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Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Ciao ragazzi, questo topic rappresenta sia uno sfogo personale che un quesito amletico, espresso dal titolo dello stesso.
È l’ultimo anno di università (il secondo della magistrale, con due anni di ritardo rispetto alla norma) e sono indietro di parecchi esami, ma non riesco a concentrarmi per varie ragioni. Anche per questo ho deciso di scrivere e iniziare una nuova discussione in questo forum. Non riesco a smettere di cercare di illudermi di non essere solo. Ok, ho la famiglia, già questo dovrebbe materialmente bastare, ma nella realtà non mi basta, per quanto i miei genitori e mia sorella siano ovviamente parti integranti della mia vita. Non mi sento meno solo a interagire con loro, non ci posso fare nulla. Per quanto concerne gli amici, ne ho pochissimi, e col passare degli anni sono sempre di meno perché continuo a perderli, e questo per vari motivi, anche per via del mio carattere che difficilmente accetta compromessi per certe questioni. Ogni tanto qualcuno che mi contatta c’è. Sono però persone con pochissime amicizie e pochissimi contatti quasi quanto me, quindi non mi possono presentare nessuno di nuovo. Se accetto di uscirci so già che si parlerà di poco e nulla e tornerò a casa insoddisfatto, ma questa non è colpa né mia né loro. Semplicemente non riesco a trovarmi benissimo con i pochi amici che ho. In questi anni ho tentato di fare molte cose per migliorare la mia situazione sociale: ho frequentato per due anni una compagnia amatoriale di teatro. È stata un’esperienza formativa e ho imparato molte cose, ma soprattutto ho capito cosa vuol dire stare in un gruppo, e questo mi ha aiutato molto a saperci fare di più nei rapporti sociali. Tuttavia non sono riuscito a instaurare rapporti profondi con nessuno dei miei compagni (alcuni dei quali erano per di più amici di vecchia data), solo rapporti superficiali del tipo “Come va la vita?”, “Beviamo una birra?”, “A ragazze come va?”, “Sai che ho Higuain al fantacalcio?”, tutte cose belle ma che a me personalmente non bastano, desidero qualcosa di più profondo, di più vero. Inoltre, in questi ultimi due anni di università ho finalmente avuto il coraggio di inserirmi in un gruppo (di studio), e ho persino lavorato con loro per ottimizzare gli studi. È stata una novità anche questa, visto che durante la triennale mi ero quasi completamente isolato e non avevo avuto il coraggio di inserirmi in alcun gruppo (benché i miei compagni di corso di allora non fossero ostili). Anche questa è stata un’esperienza formativa che ha migliorato me stesso e il mio modo di relazionarmi con le persone. Tuttavia anche qui i rapporti sono dello stesso tipo di quelli con il mio ex gruppo di teatro, con l’aggiunta di “Oggi non posso venire a lezione, tu ci sei? Mi passeresti gli appunti o le registrazioni, per favore?”, “Sei preparato per l’esame oggi?”, “Com’è andato alla fine quell’esame?”, “Cosa ne pensi di quella dispensa che si trova in copisteria? Dici che è utile?”. In questo caso sono rapporti palesemente utilitaristici, nonostante qualcuno proponga di uscire ogni tanto. Ma al di là di tutto non mi trovo bene neanche con loro, esattamente come nel caso del gruppo di teatro. Alla fine sono giunto alla conclusione che non è che sono gli altri il problema. SONO IO che sono il problema. Anzi, non sono nemmeno il problema, è che con nessuno di loro riesco a trovarmi bene. Io non voglio parlare solo di studio, di figa, di calcio, non voglio essere quello che ha Higuain al fantacalcio (e ce l’ho ma sono comunque penultimo in classifica). Io voglio parlare di destra e sinistra hegeliana, voglio parlare delle visioni contrapposte di Hobbes e di Locke, voglio parlare della metafora della teiera di Russell, voglio parlare de “L’illusione di dio” di Richard