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Ebbene sì, lavoro da casa
Ho sempre sofferto di ansie e paure sociali, di evitamento, e ho sognato per lungo tempo di poter lavorare da casa. Ebbene sì, oggi lavoro da casa a tempo pieno.
Non subisco mobbing, e la critica altrui non è mai fine a se stessa ma un modo di migliorare insieme. Anche io sono chiamata a giudicare e consigliare i colleghi. Si lavora principalmente in autonomia, ma anche in squadra, con persone che non ho mai sentito a telefono né incontrato. La mia competenza è indispensabile. Se in questo momento scrivessi una mail per dire "me ne vado", manderei in crisi non poche persone. Un sogno, non è così? No, ragazzi, non è un sogno. Per me è un incubo. Sto male mentalmente e di conseguenza anche fisicamente. Al mattino mi sveglio già stanca, appena mi siedo davanti al pc il mio intestino sembra soffrire qualsiasi tipo di disturbo. Quella perenne sensazione di pugni allo stomaco. Rossore. Imbarazzo. Ora cerco di spiegare cos'è che mi turba. Prima ho scritto "lavoro con persone che non ho mai sentito né incontrato". Io. Gli altri, invece, hanno instaurato un rapporto più diretto. Gli altri, che vivono sparsi per il mondo, si sono incontrati durante un viaggio interamente pagato dalla società. Io avrei dovuto esserci, sono una delle figure più importanti di questo gruppo. Eppure evito tutto, non senza l'imbarazzo di sentirmi diversa. Ho dovuto fare coming out. Ho dovuto dire chiaramente di avere le difficoltà che ho. Non ho usato definizioni (diciamo allora che è stato un mezzo coming out), ma ho dovuto riferire in maniera esplicita delle mie difficoltà relazionali. Credevo di essermi tolta un peso, di aver risolto un problema. E invece non è così. Più si va avanti e più questi rapporti si rafforzano. E io sono sempre lì, esclusa da me stessa e dal mio evitamento. Provo vergogna e imbarazzo, ogni giorno di più. Ora vogliono inserirmi nell'organigramma pubblico. Vogliono la biografia. I colleghi sono tutti "titolati" e specializzati. Io non ho nulla di tutto ciò. Nella vita non ho fatto nulla. Per quanto sia capace nel mio lavoro, in sostanza sono una nullità. Sto riflettendo seriamente di mollare. Non so per fare cosa. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Lo dico senza voler essere in alcun modo offensivo, io andrei a fare le pulizie (o lavori di questo tipo) , lavori "umili" onesti, pagati decentemente, senza troppi stress. Quello che voglio dire è che tutti questi lavori ultra qualificati, richiedono una certa propensione sociale, creano aspettative e forte stress.
Io cercherei un lavoro tranquillo, pagato decentemente, finite le tue ore vai a casa e fai ciò che vuoi. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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Se ti vogliono nell'organigramma malgrado tutto, e' segno che vedono in te un valore superiore ad altri tuoi colleghi. Quote:
Hai un lavoro (che oggi non e' poco), uno stipendio (a proposito, chiedi un aumento), un'attivita' che conosci. Non pensare ad eventuali difficolta', le hai gia' affrontate e ci stai facendo il callo. Pensa ai traguardi che hai raggiunto, ai lavori a cui hai partecipato, che sono andati in porto. Pensa a quanto ancora puoi contribuire per quest'azienda e a quante gratificazioni puoi ottenere. Tieni duro e non mollare! |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Io non mollerei, se hai questi problemi con quel lavoro, con uno dal vivo rischi che vada molto peggio...
my two cent PS sono un evitante pure io, in un qualche modo ti capisco ... |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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Non nascondo che oggi il mio obiettivo è quello di retrocedere. Sto riflettendo sulla possibilità, sarà dura e peraltro non me la sento di mollare la società che mi ha formato e che oggi fa affidamento su di me per un intero settore. Mi sono cacciata in un bel guaio. Quote:
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Devo coordinare e controllare il lavoro di persone che, dal punto di vista relazionale, mi scavalcano e si uniscono al gruppo. È altamente umiliante. Il problema sai qual è? Con il lavoro online, nel mio campo, o assumi queste responsabilità o ti svendi per pochi centesimi. A questo punto meglio un lavoro offline, senza particolari responsabilità, dove fai il passacarte. Sto valutando anche di andare in terapia per iniziare un passaggio verso l'"offline"... ma la vergogna di doverne parlare in famiglia (vivo con i miei e non posso nascondere nulla) mi blocca. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Ma in che modo comunichi con le altre persone di questo gruppo di lavoro?
