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Ma poi, il mondo...
Ok, è un momento di maxima disillusione, e quindi vale la pena buttare giù qualche riga, in modo randomico, man mano che si aprono i pop-up nella mente...
Perché esistiamo? C'è chi crede ancora in Dei e fantasmini vari, ma è limpido e certificato che viviamo perchè altri hanno passato la staffetta, e anche noi siamo chiamati a farlo. L'istinto di sopravvivenza agisce in noi, è un compagno di viaggio silenzioso, che condiziona le nostre scelte, e noi abbiamo la curiosa abitudine di chiamarlo libero arbitrio. In realtà la faccenda è più articolata: il nostro "libero arbitrio" è la sommatoria di tutti i "programmi" biologici, culturali, educativi, percettivi e relazionali che abbiamo acquisito fino ad oggi. Le emozioni ci guidano, al ripresentarsi dei medesimi imput, reagiamo col medesimo output. A volte riusciamo a fermarci ed elaborare una reazione diversa, ma è cosa rara! Il cambiamento è possibile, certo, ma l'esito e l'entità del processo trasformativo dipende da come siamo "programmati", e il tutto è piuttosto soggettivo. A volte basta un'aggiustata, a volte bisogna stravolgersi completamente. I giornali e le tv ci parlano dei conflitti, ma i conflitti sono anche dentro di noi, e sono più urgenti e urticanti. Viviamo in un mondo in cui far figli per portare avanti la staffetta è l'unico vero fine che abbiamo, il resto è accessorio, è "funzionale a", è una "pertinenza di". E questo era più chiaro a chi ci ha preceduto millenni fa. Oggi siamo diventati schiavi del "contorno", il "contorno" ha vinto. Oggi ci accaloriamo per i brand, creiamo tribù intorno a illusioni con un prezzo. Ha ancora senso parlare di valori? E' una società anomica. E' un bene? E' un male? Viviamo di contrasti, una società destrutturata, invididualistica, con un forte bisogno di gruppo. E lo crea ovunque il gruppo, gruppi di cartapesta. Viviamo in una società dove io mi sento figo se ho un livello in più di te sulla scala gerarchica/retributiva. Illusioni. Viviamo in una società che fabbrica bisogni, che fabbrica inadeguatezze, che fabbrica modelli ideali che di ideale non hanno nulla. Viviamo di micro-religioni che, se si sale una metaforica rampa di scale e le si guarda da lì, sono patetiche e inconsistenti. Viviamo in una società che fabbrica le ennesime canzoni d'amore, gli ennesimi libri che ti aiutano a stare meglio. Giga e giga di roba, informazioni, informazioni, informazioni... Siamo intasati. Oggi la capacità più importante è quella di selezionare le informazioni più "funzionali" e dar loro consistenza, scansando i vari elementi di disturbo. Le aziende vogliono un pezzo di carta per darti credito. Tu potresti svegliarti domani, partorire un'idea, svilupparla su un blog, cercarti dei traduttori, e prendere per il naso hr manager ed aziende di tutto il mondo con la tua licenza media o il diploma. Quanti si svegliano con questo pensiero? E quanti lo mettono in pratica? Viviamo in una società dove si parla molto di intelligenza emotiva, ma appena metti il naso fuori di casa ti troverai a dover sopravvivere in mezzo a centinaia di "emotivamente cretini". Viviamo in una società dove ci sono almeno 150 soluzioni per tutto, 100 di troppo, 40 fuffose, 9 passabili, e l'unica, la sempreverde: tirare fuori le palle e agire. Ci sono guide per tutto, le università sono ambienti stantii che producono vecchiume, oggi puoi girarti intere città con Google Street View. Insomma, il mondo è sempre più piccolo, eppure è tracimante, ossessivo, rumoroso, come quei cagnolini irritanti con la padrona stagionata che si scusa ma non ha la benché minima idea di come "spegnerli". I social sono l'incubo dei nostri tempi: la democratizzazione dell'inconsistenza, estremamente contagiosa peraltro. Ennesime informazioni, ennesime foto, ennesimi video, ennesimi aforismi...Ennesimi contenuti che erodono il tuo spazio vitale. Notifiche, notifiche, messaggi... Da miliardi di goccioline cosa potrebbe formarsi? Un oceano direte... O magari un'immensa pozzanghera. La tv... cosa dire della tv? La tv è sterco. Ogni volta che accendi la tv stai producendo l'ennesimo schizzo di sperma che darà la vita all'ennesima trasmissione idiota. I telegiornali sono cronache dell'orrore. Non è informazione. E' intrattenimento per masochisti alla luce del sole. Anche l'esterofilia scricchiola, al giorno d'oggi. E' un mondo che ti chiede formalmente di partecipare, ma se non partecipi chi se ne frega, l'ennesimo ultrà pronto a buttarsi nella mischia senza farsi domande è appena sceso dal bus. |
Re: Ma poi, il mondo...
