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Che fine fanno i bulli?
Ricordo un dirigente che rievocando le sue momerie giovanili e scolastiche, si lanciò in un divertito excursus sulle "marachelle" e sui tiri mancini giocati ai compagni di scuola. In questa sapida retrospettiva non poterono mancare le offese ai compagni più sfigati, e qui il supermegadirigente andò avanti per un bel po' a raccontare le "trovate" più feroci organizzate contro i soggetti debolucci tra l'ilarità generale.
Del resto si capiva subito che quel brillante professionista aveva avuto un passato da bulletto alle spalle: sul lavoro era sempre pretenzioso, non si lasciava sfuggire niente e nessuno, donnaiolo con le impiegate, doppiogiochista coi clienti, spietato con la manovalanza. Sono esempi come questi che mi portano a pensare che la maggioranza dei bulletti sia destinata ad un luminoso futuro, professionalmente parlando: se il lavoro esige da noi spietatezza e cinismo, per loro è come sfondare una porta aperta. Ecco perché non mi trovo d'accordo con chi sostiene che molto di loro finiscano prima o poi allo sbando con certe intemperanze: a mio avviso è proprio il loro carattere turbolento a trasformarli in soggetti vincenti, tipo il Beef Tannen di Ritorno al futuro. Sembra che il mondo professionale di oggi sia tagliato su misura per i loro atteggiamenti tracotanti e nel regno dell'aggressività (il mondo del lavoro) sono i dominatori incontrastati. Se così non fosse, avete mai visto una persona pacata e remissiva occupare qualche alta carica? |
Io ho conosciuto persone che venivano prese in giro ed erano eccessivamente timide e adesso ricoprono posti di "comando".
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Io no, e comunque Prodi ha fatto una brutta fine.
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Mi chiedo, forse ingenuamente, se sia possibile invece rivedere il concetto di "soggetto vincente" in ambito lavorativo.
Lo è solo chi ricopre un'alta carica? Tutti gli altri, quelli che magari svolgono il proprio lavoro egregiamente ma non sono su una poltrona, sono dei perdenti? |
Re: Che fine fanno i bulli?
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E questo...può rompere un pò le palle :). |
ti racconto 'na cosa per farti capire...
presente un Hitler qualsiasi? a modo suo era "bullo". Aveva fame di potere e lo voleva a costo di distuggere centinaia di migliaia di persone per le sue contorte idee... effettivamente per anni ha avuto il via libera... però prima o poi l'americano e il russo di turno è arrivato. Stessa cosa nella vita di tutti i giorni. Il ragazzo a 15,18,20 anni bullo/delinquente sicuramente saprà arrivare al suo scopo meglio del ragazzo timido e arrendevole. Prima o poi però arriverà anche in questo caso "l'americano" o "russo" di turno....e saranno volatili per diabetici per lui... |
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Ognuno può essere vittima o carnefice, credo dipenda più dalle opportunità che da un'indole caratteriale. D'altra parte i bulli sono spesso dei codardi mascherati, non penso ci vorrebbe molto a farli passare dall'altra parte della barricata. Siamo tutti un po' vittime e un po' carnefici... |
Re: Che fine fanno i bulli?
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Punti di vista....io ho avuto una famiglia che ho sempre faticato a vedere con affetto e intimità...ordini e non educazione, rapporti ipocriti, uso spesso e volentieri di mani, una figura paterna che considero poco più di un animale (a livello di emotività e si sensibilità). Eppure....eppure non credo di essere diventato nè un bullo, nè altro... volere è potere... se vuoi puoi sempre cambiare verso un tuo meglio... sicuramente il carattere potrà essere stato influenzato, ma la vera differenza (grazie a Dio) la fa la mia testa. Daccordissimo con Who: è ben diversa la situzione in cui tutti ti riconoscono per quel che sei e valo, sei rispettato perchè gli altri vedono in te qualità da rispettare (che sia la sicurezza o viceversa sia la sensibilità...o entrambe o altro ancora) e quella in cui tu esigi il rispetto e senza esigerlo non sei più così sicuro di riceverlo. Ecco...mio padre...mio padre da quello che mi raccontava da piccolino esigeva rispetto (con atti di forza/prepotenza sia verso i coetanei e addirittura schermendo la polizia quando lo beccavano a fare marachelle da 14enne). E' stato educato da una figura che ordinava (e non viceversa che educava...cioè ti faceva capire i passaggi logici necessari) e da padre ha fatto altrettanto. Fino a quando sono diventato adolescente io il suo esigere rispetto l'ha sempre portato in alto dovunque (l'ha fatto sentire importante, temuto e una figura quasi da adorare dagli stessi familiari)....quando io ho iniziato a sentire influssi anarchici a questa forma di subordinazione e sottomissione...quando le mani non servivano più perchè io reagivo un po' come reagirebbe un sacco di patate o Rocky in un suo film (tanto non fai male...colpisci...); quando poi ho iniziato ad usare le parole....quando ho iniziato a reagire alla sua violenza psicologica e fisica il suo castello ha iniziato a dissolversi. E a proposito Who sono sicuro che la destra italiana non è l'eccezione che conferma la regola...semplicemente da qualche anno a questa parte non ha mai incontrato qualcuno capace di interpori (e succederà....prima o poi è scritto che succederà). Il bullo...il prepotente è questo. Esige, ma quando percepisce che c'è qualcuno che non china la testa cade anche lui nell'impotenza... E' solo questione di non cadere nella sua trappola... prima o poi sarà lui ad avere la peggio |
Compagno Muttley 8), torno al punto di partenza, in fondo non sono comunque sicuro di aver capito dove vuoi andare a parare (col tuo post iniziale, intendo). Stavo per farti un esempio di un bullo di mia conoscenza che per quanto ne sappia bullo è rimasto, di sicuro non è dirigente e anzi ha avuto pure non molto tempo fa problemi con la legge. Si tratta in ogni caso di un esempio contro un altro e con nessuno dei due credo sia possibile generalizzare.