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Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Quanti anni hai ?
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Re: Ebbene sì, lavoro da casa
NON MOLLARE!
Il fatto che vogliano inserirti nell'organigramma è segno che a te ci tengono, sei importante per la tua società, capisco le difficoltà ma io non mollerei. Forse potresti fare pure uno sforzo di relazionarti dal 'vivo'...Ma capisco che potrebbe essere prematuro. io cmq faccio il tifo per te :numerouno: |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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Prima di assegnarmi questo ruolo (in precedenza lavoravo occasionalmente con loro), la società mi propose una telefonata per conoscersi meglio, per avere un contatto diretto, io l'ho negata. Dissi chiaramente che per situazioni personali (accennai all'ansia) con me avrebbero potuto comunicare solo via mail e metodi analoghi, che era un mio limite e che non potevo concedere di più. Se telefonate e incontri live fossero stati necessari, dissi, allora non ero la persona adatta. Decisero comunque di assegnarmi il lavoro, che con il tempo è diventato sempre più impegnativo. Un po' speravo nel rifiuto da parte loro, confesso. Ho fatto il passo più lungo della gamba. Quote:
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Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Capisco che in questo momento la loro richiesta generi in te una situazione spiacevole di disagio, ma ho difficoltà a capire se il problema è veramente collegato al lavoro oppure no.
Con una vita più regolare, uscendo e incontrando persone (amici) al di fuori del contesto lavorativo avresti gli stessi problemi? Non è che la stanchezza e il malessere sono conseguenze della mancanza di contatti? |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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Cioè, le stai consigliando di lasciare un lavoro che ha detto essere stabile e in cui ha detto avere pure un ruolo importante, per ritrovarsi in quel tremendo e arrangiato precariato nero che non garantisce nulla di nulla? Come ti passa per la mente di dare consigli del genere? Lei ha detto che ha problemi relazionali, non che ha problemi nello svolgere bene il suo lavoro. E insomma, LaVergogna, il solo fatto che "la mia competenza è indispensabile, se in questo momento scrivessi una mail per dire "me ne vado", manderei in crisi non poche persone" pensi non sia abbastanza per considerarti una persona degna del loro rispetto se non della loro stima? Dici di non avere titoli né altro, ma dici che la tua competenza è indispensabile. In qualche modo l'avrai pur maturata, questa competenza, no? Non so che tono dovrebbe avere questa "biografia", ma, solitamente, basta enfatizzare un po' e le righe si riempiono da sole. Davvero, non dar retta a chi ti dice di mollare. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
1 allegato(i)
Utopia non ha tutti i torti...
Pensa che botta all' autostima, passare da un posto di responsabilita', gestire risorse, partecipare a meeting internazionali, essere inseriti nell'organigramma... ...al diventare la donna delle pulizie (con tutto il rispetto per la categoria) Come se fare la donna delle pulizie non comportasse nessuna relazione con colleghe, capo & clienti. LaVergogna? al prossimo meeting via PolyCom dillo a tutti: " I am the Boss !! " |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Comprendo perfettamente la vostra opinione, ma in un certo senso anche quella di Locharb. Forse la soluzione sta proprio nel mezzo. Avere un ruolo di responsabilità, soprattutto in un contesto come il mio, richiede capacità sociali che io non ho.
