Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Ho sempre pensato che in alcuni periodi o momenti sono un pò asociale.
Una delle cose che detesto è festeggiare per qualcosa.
La squadra che ha vinto?
Un compleanno?
Un matrimonio?
Una festa nazional popolare?
L'unica cosa che mi verrebbe spontaneo festeggiare
sarò banale, ma è una vincita di soldi possibilmente tanti
con cui mi toglierei mille soddisfazioni, cancellerrei le frustrazioni del passato, e mi darei alla pazza gioia del Dio denaro.
Ecco potrei perfino ubriacarmi per questa festa, per le altre a calendario o sociali se posso le evito perché dovrei festeggiare se non per una convenzione sociale?

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Il "problema" è che oggi il Natale non è piu' la festa di Gesù, diciamo che la religione è passata in secondo piano e il Natale è diventato la festa di tutti coloro che si vogliono vagamente bene, atei compresi... Però obbligo morale e sociale no: sei libero di non festeggiare (io non festeggio da anni), certo però ti guarderanno male e tutti si offenderanno :mrgreen: no, vabbé, magari i tuoi parenti sono persone comprensive e intelligenti.

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Sei obbligato a fare il CONSUMATORE, non a festeggiare...

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Obbligo morale mi è ignoto come concetto, lo comprendo paradossalmente, ma essendo appunto un paradosso non posso fare a meno di ostracizzarlo.

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ma alla gente festeggiare piace, ogni pretesto e' buono

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pare le origini del Natale siano precedenti e pagane e comunque non ci vedo nulla di male in una festa di persone che si vogliono bene (semmai e' il "vagamente" (e a volte anche un po' meno) a disturbare un po', oltre a tutto il consumismo che si e' creato intorno)

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

è un obbligo sociale e consumistico ma la maggioranza delle persone non ne ha coscienza.

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Trovo sacrosanta la necessità di continuare a scandire i ritmi stagionali o del calendario con feste più o meno ormai opache, ma pure solo segnare i traguardi piccoli e grandi della vita del singolo, le festività e le feste in genere sono pur sempre pretesto di aggregazione, permettono di mantenere stretti i legami della rete familiare o di conoscenze, danno un senso al tempo che passa seppur i riferimenti nel tempo si siano spostati e talvolta svuotati.
Trovo invece ingiusto imporre a qualcuno i festeggiamenti di una festività. Se a me non va di calarmi a forza nello spirito di una ricorrenza che mi lascia totalmente indifferente ho diritto ad ignorarla.

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Un tempo vedevo le feste come un obbligo, un qualcosa di cui non capivo il senso. Speravo che non arrivassero mai o che passassero via veloci.
Negli ultimi anni ho imparato ad apprezzarle come occasione per stare con le persone a cui voglio bene e condividere con loro momenti di serenità.

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Qualche giorno di festa dal lavoro, oltre alle domeniche, ci vuole proprio. Poi devo dire che negli ultimi anni ho apprezzato la tavolata in famiglia che si fa a Natale e non la vedo più come una ricorrenza forzata a cui si deve partecipare per forza.

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Non ho ancora capito perchè si festeggia, io non lo faccio nemmeno vincessi dei soldi. Però così non va bene, non contribuisco a far girare l' economia...

La gente comune non vede l' ora di farlo, ad ogni 3 per 2 si inventa qualche scusa...

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

è bello festeggiare, per divertirsi e stare un po insieme, meglio che stare soli e depressi.

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

Alla fine sono un modo per uscire dalla routine, distrarsi dai problemi quotidiani ecc.
Da una parte quindi la "presenza" delle feste penso sia un bene

Re: Festeggiare... è un obbligo morale e sociale?
 

l'importante è che non sia una festa per qualcosa che mi riguarda personalmente e in cui debba seguire un determinato copione, altrimenti gli altri sono liberi di fare come vogliono, io mi mettono in un angolo (metaforicamente parlando), con il mio piatto, la mia parte di vino e sto per i cavoli miei come un bravo schizoide. Quando e se me la sento, intervengo.