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I blocchi sono il male
E' estate, tanta gente in giro, tante donne abbronzate..si pensa e si ripensa a tutto quello che poteva essere, e non è stato,etc. vabbé fine della lamentela e inizio della spiegazione: La timidezza in se non sarebbe neanche un problema, la cosa grave sono i blocchi.
Blocchi nell'approcciare, nel telefonare. Conosco ragazzi molto più timidi di me, e ce ne vuole eh, però se conoscono una tipa, capiscono che ci potrebbe essere trippa per gatti, approcciano e via. Spesso va bene. Un mio amico era estremamente timido, ma non aveva nessun blocco a chiedere appuntamenti, a telefonare, a uscire. Beh una situazione un po' insolita, di solito chi è estremamente timido qualche blocco anche minimo lo ha, però tant'è. Cosa volevo dire con questo? Niente :D La timidezza è solo un piccolo freno, i blocchi psicologici sono come una porta blindata chiusa a chiave. |
Re: I blocchi sono il male
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Re: I blocchi sono il male
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Quello con i forti blocchi ma meno timido in un gruppo di persone sa essere a volte anche divertente, parla, non tantissimo, ma parla, magari del più o del meno per non esporsi troppo. Ma se deve fare una cosa che lo potrebbe esporre a giudizi (proporre, telefonare), delusioni (approcciare) oppure potenziali pericoli (guidare) si blocca |
Re: I blocchi sono il male
Infatti, Syd. Mi sembra che tu stia descrivendo un introverso piuttosto che un timido.
I blocchi a cui ti riferisci credo che scaturiscano da forte timidezza se non proprio da fobia sociale, ed entrambe le cose sono ben distanti dalla semplice introversione (che invece è un tratto caratteriale "neutro" e di per sé non porta conseguenze negative). |
Re: I blocchi sono il male
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Riguardo l'approcciare... Beh li sono ancora in alto mare :testata::piangere: |
Re: I blocchi sono il male
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Re: I blocchi sono il male
Il blocco è per definizione una situazione dove c'è un ostacolo che se rimosso si ritorna nella normalità. È un concetto abusato, penso figlio della speranza che le cose siano facili da risolvere. Non credo alla maggior parte dei blocchi, non è praticamente mai una questione di intasamento o di vuoto dietro il muro da sfondare.
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Re: I blocchi sono il male
Ci sono quelli che ci provano anche se si sentono morire e ci sono quelli che non fan nulla e muoiono dentro.
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Re: I blocchi sono il male
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Re: I blocchi sono il male
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Re: I blocchi sono il male
timidezza e blocchi non vanno di pari passo a mio avviso, possiamo avere dei blocchi in determinati ambiti e situazioni mentre in altre assolutamente essere a nostro agio, o quasi..
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Re: I blocchi sono il male
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Re: I blocchi sono il male
Era la distinzione fra fobici ed evitanti, la mia.
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Re: I blocchi sono il male
Vedi il lato positivo: di solito i "blocchi" sono rigidi, monolitici, e quindi quando si riesce a spezzarli tutto il resto riprende a scorrere normalmente.
