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Roland68 01-01-2021 14:07

La mia storia
 
Ultimamente credo più alla tesi degli psichiatri, cioè che siamo reazioni chimiche ed elettriche e la mancanza di socialità può derivare da erronee o diverse reazioni che provocano un diverso comportamento verso l'altro. Se però avessero ragione gli psicologi, anni fa uno di questi risalì alla causa che sarebbe alla base del mio disagio sociale.
Circa un anno e mezzo prima della mia venuta al mondo, mia madre era in attesa di colui che sarebbe nato e di conseguenza avrebbe lasciato il sottoscritto nel mondo dei sogni. Va detto che erano gli anni '60 e ancora molte tecnologie non esistevano. Colui che chiamerò il dottor Male (anche se con gli anni non sarei più sicuro sull'attribuzione delle etichette) sentenziò che c'erano complicazioni con la gestazione ed eseguì un "raschiamento", mettendo fine anzitempo all'esistenza del mio alter ego. I miei non mollarono nel tentativo di dare un fratellino alla loro figlia e appunto un anno e mezzo dopo fu il mio turno di essere nella roulette russa della vita e rispuntò il ginecologo dell'ospedale, il dottor Male e disse nuovamente che la gravidanza non sarebbe andata a buon fine, per cui fece preparare nuovamente la sala per effettuare un nuovo "raschiamento ". Se non che spuntò fuori il dottor Bene, un giovane medico, che contestò la decisione del superiore, impedendo l'operazione e consentendo che il sottoscritto venisse al mondo.
E lo psicologo sostenne che tutta questa situazione angosciante provata dalla mamma si è trasferita nel figlio, portando dentro un senso di negatività, diffidenza e chiusura verso l'altro, visto più come un nemico da cui difendersi piuttosto che come una opportunità o una occasione di incontro.
Difficile dire se è vero che la vita di uno possa essere fottuta ancora prima di venire al mondo. Oppure siamo solo delle errate reazioni chimiche. O se il dottor Male era il ginecologo capo, che magari mi avrebbe fatto un favore togliendomi di mezzo subito, piuttosto che il giovane che ha permesso questa mia difficile esistenza.
Spero di non avervi disturbato nella condivisione della mia esperienza.

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claire 01-01-2021 14:22

Re: La mia storia
 
Sinceramente non credo che certe cose possano trasferirsi prima della nascita, ma piuttosto potrebbe essere che ,( involontariamente e non consciamente, ovvio), durante l'infanzia e la crescita i genitori trasmettano certi "messaggi" che riguardano le loro sofferenze e i loro problemi, che vanno ad impattare in modo permanente sul figlio.

Poi certo, esistono le "tare ereditarie" trasmesse per via genetica, ma quelle non derivano da un trauma materno, sono cose "scritte" nel DNA, al pari di tante malattie fisiche.

Anch'io penso che alcune cose psicologiche possano derivare da malfunzionamenti della chimica cerebrale/ ghiandolare di tipo genetico, non solo le psicosi ma anche le reazione eccessive a stimoli esterni, come sono appunto le fobie.
Però è un'idea mia, e non vale certamente per tutti e tutte le fobie.

cancellato21736 01-01-2021 17:43

Re: La mia storia
 
Anche uno psichiatra privato, molto competente e con molta esperienza alle spalle, da cui andai anni fa sostenne una cosa simile.

Durante uno dei primi incontri, nei quali bene o male aveva già intuito quali fossero a grandi linee le mie problematiche principali in quel momento (anche se alcune cose più invalidanti dovevano ancora venire fuori), chiese a mia madre com'era stata la sua gravidanza, se aveva attraversato periodi ansiogeni, stressanti o depressivi...

In effetti morì mia nonna e mio nonno ebbe un infarto e altri problemi di salute.
Mia madre, facendo l'infermiera ed intendendosi un po' di queste cose, si era fatta carico delle responsabilità maggiori e delle relazioni dirette con i medici.

Poi quando nacqui soffrivo di disturbo gastroesofageo e insonnia, se a quell'età si può chiamare così...non dormivo mai durante la notte e piangevo soltanto.
I miei erano stanchi, demoralizzati, stressati, ansiosi per le condizioni di salute di tutti e anche per le condizioni lavorative che non erano delle migliori.


Mi chiedo, dopo aver passato tutto questo, cosa li abbia portati a fare addirittura un altro figlio...

Angus 01-01-2021 18:31

Re: La mia storia
 
Più che gli eventi negativi, conta il modo in cui tuo madre li ha vissuti e affrontati. E quello in cui tu hai affrontato lei.

claire 01-01-2021 18:39

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2553582)
Più che gli eventi negativi, conta il modo in cui tuo madre li ha vissuti e affrontati. E quello in cui tu hai affrontato lei.

I genitori, non solo la madre.

Roland68 01-01-2021 18:56

Re: La mia storia
 
Alla fine quindi è l'involontario errore dei genitori che determina la vita di un figlio.

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Delta80 01-01-2021 18:59

Chissà se già prima di nascere si è predisposti a qualche problematica futura , difficile dirlo , di sicuro i primi anni di vita sono estremamente importanti per uno sviluppo corretto della persona

Angus 01-01-2021 20:10

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Roland68 (Messaggio 2553596)
Alla fine quindi è l'involontario errore dei genitori che determina la vita di un figlio.

