Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
A Milano e Roma sono stato varie volte per lavoro e sinceramente non mi hanno fatto una buona impressione nessuna delle due poi ovviamente non ho potuto avere rapporti con gli abitanti locali quindi non ho idea delle possibilità di socializzazione. Devo dire che se fossi costretto a scegliere andrei a Milano ma solo per il lavoro dato che avendo fatto l'operaio in teoria dovrei avere più possibilità considerando anche l'hinterland. Rimango poi convinto che dal punto di vista sociale le grandi città siano sopravvalutate oltre che piene di problemi di altri tipi.
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Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
In teoria la grande città dovrebbe essere più congeniale sotto molti aspetti per una persona giovane, dato che offre molte più possibilità dal punto di vista del lavoro, della cultura, eventi, servizi e sia per la possibilità di conoscere più persone diciamo affini.
Scegliere Milano o Roma dipende dalle proprie inclinazioni, ma diciamo che entrambe sono grandi città e la mentalità é diversa dai paesi di provincia dove in media la mentalità è più chiusa. |
Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
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Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
Andrò controcorrente e suggerisco Pisa.
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Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
Se cresci in una famiglia come la mia, ossessionata dal controllo su alcune cose, tra cui soprattutto la privacy, il rispetto degli spazi personali, la territorialità e il tenere a distanza le persone troppo invadenti, è mille volte meglio la città. Loro credevano erroneamente che vivere a contatto con altra gente in un palazzo, che ti cammina sopra la testa, che ti passa vicino alla porta di casa, fosse lesivo nei confronti della riservatezza, così hanno preferito restare al paesello, andando ad abitare addirittura fuori dal centro abitato.
Ma non avevano fatto i conti col fatto che se vuoi dei figli, devi anche provvedere alla loro socialità, non basta dargli da mangiare e mandarli a scuola. I miei hanno avuto un approccio nella vita dove la socialità è considerata un male necessario: tieni i contatti col prossimo solo perché ti serve, perché ti aiuta ad avere conoscenze per trovare lavoro e mantenerti, non riescono a concepire l'essere con gli altri come un piacere fine a se stesso che nel lungo termine contribuisce a dare completezza e profondità alla tua indole. Quindi pensarono bene (anzi male) di isolarsi, non tenendo conto delle necessità relazionali di una loro eventuale prole. Ma per chi come loro è appunto ossessionato dalla privacy, il paese è un brutta bestia. Si è in pochi e tutti sanno più o meno tutto di te, non c'é possibilità di selezionare le conoscenze perché si è in pochi, il conformismo impera e non ci sono gruppi divisi in relazione alle abitudini e agli stili di vita. Non ci sono, per dire, i radical chic o i tamarri, i business-oriented e quelli più terra terra...si è un po' tutti la stessa minestra, e se inizi ad isolarti perché proprio la tua famiglia ha uno stile relazionale nullo o principalmente fondato sulla riservatezza, non ti rimane molto altro. Diventi un solitario, la tua personalità ne risente in termini di evoluzione, persino la tua autoconsapevolezza...rimani un individuo formato solo a metà e adesso non è che voglia fare un panegirico della socialità a tutti i costi, ma l'isolamento totale a chi giova? Ho scritto tutto questo per dire che la città è molto meglio per chi è selettivo e non va d'accordo con tutti. |
Re: Opportunità Sociali, Milano o Roma
Ma scusate, una bella fetta della socializzazione si è spostata sui social network, questo vale anche per le persone normali abituate alla socializzazione. Parlando di un sociofobico, in che modo il suo cambiare città inciderebbe sulla sua emarginazione? Emarginati si è e si rimane, anche a New York (Taxi Driver docet). Il sociofobico fa fatica ad inserirsi in contesti sociali, specialmente se senza appigli, a meno che non abbia le palle di iniziare a parlare con gente a caso (preparandosi a ricevere il più delle volte picche,) ma se trova questo coraggio allora già scavalca il perimetro della sociofobia. Sennò come carte da giocare rimangono 1) l'ambiente di lavoro, campa cavallo 2) l'ambiente di studi se si vuole frequentare un'università, campa cavallo 2.0 3) corsi dedicati a interessi particolari, ok ci sta, ma non idealizzerei certe cose - cambiando città non si cambia come persone. Ti iscrivi a un corso, tutto ottimista, poi scopri che la tua indole da emarginato è rimasta la stessa, col risultato che ti allontani spontaneamente dagli altri e ispiri altrettanta lontananza ad essi, i quali quindi troveranno qualcun altro con cui stare.
Io già faccio fatica a contattare una persona sul web, e se riesco a farlo e la cosa va bene allora poco importa dove vivo, alla fine il modo per incontrarsi lo si trova; i contesti, le feste, gli eventi, i raduni, sono tutte cose che in quanto sociofobico non posso neanche concepire. Potrei vivere in un paese di 100 abitanti e sarebbe esattamente la stessa cosa. |
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