In ogni caso ho preso una decisione, mi sono calmata un po' e ho riflettuto anche grazie a voi. Tenterò per il momento di controllare gli stati d'ansia che mi provocano certe situazioni. Bisogna davvero essere più leggeri e un po' menefreghisti, altrimenti non si va avanti. Nel frattempo mi metto in cerca di una soluzione diversa, magari un lavoro in ufficio, da subordinato, che non abbia il peso delle responsabilità che ho attualmente. Guadagnare di più non ha alcun senso se il prezzo è la mancanza di tranquillità. Sono evitante e avrò anche lì le mie difficoltà, su questo non ci piove, ma, come ho detto in precedenza, credo di aver fatto davvero il passo più lungo della gamba. Spero che la mia testimonianza sia d'aiuto a chi vede nel lavoro da casa la soluzione a tutti i mali del fobico. Non è così, può essere perfino più snervante. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Ho letto quasi tutto ma spero di non dare consigli superficiali.
Detto ciò, capisco le difficoltà, però se sei in una condizione tale da dover negare completamente ai colleghi e datori di lavoro la possibilità di vederti o parlarti a voce anche a mezzo telefono, non pensi che ti sarebbe impossibile un lavoro d'ufficio seppur con meno responsabilità? Qui più che le responsabilità sembra che il problema sia una radicale difficoltà nell'interazione. Non voglio metterti ulteriore ansia, però penso che il lavoro che hai, dove puoi permetterti di essere stipendiata da persone che nemmeno ti han mai vista in faccia, sia una situazione più unica che rara. Non dico di rimanere lì per sempre, però suggerirei, prima di qualsiasi mossa lavorativa, di fare una psicoterapia professionale, per riuscire ad affrontare l'interazione interpersonale ad un livello almeno minimo. Se ho trascurato o non letto alcuni dettagli che contraddicono ciò che ho scritto me ne scuso. |
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Non bisogna sottovalutare le dinamiche del mondo virtuale, magari vedendole come più semplici o facili da percorrere per chi soffre di disturbi della personalità. Secondo me è l’esatto contrario, o almeno lo è nel mio caso. In questo tipo di rapporti si tende ad idealizzare la persona con cui si interagisce, è inevitabile farlo, e di conseguenza nasce la paura di non rispecchiare l’ immagine virtuale che si è creata della tua persona. Ormai, visti i rifiuti e le “confessioni”, le aspettative sociali si saranno decisamente abbassate su di me, eppure continuo a temere il giudizio (quindi, sì, una terapia probabilmente mi aiuterebbe a gestire meglio e in effetti sto valutando la possibilità). Ho avuto qualche esperienza lavorativa dal vivo, anche se temporanea, e mi è sinceramente dispiaciuto dover interrompere. Ripeto, per una persona come me le difficoltà ci sono sempre, ma queste dinamiche del lavoro online mi hanno proprio distrutta. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Mi piace come pensiero il tuo, porta sul piatto una verità che per inesperienza si fatica a vedere. I problemi ci sono sempre, variano di cosa in cosa e di persona in persona.
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Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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A questo punto quel che stai dicendo non è nemmeno "ho timore delle relazioni sociali in quanto tali", ma "a causa delle aspettative che quelli si saranno molto probabilmente creati sul mio conto se dovessi incontrarli dal vivo mi disprezzerebbero". Ma sei tu stessa che hai creato aspettative su te stessa. Aspettative sul mero piano sociale che nel modo in cui le stai enfatizzando rischiano di metterti a rischio la carriera lavorativa che è molto più importante. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
Se la paga è buona e non sono i titolari a volerti mandare via (cosa che non sembra; nonostante tu abbia reso esplicite le tue difficoltà, continuano a richiedere la tua presenza lavorativa) io direi di non mollare.
Magari un po' di psicoterapia per cercare di superare le difficoltà. Sei in difficoltà pur lavorando in un luogo famigliare come casa propria, senza interazione diretta con i colleghi; in condizioni differenti sarebbe peggio perché ci sarà sempre un minimo contatto sociale faccia a faccia. Lavori come il tuo sono molto rari, non credo sia scontato trovarne uno simile ma meno stressante. |
Re: Ebbene sì, lavoro da casa
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Quelle che ho io (o avevo, visto che non studio più da anni), non mi sono servite a niente, nelle mie condizioni. |
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