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Ansia e lavoro
A voi è capitato di lasciare il lavoro, di rifiutare proposte lavorative o a rinunciare a priori ad intraprendere un corso formativo per colpa dell'ansia e dalle proprie paure? oppure addirittura escludendo determinati lavori in cui la paura di non essere portati o di non essere all'altezza era tale da non provare manco a lasciare il CV?
A me personalmente è capitato diverse volte, ho lasciato un buon lavoro perchè l'ansia a malapena mi faceva svegliare la mattina, recentemente ho rinunciato ad un'altra opportunità lavorativa perchè sapevo che non sarebbe stata duratura come opzione (per mia volontà) quindi iniziare un lavoro che sapevo già che avrei lasciato dopo poco tempo per andare poi da un'altra parte mi metteva troppa ansia, il solo pensiero di dover fare tutte le procedure per licenziarmi mi ha bloccato prima ancora di iniziare... Volevo sapere il parere di chi nonostante l'ansia riesce a non intaccare la sua vita lavorativa e di chi è passato in situazioni simili come le ha superate, o quantomeno contenute. |
Re: Ansia e lavoro
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Anch'io ho rifiutato diverse proposte lavorative interessanti causa ansia e paura (ma sarebbe più corretto parlare di incapacità) di modificare la mia routine quotidiana. :-| |
Re: Ansia e lavoro
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Re: Ansia e lavoro
se dovessi lasciare ora il lavoro resterei disoccupato a vita, preferisco affrontare l'ansia giorno per giorno senza ne farmaci ne terapia.
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Re: Ansia e lavoro
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Re: Ansia e lavoro
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Re: Ansia e lavoro
Durante l'adolescenza saltavo scuola per via del ansia.
In ambito lavorativo no, ma ho rifiutato posti fissi perché non mi piaceva quel tipo di lavoro. Voglio trasformare le mie passioni in un lavoro remunerativo. Altrimenti avrei sempre un senso di insoddisfazione e ansia perenne, ogni volta che vado a lavorare. |
Re: Ansia e lavoro
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è anche questo un buon punto di vista...l'ansia potrebbe derivare anche dal fatto che facevo/sto cercando di fare qualcosa in cui non credo e che non mi piace |
Re: Ansia e lavoro
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Re: Ansia e lavoro
Sì, mi è successo un paio di volte di rinunciare a delle proposte di lavoro alle quali ero riuscito a mandare il cv solo dopo una grande opera di convincimento da parte dei miei, dello psicologo, e forzandomi nonostante le paure e le insicurezze.
Ho impiegato un giorno intero per scrivere una breve lettera di presentazione, un altro giorno per rileggerla e convincermi finalmente ad inviarla; in più ho impiegato un paio di settimane per creare con photoshop un modello di cv su misura perché tutti online mi dicevano che quello europeo non andava bene e sono andato nel panico. Ho fatto anche un paio di colloqui ai quali sono riuscito ad andare sempre con uno sforzo immane; l'ansia e il panico mi stavano uccidendo (ed erano scattati già da quando avevo ricevuto le telefonate alle quali ero addirittura tentano di non rispondere per paura e perché sono appunto evitante) e ovviamente si vedeva anche esternamente, ero teso, agitato, facevo fatica a parlare, tremavo e non sapevo cosa dire, come rispondere, soprattutto quando facevano domande riguardo la scuola o il buco temporale di quasi 10 anni che c'è da quando ho lasciato la scuola fino ad ora. Per questo sono andati tutti male e nessuno si è più rifatto sentire tranne uno, al quale naturalmente non ho più risposto io per paura e per l'ansia che avevo in quel momento e che avrebbe portato il cambio radicale di vita da recluso totale ad uscire tutti i giorni di casa. Dove avrei trovato la forza? E se non fossi stato all'altezza del compito? E se avessi sbagliato o rovinato qualcosa di importante? E se fossi stato preso in giro dai colleghi per il mio aspetto e modo di comportarmi o non ci fossi andato d'accordo? I miei genitori erano arrabbiati, tristi e delusi, ma forse io lo ero ancora di più perché non ero riuscito a fare una cosa che per chiunque è normale; non ero riuscito a fare l'uomo adulto. Solo l'anno scorso gli psicologi e gli assistenti sociali del csm erano riusciti ad inserirmi in una sorta di tirocinio di tre mesi, organizzato appunto dal csm. Avevo le stesse identiche paure, ma alla fine sono riusciti a convincermi, forse anche grazie ai farmaci che per una volta avevano fatto più effetto del solito e sbloccato la situazione o perché era part time ed erano solo 5 giorni a settimana. I primi giorni sono stati un inferno, ero paralizzato dall'ansia e dalla paura, andavo in panico e sudavo per ogni singolo compito che mi assegnavano, anche se era una stupidaggine come svuotare i cestini. Non spiccicavo parola con nessuno; lo psicologo (con il quale comunque continuavo gli incontri e mi supportava) diceva che col tempo mi sarei abituato, che la situazione sarebbe migliorata. Non è andata così. Dopo un mese e mezzo ho mollato, non sono più riuscito ad andare e ho interrotto tutto, anche per il fatto che era non lavoro che non mi piaceva, non mi sentivo per niente a mio agio, nemmeno con i colleghi, e avevo perso la motivazione anche per il fatto che non c'era retribuzione. Altro tentativo, altra sconfitta, altra delusione. Da quel giorno sono ritornato a non uscire più di casa (se non quell'ora a settimana per andare al csm), non ho più mandato cv e neppure controllato un singolo annuncio. |
Re: Ansia e lavoro
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