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MEandjustMe 14-09-2020 20:30

Il dolore di Matteo
 
Da poco tempo ho rivisto un film che vidi qualche anno fa e che mi colpì davvero tanto, non so se lo avete presente, il titolo comunque è "La meglio gioventù".
Questo film narra le vicende di una famiglia nell'arco di vari anni e di più generazioni. Si parte dai mitici anni 60 con due fratelli in procinto di organizzare un viaggio in Scandinavia e si conclude nel 2003 circa, anno di uscita del film.
I due fratelli appaiono subito molto diversi tra loro, ci sono Nicola e Matteo. Entrambi molto bravi a scuola e all'università che frequentano, con due genitori presenti e amorevoli. Nicola è gioviale, ottimista, sempre con il sorriso stampato in bocca, Matteo è un musone, sempre arrabbiato, malinconico e dal nervoso facile. Dopo un'avventura vissuta insieme i due si separano, Nicola intraprende un viaggio in solitaria per la Scandinavia, mentre Matteo nonostante promettesse bene lascia l'università e si arruola prima nell'esercito e poi in Polizia.
Gli anni passano, Nicola si fa una famiglia, si laurea in medicina e diventa dirigente medico di un istituto psichiatrico all'avanguardia, mentre Matteo rimane sempre da solo, viene sballottato da una parte dell"Italia all'altra, sembra non avere uno scopo. Ha sempre il nervoso facile e allontana tutte le persone che gli si avvicinano, tratta male anche le persone che lo vogliono più bene, i genitori e in parte minore anche i fratelli. Alla fine Matteo al culmine del dolore si toglie la vita durante la mezzanotte di Capodanno dell'83.
Perché esistono persone come Matteo, perché esistono persone che nonostante non abbiano motivi effettivi per soffrire acutizzano tali sintomi anche conducendo una vita normale, perché ci sono persone invece che sono sempre felici e che riescono a non farsi prendere dal panico nonostante l'attraversamento di alcuni momenti bui?

Crepuscolo 14-09-2020 21:11

Re: Il dolore di Matteo
 
Forse dipende anche dalla prospettiva di vita che uno si è creato nella propria testa e dalle ambizioni che uno ha. Oggi ho visto un uomo marocchino di una cinquantina di anni, parlava bene l'italiano, quindi immagino è qui da molto tempo. Questa persona come lavoro raccoglie il ferro vecchio e va in giro con una macchina di più di vent'anni. Probabilmente vive anche da solo, eppure vedevo in lui un'atteggiamento positivo nei confronti della vita. Questo qui quando stava in Africa presumibilmente conduceva una vita schifosa senza un ca*** e quindi anche se per la maggior parte della gente la sua vita attuale è una me***, per lui è molto rispetto a come stava prima, quindi vive serenamente (non so se la sua vita è ed è stata questa, e una mia ipotesi).
Viceversa chi cresce in una famiglia ricca di medici, avvocati... Ha delle aspettative molto elevate dalla propria vita, quindi non si accontenta facilmente e se la sua vita non sarà al top come la immaginava avrà un crollo.

MEandjustMe 14-09-2020 21:15

Re: Il dolore di Matteo
 
Non era un discorso solo economico.

Okras 14-09-2020 21:27

Forse è proprio una questione di carattere e del proprio vissuto/esperienze relazionali.
Anche io ho un fratello che, nonostante siamo cresciuti nella stessa famiglia, lui non ha sviluppato nessun problema psicologico di alcun tipo.

milton erickson 14-09-2020 21:30

Re: Il dolore di Matteo
 
Quote:

Originariamente inviata da MEandjustMe (Messaggio 2509888)

Perché esistono persone come Matteo, perché esistono persone che nonostante non abbiano motivi effettivi per soffrire acutizzano tali sintomi anche conducendo una vita normale, perché ci sono persone invece che sono sempre felici e che riescono a non farsi prendere dal panico nonostante l'attraversamento di alcuni momenti bui?

