Quando i genitori non ammettono la realtà
Quando la prima volta ho detto ai miei che andavo da uno psicoterapeuta non ci volevano credere, mi hanno chiesto come mai ci andassi e io gli ho risposto perchè stavo male. Loro si rifiutano di credere che io stia male e pensano che stia andando lì per niente. Non voglio ammettere che ho bisogno di aiuto, qualcuno ci è passato?
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Nella mia famiglia hanno sempre sminuito (in maniera oserei dire patologica) qualunque problema abbia avuto, dal bullismo sino a problemi di salute fisica. La frase ricorrente è sempre stata: "Sono cose che ti immagini", quando non mi si accusava di simulare per "essere al centro dell'attenzione".
Inutile dire quali effetti (deleterî) abbia avuto tutto ciò sulla mia stabilità e sulla sicurezza in me stesso... |
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Anche perchè in buona parte non è ciò che hanno fatto, ma ciò che loro sono ad averti dato la struttura mentale di base. Dovrebbero mettere in discussione ciò che sono, e non è facile.
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
A me ripetono sempre che sono noioso, mi lamento per ogni cosa ecc..tendono a sminuire tutto
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
I genitori sono davvero uno schifo. Sono pochi quelli che si salvano
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Quando avevo 12 anni, uno dei periodi più cupi della mia vita, in un tema a scuola, inconsapevolmente fui troppo onesto (forse un'inconscia richiesta d'aiuto). In quel tema, era palese che c'era qualcosa che non andava.
Ma fu scelto in un gruppo di temi da essere pubblicato su un giornale locale, e quindi i miei genitori erano contenti, pensavano che la mia fosse una prova di intelligenza e sensibilità. Io ho riletto quel tema, dopo tanti anni, nel giornale in cui fu pubblicato. La differenza dal mio tema e quello dei miei compagni di classe, rendeva ancora più palese che avevo dei problemi. In quel mio tema, non era per nulla difficile capire che ero depresso. Ai miei genitori non balzò manco per l'anticamera del cervello (almeno credo, non so... di certo non hanno fatto nulla), nonostante le crisi d'ansia che avevo in quel periodo, nonostante la mia solitudine stesse diventando "anormale", nonostante il mio peggioramento scolastico. La mia professoressa si preoccupò, ma non fece nulla nemmeno lei. Però ne uscii, praticamente da solo. Recuperai i voti, e superai quel periodo. Non ricordo però come ho fatto. Ora che sono anni che mi sento giù come non mai e mi trascino, mi piacerebbe ricordare come ho fatto. Comunque, ora sono passati decenni, io sono sempre stato solo in maniera "anormale", e la mia famiglia però non ha mai parlato con me di depressione. Sarebbero molto stupiti e preoccupati se io mi rivolgessi ad un psicologo. Ogni tanto, al massimo gli viene il dubbio che io sia gay. Se un giorno mi suicidassi, sono sicuro che rimarrebbero molto sorpresi, e la cosa mi lascia perplesso, perché sono del tutto a conoscenza della mia vita, e trovo incredibile che non si rendano conto che non va. Addirittura per i loro problemi, spesso si appoggiano a me, mi chiedono conforto... a me. E' abbastanza ridicolo. E' pur vero che io cerco di nascondere molto. Loro non capirebbero. E non gliene faccio una colpa: hanno molti problemi, non ha senso che si accollino pure i miei, ed io non voglio che se ne facciano carico, anche se loro non si fanno molti scrupoli ad accollare a me i loro problemi. Alla fine, credo che non bisogna incolpare i propri genitori. Sono persone, come noi, hanno problemi, magari diversi dai nostri, ma ci sta che non si accorgano dei nostri. Anche perché la malattie tipo depressione e fobie sociali, sono "particolari". Non sono problematiche riconosciute come le malattie più tradizionali, la gente (ed i genitori) che possono fare? Al massimo ti dicono "la vita è bella", "tirati su", "non fare il piagnone" e cose così... |
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Io comunque una mezza idea me lo sono fatta sui loro comportamenti. Il fatto é che si trovano nella socmoda posizione di dover scegliere se dare un educazione politicamente corretta, oppure una che ti porta ad essere violento e sovversivo.
