Re: Non sono un uomo
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Comunque occhio alla chiosa finale eh, l'hai letta? Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
Re: Non sono un uomo
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https://www.ilmattino.it/societa/gos...e-4730321.html :D poi è meglio se torniamo in topic va... |
Re: Non sono un uomo
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Penso che sia la prima risposta profonda e sana che abbia letto in questo forum :riverenza: |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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La fobia sociale si manifesta in vari modi. C'è chi è molto timido ma se molestato verbalmente reagisce.. io sono il contrario. Mi si blocca il cervello e non so che dire.. non lo so come mai succede. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
Quello che differenza un bambino da un uomo è una somma di cose che col tempo si modificano e non è detto che siano positive.
L'immaturo è socialmente mal visto, ma ha dei lati positivi: può cambiare. Il maturo non cambia, l'immaturo è in tempo a raddrizzarsi. È per questo che dissento con il forumista medio quando si parla di personalità. Da immaturo, amorfo, senza personalità, è più facile migliorare. |
Re: Non sono un uomo
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In questa maniera il lato positivo che tentavi di inquadrare si annulla: se c'è chi al punto di arrivo ci è arrivato e chi ci deve ancora arrivare ( c'è chi si deve "raddrizzare" - ma questo presuppone ci sia chi è già dritto, altrimenti il concetto di raddrizzare non avrebbe un criterio di riferimento - ), è logico considerare in vantaggio appunto quello che è già arrivato, che non ha da "migliorare" perché ha già tagliato il traguardo. Io non credo la dimensione "amorfa" sia granché valorizzabile, passata quella che è la fase socialmente riconosciuta come ancora evolutiva: è vero che il soggetto in questione potrebbe in teoria ancora assumere qualsiasi forma, ma vedendola da un punto di vista pragmatico al momento non ne ha nessuna, il che è peggio di averne una scadente, ma che pure una forma è. |
Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Non ci dovrebbe quindi essere una condizione di arrivo,una fine del percorso di maturazione. |
Re: Non sono un uomo
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Convenzionalmente e concretamente però penso di solito paghi di più lo sfoggio di certezze, la messinscena della stabilità. |
Re: Non sono un uomo
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Non è un automatismo, prova a curare un parente malato o disabile di quelli gravi che hanno disturbi mentali, e vedi che dopo un po' l'esserci si spingerà verso il non esserci. Curare diventa anche il mezzo per farlo estinguere l'essere. Cercare di curare quando non si hanno le energie per farlo ti fa estinguere ancora più velocemente. Non è tanto l'azione attiva del curare che permette all'essere di esistere, ma l'esser curati, e sono due cose ben diverse. Per l'azione attiva bisogna consumare risorse, il ricevente invece non ne consuma. Se il soggetto e l'oggetto di questa cosa qua sono gli stessi e il soggetto è incapace di curare l'oggetto delle cure, nel senso che se lo cura elimina risorse di cui ha bisogno per sopravvivere, l'oggetto e il soggetto si estinguono insieme comunque. In questi casi l'oggetto delle cure può continuare ad esistere se è un altro soggetto ad occuparsene, altrimenti si estingue. Il soggetto delle cure potrebbe continuare ad esistere se diventa consapevole che non è nelle sue forze curare quell'oggetto cessando di curarlo, nel caso in cui non coincida con questo, in caso contrario è spacciato, si estinguerà. Delle persone non riescono a curare la propria esistenza e se non ce ne sono altri in giro che vogliono o possono farlo, si estinguono, questo capita. Certo che se fossero capaci di curarla (avessero le risorse fisiche e mentali per vivere nell'ambiente) non si estinguerebbero. Chi è ancora vivo, la propria esistenza è riuscito a curarla con quello di cui dispone, altrimenti sarebbe già morto. Certo è che se una persona riesce a stento a curare la propria di esistenza chiederle di curare anche quella di altri potrebbe sfasciarla definitivamente, a meno che questa cura non riesca poi a cerchio ad immettere nuove risorse velocemente per colmare quelle impiegate, ma il più delle volte non è così, bisogna dare a vuoto e riuscire a sostenere questa cosa qua quando si è genitori. Se un genitore vuol far figli per essere curato o per narcisismo spinto solo dal proprio istinto bestiale, è meglio che si tagli le palle o si tappi la vagina. I vantaggi dell'esser gentitori si esauriscono poi nelle cure reciproche del partner e sociali, non si chieda ai figli di ripagare, questo atteggiamento