FobiaSociale.com - Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?

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Originariamente inviata da XL (Messaggio 2074913)

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Mi sta sulle palle anche l'atteggiamento di chi dice che poi i rischi son gli stessi per tutti: anche questo poi non è vero.
Faccio un esempio stupido, se una persona brutta e magari obesa ci prova con una persona abbastanza attraente è molto probabile che questa possa rispondere con astio e magari arrivare anche ad offenderla. Questo trattamento non è riservato a tutti, il rischio di ottenere risposte del genere quando si è in certe condizioni è molto alto.

Lo stesso discorso vale per la competizione scolastica. Quanto è giusto trattare individui diversi in modi eguali? Ci sono teorie sociologiche (la teoria dei codici linguistici di Bernstein, la teoria delle varie forme di capitale di Pierre Bourdieu o quella di Willis) che spiegano come i figli degli operai partano effettivamente sfavoriti rispetto agli altri nella corsa al titolo, eppure il loro prevedibile insuccesso viene attribuito precipuamente alla cattiva volontà, e non all'insufficienza della preparazione di base di cui è responsabile la famiglia d'origine.

Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?

Uno su mille ce la fa ?
Aspetta chiedo a Gianni Morandi se si è ispirato al forum oppure alla sua infanzia..
Sembra la canzone degli spermatozoi:D

Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?

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Originariamente inviata da claire (Messaggio 2075017)

Il massimo,d'accordo, ma solo di quanto è nelle sue possibilità.E se raggiunto questo massimo,nom bastasse ad avere una vita soddisfacente,autonoma, vivibile?

Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà, come diceva il compagno Antonio. E se questo non bastasse? Chi ti dice dov'è il limite oggettivo delle cose? Una persona che, parlando di sé, dice che non sarà mai felice né serena, su quale verità basa questi presupposti?

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Originariamente inviata da XL (Messaggio 2075089)

Oddio più o meno... Se tu sapessi come trasformare la carta in oro con gli strumenti del piccolo chimico magari potrei interessarmi a quel che hai da dirmi, altrimenti non è detto che i tuoi consigli debbano tornarmi necessariamente utili.

No, non è questo il punto. Il punto è che io vedo in certe risposte il sollevare una barriera preventiva a qualsiasi intervento esterno che non consista in una commiserazione, e allora si dovrebbe anche ammetterlo (cosa che, per esempio, non fa Claire :D)
Certo che se ad ogni consiglio, indipendentemente dalla sua formulazione, ci si sente sempre rispondere picche e si considera ogni volta la non idoneità dei suggerimenti, come la conseguenza della superficialità e della malafede...

Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?

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Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2074992)

La mia sensazione è che taluni non cerchino né consigli né incoraggiamenti

Sicuramente messaggi del tipo "Vietato lamentarsi fino a quando non [inserire azione da ripetere a oltranza anche a vita e anche in assenza di risultati]" non si configurano né come consigli né tantomeno come incoraggiamenti.

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Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2074992)

ma principalmente commiserazione

Casomai compassione, e nel senso migliore del termine, aggiungo.
Stendo un velo pietoso poi sulla solita psicanalisi a distanza. Si potrebbero estrapolare allo stesso modo motivazioni inconsce anche per il tuo ripetuto fastidio di fronte alle lamentele altrui per i propri disagi, ma per tua fortuna e a differenza tua io riconosco di non avere né le informazioni né la competenza necessaria per fare anamnesi e tracciare profili psicologici di persone che conosco solo da dietro uno schermo e che tra l'altro non hanno mai espresso la volontà di scegliermi come loro "terapeuta".

Re: Uno su mille ce la fa...e gli altri 999?

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Originariamente inviata da claire (Messaggio 2074767)

Vorrei tantissimo che fosse come dice exdoker.Tantissimo.Ma io mi vedo peggiorare nonostante anni di sforzi,anzi paradossalmente forse andava meglio quando non lottavo,non facevo terapie,non ricordo di essere mai stata come ora.Non ho proprio potere su quello che mi succede e che mi rovina la vita,non so piú da chi farmi aiutare.La paura è troppa, i farmaci non fanno,le terapie non fanno, la mia volontà(che è fortissima,ed è la ragione per cui ancora lotto e tengo duro e non mollo il lavoro) non fa.
Sempre che per "farcela"non si intenda adattarsi,cioè lasciar perdere il lavoro,cercare di ottenere le categorie protette, vivere a spese dei genitori ed accettare il giudizio sociale e proprio di essere degli invalidi a vita.Ma questo,a casa mia,non è risolvere i problemi,è arrendersi ad essi ed accettarli come parte della propria vita.
Fine OT.

Ciao Claire,

fidati che può davvero essere così. Il mio è un solenne invito alla speranza. Con la testimonianza che davvero ce la si può fare!

Poi ovviamente ogni caso a sè. Ognuno di noi ha i suoi demoni e non esiste una soluzione uguale per tutti (anche se alla fine i meccanismi dell'ansia sono sempre gli stessi...)

Se vuoi scrivimi in privato e vedo se posso darti qualche suggerimento :)