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Questione di etichette
Prova
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Il criterio discriminante secondo me è quanto impattano sulla vita.
Propria ed altrui. |
Re: Questione di etichette
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Che dire mi sembra di leggere proprio il mio stato d'animo attuale è la stessa situazione in cui mi trovo e come mi sento.
Purtroppo nonostante sto andando da un anno a questa parte in psicoterapia, non è cambiato granché, certo esco di più o almeno mi sto sforzando a stare più possibile in mezzo agli altri, ma rimane sempre quel senso di inadeguatezza, di incapacità, ansia, insicurezza in quasi la totalità delle situazioni sociali, che mi hanno sempre impedito di riuscire a trovare persone con cui riuscire a instaurare dei rapporti di amicizia. È non riesco ancora a capire la causa, più passa il tempo , meno ci capisco, probabilmente un miscuglio di tanti fattori hanno contribuito al fallimento, ma restano tanti dubbi e interrogativi. |
Io non riesco ad aprirmi a nessuno: non
riesco a fare amicizia e tutte quelle che potrei avere sono superficiali. Temo per questo che non troverò mai un partner. Non so se sia un problema e quale problema potrebbe essere. Non credo però che si tratti di timidezza perché parlo e scherzo con tutti, anche con esseri del sesso femminile, mai profondamente ovviamente ma non riesco a parlare delle mie opinioni, di quello che penso, delle mie passioni. Non riesco proprio a capire ! |
Re: Questione di etichette
"E' così anche per me. Anche se in pratica faccio tutto io, amministrazione, pratiche, bollette, banca, riparazioni casa, eccetera, so bene che quando mia madre non ci sarà più emergerà in tutta la sua gravità il fatto che pure io per molti aspetti sono un quindicenne (a differenza di te un po' tardo di cervello) e non so davvero come me la caverò. Io spero di morire poco dopo di lei, e mi attacco a questa sola speranza perché sono terrorizzato già da ora. Vedo l'immagine di me che chiama un taxi per farsi portare all'ospedale quando sarà il momento e senza nessuno che lì mi aiuterà, e poi stirerò le zampe con una grande sofferenza mentale. Sono le uniche immagini che ho costantemente nella testa.
(non ho potuto evitare di quotare, un post lungo in cui non viene fatta una domanda esatta non si presta a una discussione se non si vuole il quote, però ho eliminato il riferimento al nome utente)." Così ti è permesso quotare. Quindi come consideri la tua situazione? Ne attribuisci la causa a qualche problema in particolare? Il tuo problema è quindi la paura di restare da solo? Quote:
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Re: Questione di etichette
Osservando gli altri non si può che concludere che per socializzare basta un livello minimo di intelligenza logica, poi conta l'intelligenza emotiva.
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Re: Questione di etichette
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Re: Questione di etichette
Sì, se uno ha difficoltà a raffinare la teoria della relatività probabilmente lo psicologo ci può fare poco (anche se un pochino magari sì anche in quel caso), per altre cose invece è evidente che la questione psicologica.
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Re: Questione di etichette
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In questo caso non si potrebbe neanche parlare di disturbi psicologici ma solo di un deficit connaturale al soggetto (cioè c'è poco sa fare)? |
Re: Questione di etichette
Intelligenza emotiva e profilo psicologico sono talmente interconnessi e interdipendenti che si possono considerare la stessa cosa. Quindi si può migliorarla quanto si possono risolvere i problemi psicologici.
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Rispondo senza quotare.
Impattano nel senso che ti invalidano e impediscono nella vita quotidiana.E causandoti quindi sofferenza. Non è questione di normalità e confronto, ma della propria sofferenza. |
Re: Questione di etichette
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Conosco persone che non hanno una vita sociale e non se ne fanno mai un problema, sono felici come sempre. Conosco persone invece che stanno molto male a riguardo. Per uno che soffre di fs è normale avere delle "invalidità" nella vita quotidiana legate alle relazioni con il prossimo, come i vari evitamenti, non avere hobby, cercare di non uscire di casa, restare soli nelle festività, rifiutare alcuni lavori, non sfruttare alcune opportunità. Anche queste cose sono "sufficienti" secondo te, tali da essere considerate un problema per il soggetto, che si deve risolvere? Oppure rientrano nella "normalità"? (in fondo, delle preferenze, un modo di vivere del soggetto?) |
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Gli esempi sono infiniti. Se a uno non pesa quello che ha, e non nuoce ad altri, non è un problema. Se uno trova il modo di convivere serenamente con le proprie"anomalie", perchè dovrebbe considerarle un problema da risolvere? Nel caso specifico credo mi pare ti sia di peso la situazione, da come ne parli. Non hai detto che stai bene così. |
Re: Questione di etichette
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Non essere soli e avere una vita sociale (per esempio) penso sia un requisito biologico oggettivo, più che legato alla personalità. Quindi ritengo che alcune cose siano oggettive. Per le altre cose più soggettive, spesso ci si abitua a certe cose e ci si convive, si accettano e ci sembrano normali. Poi magari però ci si ritrova ad una certa età ad essere parecchio insoddisfatti per la vita da rinchiusi che si è fatta, rinunciando a tutte le opportunità passate, per non aver avuto il coraggio di cercare di cambiare o di risolvere i propri problemi, di cogliere le occasioni. Oggi se penso che avessi mollato in determinate occasioni passate e non fossi andato avanti, sarei stato uno stupido, perché avrei rinunciato ad occasioni che sono andate solo a mio vantaggio. Così come penso che se avessi colto altre occasioni a cui ho rinunciato, probabilmente oggi starei meglio. Ma la domanda che mi pongo è: sono così (con tutti questi problemi) perché sono così e amen (mica possiamo essere tutti brillanti e intraprendenti)? Oppure devo per forza giustificare la cosa con non so quali disturbi psicologici? Oppure ho solo il bisogno di giustificarlo? Per questo ho paura di andare (nuovamente) dalla psico. |
Re: Questione di etichette
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bene,dal momento che le cose le vivi come problematiche,e non sono quindi solo delle differenze che ti fanno comunque avere una vita soddisfacente,le strade imho sono due: lavorare sull'accettazione di tali caratteristiche tue,per arrivare a starci bene. Oppure lavorare sul cambiamento, tentando di rimuoverle o comunque di ridurle per poter fare una vita che ti soddisfa di più. non è detto che si riesca nell'intento, ma cosa si ha da perdere nel tentare,dato che la vita così com'è non ti va bene? sul come, anche lì devi vedere tu,cos'hai già provato e cosa ti resta da tentare. non importa se il disturbo ha un'etichetta o no.Lìetichetta serve agli specialisti per studiare il fenomeno e mettere a punto delle strategie .formulare teorie e sperimentare soulzioni. Quello che importa è cosa puoi fare per rendere la tua vita più soddisfacente,non il nome del disturbo. |
Re: Questione di etichette
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L'unico problema è che spesso gli specialisti sono poco preparati (esperienza personale, pubblico) e quindi in qualche modo dovrei informarmi personalmente anche sull'etichetta. Quantomeno ad un livello sufficiente per valutare in maniera critica quanto mi viene detto. Adesso sono ad un passo più avanti per la soluzione dell'oggetto del topic, magari aprirò un nuovo topic prima di prenotare un incontro per qualche consiglio su cosa dire e come affrontarlo. (i ringrazia sono spariti). Edit:: la paura credo che sia quella che lo specialista mi dica che per lui non ho "niente". |
Re: Questione di etichette
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Re: Questione di etichette
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(anche se poi smentita...) |
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