Ma perché "determina"? C'è il tuo ruolo in tutto ciò, posto che tu lo prenda sul serio.

claire 01-01-2021 20:25

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Roland68 (Messaggio 2553596)
Alla fine quindi è l'involontario errore dei genitori che determina la vita di un figlio.

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No, la vita è determinata da un insieme di tante cose, e da adulti entra in gioco la responsabilità individuale.

iceboy 01-01-2021 20:53

Re: La mia storia
 
non c'è evidenza scientifica, e mai ci sarà, che traumi emotivi della madre appena prima o durante la gravidanza possano determinare danni psicologici futuri al figlio. Ci potrebbe esser un'influenza genetica che, a parte gravi malattie psichiatriche, rimangono cmq latenti; in ogni caso, per la maggior parte delle volte, è l'ambiente in cui si cresce e si hanno relazioni sociali (famiglia/scuola/palestra, ecc) che determinano l'emersione di un disturbo (latente) o proprio l'insorgenza.

Roland68 02-01-2021 00:18

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Angus (Messaggio 2553636)
Ma perché "determina"? C'è il tuo ruolo in tutto ciò, posto che tu lo prenda sul serio.

Io so che mi sono sempre sentito strano da bambino. Nelle pagelle delle elementari la costante dei maestri nel giudizio era che io ero un bambino timido che faticava nelle relazioni sociali.
Il mio ruolo è sempre stato sbagliato fin dal principio e tutte le esperienze della vita non hanno migliorato la situazione.

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Roland68 02-01-2021 00:20

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2553638)
No, la vita è determinata da un insieme di tante cose, e da adulti entra in gioco la responsabilità individuale.

Quando però sei dentro un certo comportamento è difficile cambiare da adulti. Ormai la fobia sociale è una cosa che mi accompagnerà nella tomba.
Non esiste possibilità che io riesca a modificare il mio modo di pormi verso gli altri.

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Masterplan92 02-01-2021 14:15

Re: La mia storia
 
Propendo per la tesi dello psicologo e della madre..

Angus 02-01-2021 15:13

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Roland68 (Messaggio 2553708)
Io so che mi sono sempre sentito strano da bambino. Nelle pagelle delle elementari la costante dei maestri nel giudizio era che io ero un bambino timido che faticava nelle relazioni sociali.
Il mio ruolo è sempre stato sbagliato fin dal principio e tutte le esperienze della vita non hanno migliorato la situazione.

Stai attento a non fare letture troppo "narcisistiche", ovvero che negano il ruolo delle relazioni. Timido lo puoi essere stato per vari motivi, alcuni dei quali legati al tuo rapporto coi tuoi genitori (soprattutto tua madre, che ha mediato tutte le altre relazioni).

Nel mio caso, ad esempio, ho scontato molto il fatto che mia madre non ha riconosciuto la conflittualità, il fatto che qualcuno potesse non preoccuparsi del suo bene (e di quello dei suoi figli). Io mi sono "adeguato", e le mie valenze oppositive sono rimaste a lungo sregolate, insieme alla capacità di confrontarmi in modo realistico con chi vuole qualcosa da me (ad esempio in ambito sentimentale: più che sentirmi "di scarso valore", la possibilità di un'utilità reciproca, e dunque di una valutazione, mi era del tutto estranea). Da qui poi una sensazione di inadeguatezza, e la "timidezza".

claire 02-01-2021 15:19

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da Roland68 (Messaggio 2553709)
Quando però sei dentro un certo comportamento è difficile cambiare da adulti. Ormai la fobia sociale è una cosa che mi accompagnerà nella tomba.
Non esiste possibilità che io riesca a modificare il mio modo di pormi verso gli altri.

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Per quello dico sempre che prima si acciuffano i problemi meglio è.Se da piccoli non ci hanno portati a fare vedere e da grandi è "troppo tardi" per risolvere, amen.
Però sempre si può fare quello che è possibile con le risorse a disposizione.
Magari non guarisci dalla fs, ma si può puntare ad altro, ad esempio conviverci e ricavarci una vita soddisfacente.

Cemetery Gates 02-01-2021 18:10

Re: La mia storia
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2553493)
Sinceramente non credo che certe cose possano trasferirsi prima della nascita, ma piuttosto potrebbe essere che ,( involontariamente e non consciamente, ovvio), durante l'infanzia e la crescita i genitori trasmettano certi "messaggi" che riguardano le loro sofferenze e i loro problemi, che vanno ad impattare in modo permanente sul figlio.

Poi certo, esistono le "tare ereditarie" trasmesse per via genetica, ma quelle non derivano da un trauma materno, sono cose "scritte" nel DNA, al pari di tante malattie fisiche.

Anch'io penso che alcune cose psicologiche possano derivare da malfunzionamenti della chimica cerebrale/ ghiandolare di tipo genetico, non solo le psicosi ma anche le reazione eccessive a stimoli esterni, come sono appunto le fobie.
Però è un'idea mia, e non vale certamente per tutti e tutte le fobie.

Posso parlare solo per me, io sono quello che sono perché ho avuto una pessima infanzia, la chimica forse può concernere patologie gravi come la depressione o la schizofrenia, non la paura di andare alle feste.


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