riflessione sull'avere il cazzo
ci sono i sottotitoli in italiano è un tema che mi tormenta, l'incapacità spontanea di crescere. ho un'ideale che non è realizzabile o forse non esiste, ma ho il terrore di non superare questa muta. Avrei bisogno di un rito di passaggio che mi rassicurasse. Mi sembra di non aver mai abbandonato i giocattoli. i libri da colorare. mi sembra di essere condannato a non crescere mai. aspetto un nuovo inizio, una nuova era e sono sempre qui. cerco di liberarmi ma mi trascino dietro tutto, ovunque vada, qualsiasi cosa faccia sono sempre me stesso. dovrei avere le palle di andarmene per non tornare, ma anche là mi circonderei di libri, giochi e fumetti. io ricordo gli uomini della mia infanzia. Quando le gatte facevano i gattini li affogavano o li mettevano in un sacco e li prendevano a bastonate. Poi sentivi mamma gatta che li chiamava per settimane. uccidevano il maiale con il coltello, e li alzavano per pulirli, dopo averli svezzati per mesi. vendevano gli agnelli dalle pecore, strappandoli dalle loro madri . tempo fa ascoltai una discussione di un cacciatore che aveva sparato con un fucile a pallini al gatto della figlia perchè questo aveva avuto un'emorrargia e non voleva spendere di certo per portarlo dal veterinario. ho sentito del padre di un tizio, preso in guerra che disertò puntando il fucile contro l'ufficiale. 19 anni. dopo ha continuato gli studi di legge, nello stesso anno ha incontrato sua moglie e si è trasferito. wikipedia Le norme tradizionali maschili, così come vengono descritte nel libro del Dr. Ronald F. Levant intitolato "Mascolinità ricostruita" sono: evitare ogni accenno di femminilità, non mostrare le proprie emozioni, tenere ben separato il sesso dall'amore, perseguire il successo e raggiungere uno status sociale più elevato, l'autonomia (il non aver mai bisogno dell'aiuto di nessuno), la forza fisica e l'aggressività, infine l'omofobia (disprezzo per il frocio, il finto maschio)[4]. Queste norme servono a riprodurre simbolicamente il ruolo di genere associando gli attributi e le caratteristiche specifiche creduti appartenere di diritto al genere maschile[5]. arcaiche, superate, ma efficaci. concetti odiosi ma funzionali. il ruolo di genere era una panacea di ogni ansia, una guida da seguire, per i codardi che non vogliono la responsabilità di scegliere cosa pensare e cosa essere. In questa incertezza generali gli uomini che non regrediscono ad un'infanzia infinita cadano nelle promesse della destra. unità onore e gloria. il rispetto e il sacrificio eroico, l'impronta nel mondo se non con la mano con il pugno, il cameratismo. andrea pazienza aveva 32 anni quando è morto. dal suo genio si capiva che aveva vissuto tutto quello che c'era da vivere. https://thevision.com/wp-content/upl.../08/ero_ok.jpg anche un'altro genio spiega l'orrore di una generazione che ha deciso di non crescere Alan moore estratto di un'intervista Penso che l’impatto dei supereroi sulla cultura popolare sia tremendamente imbarazzante e non poco preoccupante. Mentre questi personaggi erano in origine perfettamente adatti a stimolare l’immaginazione del loro pubblico di dodicenni o tredicenni, l’odierna übermenschen, rivolta a un pubblico apparentemente adulto, sembra servire una sorta di scopo differente e soddisfare diverse esigenze. In primo luogo, i film sui supereroi per il mercato di massa sembrano favorire un pubblico che non desidera rinunciare alla propria presa su (a) la sua infanzia relativamente rassicurante, o (b) sul 20° secolo relativamente rassicurante. La continua popolarità di questi film per me suggerisce una sorta di stato deliberato e autoimposto di arresto emotivo, combinato con una condizione paralizzante dato dalla stasi culturale, che può essere testimoniata nel mondo del fumetto, nei film, nelle musica popolare e, in effetti, attraverso l’intero lo spettro culturale . quanti uomini posso dire di conoscere? credo nessuno. forse mi vergogno delle mie crisi di pianto segrete, le mie unghie maciullate dall'ansia, la paura disperata della mancanza di autocontrollo. Il bisogno dell'accettazione altrui, ferire gli altri. vorrei poter incazzarmi e gridare senza che mi strozzi la voce, entrare in rissa senza paura delle conseguenze. dire idiozie da analfabeta. ogni volta che mi privo di qualcosa istigandomi a crescere, compenso con qualcos'altro, e mi odio per questo. dovrei pensare di meno e vivere sul momento, non come se la giornata fosse una partita a scacchi, ma ho paura anche solo di infastidire le persone. mi sento come l'impiegato che conta i francobolli. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Capisco, io ho una terribile paura di dover vivere. Il mio problema è un'empatia esagerata che non mi permette di difendermi nemmeno di fronte ai torti perché tendo a immedesimarmi nella persona che dovrebbe subire la mia reazione, compatendola. Non riesco nemmeno a provare rabbia, non perché la reprima, ma proprio in quanto non si genera. Mi chiedo spesso il perché della mia esistenza se non sono stato dotato dei mezzi per essere parte della vita attiva sulla Terra, ma l'unica conclusione a cui sono giunto è che la soluzione sia accettarsi come si è, evitando il più possibile situazioni di pericolo e vegetando nel proprio cantuccio.
