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NEET non faccio niente.
Chi di voi è un NEET, quanti anni avete ? Chi vi da i soldi ? Come è il rapporto con i vostri genitori ? Quale è il reale motivo per cui non lavorate. Mancanza di voglia, mancanza di lavoro, tutti e due, state bene così.
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Re: NEET non faccio niente.
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Re: NEET non faccio niente.
Edit: cancello perché promuovevo un O.T. inutile.
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Re: NEET non faccio niente.
Perche sono handicappato
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Re: NEET non faccio niente.
io lo sono..:piangere:
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Re: NEET non faccio niente.
Perchè ormai provo malessere anche a mandare un curriculum
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Chi mi da i soldi? Nessuno visto che esco raramente e quando spendo qualcosa di solito uso soldi miei (regali di qualche parente per il compleanno, Natale...), a volte mia madre e mio padre mi danno qualcosa ma io tendo sempre a non chiedere niente.
Perché non lavoro? Abito in una zona di campagna e qui vanno solo lavori "turistici" dove si deve stare a contatto con la gente (e io non ci riesco). Ho mandato il curriculum a qualche negozio e fabbrica un po' più lontano da casa ma non mi hanno richiamato. Sto bene così? No, mi sento in colpa e inutile. Rapporto con i genitori? Con mio padre ci parlo pochissimo, con mia madre ci parlo abbastanza ma siamo due persone diverse come modo di vedere le cose. |
Re: NEET non faccio niente.
Posso definirmi NEET passando il tempo a leggere libri imparando ogni giorno cose nuove e a studiare su internet come un autodidatta? Ho 25 anni. I soldi me li danno i parenti. I miei genitori mi fanno ciascuno un bonifico al mese su un conto corrente, questo è il nostro rapporto attuale. Ho provato a lavorare nei campi ed è stato insostenibile psicologicamente per me, probabilmente molti altri lavori lo sarebbero; non so quale sia il reale motivo per cui non lavoro, al momento posso permettermi di non farlo e di vivere una vita dignitosa anche senza lavorare, tuttavia spero di riuscire a trovare un'occupazione appagante in futuro. Non sto bene così, sto meglio che se lavorassi e facessi un lavoro che non mi piace.
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Re: NEET non faccio niente.
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Re: NEET non faccio niente.
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Re: NEET non faccio niente.
Non sono tecnicamente NEET, ma lo sono per lo Stato.
Ho mandato pochi curriculum nella mia vita e il solo pensiero di doverlo rifare anche solo una volta mi fa venire il panico. Ho dei problemi enormi per quanto riguarda il lavoro, ho avuto sempre paura perché non sono mai stata decisa su cosa volessi fare. Sentirmi dire spesso "ma hai studiato, non hai proprio trovato niente nel tuo campo?" mi fa male al cuore, ogni volta è una pugnalata. Mio padre che insiste sul fatto di trovarmi qualcosa in cui io sia assicurata e mi fa i conti in tasca (come ieri che mi ha detto: "Quanto devi lavorare per riprendere i soldi di questa tv? Una settimana?", l'ho ignorato e ha capito che ero infastidita) mi fa sentire che valgo poco. Non ce ne sono di storie, il lavoro conta, ma non basta che tu faccia qualcosa, dev'essere qualcosa che piaccia alla gente e che non ti faccia vergognare. Tutto questo per dire che anche se nel mio piccolo contribuisco in casa, sono solidale a chi non studia e non lavora perché capisco benissimo le problematiche della situazione, avendole vissute per un bel periodo di tempo. Subentrano tanti aspetti che qui (per comodità diciamo) vengono genericamente racchiusi in due parole: fobia sociale. La sfiga di nascere così. O lotti e stringi i denti sperando di fare progressi e perché no farli davvero, oppure ti rassegni. |
Re: NEET non faccio niente.
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Re: NEET non faccio niente.
