Originariamente inviata da Alceste
(Messaggio 2002012)
Quando abitavo in un'altra città ho provato più volte con le ragazze. Disastri, fallimenti, non potevo aspettarmi nulla, ma almeno ci ho provato, anche se col senno di poi quei tentativi non li rifarei e in effetti non ci ho più provato. Così facendo, però, mi sono creato una fama da morto di figa da commediola erotica anni '70, e il mio lavoro è diventato un inferno. I miei colleghi, in gran parte meridionali, erano tutti molto spigliati, donnaioli e puttanieri (anche quelli sposati, sul lavoro non facevano che vantarsi delle loro nuove conquiste). Quando entravo in una stanza, i miei colleghi cominciavano a canticchiare sketch di Lino Banfi, attore che mi somiglia come una goccia d'acqua, in particolare quello del "benvenuti a sti frocioni" di Fracchia e la belva umana. Gradualmente si accorgono che sono un disastro con le ragazze, e capiscono che sono vergine (cosa che non mi sarei mai sognato di rivelare) e allora mi prendono di mira per le scarse dimensioni del mio pacco (sì, hanno intuito perfino quello) e perché "si vede che non usi il pesce da secoli". Un giorno, però, mi dicono che vogliono scusarsi con me e, per dimostrarlo, che vogliono presentarmi una ragazza. Mi portano in una strada dove sta una terrificante gattara barbona di 70 anni o giù di lì, e mi chiedono di provarci. Ovviamente mi rifiuto e allora scoppia il ludibrio generale, mi dicono frasi gentili come "ma non ti vogliono manco le puttane", o "ti portiamo al reparto delle donne in coma, lì forse trombi", mentre poco più in là le colleghe che osservavano la scena scoppiavano a ridere divertite. Se non avessi paura di tutto, e la natura mi avesse dato un minimo di spina dorsale, penso che avrei fatto una strage. E' ingiusto porre fine alle vite di esseri così miserevoli come i miei colleghi?
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