Dawkins, voglio parlare di attualità ossia di Daesh, di Boko Haram, di Al Nusra e di Al Shabaab e di cosa queste organizzazioni terroristiche stiano facendo in Africa e in Medio Oriente, voglio parlare dello scontro dialettico tra Noam Chomsky e Christopher Hitchens, voglio parlare dei contrasti tra le visioni di Keynes e quelle di Hayek, voglio parlare dei dissapori tra Giovanni Gentile e Benedetto Croce, voglio parlare dei saggi di Bat Ye’or come “Eurabia” e metterli a confronto con l’altra campana, cioè con “Perché ci odiano” di Paolo Barnard. Ma cosa più importante voglio davvero capire se non provarci con la bionda del film "A Beautiful Mind" sia davvero la strategia dominante e se Adam Smith avesse torto anche in quel caso. Sono io che sono sbagliato o è il mondo ad esserlo? Sono io che mi devo adeguare agli altri o sono gli altri che si devono adeguare a me? E se la verità sta nel mezzo, questa via di mezzo dove si trova? Esiste qualcuno che sente quello che sto provando? Che non riesce a smettere di illudersi di non essere solo anche se lo è o almeno si sente tale? Che si sente sbagliato ma che ha allo stesso tempo il dubbio che possano esserlo invece gli altri? Che ha pochissimi amici ma per via delle sue “eccentricità” è come se non ne avesse? Grazie per aver letto tutto il mio sfogo, a voi i commenti. |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Sei piuttosto selettivo e anche severo nella selezione delle amicizie. Praticamente per essere tuoi amici bisogna essere studenti di filosofia e avere una cultura enciclopedica, ma la gente comune in genere è semi-analfabeta. Fondamentalmente penso che un problema non solo tuo ma di molti in generale è proprio il divario enorme tra aspettative e realtà. Vuoi di più però questo di più non c'è, è una continua aspirazione verso un qualcosa che si fatica a trovare.
Le amicizie che cerchi tu sono come gli aghi nel pagliaio. Da una parte condivido il rammarico e lo sfogo, ma leggendoti mi viene anche da risponderti con un punto di vista esterno. Quindi sì: le amicizie in genere sono (penso) quasi sempre come nei casi che hai indicato. Il loro atteggiamento nei tuoi confronti non è così solo verso di te, ma anche tra di loro in realtà fanno sempre lo stesso tipo di discorsi, anche loro in realtà vivono tutto a livello superficiale. La differenza è data dalla consapevolezza di ciò. Noi sociofobici in generale siamo più consapevoli di ciò, mentre per altri quello che noi definiamo "rapporto superficiale" è amicizie in tutto e per tutto. Loro accettano questa superficialità e si accontentano, e chiamano essa amicizia e non concepiscono la sua superficialità in quanto superficiale. In definitiva non saprei che altro dire, non penso esista una ricetta segreta o il trucco nascosto che svela tutti i segreti, o la verità ultima. I rapporti umani sono così, se sarai fortunato forse riuscirai a trovare qualche ago nel pagliaio con cui condividere le tue passione e costruire un rapporto di grande complicità. Ma ecco, il punto su cui mi voglio focalizzare è proprio il fatto che questo tipo di concezione dell'amicizia è una cosa rara, appunto: l'ago nel pagliaio. Quindi non è impossibile... ma è molto difficile da trovare. |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Cerca ancora, magari in posti dove ci sono persone che coltivano certi interessi, altrimenti prova a parlare tu di certi temi, magari susciti interesse e la prossima volta saranno anche i tuoi amici a voler parlare di certe cose. Si possono anche stimolare le altre persone, non è mica detto che così come le si trova le si lascerà. Hai tutta questa cultura, non pensi di poter essere una risorsa, uno stimolo per gli altri? Hai provato qualche volta a parlare di queste cose, ad introdurre un argomento con un "ti voglio raccontare una cosa che ho letto in un libro tempo fa".
