali) é in linea di principio e proprio a metterla sul generale...di quanto si é superato la fase egocentrica, dalla quale per natura ci passiamo tutti ma che nessuno in pratica supera del tutto ma ogniuno ha la propria percentuale.
Sentirsi spesso vittime, per esempio, é un indicatore che indica di quanto questa fase non la si é superata. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
Capisco bene l'OP. Pure io a volte mi chiedo se posso considerarmi adulta o meno. E la risposta è spesso no. Mi sembra di vivere la vita di una perenne ragazzina, senza concludere o costruire nulla. Io forse individuo l'età adulta come costruire qualcosa, soli o con qualcun altro. Ecco, a me manca totalmente questa prospettiva. Quindi come te mi sento decisamente lontana dall'età adulta.
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Re: Non sono un uomo
Essere adulti, per come la vedo io, vuol dire essere responsabili delle proprie scelte/comportamenti (anche NON azioni/NON scelte).
Non va di pari passo con il figliare o essere sposati/fidanzati, non c'entra nulla. Esempio: Ho sentito storie in cui delle coppie figliavano perché uno dei due voleva fortemente un figlio, e l'altro l'ha assecondato per farlo contento, non perché quel figlio lo volesse veramente. Ecco, per come la vedo io questo non è un comportamento adulto, e consapevole, perché non si fanno i figli per non dare dispiacere al partner, bisogna volerli in 2. Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
Re: Non sono un uomo
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Comunque occhio alla chiosa finale eh, l'hai letta? Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
Re: Non sono un uomo
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https://www.ilmattino.it/societa/gos...e-4730321.html :D poi è meglio se torniamo in topic va... |
Re: Non sono un uomo
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Penso che sia la prima risposta profonda e sana che abbia letto in questo forum :riverenza: |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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La fobia sociale si manifesta in vari modi. C'è chi è molto timido ma se molestato verbalmente reagisce.. io sono il contrario. Mi si blocca il cervello e non so che dire.. non lo so come mai succede. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
Quello che differenza un bambino da un uomo è una somma di cose che col tempo si modificano e non è detto che siano positive.
L'immaturo è socialmente mal visto, ma ha dei lati positivi: può cambiare. Il maturo non cambia, l'immaturo è in tempo a raddrizzarsi. È per questo che dissento con il forumista medio quando si parla di personalità. Da immaturo, amorfo, senza personalità, è più facile migliorare. |
Re: Non sono un uomo
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In questa maniera il lato positivo che tentavi di inquadrare si annulla: se c'è chi al punto di arrivo ci è arrivato e chi ci deve ancora arrivare ( c'è chi si deve "raddrizzare" - ma questo presuppone ci sia chi è già dritto, altrimenti il concetto di raddrizzare non avrebbe un criterio di riferimento - ), è logico considerare in vantaggio appunto quello che è già arrivato, che non ha da "migliorare" perché ha già tagliato il traguardo. Io non credo la dimensione "amorfa" sia granché valorizzabile, passata quella che è la fase socialmente riconosciuta come ancora evolutiva: è vero che il soggetto in questione potrebbe in teoria ancora assumere qualsiasi forma, ma vedendola da un punto di vista pragmatico al momento non ne ha nessuna, il che è peggio di averne una scadente, ma che pure una forma è. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Non ci dovrebbe quindi essere una condizione di arrivo,una fine del percorso di maturazione. |
Re: Non sono un uomo
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Convenzionalmente e concretamente però penso di solito paghi di più lo sfoggio di certezze, la messinscena della stabilità. |
Re: Non sono un uomo
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Non è un automatismo, prova a curare un parente malato o disabile di quelli gravi che hanno disturbi mentali, e vedi che dopo un po' l'esserci si spingerà verso il non esserci. Curare diventa anche il mezzo per farlo estinguere l'essere. Cercare di curare quando non si hanno le energie per farlo ti fa estinguere ancora più velocemente. Non è tanto l'azione attiva del curare che permette all'essere di esistere, ma l'esser curati, e sono due cose ben diverse. Per l'azione attiva bisogna consumare risorse, il ricevente invece non ne consuma. Se il soggetto e l'oggetto di questa cosa qua sono gli stessi e il soggetto è incapace di curare l'oggetto delle cure, nel senso che se lo cura elimina risorse di cui ha bisogno per sopravvivere, l'oggetto e il soggetto si estinguono insieme comunque. In questi casi l'oggetto delle cure può continuare ad esistere se è un altro soggetto ad occuparsene, altrimenti si estingue. Il soggetto delle cure potrebbe continuare ad esistere se diventa consapevole che non è nelle sue forze curare quell'oggetto cessando di curarlo, nel caso in cui non coincida con questo, in caso contrario è spacciato, si estinguerà. Delle persone non riescono a curare la propria esistenza e se non ce ne sono altri in giro che vogliono o possono farlo, si estinguono, questo capita. Certo che se fossero capaci di curarla (avessero le risorse fisiche e mentali per vivere nell'ambiente) non si estinguerebbero. Chi è ancora vivo, la propria