Scusa se non sono incoraggiante, purtroppo per me non vedo via d'uscita. Spero tu ci possa riuscire. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Intervengo solo per dire che i gattini li uccideva nei modi suddetti mia nonna.Non solo da giovane, finché ne ha avuto le forze.
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
ah, quindi trucidare bestioline sarebbe da uomini e aiutarle a sopravvivere da effeminati? :interrogativo:
quindi i soggetti deboli (come noi, ad esempio) andrebbero gettati dal Taigeto perché sono una zavorra?:interrogativo: fammi capire che ho capito male:pensando: |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Stavo per fare l' appunto che oggi è proprio materialmente difficile portare a termine l' attraversamento del collo di bottiglia tra l' infanzia che è tutta potenzialità e l' età adulta in cui appunto si è deciso cosa essere e gli orizzonti tornano ad ampliarsi, ma alla fine nel rispondere alla domanda lo dice proprio anche lui, non è solo una volontaria decisione di non crescere.
Comunque ogni società genera il tipo umano di cui ha bisogno, se oggi i riti di passaggio sono andati in buona parte perduti è perché ciò è in chiave collettiva funzionale al sistema. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Ma che cazzo, tra poco bestemmio. Il palo lo uso io sulla loro testa! Le merde trattano così gli animali, la feccia dell'umanità!
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Ripristiniamo il patriarcato e la sottomissione della donna...questo si che era da uomini, giusto?
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
indicavo che l'uomo deve cambiare da bambino ad adulto, ma mentre prima questo processo era naturale e scontato ora è incerto. e questo mi crea una crisi d'identità. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Si può anche provare a raggiungere un compromesso, no?
Abbandonare in buona parte i modi di fare infantili senza diventare degli uomini alfa guerrieri. I fumetti, i manga, il mammismo, il pianto facile.. questo tipo di vita deve pian piano dissolversi per dar vita ad una persona un po' diversa, che può anche ogni tanto piangere e ogni tanto giocare al PC.. ma ci vuole un passaggio graduale, non credo molto alle cose nette. Spero di aver capito il senso del post. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Mio nonno faceva il mediatore di bovini(si era un lavoro)ma non uccideva niente, io ho sempre visto donne star dietro agli animali di campagna, i piccoli animali li ammazzavano loro, i maschi il maiale per questioni di forza. In ogni caso, penso che il proprio ruolo identitario adulto sia da ricercare in altro, i veri uomini non sono quelli che ammazzano e che hanno quel tipo di "coraggio",il coraggio è ben altro. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Quote:
Quote:
Hai scritto "Io ricordo gli uomini della mia infanzia. Quando le gatte facevano i gattini li affogavano o li mettevano in un sacco e li prendevano a bastonate." Di quanti secoli fa parliamo e di quale Paese del terzo mondo? |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Cosa vuoi, se sono vecchi e vivono da soli e non fanno quello che gli dici... Io gli ho sterilizzato una gatta e salvato una cucciolata dandoli via. Comunque le bastonate no, sotterrati o affogati. Mio nonno paterno era molto alpha col petto villoso, ma non uccideva gli animali, una volta ha ucciso per sbaglio un gattino, si è messo a letto e non si alzava più dal dispiacere. Era betone? Eppure aveva 6 figli. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Che delicatezza poi, seppellirli vivi... Manco nei film dell'orrore! |
Quote:
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Qui non sto parlando di tirare il collo a un pollo, una cosa cruenta ma che si fa per mangiare ma di ammazzare in maniera brutale un gattino! |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
Di certo non andavo a denunciare mia nonna, poi mi sa che non era manco reato. Potresti andare tu a intervistare gli anziani nelle campagne e verificare chi pratica ancora certe cose, mia nonna ha raggiunto i gatti annegati nell'aldilà. Per restare in topic, mia nonna non era un vero uomo virile, ho visto cos'aveva fra le gambe. |
Re: riflessione sull'avere il cazzo
wrong hai mai vissuto in una fattoria?
|
Re: riflessione sull'avere il cazzo
Quote:
|
Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 23:53. |
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.