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"Non esce mai": come affrontare?
Una notizia di cui si è parlato molto negli ultimi giorni, forse anche troppo e senza cognizione di causa, mi ha turbato perché riporta un po' alla mia situazione, anche se non esattamente della stessa gravità.
In pratica, una ragazza poco più che 30enne sembra non uscisse di casa da oltre di dieci anni. I media hanno attribuito la responsabilità ai genitori nonostante ci siano vari elementi che fanno capire altro, cioè ad una scelta personale. Ai giornalisti fa più comodo parlare di sequestro di persona, perché altrimenti come mai potrebbe spiegarsi una situazione simile? :mannaggia: Premetto che vorrei capire se qui nel forum c'è qualcun altro nella mia stessa condizione e, nel caso, sapere come affronta il problema. Esco di casa raramente. Avendo qualche esperienza alle spalle (frutto di momenti disperati che mi hanno dato la spinta di "tentare") ho avuto modo di "evolvere". Nel senso che, quando esco, riesco perfino a sembrare una persona normale. Il più grande dilemma che mi suscita inquietudine è il "come giustificare". Perché, consapevole della situazione anomala, mi sento in colpa e a disagio. Ad esempio, vivo in un piccolo condominio dove tutti si conoscono. Nessuno conosce me. Incontro raramente chi ci vive e alcune persone addirittura non le ho mai incontrate perché qui "solo da pochi anni". Peraltro ho la fortuna-sfortuna di non incontrare nessuno anche quando esco, oltre che nei periodi di reclusione. Vorrei sapere voi come affrontereste questa situazione. Nel momento in cui incontrate queste nuove persone, quando parte l'inevitabile "non ti vedo mai"... be', cosa rispondere? Cosa rispondere a chi dice "non esci mai"? Cosa dovrei fare? Spiegare il motivo per cui sono diventata asociale? Dire "perché non ne ho voglia?" e soprattutto... perché, conoscendo la mia situazione (la gente parla, con cattiveria, e ne ho avuto conferma), non si ha la delicatezza di comportamenti discreti? Perché sono in attesa del momento per pugnalarti? |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
io ho notato che dicendo la verità la gente nn indaga oltre , se dici " eh si sono un po pantofolaio , me piace stare a casa etc..." ma devi dirlo rilassato , come se realmente ti piace fare sta vita (a me riesce bene perchè me piace realmente :sisi: ) , ovvio che se lo dici tipo con la faccia sofferente la gente rimane interdetta :D .
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Re: "Non esce mai": come affrontare?
Nel caso in questione si parla di rifiuto categorico della famiglia di far entrare assistenti sociali in casa (che non è che ti arrivano in casa così a caso, evidentemente era palese che l'ambiente non fosse dei migliori), quindi mi pare decisamente colpa dei famigliari.
Se qualcuno sta male e per motivi patologici non riesce ad avere la lucidità necessaria per riuscire a farsi aiutare è obbligo di chi gli è attorno cercare di portare alla ragione, anche contro la volontà del recluso. Non vorrei che passasse il concetto che il rifiuto alla vita e il decidere di morire di stenti in mezzo ai propri stessi escrementi possa essere una scelta come un'altra, perchè così non è. Lessi tuttavia che anche i genitori qualche problema lo avevano, per me il maggiore responsabile è il fratello che a quanto scritto dai giornali conduceva una vita "normale". Parlando del quesito di per sè è indicativo di notevole fragilità, parli di persone che sono in attesa di pugnalarti riferito a praticamente sconosciuti che con buona probabilità sono solo curiosi o cercano un motivo casuale per scambiare due parole con una coinquilina che non hanno avuto modo di conoscere. Per me per i più risulta essere semplicemente una domanda come una altra, senza chissà quali secondi fini. Detto questo, visto che per come la vedo io il problema cardine è come percepisci e metabolizzi tu domande simili, ogni risposta che possa farti considerare la questione chiusa può andare bene, probabilmente restare sul generico come ti ha suggerito varykino è una buona opzione per evitare ulteriori domande, non mi aprirei parlando di questioni personali "pesanti" col primo che incontro, i più preferiscono non ricevere risposte simili per quanto sincere, mettono a disagio. |
Grazie a entrambi per la risposta.