esistenza è riuscito a curarla con quello di cui dispone, altrimenti sarebbe già morto. Certo è che se una persona riesce a stento a curare la propria di esistenza chiederle di curare anche quella di altri potrebbe sfasciarla definitivamente, a meno che questa cura non riesca poi a cerchio ad immettere nuove risorse velocemente per colmare quelle impiegate, ma il più delle volte non è così, bisogna dare a vuoto e riuscire a sostenere questa cosa qua quando si è genitori. Se un genitore vuol far figli per essere curato o per narcisismo spinto solo dal proprio istinto bestiale, è meglio che si tagli le palle o si tappi la vagina. I vantaggi dell'esser gentitori si esauriscono poi nelle cure reciproche del partner e sociali, non si chieda ai figli di ripagare, questo atteggiamento è da merde umane. Se questa roba non basta o si pensa che si va incontro ad uno squilibrio, non li si faccia. Personalemente apprezzo cento volte di più chi ha scelto di non procreare non sentendosi all'altezza e mostrando chiaramente segni di deficit in tal senso, di tutti 'sti imbecilli che ci sono in giro. C'è gente che è convinta di esser capace di curare una povera bestia e poi l'abbandona. Va bene farlo una volta per provare, ma essere recidivi produce molti danni. Il padrone di un cane abbandonato nonostante sia incapace di curarlo, continua ad esistere alla faccia di Heidegger, magari è la povera bestia che poi fa una brutta fine. Il curante fallito se riesce a curare abbastanza la propria esistenza non si estingue, si estingue l'oggetto delle cure che non ha risorse nell'ambiente per autocurarsi e sopravvivere in assenza della dipendenza dal curante (che non si è preoccupato di rendere la bestia indipendente). Ha senso questa cosa? Per me no. Quindi non sono d'accordo con questa impostazione. Curare può far bene se in circolo immette poi risorse, spesso questo non avviene in modo automatico, bisogna saper scegliere anche cosa curare e quanto per continuare ad esistere. Non è la cura in sé o il curare una qualsiasi cosa a caso che permette di esistere, chi cura un orto e non si prende cura di cosa mangiare muore comunque, e una volta che è morto anche l'orto morirà con lui se è dipendente dalle sue cure. La società giudica male là dove una persona non andrebbe giudicata tanto male. Altro motivo per cui questa società umana fondata su certi valori in parte la detesto. Comunque è sempre un mix, nessuno è indipendente dall'ambiente, questa è un'altra cosa illusoria difficile da sradicare, persone che sanno vivere bene in società se gettate in altri ambienti potrebbero morire prima di certi disadattati. |
Re: Non sono un uomo
ne abbiamo di strada fare...........
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
Allora chi ha una famiglia numerosa, con tanti figli da accudire, sarebbe più uomo di chi magari è sterile e non può averne?
Non credo che essere uomo o meno dipenda da questo... Credo che invece uomo (inteso come persona adulta) possa definirsi chi sa badare perfettamente a se stesso e non ha più bisogno della famiglia di origine: economicamente, fisicamente e psicologicamente. |
Re: Non sono un uomo
"Nel mondo troviamo un uomo che parla, un uomo che
parla a un altro uomo, e il linguaggio detta la definizione stessa di uomo."(É.Benveniste) |
Re: Non sono un uomo
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Qua non è importante essere uomini o non essere uomini è importante trovare un modo per tirare avanti che faccia stare abbastanza bene. Se uno riesce a vivere abbastanza bene ha fatto centro. Se uno sta meglio in compagnia di un fratello piuttosto che da solo perché dovrebbe staccarsi dalla famiglia di origine se anche l'altro fratello sta da solo? Tanto a morire non si muore anche in condizioni di merda, all'atto pratico si è indipendenti da un mucchio di cose. E' vero solo che magari si vive male così e si vivrebbe meglio altrimenti. Delle persone magari pensano di saper badare perfettamente a se stesse e si trovano poi nel giro di qualche mese sul lastrico. A questo punto tanto vale dire che il problema non è il non essere uomini ma dei falliti nell'esistenza in relazione a certi valori che si inseguono. Io il valore figli non lo inseguo molto, curare altri non mi dà energie, non mi frega quasi nulla, lo so bene ormai e per questo penso che uno come me è meglio che figli non ne abbia, né propri, né acquisiti, potrei gestire per poco queste relazioni. Per il resto sì mi interesserebbe guadagnare ma senza dovermi sbattere troppo, ho valori un po' in contrasto sulla questione. Il sesso mi attira, il contatto fisico con una donna che mi attrae mi attira, altre cose per nulla, lo dico proprio chiaramente, al più potrei farle per scambio, e mi starebbe anche bene a certe condizioni, ma non le ho introiettate per nulla come mi pare abbiano fatto altri. C'è una separazione abbastanza netta tra come desidero vivere io e quel che desidera il contesto che io sia per permettermi di vivere certe cose che desidero vivere, e questa roba va spesso in conflitto. Mi pare di avere un sistema di valori che mal si adatta al contesto, mi sembra più di avere a che fare con un problema simile che quello di diventare adulto. Poi se si definisce adulta la persona che ha dei valori che si adattano bene al contesto le due cose coincidono e mi sta bene, non sono adulto, ma non vedo in che modo questa cosa debba avere a che fare con la crescita, c'è chi cresce in armonia e chi cresce in contrasto, ma sono cresciuti entrambi. |
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