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Scarone 06-11-2016 22:05

La poesia che attenua il dolore
 
Mi chiedevo se anche a voi la letteratura e la poesia vi facciano stare meglio,il sapere ad esempio che uno come leopardi ha passato momenti bui mi fa riflettere e stare bene. Anche voi leggete per stare bene?

pokorny 06-11-2016 22:08

Re: La poesia che attenua il dolore
 
Io sono totalmente insensibile al logos inteso come letteratura, filosofia, poesia etc. "Sento" solo la musica e in molto minor misura pittura e poche altre forme d'arte.

Hor 06-11-2016 22:08

Re: La poesia che attenua il dolore
 
Quote:

Originariamente inviata da Scarone (Messaggio 1822660)
Mi chiedevo se anche a voi la letteratura e la poesia vi facciano stare meglio,il sapere ad esempio che uno come leopardi ha passato momenti bui mi fa riflettere e stare bene. Anche voi leggete per stare bene?

Leopardi ha passato periodi buî ma era un genio e il suo pensiero e il modo in cui l'ha espresso restano immortali, il confronto con me che passo periodi buî e basta e sono lontano assai dall'essere intelligente è impietoso, e non mi fa stare bene.

Leggere in genere, confronti con gli autori a parte, mi fa stare bene nel senso che mi distrae dalla miseria della mia vita.

cancellato17797 06-11-2016 22:31

Re: La poesia che attenua il dolore
 
Quote:

Originariamente inviata da Scarone (Messaggio 1822660)
Mi chiedevo se anche a voi la letteratura e la poesia vi facciano stare meglio,il sapere ad esempio che uno come leopardi ha passato momenti bui mi fa riflettere e stare bene. Anche voi leggete per stare bene?

Mettiamola così: il mondo è una borsa pesante, ma hai la responsabilità di portarla.
La porti e la porti e la porti e ti stanchi e ti stanchi e ti stanchi. E non ne puoi più dopo un po', rischi d'impazzire a furia di portare quel macigno, e il braccio inizia a farti male. Insostenibile a lungo andare.

Leggere è, per me, dimenticare quel peso, è come se qualcuno si avvicinasse e cominciasse a reggere la borsa da uno dei suoi manici, immagina il sollievo: continui a doverne sopportare ancora metà di quel peso, è vero, ma la differenza è così notevole da farti riprendere, da rendere piacevole quel momento, è un tornare a respirare agevolmente senza distrarsi dalle occupazioni incombenti.

Scrivere è qualcosa che, per me, va perfino oltre. La scrittura, catartica per definizione, ha una natura innatamente ambigua, è una condanna oltre che una salvezza: scrivere è chiudere gli occhi e lasciar cadere quella borsa. E riprenderla dopo, accettarne i sensi di colpa, ma non prima d'aver provato l'inestimabile sollievo, ben superiore a quello precedente, dell'aver smesso di sorreggere il (proprio) mondo, anche se solo per poco: quel mondo è finito tutto su quel pezzo di carta, o su quel file di testo, per alcuni attimi. Non c'era altro. E vorrai provare ancora e ancora quella sensazione, pur sapendo che, ad ogni tentativo, corrisponderà dopo un ritorno al mondo banale e lineare del vivere e del sopportare.


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