È ovvio che, trattandosi di sconosciuti, il problema principale sta nella mia percezione. Purtroppo incidono episodi che hanno visto un’insistenza eccessiva e fuori luogo di persone che prima ero solita incontrare (per incontrare intendo salutare per strada). Poi vieni a sapere che si parla di te e neanche con pietà, ma con una certa cattiveria di fondo. Indubbiamente è una situazione anomala ma, come dicevo, sono una persona perfino cordiale a contatto con gli altri e non riesco a capire la perfidia nei miei confronti. Per quanto riguarda gli “sconosciuti”, come dicevate, la migliore soluzione è una risposta leggera e secca, poco impegnativa. Potrei perfino riuscire a nascondere la mia fragilità al riguardo. Fatto sta che, almeno a mio avviso, c’è nella massa una mancanza di sensibilità che certamente non aiuta a venire fuori dai propri problemi. E in fondo è proprio per questo che via via mi sono allontanata dalla vita sociale. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
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Re: "Non esce mai": come affrontare?
Lungi da me giustificare comportamenti di sconosciuti che non conosco, tuttavia è possibile che l'interesse nei tuoi confronti, insistente a quanto dici e non limitato ai discorsi di circostanza come nel caso dei condomini, fosse portato da sincera preoccupazione per la situazione e la tua chiusura a riguardo abbia in qualche modo indispettiti e portato a ragionamenti quali "oh, io ci ho provato a smuovere le acque, a lei infastidiva che ci si preoccupasse ed è stata lapidaria, a sto punto 'azzi suoi" e successive rielaborazioni del tema in ottica di cameratismo tra conoscenti come mero argomento di discussione.
Non è certo il modo migliore per interfacciarsi con problemi simili, ma non si può pretendere che conoscenze superficiali esaminino la questione in maniera profonda o con tatto, molti non hanno materialmente i mezzi per comprendere disagi simili non essendoci mai passati. Il prendere sul serio in considerazione il punto di vista altrui per potere dare risposte ragionate e mantenendo tatto, qualora sia molto distante dal proprio, oltre al necessitare di un minimo di informazioni sull'argomento richiede uno sforzo notevole, risulta "pesante", la stragrande maggioranza delle persone ne ha già a basta dei propri problemi senza dover stare a prendersi a cuore quelli altrui, credo sia quindi sin pretenzioso aspettarsi chissà quali comportamenti in questa direzione. Sarebbe bello, ma così non è. Più facile farci una battuta sopra per sdrammatizzare. Concordo ovviamente con Polemos per il resto. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
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Il punto è che, come spiegavo, il mio limite è rivolto soprattutto alle vecchie conoscenze e a quelle nuove che, in seguito al noto chiacchiericcio delle prime, mi percepiscono come una persona scontrosa, asociale e via dicendo, senza neanche conoscermi. Provo vergogna e quindi evito. Qualche volta è capitato perfino che non rispondessero al mio saluto. Ho subito umiliazioni gratuite da parte di gente che coglie ogni occasione per far notare le mie stranezze a chi ancora non ha avuto modo di conoscermi. Forse vivo in un ambiente di m... e ciò non aiuta. A dirla tutta, la mia situazione è migliorata. Faccio cose che fino a qualche anno fa credevo di non poter fare. Sono cordiale, ho un buon rapporto con le persone conosciute negli anni recenti, quando mi va esco e sto in compagnia (non troppo eh, come dicevo raramente). Viaggio perfino. Diciamo che ad assillarmi è soprattutto il passato. Le vecchie conoscenze, cioè il motivo per cui evito di uscire nella zona in cui vivo e ho sempre vissuto. La conseguenza è questo stato di reclusione parziale. Devo dire anche di non essere in grado di creare veri rapporti. Quelli che ho sono in qualche modo indiretti, intermediati. Non dico sia una condizione naturale, ma ormai è così radicata da non poterne uscire facilmente. Quote:
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Re: "Non esce mai": come affrontare?
A volte mi è capitato e credo che la soluzione migliore, come già altri hanno consigliato, sia rispondere tranquillamente dicendo che è una tua scelta, che ti trovi bene così, senza entrare nei dettagli dato che in fondo si tratta di questioni che non riguardano quelle persone.