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Il rapporto coi miei genitori è abbastanza sereno, anche se mio padre non riesce a capire che problematiche psicologiche ci possano essere da non riuscire nemmeno a cercare lavoro. Che poi in realtà è lui per primo ad essere affetto dalle stesse medesime difficoltà che ho io, ma non ha la capacità introspettiva necessaria per rendersene conto, e quindi finché non è andato in pensione lavorava sempre con lo sbuffo e controvoglia. Il motivo è proprio quello. C'è un problema sottostante che mi impedisce di essere funzionale a sufficienza da poter lavorare per realizzarmi, poter essere orgoglioso e felice di quello che faccio, e non invece sentirmi costretto ad un'attività che vivo come intrusiva e tossica, che mi costa sforzi sovraumani e che mi espone continuamente a situazioni in cui la mia inadeguatezza viene rivelata, con effetti tragici sulla mia autostima, che alla lunga hanno portato ad una grave depressione con forte ideazione suicida. Ho fatto qualche corso qua e là nel corso di questi quasi due anni di disoccupazione, e per qualche settimana un lavoretto di 2-3 ore al giorno. Ho avvertito i miei limiti intrinseci e ho cercato di sfidarli (anziché ignorarli come facevo prima, quando lavoravo), ma per lo più ho perso. Quelli sono, e oltre a permettermi di riconoscerli (cosa comunque importante) la psicoterapia non è stata in grado di permettermi altro. Ho autonomia per altri 2 anni circa, dopodiché potrei finire i soldi. Presumo di poter tornare a lavorare utilizzando la stessa strategia che ho usato nel corso dei miei 13 anni in cui l'ho fatto: stringere i denti, ignorare il dolore e andare avanti. Ma ho una caga mostruosa nel fare ciò. Per due motivi: 1) quando ho iniziato a lavorare e a imparare questa strategia del "tenere duro", ero motivato da una fiducia cieca, quasi religiosa, che sforzandomi e impegnandomi sarei riuscito a rendermi funzionale abbastanza da non aver più la necessità di vivere ogni mia incombenza come una sfida estrema ed estenuante. Ora questa "fede" l'ho perduta. Sono ormai convinto che ci sono dei problemi dentro il mio cervello, ci siano sempre stati fin dalla nascita, e che ci saranno sempre: o si trova un modo di gestirli oppure questa per me non può essere considerata "vita". 2) anche a farlo per un periodo limitato, credo che la cosa potrebbe causarmi traumi da cui dovrei poi riprendermi utilizzando ulteriori risorse (aka: tempo per stare a casa a leccarmi le ferite e soldi per mantenermi). Solo l'idea di prendere un impegno lavorativo e poi non riuscire a mantenerlo mi butta addosso un senso di fallimento ingestibile. Per queste ragioni, preferisco evitare di cercare lavoro, finché non sarò o decisamente sicuro (prove alla mano) che ho recuperato funzionalità e non devo temere ulteriori ricadute, oppure sarò tanto costretto dalle contingenze che l'alternativa sarà mendicare. Quote:
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Marco, tu fai/hai fatto anche una terapia farmacologica?
Scusa la domanda invadente, ovviamente ignorala pure se non ti va di rispondere, magari ne hai già parlato ma ora non ricordo Edit: Ho visto ora che ne hai parlato nell'altro thread, come non detto |
Re: NEET non faccio niente.
Essere un neet diciamo che sarebbe nella mia natura e lo sono stato per un paio di anni. Son 4 anni filati che lavoro e ogni giorno devo fare una violenza su me stesso assurda, vivo costantemente sulla lama di un coltello. Ecco, questo potrebbe essere un motivo.
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Io sono un NEET, anche se a dispetto dei luoghi comuni non passo le mie giornate girandomi i pollici; quasi tutto il mio tempo lo impiego studiando. I soldi, che vanno a finire principalmente nell'acquisto di libri, me li dà mia madre, e io in cambio le do un aiutino con i lavori domestici (lavare i piatti, cucinare ecc). Rapporto con mio padre pessimo, con mia madre buonino: in generale non mi capiscono per niente. Posso dire, senza troppi peli sulla lingua, che in casa sono io l'adulto della situazione, che deve insegnare loro le buone maniere; del tipo: "su mamma, non si parla con la bocca piena, te l'ho detto mille volte"; praticamente è come se fossi io il genitore, e non il contrario. Per quale motivo sono un NEET? Perché non trovo sensato che Mr nessuno mi sfrutti, e per giunta si appropri del frutto del mio lavoro, lasciandomi le briciole per fare giusto quel paio di aperitivi cacati con i miei falsi amici e per pagarmi il bollo e l'assicurazione della macchina, la quale a sua volta mi servirebbe (se non la pensassi così) unicamente per andare al lavoro (sottolineo che io non lavorando non abbisogno di un'automobile). Non voglio girare sulla ruota dei criceti: lavora - consuma - lavora - consuma. A queste convinzioni "ideologiche" vanno aggiunti ovviamente anche i problemi relazionali (essendo su FS.com). Beh, penso di aver detto quasi tutto.
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Re: NEET non faccio niente.
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I soldi che ti girano da dove vengono se non da quel sistema che odi? E se anche i tuoi ragionassero così? Non hanno anche loro diritto a fare i neet? Poi che vi mangiate? Quando non ci saranno più sarai costretto a cercare lavoro, non più giovane e senza esperienze, che bellezza |
Re: NEET non faccio niente.
Scrooge, mi voglio appoggiare all'osservazione lauretiana per farti anche io un'osservazione critica, sebbene più morbida rispetto al mio predecessore.
Te lo dico perché da questo genere di razionalizzazioni ci sono passato, e sono razionalizzazioni a posteriori, cioè in parole più spiccie paraculate. Non che tu abbia tutti i torti eh, c'è una componente di sfruttamento nel sistema e di verità nella tua critica ad esso. Ma un conto è che tu avverti questa discontinuità tra l'ideale-ideologico e il reale, un'altra è che "ti tagli il pisello per far dispetto alla moglie", ovvero per non stare al sistema finisci per rimanerne escluso. Un conto poi è che sei capace di affrontare la vita nei suoi aspetti pragmatici (pur non condividendoli dal pdv ideologico) e ne critichi le dinamiche di sistema; un altro è il trovare nella critica al sistema un modo di non relazionarsi al peso della propria inettitudine. Insomma tutto questo per dirti che probabilmente 1) sovradimensioni la cosa 2) la usi come scudo per schermirti da tue difficoltà personali 3) sottovaluti le possibilità che hai di minimizzare la dinamica di sfruttamento. Ad esempio, giusto per buttartela lì: mai pensato a un lavoro come libero professionista? Certo, rimangono le tasse come sfruttamento da parte dello Stato, ma non c'è il "porco capitalista" a darti ordini e dirti cosa fare per ricavare profitto dal tuo lavoro. |
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