Ma io alla fine penso che la cosa importante è che le scelte della 'professionista' siano il più possibili libere e indipendenti, in particolare non condizionate da esigenze economiche e da sentimenti di subordinazione, e consapevoli. Questo significa però anche libertà di selezione e di rimandare ad altre il cliente e, se vuole, di decidere lei cosa e come fare. Insomma non sarebbe il chiedere soldi e fornire prestazioni sessuali il problema, ma il rispettare le condizioni di chi vende il servizio, perché diversamente da altri (servizi) si offre un tipo di contatto che non può essere imposto dal cliente potendoci essere situazioni in cui il fastidio nell'avere rapporti con un estraneo può superare la soglia di passaggio dal 'lo faccio mantenendo ancora un certo sangue freddo' al 'che vita di merda'. Alla fine se si dovesse regolarmentare si dovrebbe tener conto di queste cose, né ci si potrebbe aspettare che il lavoro venga svolto da dipendente seguendo delle logiche provenienti dall'alto, in un paese democratico e di questi tempi dovresti garantire loro più libertà e diritti di quanto ne hanno ora lavorando abusivamente, e dal lato opposto quindi ci sarebbero più limiti e difficoltà per i clienti nel soddisfare i propri desideri o pulsioni.