Originariamente inviata da funambolic
(Messaggio 2365878)
Ciao Pollina :) mi sono iscritta al forum per risponderti, perché mi è sembrato di leggere la me stessa di pochi anni fa e vorrei darti un consiglio. anche io come te ero persa, stanca, demotivata, e non saprei spiegare come mi sentivo... forse sarebbe più corretto dire: non mi sentivo. le mie giornate erano tutte uguali, cercavo di anestetizzare il dolore dormendo e perdendomi in distrazioni passive. facevo di tutto per fuggire dalla realtà e più tempo passavo così, abbrutendomi e paralizzandomi, più diventavo debole.
anche io come te avevo perso la bussola nel percorso di studi, vedevo chiunque passarmi avanti e mi vergognavo profondamente, fino ad arrivare a sentirmi sbagliata, fallita, che ormai tutto era perso. anche io, come te, non stavo buttata a terra a prendermi calci in culo dalla vita solo per l'università, ma anche per le relazioni sociali, praticamente assenti e per un'identità mai trovata, che mi faceva sentire come se non esistessi. io non mi sentivo, non mi conoscevo, non sapevo nulla di me, ma solo la stanchezza e il dolore. ma ne sono uscita. o meglio, ne sto uscendo, perché quando tocchi certi livelli di sofferenza, non ne esci per magia, ma diventa una lotta quotidiana e, mentre se prima ti scoraggia, poi diventa incredibilmente attraente. prima la fatica ti demotiva, poi invece quando inizi a guarire, quella stessa fatica capisci che è il segnale che sei viva ed è bene che senti fatica, vuol dire che stai facendo, sei attiva ed è un'ottima cosa. non parlo da superficiale, credimi: per me era un'impresa anche alzarmi dal letto per andare a fare la pipì, nonostante il dolore alla vescica. per farti capire che livelli ho toccato.
a differenza di altri qui, non mi sono affidata a professionisti, perché penso che perché una terapia funzioni bisogna non solo essere fortunati a beccare la figura giusta e soprattutto competente, ma bisogna anche avere fiducia. io sono diffidente nei confronti di psicologi e psichiatri, non ho mai pensato di voler intraprendere un percorso terapeutico e/o farmacologico, magari avrò sbagliato e potevo risolvere molto prima i miei problemi, magari avrò fatto bene e mi sono risparmiata ulteriori sofferenze ed effetti collaterali, fatto sta che adesso sto andando per la mia strada. qualcosa di me l'ho scritta nella mia presentazione, se ti va leggi, è lunga ma ho condiviso qualche consapevolezza che ho maturato negli anni.
quello che mi interessa dirti è che non devi pensare che tutto sia perduto perché ti mancano metà degli esami, perché gli altri sono più giovani di te e non puoi reggere il tirocinio con ragazzi più piccoli e altre paranoie simili. scusami se mi permetto di chiamarle paranoie, ma fidati, ci sono passata, sono esattamente paranoie. se adesso lasci potresti avere un grandissimo rimpianto a vita, ti mancano metà degli esami, vero, ma metà li hai già fatti. ti consiglio di andare avanti e non arrenderti, per rispetto alla te stessa che ha fatto con impegno quegli esami, nonostante i problemi personali. tu devi capire che un percorso come il tuo è ancora più di valore, considerati i problemi che hai avuto e stai tuttora avendo, quindi paragonarti ad altri è insensato. ognuno ha la sua strada, tu hai questa e devi perseverare. vedi l'università come l'appiglio per riprenderti e non come qualcosa da cui fuggire, se ti togli l'obiettivo puoi perderti, invece finché ce l'hai hai qualcosa da fare ogni giorno, una meta da raggiungere. stampati in testa che tu non devi rendere conto a nessuno di chi sei, cosa vuoi fare, tu non devi dare alcuna giustificazione riguardo il tuo ritardo negli studi, sono affari tuoi e tuoi soltanto; torna a seguire le lezioni, fregatene di quello che i colleghi possono pensare, credimi, non ha alcuna importanza ma solo quella che tu gli dai. quando io avevo la tua età, anche a me mancavano metà degli esami, ma ho ripreso e ho macinato, arrivando talmente a fregarmene, che anziché nascondermi, mi mettevo in prima fila a prendere appunti, impegnarmi e ad interagire con i prof. e pensa, gli altri studenti non mi hanno reputata una poveraccia fuoricorso patetica, ma hanno visto in me una rivale (e mi vien da ridere a pensarci, anche se alcuni mi hanno trattata di merda, perché pensavo non si potesse essere invidiosi di qualcuno più vecchio di te, invece è proprio quello che fa imbestialire alcune persone, perché distruggi il luogo comune che il fuoricorso sia una persona incapace), perché quello che conta è quello che sai fare, non quanti anni hai. quindi sfida te stessa, sfida le convinzioni erronee che hai di te e mettiti in moto. parti da qualsiasi piccola sfida quotidiana, ma mi raccomando: studia tutti i giorni, anche quel poco che riesci, ma cerca di essere costante. devi solo abituarti. e poi vedrai che sentendoti meglio, grazie alla gratificazione che proverai, troverai lo stimolo e la forza per fare anche altro, come allacciare nuovi rapporti e sentirti importante per qualcuno. scusa se sono stata prolissa, avrei tantissimi consigli da darti, ma non voglio riempirti di chiacchiere e confonderti, sappi che io ci sono se ti serve una mano o hai domande. non ti fermare. :)
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