Immagina un insegnante con un ragazzino, potrà mai discutere di certi argomenti con lui all'inizio? Penso di no. Eppure quel ragazzino poi grazie agli stimoli dell'insegnante svilupperà capacità che potrebbero superare quelle dell'insegnante stesso. Capita anche che una persona all'inizio non aveva alcun interesse verso una certa materia e poi frequentando qualcuno che la conosce bene comprende che ne è affascinato e approfondisce per conto suo. Non può capitare questa cosa qua? |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Ho letto solo il titolo, ma se il mondo è com'è, e non ci riusciamo a integrare nelle sue dinamiche ecc, siamo sbagliati noi in questo contesto, anche se magari il contesto è fatto da assassini stupratori ecc, se sei diverso sei out :bene:
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Hai perfettamente raccontato la storia della mia vita.
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Mi chiedevo cosa intendessi con che i rapporti attuali non ti bastavano, visto che avevi detto di sentirti solo e volere rapporti piu' profondi e veri pensavo cercassi soprattutto attenzioni e affetto diciamo, e ho pensato che per quello ci sono i partner. Difficilmente si instaura un rapporto simile con compagni, colleghi o anche amici, che tende a essere un rapporto piu' superficiale anche se di fatto col tempo puo' svilupparsi un sentimento anche forte.
Poi sono arrivata alla parte su Hegel ecc. e mi ha un po' spiazzato... be' insolito lo e', e' come se io volessi parlare (principalmente e sistematicamente) con qualcuno di integrali e derivate, e limiti e infiniti...o di metereologia, pressione e umidita' (o medicina o religione o qualsiasi altra cosa specifica) cioe' devo trovare qualcuno a cui la cosa interessi e difficilmente sara' il gruppo di amici di infanzia o di teatro o di fobia sociale. Ora non so se all'universita' studi filosofia, in tal caso magari li' qualcuno anche lui appassionato potresti trovarlo...ma secondo me per ste cose bisogna rivolgersi soprattutto in forum o gruppi ad hoc in cui si parli di filosofia... trovarsi dal vivo per parlarne credo sia meno usuale ma magari cercando su internet nei posti giusti delle persone che abbiano anch'esse tale desiderio le trovi. |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Non è questione di interessi. Per quanti tu ne possa avere, prima o poi ti ritroverai a dover parlare di te, ed a non avere niente da dire
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Mi sembrano tutti argomenti abbastanza gettonati in vista degli esami di filosofia, a parte rare eccezioni evitavo il confronto pre-esame con gli altri studenti come la peste, per non farmi incasinare la testa da gente che per lo più non comprendeva ciò che leggeva.
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
è una storia molto simile alla mia per alcuni aspetti. Quello che posso consigliare , che è la conclusione a cui sono giunta io , è che non sono disposta a cambiare me stessa per quanto concerne i miei interessi. Per quanto mi accorga di risultare "particolare" rispetto a molte persone , preferisco frequentare gente che sento più affine ,un minimo profonda,anche se ne trovo poca di gente come vorrei io....non mi piacciono le persone e le cose banali, è una sofferenza starci insieme. Però renditi conto che questi argomenti che tu citi sono davvero molto molto specifici ,non si tratta di parlare di film o libri, e non credo che a parte qualche persona studiosa di filosofia ci siano molte persone in grado di sostenere tali conversazioni....potresti ad esempio informarti su qualche circolo o associazione a tema specifico.Comunque magari tra parlare di figa e calcio e parlare di Hobbes e Locke ci sono anche vie di mezzo!:)
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
ma tu hai provato a parlare dei tuoi argomenti che ti piacciono agli altri?
hai provato a proporre uscite in due? di solito le confidenze nascono in gruppetti di 2-3 persone |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
beh, ci sono le vie di mezzo, ma poi non esiste "essere sbagliati"
nessuno è sbagliato a prescindere, si possono commettere errori, tanti o pochi che siano, ma ciò non intacca mai l'essenza di ciascuno |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Non sei sbagliato tu e non lo è nemmeno il mondo.
