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Conflitto interno
La volontà:
E' come se fossi tirata da due estremità opposte... da una parte desidero fortemente isolarmi, soprattutto dai parenti e da chi si trova ad orbitare nel mio quotidiano (alle volte da chiunque indistintamente); dall'altra parte vorrei interagire con le persone, nonostante la difficoltà.L'azione: Può capitare, una tantum, di riuscire a relazionarmi in maniera relativamente facile, anche dal vivo; il più delle volte, però, devo sforzarmi per instaurare un dialogo, reale o virtuale che sia (nel secondo contesto più per un discorso di apatia); In fin troppe occasioni, invece, non riesco a spiccicare parola ed alzare lo sguardo verso chi mi parla.C'è un paradosso totale sia negli intenti che nelle riuscite... è impossibile continuare in questo senso, e perciò mi trovo in un vicolo cieco, in stasi. La mancanza di coerenza in questi frangenti a quanto pare mi causa un disagio tale da portarmi alla confusione estrema, nonostante potrei scegliere di assecondare questo flusso di relatività, come faccio per tutto il resto. Il contesto, come ho scritto sul mio primo thread, è importante, ma ciò non vuol dire che ci sia per forza una reazione standard al verificarsi di certe situazioni. Nel dubbio, certe volte penso che rifiutando totalmente gli scambi sociali forse farei la scelta giusta e mi immagino tra dieci anni, rinchiusa in una veranda, solo io, la tela sul cavalletto e le piante. Mi chiedo se sono poi così sicura di aver bisogno di costruirmi un'ipotetica vita sociale, o se posso farne a meno. Se non capisco quello che voglio in merito, né sono aiutata da una 'certezza' in ambito comportamentale, come posso lavorare su questo mio tratto debilitante? Avete questa stessa 'guerra civile' in atto anche voi? |
Re: Conflitto interno
No, la prima battaglia l'ho persa nonostante fossi convinto di averla vinta.
Mi sono già completamente isolato una volta, ho già rifiutato ogni tipo di contatto sociale pensando che assecondare quei miei desideri fosse la scelta migliore. E non è che me ne penta veramente, però sono stato il peggior nemico di me stesso e ho perso a causa delle mie stesse decisioni. Ora la volontà mi porta a cercare una vita diversa, pur rimanendo sulla via che ho scelto, e l'unico problema reale è la riuscita degli intenti. Potrei parlare di conflitto interiore solo riguardo la mancanza di volontà nell'andare per locali, in contrasto con la voglia di conoscere persone nuove con le quali costruire qualcosa di nuovo. Ma temo che la mia selettività e gli standard sociali di divertimento vadano in contrasto netto con tutto ciò, giustificando il mio rifiuto nell'azione. ps. "Non è che me ne penta veramente" = "Rimanendo sulla via che ho scelto" Dubito seriamente di essere in contrasto con me stesso.. :mrgreen: |
Re: Conflitto interno
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Re: Conflitto interno
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Re: Conflitto interno
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Re: Conflitto interno
Prima desideravo relazionarmi agli altri e allo stesso tempo stare tra me e me (non tanto per non stare fra gli altri, quanto per sfuggire dall'azione), mi mancava però la voglia, l'interesse spasmodico che gli altri, della mia stessa età, provavano nei confronti della compagnia altrui
L'azione era rara e quindi ero sempre palesemente impreparato. Oggi sono costretto a stare con gli altri, a collaborare (per via dello studio), questo mi costinge a stare sempre sotto l'occhio attento e vigile dell'altrui giudizio e mi fa venire voglia di stare con gli altri. Perchè prima o poi torno a casa e mi sento solo, e capisco di apprezzare lo stare fra gli altri. Insomma il mettermi in mezzo alla società costantemente, ogni giorno, fra persone con interessi simili ai miei, e con impegni simili ai miei, mi ha fatto migliorare...detto questo ne ho ancora parecchia di strada davanti! :mannaggia: |
Re: Conflitto interno
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Se fosse solo una questione di preferenza momentanea sul come spendere il proprio tempo, allora sarebbe decisamente più facile... ma finché il tutto è condizionato dai vissuti negativi e dalle difficoltà personali, io sento di stare sempre sul filo del rasoio con indosso uno stiletto. E' che mi metto a guardare indietro a tutta la gente che vuoi o non vuoi ho frequentato ed il fatto di non uscire più in compagnia non mi sembra una grande perdita, alla fine... Se non hai mai avuto persone adatte con cui confrontarti, non è qualcosa che ti manca appieno, o almeno su un piano nostalgico, poiché è una sensazione che non conosci. Però sto prendendo coscienza che esistono anche persone valide e perciò la mancanza diventa più a livello di desiderio non soddisfatto. A questo punto c'è anche un discorso di non essere pigri e sforzarsi di interagire. Ma io sono pigrissima e too much socially awkward :mannaggia: Ci lavorerò al meglio del mio potenziale, btw. Quote:
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