Re: Anafettività percepita
Ho passato gran parte della vita, almeno sino all'università, a reprimere i sentimenti e le emozioni, a cancellarli, probabile effetto dell'"educazione" ricevuta in casa.
Solo in seguito, con grande sforzo, con un percorso individuale che a volte è stato quasi di violenza a me stesso, ho imparato come esprimerli. A suo modo è stato un grande percorso di crescita e miglioramento. Poi, nel tempo attuale, non ho (quasi) più nessuno per cui esprimere ciò che provo... ma questo è un altro discorso. |
Re: Anafettività percepita
Quando sono le emozioni a governarci succede questo.
Poi le puoi pure seppellire e raccontartela tutta la vita. Bisogna che le osserviamo da fuori ma nn ci identifichiamo in esse. Bisogna conoscersi bene, magari si scopre di essere stato un cavolo di burattino tutta la vita. |
Re: Anafettività percepita
Sono trasparente come un cristallo. Il ché mi crea insoliti problemi: le persone sono così abituate a questo continuo gioco del poker che è la vita da ritenere improbabile la mia totale (e del tutto involontaria/incontrollabile) sincerità a riguardo, preferendo a questa spiegazione l'ipotizzare strani gombloddi mentali e dissimulazioni che starei portando avanti nell'intento di perseguire un'agenda segreta.
In alcuni periodi della mia vita ho provato a giocare su questa percezione. A poker mi riesce bene il doppio bluff, avere una buona mano e far credere di voler impressionare pur avendone una pessima. Nella vita reale invece ho per lo più contribuito a incasinare le cose in misura maggiore di quanto non lo fossero già di loro. |
Re: Anafettività percepita
Quote:
Troppa emotività, anche se voglio tenermi qualcosa dentro non ci riesco. Qualsiasi cosa cerchi di nascondere, mi si legge in faccia. Se poi considero i miei gravi sbalzi d'umore, la trasparenza è proprio ciò che non dovrebbe esserci. |
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