Ovvio che la gente finisce per sparlarti dietro, ma nella maggior parte dei casi non lo fa nemmeno per cattiveria, lo fa per chiaccherare, per mancanza di argomenti, in fondo non è realmente interessata a cosa fai e a chi sei. Pensare a questo dovrebbe aiutarti a "depotenziare" gli effetti negativi che queste situazioni ti creano. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
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Re: "Non esce mai": come affrontare?
La persona in questione probabilmente era affetta da patologia mentale e fisica(30kg)ed è stata trovata in mezzo a merda rifiuti e insetti.I genitori,che hanno sempre rifiutato di aver a che fare con assistenti sociali,non c'entrano nulla?Ah,beh.
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Ci sono alcuni con cui ho zero confidenza; ecco, con loro vado in tilt, divento rosso ed entro letteralmente in uno stato di mutismo inquietante, ma ci sto lavorando; poi ci sono le colleghe/amiche di mia madre (le uniche persone che attualmente hanno contatti con me al di fuori della mia cerchia parentale) con le quali ho invece un rapporto più confidenziale, tanto che arrivo a fare dell'autoironia su me stesso dandomi ad esempio dell'eremita o accostandomi a San Girolamo che si percuoteva il petto con le pietre e stupidaggini simili, e devo dire che funziona; una risata la riesco sempre a strappare e, nonostante non abbia affatto smesso di passare per quello strano e un po' lunatico, vengo considerato come un tipo tutto sommato gradevole e alla mano. Altre volte invece, se ho tempo e voglia, mi apro, spiego loro la mia situazione come la stessi spiegando ad un altro sociofobico, faccio discorsi lunghi e un po' complessi, e devo dire che anche in questo caso qualche cosa l'ho ottenuta; alcune sono rimaste anche piuttosto affascinate dai miei discorsi. Invece con gli estranei, ripeto, ci sto lavorando, ma non so assolutamente da che parte cominciare; escludendo l'opzione di raccontare il mio intero percorso esistenziale, direi che l'unica alternativa è quella di evitare a più non posso. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
rispondo alla domanda del topic (l'esempio fatto lo tralascio perchè è evidente che la colpa non è della ragazza)
Io mi trovo nella condizione di non uscire mai di casa (a parte il lavoro e lo svolgimento di pratiche personali quali firme ecc) A chi mi chiede perchè dico che non ne ho voglia, che esco ma esco poco ecc. Vorrei avere il coraggio di dire ''ho un problema'', ma poi? Oltre che tanto non mi aiuterebbero, gli farei pesare la cosa e il fatto di avermi fatto quella domanda. Si potrebbe obiettare che loro non si sono preoccupati di farmi star male facendomela, ma tanto ormai ci ho fatto il callo, gli altri invece non sono abituti, a che pro farli star male quindi? |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
Escludendo la notizia della ragazza, che per come è stata ritrovata c'entra poco con noi.