Mah..a mio parere dipende anche molto dalle dinamiche familiari..e da come uno riesce o meno a non farsene condizionare.

Spesso quelli che in famiglia vengono tacciati da egoisti, sono anche quelli che alla lunga non facendosi coinvolgere più di tanto nelle dinamiche disfunzionali familiari si fanno una loro vita..e appaiono più felici..questo il film mi pare di ricordare non lo approfondisce più di tanto..ed è un peccato, perchè sembra dal film che la differenza tra fratelli sia una sorta di destino genetico..io alla genetica non credo..o meglio penso sia molto sopravvalutata

Masterplan92 14-09-2020 21:40

Re: Il dolore di Matteo
 
Bel film quello..l ho visto anni fa..mi aveva colpito tanto

Crepuscolo 14-09-2020 21:47

Re: Il dolore di Matteo
 
Quote:

Originariamente inviata da M (Messaggio 2509908)
Non era un discorso solo economico.

Il concetto è quello delle prime righe, il resto è solo un mio esempio. C'è chi si pone degli obiettivi e se non li raggiunge crolla e chi si prende quello che la vita gli offre.

Masterplan92 14-09-2020 21:49

Re: Il dolore di Matteo
 
Quote:

Originariamente inviata da Crepuscolo (Messaggio 2509905)
Forse dipende anche dalla prospettiva di vita che uno si è creato nella propria testa e dalle ambizioni che uno ha. Oggi ho visto un uomo marocchino di una cinquantina di anni, parlava bene l'italiano, quindi immagino è qui da molto tempo. Questa persona come lavoro raccoglie il ferro vecchio e va in giro con una macchina di più di vent'anni. Probabilmente vive anche da solo, eppure vedevo in lui un'atteggiamento positivo nei confronti della vita. Questo qui quando stava in Africa presumibilmente conduceva una vita schifosa senza un ca*** e quindi anche se per la maggior parte della gente la sua vita attuale è una me***, per lui è molto rispetto a come stava prima, quindi vive serenamente (non so se la sua vita è ed è stata questa, e una mia ipotesi).
Viceversa chi cresce in una famiglia ricca di medici, avvocati... Ha delle aspettative molto elevate dalla propria vita, quindi non si accontenta facilmente e se la sua vita non sarà al top come la immaginava avrà un crollo.

Parli di me?... è cosi.. figlio di medici e quindi pressato mentalmente da questo..sempre..poi il castello di carte crolla

Keith 14-09-2020 23:17

Re: Il dolore di Matteo
 
Si ma i due personaggi sono nati nella stessa famiglia. Secondo è carattere, determinato dalla genetica.

Newage 14-09-2020 23:24

Fa parte della dualità della vita...se fossimo tutti uguali saremmo in paradiso o all'inferno.. non potrà sussistere solo bene o solo male , solo bello o solo brutto, solo giorno o solo notte ecc. Prima lo accettiamo e prima troviamo pace.

pure_truth2 15-09-2020 01:47

Sì lo vidi una prima volta con la scuola proprio intorno al 2003/04, inutile dire che la scena del sucidio di Matteo fu quella che mi colpì di più. Tutt'oggi, quando si parla di quel film,non posso che non pensare a quello.
Non perché sia splatter,non lo è,ma è davvero molto triste, anche vedere poi il dolore dei familiari..
E dire che all'epoca non soffrivo di depressione,ma la custodivo già in potenza, avevo comunque sperimentato un grado di disagio non poi così diffuso tra i coetanei, fatto di ansia sociale e piccoli periodi di isolamento.