Un po' come in caso di stipsi :ridacchiare: La cosa fondamentale secondo me è capire due caratteristiche di questi blocchi: la prima e più banale, quali sono i punti deboli su cui si possono attaccare; la seconda e più insidiosa, è cosa porta loro a crearsi e a rafforzarsi. Perché è così che funziona. Il blocco nasce come una piccola stupida ostruzione nel flusso del nostro comportamento naturale. Una paranoia che anziché affrontare, assecondiamo, rimandandone la gestione. Questo crea degli effetti, e conferma le ragioni del blocco. Ci permette di sentirci difesi nel non esporci. E così, giorno dopo giorno, diventa sempre più grosso e duro: ci siamo abituati ad esso. Ma questi blocchi hanno dei punti deboli, e possiamo sfruttare la pressione del nostro istinto ad agire per attaccarli. Possono essere delle crepe, su cui spingere facendo un po' di forza, ad esempio forzandosi a fare una cosa relativa al nostro blocco che ci sembra molto difficile, ma meno di altre. Oppure si può attaccarlo lentamente e con costanza, scavandolo con spinte piccole e calibrate, senza fare forzatura, creando delle abitudini sane che ci portino a diventare naturali in questo. Gutta cavat lapidem. Solitamente questa seconda strategia è più lenta, ma più sicura e definitiva, perché non solo sconfiggeremo il blocco, ma ci alleneremo anche per eventuali blocchi futuri. Mentre una "terapia d'urto", se mal calibrata, potrebbe danneggiare più noi che il blocco; oppure potrebbe essere apparentemente risolutiva, ma dandoci un illusorio senso di confidenza il blocco potrebbe riformarsi in futuro. Dalla mia esperienza personale (e chi mi legge da tanto su questo forum se ne sarà fatta un'idea :D ) sono arrivato alla conclusione che le terapie d'urto non sono quasi mai necessarie. A volte funzionano, e tante volte possono essere la via più rapida. Ma se uno riesce ad acquisire la buona abitudine di spingere gradualmente e migliorarsi giorno per giorno con pazienza, questo darà risultati più duraturi nel tempo. Visto che ho scritto ancora poco rispetto ai miei standard :ridacchiare: faccio un esempio partendo dal tuo post. Supponiamo che tu voglia affrontare il blocco delle telefonate. Forzarsi e cercare di crepare il blocco significherebbe spingerti a fare una telefonata molto ardua, come ad esempio ad una ragazza per invitarla ad uscire; oppure cercare lavoro in un call center outbound e far chiamate a tutto spiano prendendoti vaffanculo a raffica. Magari se il blocco non è molto forte, oppure se in quel momento hai una tempra psicologica piuttosto stabile, riesci a rompere il blocco e da lì diventa sempre più semplice fare certe cose. Magari invece non ci riesci o fallisci per svariati motivi, e ti deprimi ancora di più. Invece, provando a superare questo blocco giorno per giorno (o quando ti capita), partendo dalle situazioni più semplici, questo crea un'abitudine e consolida l'idea nel tuo cervello che tu puoi farcela. Crea così un circolo virtuoso e il blocco si esaurisce nel tempo (a patto di non fermarsi). Mi sembra di aver scritto fin troppo, comunque è un post interessante. |
Re: I blocchi sono il male
mi spiego... un timido, ma pure una persona che soffre di fobia sociale, può arrivare ad agire (chiedere a qualcuno di uscire, o che so io, fare tentativi di vita di qualsiasi genere), questo non significa che lo faccia a cuor leggero, magari dentro si sente di merda, paura, vergogna, ansia, tremori... se però la cosa va a buon fine può pure innescarsi un meccanismo positivo che lo incoraggia in tal senso.
invece chi è evitante non farà nulla in nessun senso, se non marcire nel suo brodo. |
Re: I blocchi sono il male
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Per lo più (almeno nel mio caso) l'evitamento si differenzia per una quantità d'ansia inferiore o assente, e un desiderio di contatto, che vien represso. Però, da evitante, riesco spesso a forzarmi e fare qualcosa per connettermi agli altri. La maggior parte delle volte poi neanche mi sento male, una volta che sono fuori. |
Re: I blocchi sono il male
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comunque non volevo fare una differenza universale. pensavo però che i timidi di cui parlava syd, hanno di diverso, rispetto a chi ha i blocchi, che provano a fare le cose, non è detto poi che non avvertano timidezza nel farlo. fra l'altro pure il forum è un esempio evidente di come esistano aree grigie fra timidezza, fobia ed evitamento, in cui pure il timido/fobico (pure l'evitante?) può provare esperienze. questo non comporta necessariamente il fatto che le si vivano serenamente. |
Re: I blocchi sono il male
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Comunque non sono i blocchi, ma siamo noi il male. Come è stato scritto in merito alle telefonate, spesso mi sono resa conto che certi blocchi (nonostante li costruissi io) in realtà non erano che draghi di cartone, e che non sarebbe successo proprio niente di così catastrofico provando ad approcciare a qualcosa/qualcuno. Parte di essi continuo a tenerli per abitudine praticamente, lo stesso meccanismo della zona comfort. Sembra la via facile ed invece è la più insensata; ma perché mai dovrei farmi tagliare le gambe dalla paura, oltretutto senza avere la certezza matematica che le cose vadano male? Mi sento una fessacchiotta quando riconosco ciò e continuo ad essere bloccata. |
Re: I blocchi sono il male
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Hai totalmente ragione, io sono cresciuta coi blocchi e non ho mai combinato nulla di buono nella vita, dalle cose semplici a quelle più complesse.
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