Sonya caleffi
Nata da una famiglia dove il padre lavorava in un'azienda di pompe funebri ed era assente per molti giorni con la madre che parlava spesso della morte. A quindici anni incomincia a soffrire di depressione e di anoressia, ma a scuola rimane una ragazza molto tranquilla ma che va bene a scuola. Tra il 1990 e il 1993 frequenta corsi di infermiera professionale all'Ospedale Valduce di Como. Nel 1993 si sposa con un falegname di Cernobbio ma i continui litigi la portano a divorziare dopo appena un anno. Poi conosce un radiologo e va con il convivente a vivere a Tavernerio, dove finita il lavoro vive in uno stato di reclusione in casa. Dal 1993 al 2000 lavora all'Ospedale Valduce di Como nei reparti di chirurgia generale, endoscopia e pronto soccorso. Dal 2000 al 2001 lavora al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna di Como. Nell'ottobre 2001 torna per un mese all'Ospedale Valduce di Como. Dal 2 al 13 novembre lavora alla casa di riposo e clinica Le Betulle di Appiano Gentile (CO). Nel 2002 lavora alla casa di riposo di Albese con Cassano (CO) per due periodi durante l'anno tra cui nel reparto di psichiatria. Tra il settembre e il novembre 2003 lavora al reparto di medicina generale dell'ospedale Sant'Anna dove si verificano per causa sua 8 decessi di malati terminali uccisi a causa dell'iniezione di aria e quindi di embolia. Da settembre all' 8 novembre 2004 lavora all'Ospedale Manzoni di Lecco dove provoca la morte di 18 persone e viene scoperta dalla direttrice medica del presidio che informa la procura e il 15 dicembre 2004 viene arrestata ma confessa solo 5 omicidi, 4 accertati e 2 sospetti[1]. La Polizia durante la perquisizione a casa sua trova libri che parlano di bulimia, anoressia, morte e i suoi romanzi più letti sono Donne Invisibili di Fabiola De Clercq, Sprecata di Marya Hornbacker, La Morte è amica di Maria de Hennel e soprattutto Veronika decide di morire di Paulo Coelho. L'amministazione ospedaliera di Lecco intanto apre le indagini. Il 17 dicembre 2004 lascia il carcere Bassone di Como e la procura le accerta solo un caso di morte.[2], viene trasferita al settimo piano dell'ospedale Sant'Anna di Como nel reparto detenuti il 18 dicembre 2004[3]. L'11 febbraio 2005 viene trasferita all'Opg di Castiglione delle Stiviere (MN), il 10 marzo 2005 ritira la confessione fatta a dicembre e tre mesi dopo afferma di ricordare di non avere ucciso nessuno. Dal 2006 lavora come telefonista al carcere di San Vittore[4].Il 14 dicembre 2007 viene condannata per 5 omicidi e 2 tentati omicidi[5]a scontare 20 anni di reclusione nel carcere di San Vittore suscitando rabbia da parte delle famiglie delle vittime[6]. Il 3 marzo 2008 la Corte d'assise d'appello di Milano le conferma lacondanna in primo grado a 20 anni di reclusione, anche se il procuratore generale aveva chiesto l'ergastolo, ma il rito abbreviato ha ridotto la condanna[7]. Il 10 maggio 2008 compare per la prima volta davanti alle telecamere di Rai Tre sul programma Storie maledette intervistata dalla giornalista Franca Leosini al carcere di San Vittore[8]riflettendo sugli anni bui della sua vita[9].
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