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Il Transfert, quando manca.
Domanda a chi ha forse più esperienza di me.
Sono quasi due anni con la stessa terapista (grande record), ma il fantomatico transfert non riesco proprio a sentirlo, o forse lo rifiuto? So che dovrei affrontare il discorso con lei ma qui ci sono grossi problemi anche ad esporre cose meno rilevanti. Premetto che ho voluto mantenere il rapporto molto distaccato e lei si comporta di conseguenza. Ci diamo del lei e i nostri unici contatti sono in riferimento ad appuntamenti/ orari da variare. Ha un orientamento Psicodinamico e una qualche fissazione morbosa per Freud, visto l'altarino dedicatogli in sala d'attesa. Che ne dite? Avete mai sentito la mancanza del transfert? Che psicoterapia seguite? |
Re: Il Transfert, quando manca.
sinceramente non riesco a capire se col mio attuale analista si sia sviluppato o meno il trasfert. Sono quasi tre anni che ci vado, anche se con grandi pause durante tutto l'arco temporale.
Mi sono aperto con lui e ho raggiunto grandi traguardi, anche se a volte ho l'impressone che non capisca le mie problematiche più elementari, e quindi non vi sia stato transfert alcuno. |
Re: Il Transfert, quando manca.
ho sempre ritenuto che non sia una cosa buona, potrebbero sorgere delle strane ambiguità difatti ho sempre evitato terapiste donne, magari erano bravissime eh c'è del pericolo cit.
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Re: Il Transfert, quando manca.
Pensavo fosse una condizione necessaria per la buona riuscita della terapia e mi preoccupavo della sua assenza. Tanto quanto mi preoccuperei della presenza, probabilmente.
Di certo l'idea, costante, che chi hai di fronte ti stia ascoltando per quanto gli versi ad ogni fine seduta... sa un po' di cinismo riflesso, ma tant'è. |
Re: Il Transfert, quando manca.
Il transfert che provavo era soprattutto negativo almeno così sembrava ma non ero sicura se lo era veramente oppure erano critiche obiettive. :mrgreen:
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Re: Il Transfert, quando manca.
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Re: Il Transfert, quando manca.
Ma mica va bene il transfert, non ci direi piu' nulla, passerei al tempo a cercare di fargli una bella impressione (comunque abbastanza impossibile, senza offesa noi si e' gli svitati e lui/lei il medico che ci cura).
Non che io ci dica nulla comunque... |
Re: Il Transfert, quando manca.
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Re: Il Transfert, quando manca.
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Re: Il Transfert, quando manca.
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Re: Il Transfert, quando manca.
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Volevo dire che dopo usi molta introspezione. |
Re: Il Transfert, quando manca.
magari anche il distacco e la diffidenza possono essere una forma di transfert :nonso:
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Re: Il Transfert, quando manca.
In base a come ho afferrato io la cosa mi chiedo come sia possibile non instaurarlo con una qualsiasi persona una forma di transfert. In un modo o nell'altro noi ci relazioniamo con nuove persone usando schemi appresi prima con altre persone, trasferiamo sempre in buona parte sentimenti, pensieri e modi di fare appresi in altri ambiti da certe relazioni ad altre.
In generale non saprei dire se sia una cosa negativa o positiva, è un fenomeno mentale come un altro. In ambito psicoterapeutico è più importante che capisca lo psicoterapeuta cosa si attiva nel paziente (quando si relaziona con lui/lei) che potrebbe peggiorare relazioni e quant'altro e capire poi cosa fare e che sistema adottare per migliorare le cose, ammesso che lo psicoterapeuta riesca ad accorgersene e non ripeta lo stesso copione che la maggior parte delle persone intorno alla persona ripetono. Non è che bisogna capir tutto bisogna afferrare cosa non va e come si potrebbe cambiare in maniera tale che la persona sia capace di mettere in atto questo cambiamento. Si sarà attivato comunque qualcosa (in mezzo a questo qualcosa ci possono essere elementi rilevanti per star meglio, questo deve valutarlo lo psicoterapeuta) tu non puoi mica accorgertene, ma non è che una persona debba diventare consapevole di tutto, non si riuscirebbe a campare più, la mente funziona anche perché va in automatico e si appoggia a forme di analogia che non sono certe. In base a quel che so è un fenomeno che è stato riconosciuto in ambito psicologico (non è riconosciuto solo dagli psicoanalisti), sicuramente non è stata accettata la definizione ortodossa psicoanalitica sempre legata al complesso di edipo e via dicendo, roba che ormai per me è diventata anacronistica. Questa è l'idea che mi son fatta di queste cose. |
Re: Il Transfert, quando manca.
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Non so se la difensiva e sentirmi piuttosto stupida, indichi un transfert. In ogni caso ripeto che non me lo auspico ne, tanto meno, lo rinnego. Credevo fosse fisiologico, e necessario, alla terapia e non controproducente. Sinceramente mi fido della mia terapista e quando lessi del transfer non lo vidi con questa accezione negativa. Di certo mi state dando più prospettive voi, in un paio di giorni, di quanto abbia fatto da sola negli ultimi mesi. Grazie a tutti per le vostre risposte. |
Re: Il Transfert, quando manca.
Diciamo che certa cinematografia ha banalizzato il termine "transfer" riducendolo a "cotta per lo psicanalista". Non è proprio così a quanto ho letto.
Ti suggerirei di non concentrarti sui dettagli tecnici del tuo psicanalista, più di quanto non ti concentreresti sui dettagli tecnici del tuo meccanico. Cioé, non che ti voglia scoraggiare di porle domande (anzi, potrebbe essere un modo che inconsciamente stai cercando per poterle parlare lateralmente delle tue difficoltà ad aprirti, con lei come con gli altri), ma chiederesti al meccanico qualcosa relativamente... boh, alla regolazione della fasatura (non ho idea di cosa stia scrivendo, non ne capisco niente di motori e mi sono appena fatto aiutare da wikipedia)? Ti interessa parlare della psicologia in generale o di come mai non riesci ad aprirti? Secondo me la cosa importante è che controlli se "la macchina funziona bene", cioé fuori di metafora se stai ottenendo risultati. 2 anni so' tanti. |
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