Ovviamente il buon senso li porta ad educare i figli nella prima maniera, salvo poi accorgersi che nella società a vincere é sempre il male, perché questo gioca senza regole. E quindi si arriva al paradosso, non sanno nemmeno loro che pesci prendere. Se educhi i figli ad essere buoni e disponibili, prima o poi arriva il bullo di turno che li traumatizza a vita. Quindi la soluzione é educare figli ad essere a loro volta bulli? Ebbene, in un'ottica di collettività la cosa sarebbe deleteria (immaginate una società piena di cafoni irrispettosi), ma dal punto di vista individuale la cosa ha senz'altro i suoi vantaggi. Quindi da una parte son costretti a mantenere lo status quo, dall'altra vorrebbero che il figlio crescesse cazzuto e dominante, ma questo li costringerebbe a scendere a patti con la loro moralità Questo é quello che accade almeno nei contesti di famiglie "per bene", guarda caso i cammoristi non si fanno problemi invece a crescere i figli in un ottica anarchica e cinica. Figli che a loro volta nella società assumono ruoli dominanti e autoritari. |
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Dove x schifo intendo che comunque non mi fanno mancare nulla, ma son totalmente negati ad ascoltare e dare consigli. Mi ricordo le cene di quando ero adolescente che finivano sempre con mio padre che sbroccava dicendo che dovevo svegliarmi, che la società mi avrebbe sempre inculato e un eventuale ragazza cornificato. Il tutto senza dare consigli pratici. In pratica era buono solo a criticare. Mia madre invece perennemente depressa, non perdeva temo a minacciare di suicidarsi davanti a me e mia sorella. Son cose banali, non ci vuole uno psicologo per capire che son altamente deleterie x la psiche di un bambino/adolescente, eppure per loro era la normalità, a tal punto che se provo tutt'oggi ad accennare ad accadimenti del genere, manco se li ricordano.. uno SCHIFO, alla fine io mi son creato il mio mondo, con i miei non ci parlo praticamente più. E il bello é che gli fai notare ste cose si incazzano pure perché in testa loro son stati dei genitori modello... |
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I genitori sono persone, e sono come tutte le persone al mondo: fallibili e pieni di difetti. I miei hanno avuto una vita difficile (tuttora ce l'hanno), non posso biasimarli di nulla, hanno cercato di fare del loro meglio. Quote:
Al contrario, secondo me felicità e "malvagità" sono concetti lontanissimi tra loro. Le persone allegre, serene e relativamente felici (ammesso che lo si possa essere davvero) che ho conosciuto nella mia vita, sono TUTTE brave persone. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Io non ho nessuna invidia per i "bulli", ma proprio nessuna. Se mai dovessi rinascere in un'altra vita, decisamente non vorrei essere un bullo. Non per ragioni "morali", ma proprio perché non mi sembra che siano poi così più felici di me. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Guarda caso i camorristi son più ricchi dell'uomo medio |
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E ci sono TANTISSIME persone di successo che sono brave persone. Non santi, ovviamente (ma chi lo è), ma brave persone. Ma davvero tantissime. Non è che devi per forza prevaricare, e non sempre il male vince sul bene. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Per i genitori il problema non esiste, se non lo vedono.
Diciamo che ai tuoi, anche per proteggere sé stessi, viene difficile credere al fatto che tu stia male, semplicemente perché altrimenti si sentirebbero in dovere di aiutarti, o comunque, potrebbero stare male per te, cose che chiunque generalmente vuole evitare. Ad esempio, oggi sono venuti parenti a trovarci ed io non ho voluto andare a salutarli, quindi, dopo essere andati via, mio padre mi ha chiesto perché non sono andato a salutarli. Gli ho risposto che non mi andava, ma lui ha controbattuto che invece quando vengono i parenti si deve andare a salutarli, perché è normale. Appunto, per lui il fatto che io non abbia fatto qualcosa di "normale", era potenzialmente una gatta da pelare, quindi ha reagito cercando di rimproverarmi (cercando, perché gli ho risposto di farsi i cazzi suoi e l'ha smessa :mrgreen:), in modo da indurmi a fare cose "normali", cose che non gli facciano pensare che ci sia qualcosa che non va. È normale autodifesa, nessuno vuole problemi, e se può evitare di vederli, evita. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
A quanto sembra sono l'unico fortunato che ha la madre che conosce bene (secondo lei) il problema depressione
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Ne ho parlato da poco con i miei genitori.
Ho sentito dire alle mie spalle che sto solo esagerando. Quando mi ritroveranno inerme sul letto forse mi daranno ragione, ma non ne sono sicuro. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
Sì è giusto, anche a me piacerebbe che mi stiano vicino, ma nella realtà purtroppo bisogna accettare che non tutti i genitori sono disposti a caricarsi i problemi degli altri, neppure se si tratta dei problemi dei propri figli.
È una cosa che rattrista, lo so, ma non ha senso starci male per più di un certo periodo, tanto non ti aiuteranno lo stesso... |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Io me ne sono accorto con grande "stupore" ad un certo punto: mia madre un giorno si è lasciata scappare che lei deve mentire con i parenti sulla mia condizione, raccontando loro che lavoro per es, se no "chi li sente". Si preoccupa per il giudizio che riceve lei, non per quello che ricevo io, dire alla famiglia "mio figlio ha problemi mentali" non è possibile, ci perde la faccia. |
Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Re: Quando i genitori non ammettono la realtà
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Per me il motivo principale per cui si fa finta di non vedere il problema, è sempre la mancanza di voglia di vederlo, o di trovarsi a gestire problemi troppo grandi. |
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