Io vivo in questo palazzo da quando avevo 9 anni, sono sempre stato schivo e riservato. Dai 14 ai 17 anni ho passato un periodo di completa reclusione. Naturalmente immaginavo che nel palazzo girassero voci sul "figlio di quella famiglia, che ha anche il padre malato e non si vede più" ma sinceramente in quello stato poco mi interessava. Ora ho ripreso raramente ad uscire, qualche servizio, la terapeuta ecc... quindi mi capita (anche se faccio più o meno di tutto per passare inosservato) di incontrare persone nel mio stesso condominio. Saluto con buongiorno/buonasera e vado avanti dritto. Molti non so nemmeno chi siano, eppure loro sanno il mio nome. L'imbarazzo, non nascondo, mi sovviene comunque. Fuori la questione è più complessa, a causa della mia reclusione non ho continuato gli studi al Liceo quindi come te non voglio incontrare vecchie conoscenze, od odio i convenevoli che riguardano domande sul mio passato. Ad esempio sono dovuto andare urgentemente dal dentista dopo anni, e mi è stato chiesto dove mi fossi diplomato, l'università.. le domande generiche. Mento, mi faccio rosso come un peperone e poi finisce lì. Però ciò crea un muro tra me e la società abbastanza spesso. La mia vita sociale consiste in un vecchio amico delle elementari con cui ci si vede qualche volta, il dentista, la psicologa ecc... ma poi sono a casa. Anche io viaggio (proprio fra poco sarò 5 giorni a Milano per il compleanno di un amico conosciuto online), quindi non sono nemmeno più ormai uno di quegli "Hikikomori" che ultimamente stanno facendo il giro della rete. Ma ho capito che questo è il mio massimo collegamento col mondo esterno. Sono, appunto, rapporti molto indiretti. Il mio, rimane un problema. Sono così perché ormai sento di non far più parte del mondo normale e le mie abilità sociali sono scarsissime, nel migliore dei casi risulto semplicemente uno snob. Non lavoro, non riuscirei per ora.. (parlando ottimisticamente) ma allo stesso tempo mi concedo qualche "lusso" come visitare il mio amico online, non avendo mai fatto spendere troppi soldi ai miei. Anche ciò verrebbe visto da moltissimi in maniera negativa, non si pensa alle sofferenze passate ma solo alla situazione attuale. Vorrei dire che delle persone me ne frego, ma non è vero, anche io mi sento in colpa e a disagio e ciò intacca di molto la mia autostima. Come affronto? Mentendo a chi vedrò per poco, il mio disagio evidente in certi casi aiuta (nessuno nel palazzo mi ha mai chiesto nulla) e per il resto tutto ciò che ho da fare fuori casa non richiede interazione intima con le persone. I conoscenti son pochi e non frequento quelle zone della mia città. Anche io ho avuto modo di "slanciarmi" negli anni, quindi sembro normale per strada o mentre faccio delle commissioni e non do nell'occhio. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
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Ad esempio quando una persona è taciturna, arriva la classica domanda posta al diretto interessato: "Perché non parli mai?". In questi casi che tipo di risposta si aspettano? Per me è un mistero. Certe domande sembrano più giudizi che quesiti. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
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Per il resto mi identifico praticamente in tutto. Anche a me, poi, sembra di non poter dare più di tanto dal punto di vista sociale. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
i miei genitori a chi chiedeva perché non uscissi mai dicevano:sta bene così.la risposta che poi ho sempre dato a tutti,anche ai medici.
solo che a far finta di star bene così mi sono ritrovato a 48 anni senza aver mai fatto un viaggio ,una vacanza,zero amicizie,mai avuto una relazione o qualcosa di similare. sto bene così?sto così bene che spesso penso quanto sarebbe più dignitoso una sorta di eutanasia piuttosto che continuare con questa misera vita. |
Re: "Non esce mai": come affrontare?
Dipende dall'interlocutore, ma in linea di massima rispondo in maniera scherzosa dicendo che sono asociale. Se ti fai vedere sicuro di te si faranno una risata e ti lasceranno stare.
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Re: "Non esce mai": come affrontare?
Ho sentito la storia su Chi l'ha visto. Bisogna capire se la ragazza voleva uscire ma non poteva perchè è stata segregata in casa dalla famiglia. In questo caso ci sarebbe il reato di sequestro di persona verso i genitori. Un altro caso potrebbe essere che la ragazza ha avuto un trauma nell'adolescenza o comunque un problema psicologico tale da spingerla al completo isolamento sociale,in questo caso i genitori non avrebbero colpa eccetto quella di non aver aiutato la ragazza mandandola da uno psicologo/psichiatra forse perchè poco colti, dove non c'è cultura si tende a non capire i problemi psicologici,non c'è la cultura di queste tematiche. Secondo me è stata la ragazza a volersi isolare anche perchè fino all'età adolescenziale usciva normalmente,avrà avuto qualche trauma. Purtroppo guardando la tv si nota che c'è una scarsa comunicazione sulle malattie psichiatriche,ad esempio dopo hanno parlato di uno che accumulava oggetti in casa e la conduttrice non riusciva a capire il perchè non capendo che il signore fosse affetto da un disturbo ossessivo compulsivo da accumulamento.
Sul tuo fatto personale se loro ti salutano fai altrettanto altrimenti nulla,mantieni un certo distacco,se possibile. |
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