Semplicemente, cerca persone di cui parlare delle cose che ti interessano (ce ne sono). |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Credo che ci sia un fraintendimento. Benché adori la filosofia in sé non sono uno studente di filosofia anche se mi è piaciuto molto studiarla anni fa al liceo. Sono uno studente universitario di Economia da anni, ma mi piace parlare di cultura in generale. Se notate ho citato il contrasto di idee tra Keynes e Hayek, argomento tipicamente di macroeconomia. Inoltre mi appassionano molto gli scontri tra critici feroci dell'Islam come Hitchens, la Fallaci e Bat Ye'or e gli apologeti dell'Islam come Terzani, Micheal Moore e Chomsky, argomento molto di attualità tra l'altro.
Prima che venga dato adito a altri probabili fraintendimenti, ci tengo a precisare altre cose: bere una birra con qualche amico, giocare al fantacalcio, parlare di ragazze SONO COSE BELLE. Il punto è che per me non bastano. C'è il momento di dire cazzate ma c'è anche il momento di essere seri. Come possiamo lamentarci dei politici e di noi italiani tout court se va quasi di moda essere ignoranti, lassisti e pigri intellettualmente? Viviamo in un'epoca di grave crisi economica dal 2007, siamo tutti sotto attacco da parte dei terroristi islamici e il dibattito politico tra destre e sinistre è più acceso che mai, visto che problemi come l'immigrazione clandestina e incontrollata ormai non possono più essere considerati problemi marginali. In questo periodo storico (di terrorismo, tensioni tra le nazioni, economia reale in crisi, problema dell'immigrazione etc.) non dovremmo essere tutti più attivi intellettualmente e metterci in gioco noi stessi appassionandoci a ciò che ci circonda? Davvero il puro individualismo e la stabilità personale sono le uniche cose che contano? E la cultura? Si dice di amarla solo per moda? Per atteggiarsi a finti intellettuali su Facebook salvo poi rivelarsi dei lassisti superficiali nella realtà? Non avete fiducia in voi stessi e nella vostra capacità di fare la differenza? Perché siamo tutti così passivi? Ci rendiamo conto che se molti prodotti non hanno più l'olio di palma è grazie al cambio di tendenze di noi consumatori, tanto per fare un esempio sul potere che noi singole persone abbiamo inconsapevolmente? E se le nostre tendenze vertessero sull'utilizzo delle energie rinnovabili invece che su quello dei combustibili fossili? Forse riusciremmo a risolvere anche solo in parte il problema del Global Warming, ma in ogni caso non sarebbe meglio se ci fosse un dibattito atteso tra di noi? Faccio fatica a comprendere perché anche in questo momento storico ci sia così poco vitalismo culturale, così poca fiducia in se stessi ma così tanta voglia di stabilità personale e basta (escludo ovviamente chi la agogna solamente per necessità e non può per forza di cose anelare ad altro). Trovo anche particolarmente significativo il fatto che persino in questo forum, frequentato da persone più empatiche rispetto alla media e penso anche più aperte mentalmente di altre persone, venga visto come un marziano da alcuni e non venga capito. Confrontandomi con i pochi con cui mi posso confrontare sento sempre di più ogni giorno che passa che quello sbagliato sono io ("sento" comunque, non "credo"). |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
Non è questione di giusto o sbagliato, ma fortuna e capacità di cercare e sviluppare i giusti legami, cosa che un sociofobico/timido/introverso è meno incline a fare, e quindi via alla frustrazione.
Il tipo di persone che cerchi io lo ritrovo solo fra gli estroversi, i socievoli, che hanno amicizie appaganti, complete, in linea con i loro interessi. Comunque, profonda stima per il tuo pensiero; senza scomodare Hegel e compagnia, gli argomenti/autori che citi sono profondamente attuali e dibattere su certi temi penso sia a volte doveroso, dovrebbe far parte della quotidianità addirittura. Mancano spesso la curiosità e l'interesse, ma anche il desiderio di confrontarsi e far circolare le idee al di fuori di certi ambienti. |
Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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Re: Sono io ad essere sbagliato o è il mondo ad esserlo?
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