Who dice bene, le caratteristiche del leader (se con questo intendiamo chi ricopre cariche importanti) non coincidono con quelle del bullo, fermo restando che la categoria di bullo è abbastanza labile e fluttuante nel tempo (la vittima che diventa carnefice e viceversa). Detto questo mi sorge un dubbio (che non c'entra tanto coi bulli ma sulle doti che di riflesso gli attribuiamo forse sì). Quote:
Io ricordo che nella mia esperienza lavorativa vivevo con grande angoscia certi compiti che dovevo svolgere. Mi pareva di dover stravolgere la mia natura completamente se appena la situazione richiedeva di mostrarmi deciso, fermo nelle mie posizioni. Quando poi la raccontavo ad altri (perché sono un chiacchierone 8)), mi accorgevo, anche sentendomi mentre lo facevo, che ad essere svonvolgente era più che altro la mia reazione, il mio modo di viverle. (Ti/Vi convince?) |
No, non mi convince 8)
In realtà sono anche in parte d'accordo con te: hai messo in campo implicitamente la questione dei pensieri e delle idee disfunzionali, tutto quel complesso di cognizione che ci fa percepire la realtà in maniera più problematica di quanto sia realmente e che è la causa principale della nostra ansia. Niente di più giusto, ma qui il problema è che io ho assistito nella mia (limitata e personalissima) esperienza a scene che mostravano come fosse l'aggressività brada e belluina a fare la differenza al posto della semplice fermezza. E i bulli di cui parlo, quelli che hanno ottenuto un successo notevole nell'ambito lavorativo, non sono i classici bulletti germogliati in mezzo allo sbando famigliare e morale, parlo di persone che hanno trascorso un'infanzia serena in famiglie della media borghesia intellettuale, figli di professionisti o comunque di agiati "self made men". Insomma non sto parlando del classico Franti di DeAmicisiana memoria, ma di persone più aggressive e spavalde dei loro coetanei che per questo sono state premiate in sede professionale. A Giova invece dico che forse dovremmo soltanto abbassare il livello degli esempi e passare dai "modelli" storici a quelli più quotidiani 8) |
Intanto dobbiamo distinguere le tipologie di bullo, essi hanno in comune arroganza e prepotenza, ma alcuni di loro non sono degli sbandati, anzi provengono e vivono in famiglie borghesi e magari anche 'rispettabili' e ci tengono a mantenere questo tipo di immagine all'esterno.
Nel lavoro ad esempio la prepotenza paga eccome, perchè può permetterti di prevaricare gli altri, in primis i fobici remissivi, metterti in mostra, ottenere gli incarichi più interessanti, questo spiega perchè certi (molti?) 'capi' sono degli esseri spregevoli o abusivi e in parte sono scelti per questo motivo, in modo che tengano sotto scacco i sottoposti. Il pensiero che i bulli finiranno male è per me una pia illusione inventata per consolare le vittime, in realtà quelli che si sanno giocare le loro spregevoli caratteristiche caratteriali e la loro capacità di mettere sotto gli altri, dirigendole verso un preciso scopo, e lo dico con tristezza, possono proprio essere vincenti nel lavoro e nei rapporti sociali, poi in un contesto come quello Italiano ancora di più. Quote:
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il binomio bullo/successo lavorativo-----timido/perdente mi sembra banale e sbagliato.
A volte ci sono bulletti da giovani che al lavoro sono delle fave, e poi ci sono dei timidoni che non spiccicano parola in una situazione da estroversi quando si ritrovano al lavoro diventano dei dominatori(l'esempio di hitler è calzante, uno sfigato represso che poi è diventato uno spietato assassino). Non fatevi preconcetti, nè consolandovi dicendo che i bulli saranno dei perdenti nè deprimendovi pensando che i bulli vinceranno sempre...la realtà è sempre più complessa di quel che si crede. morale: tutti hanno una possibilità! |
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Molto più scontato è continuare a dividere le persone tramite le solite categorie: introversi/estroversi, belli/brutti, bulli/vittime, uomini/donne, sensibili/insensibili...le persone sono molto più mutevoli di tutto ciò. Ragionando in modo così rigido e schematico non si arriverà che a conclusioni rigide e schematiche. |
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Re: Che fine fanno i bulli?
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