Astrid 15-09-2020 15:42

Re: Il dolore di Matteo
 
Credo dipenda da tante cose soprattutto il carattere ..i miei genitori che hanno sempre fatto lavori umili hanno riposto in me grandi speranze, volevano che facessi una vita migliore della loro ,avevano grandi aspettative e le ho deluse ...ogni tanto me lo dicono anche che non pensavano che sarei finita così perché sapevano che avevo un grande potenziale eppure forse proprio perché sentivo il peso di queste aspettative sono crollata ..
Da mio fretello invece non si sono mai aspettati nulla ed è cresciuto più sereno ,ha fatto le sue esperienze lavorative etc...anche lui ha avuto i suoi momenti di crollo emotivo ma ne è uscito alla grande io invece no .

Jave93 16-09-2020 00:00

Re: Il dolore di Matteo
 
Io sono un po’ come Matteo, tendo a comportarmi così...non è colpa di nessuno, è l’indole di una persona...e capisco anche il pensiero del suicidio, anche perchè sembra la soluzione migliore ad una vita di sofferenze. Ció che spinge, a mio avviso, una persona a comportarsi così è il non accettare gli altri, il non sopportare i comportamenti e anche l’indole delle altre persone...e poi anche l’insoddisfazione nel vedere le ingiustizie, nel non sentirsi all’altezza degli altri o addirittura nel confronto...

Rainha 17-09-2020 06:21

Re: Il dolore di Matteo
 
Quote:

Originariamente inviata da MEandjustMe (Messaggio 2509888)
Da poco tempo ho rivisto un film che vidi qualche anno fa e che mi colpì davvero tanto, non so se lo avete presente, il titolo comunque è "La meglio gioventù".
Questo film narra le vicende di una famiglia nell'arco di vari anni e di più generazioni. Si parte dai mitici anni 60 con due fratelli in procinto di organizzare un viaggio in Scandinavia e si conclude nel 2003 circa, anno di uscita del film.
I due fratelli appaiono subito molto diversi tra loro, ci sono Nicola e Matteo. Entrambi molto bravi a scuola e all'università che frequentano, con due genitori presenti e amorevoli. Nicola è gioviale, ottimista, sempre con il sorriso stampato in bocca, Matteo è un musone, sempre arrabbiato, malinconico e dal nervoso facile. Dopo un'avventura vissuta insieme i due si separano, Nicola intraprende un viaggio in solitaria per la Scandinavia, mentre Matteo nonostante promettesse bene lascia l'università e si arruola prima nell'esercito e poi in Polizia.
Gli anni passano, Nicola si fa una famiglia, si laurea in medicina e diventa dirigente medico di un istituto psichiatrico all'avanguardia, mentre Matteo rimane sempre da solo, viene sballottato da una parte dell"Italia all'altra, sembra non avere uno scopo. Ha sempre il nervoso facile e allontana tutte le persone che gli si avvicinano, tratta male anche le persone che lo vogliono più bene, i genitori e in parte minore anche i fratelli. Alla fine Matteo al culmine del dolore si toglie la vita durante la mezzanotte di Capodanno dell'83.
Perché esistono persone come Matteo, perché esistono persone che nonostante non abbiano motivi effettivi per soffrire acutizzano tali sintomi anche conducendo una vita normale, perché ci sono persone invece che sono sempre felici e che riescono a non farsi prendere dal panico nonostante l'attraversamento di alcuni momenti bui?

Secondo me è un mix tra genetica e ambiente, come spesso accade.
Io ad esempio credo di essere proprio nata con caratteristiche per così dire non "allineate", tali da - siccome c'è da classificare sempre tutto - farmi rientrare nella categoria dei neurodiversi.

Dei genitori che non mi hanmo mai fatta sentire "speciale" in negativo né in positivo, pur accogliendo e comprendendo molte criticità, credo mi abbiano aiutata parecchio a farmi accettare in primis da me stessa e a non vergognarmi di nulla, potendo così vivere un'esistenza molto più soddisfacente di quanto si potesse inizialmente presumere.

Contrariamente a me, mio fratello è una persona estremamente estroversa e socievole, eppure mettendo entrambi i nostri vissuti sul piatto non mi ritengo affatto meno felice di lui.


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