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Originariamente inviata da Artemis_90
(Messaggio 2744914)
Quando mi dicono "tu devi giudicare le persone per ciò che dicono e per le loro idee" io rispondo sempre che no non lo voglio fare, non la ritengo una bella cosa giudicare qualcuno per le idee che esprime o per ciò che dice, perchè ciò che dice una persona, le idee che esprime, non sono la persona stessa, possono cambiare, se io giudico una persona per quello gli sto apponendo una specie di etichetta, la sto apponendo sul suo essere nella sua totalità e quell'etichetta poi non se ne va più.
Io giudico le persone per i loro comportamenti "isolati", cercando di trovare una spiegazione per quei comportamenti isolati, perchè nella vita può succedere di passare un brutto periodo, di stare male e io tendo a giudicare il comportamento "singolo", spiegandolo in qualche modo, non giustificandolo ma spiegandolo, prima di giudicare l'essere nella sua totalità apponendogli un'etichetta indelebile.
Ad esempio se io dico "tu sei un misogino" a qualcuno che esprime dei giudizi misogini in un dato periodo della sua vita io gli sto apponendo un'etichetta che non andrà più via, ma magari quella persona non è realmente misogina, magari lo è in quel periodo per vicissitudini che io non conosco. Cerco sempre di andare oltre l'apparenza, scavare in fondo e non giudicare mai una persona per quello che dice e pensa in un determinato momento della sua vita. Poi se questi pensieri sono perpetrati nel tempo e si traducono in gesti concreti perpetrati nel tempo nel tempo allora si, potrò etichettare quella persona come misogino.
Giudicate sempre prima i comportamenti e le azioni "isolate" di un individuo più tosto che apporre un'etichetta a qualcuno per quello che dice e pensa.
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Ma per esempio la Meloni la pensa in un certo modo da molti anni, non è frutto di una condizione di disagio temporaneo. Poi, sì, possiamo anche essere più estremi e dire che tutti possono essere compresi, visto che ci può essere sempre una causa psicologica che porta a dire e fare il male.
Ma se una persona si dimostra razzista, in quel momento le si potrà dire che è razzista senza appellarsi all'eventualità che in futuro rinsavisca? Se poi dovesse cambiare atteggiamenti allora glielo si potrà riconoscere, se verrà creduta, e in questo senso non ci sarà un'etichetta perenne su di lei.
Altrimenti nessuna definizione su una persona avrebbe senso, o lo avrebbe solo dopo un tempo di permanenza nell'idea che non si sa come si dovrà stabilire. Bisognerà ridefinire cos'è razzista (o fascista o altre cose): una persona che odia le persone di provenienza x e mantiene quest'atteggiamento per y anni? O altre varianti in base ad altri parametri. Mi pare un approccio abbastanza contorto e inutilmente complicato.
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