è da merde umane. Se questa roba non basta o si pensa che si va incontro ad uno squilibrio, non li si faccia. Personalemente apprezzo cento volte di più chi ha scelto di non procreare non sentendosi all'altezza e mostrando chiaramente segni di deficit in tal senso, di tutti 'sti imbecilli che ci sono in giro. C'è gente che è convinta di esser capace di curare una povera bestia e poi l'abbandona. Va bene farlo una volta per provare, ma essere recidivi produce molti danni. Il padrone di un cane abbandonato nonostante sia incapace di curarlo, continua ad esistere alla faccia di Heidegger, magari è la povera bestia che poi fa una brutta fine. Il curante fallito se riesce a curare abbastanza la propria esistenza non si estingue, si estingue l'oggetto delle cure che non ha risorse nell'ambiente per autocurarsi e sopravvivere in assenza della dipendenza dal curante (che non si è preoccupato di rendere la bestia indipendente). Ha senso questa cosa? Per me no. Quindi non sono d'accordo con questa impostazione. Curare può far bene se in circolo immette poi risorse, spesso questo non avviene in modo automatico, bisogna saper scegliere anche cosa curare e quanto per continuare ad esistere. Non è la cura in sé o il curare una qualsiasi cosa a caso che permette di esistere, chi cura un orto e non si prende cura di cosa mangiare muore comunque, e una volta che è morto anche l'orto morirà con lui se è dipendente dalle sue cure. La società giudica male là dove una persona non andrebbe giudicata tanto male. Altro motivo per cui questa società umana fondata su certi valori in parte la detesto. Comunque è sempre un mix, nessuno è indipendente dall'ambiente, questa è un'altra cosa illusoria difficile da sradicare, persone che sanno vivere bene in società se gettate in altri ambienti potrebbero morire prima di certi disadattati. |
Re: Non sono un uomo
ne abbiamo di strada fare...........
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
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Re: Non sono un uomo
Allora chi ha una famiglia numerosa, con tanti figli da accudire, sarebbe più uomo di chi magari è sterile e non può averne?
Non credo che essere uomo o meno dipenda da questo... Credo che invece uomo (inteso come persona adulta) possa definirsi chi sa badare perfettamente a se stesso e non ha più bisogno della famiglia di origine: economicamente, fisicamente e psicologicamente. |
Re: Non sono un uomo
"Nel mondo troviamo un uomo che parla, un uomo che
parla a un altro uomo, e il linguaggio detta la definizione stessa di uomo."(É.Benveniste) |
Re: Non sono un uomo
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Qua non è importante essere uomini o non essere uomini è importante trovare un modo per tirare avanti che faccia stare abbastanza bene. Se uno riesce a vivere abbastanza bene ha fatto centro. Se uno sta meglio in compagnia di un fratello piuttosto che da solo perché dovrebbe staccarsi dalla famiglia di origine se anche l'altro fratello sta da solo? Tanto a morire non si muore anche in condizioni di merda, all'atto pratico si è indipendenti da un mucchio di cose. E' vero solo che magari si vive male così e si vivrebbe meglio altrimenti. Delle persone magari pensano di saper badare perfettamente a se stesse e si trovano poi nel giro di qualche mese sul lastrico. A questo punto tanto vale dire che il problema non è il non essere uomini ma dei falliti nell'esistenza in relazione a certi valori che si inseguono. Io il valore figli non lo inseguo molto, curare altri non mi dà energie, non mi frega quasi nulla, lo so bene ormai e per questo penso che uno come me è meglio che figli non ne abbia, né propri, né acquisiti, potrei gestire per poco queste relazioni. Per il resto sì mi interesserebbe guadagnare ma senza dovermi sbattere troppo, ho valori un po' in contrasto sulla questione. Il sesso mi attira, il contatto fisico con una donna che mi attrae mi attira, altre cose per nulla, lo dico proprio chiaramente, al più potrei farle per scambio, e mi starebbe anche bene a certe condizioni, ma non le ho introiettate per nulla come mi pare abbiano fatto altri. C'è una separazione abbastanza netta tra come desidero vivere io e quel che desidera il contesto che io sia per permettermi di vivere certe cose che desidero vivere, e questa roba va spesso in conflitto. Mi pare di avere un sistema di valori che mal si adatta al contesto, mi sembra più di avere a che fare con un problema simile che quello di diventare adulto. Poi se si definisce adulta la persona che ha dei valori che si adattano bene al contesto le due cose coincidono e mi sta bene, non sono adulto, ma non vedo in che modo questa cosa debba avere a che fare con la crescita, c'è chi cresce in armonia e chi cresce in contrasto, ma sono cresciuti entrambi. |
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