E' sempre piacevole leggere i tuoi post filosofo :)
Che dire? Sinceramente cerco di sbattermene il più possibile di tutto sto oceano di monnezza che vorrebbe trascinarmi a fondo con sé, il mare magnum del superfluo e della ridondanza, tocca navigarci in mezzo ma bisogna avere l'attitudine del pirata, per mille spingarde! http://vignette2.wikia.nocookie.net/...20140124232335 |
Re: Ma poi, il mondo...
Quote:
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Re: Ma poi, il mondo...
Ma sono opera tua queste riflessioni?Se lo sono,complimenti,sei brillante.Se non scrivi,dovresti farlo.Condivido il tuo pensiero,ma la domanda è davvero tosta,soprattutto se formulata in quest'epoca così critica.Sembrerebbe guardandoci intorno,che esistiamo per brancolare nel buio.C'è crisi ovunque e se ci si fa un giro nei reparti di psicologia all'interno delle librerie,ci si può accorgere di quanto si specula su questa confusione,con allenatori mentali e psicologi che sfornano uno dietro l'altro manuali di motivazione personale.Libri come "Capisci il tuo lavoro ideale","10 domande per capire cosa vuoi dalla vita" etc..per non parlare di quanti ne trovi sempre freschi al reparto dei guru e degli illuminati che svelano la loro verità su come raggiungere la felicità.Da che ha coscienza,l'uomo ha sempre cercato un senso alla propria esistenza e poichè la risposta non è facile da trovare,la società di oggi offre soluzioni e risposte preconfezionate al problema.Tanti libri che ti dicono come raggiungere il successo,essere un vincente,scoprire il leader che c'è in te..ma che di fatto inseguono logiche prestabilite dalla nostra società,profondamente diverse dalle logiche personali.Non tutti vorrebbero davvero fare carriera o scoprirsi leader.Ognuno ha la sua storia e il suo Dna,ma non riuscendo a guardarsi dentro e a far chiarezza per tempo,sotto pressione acquistano il senso della vita di qualcun altro.Non tutti si sentono realizzati a far figli o sposarsi,ma placa l'ansia raggiungere un traguardo che per la massa è importante.Cerchiamo il riconoscimento degli altri a scapito di noi stessi e ci rimane il fumo tra le mani.Così molti inseguono questa logica,i valori di questa società.Molti diventano manager,fanno carriera,si fanno un nome,mettono su famiglia.Lavorare,produrre al massimo,raggiungere una posizione sociale rispettabile,apparire sempre al top,gestire e possibilmente mascherare emozioni e sensibilità,spendere,uscire nei week end,fare la vacanza d'inverno e quella d'estate con famiglia e prole o tanti amici.Questo è il senso che dovremmo dare alla nostra esistenza secondo la nostra società.Però poi ci sono tante persone che raggiunti i traguardi stabiliti nei tempi giusti,si sentono vuote,perchè hanno vissuto una vita non loro,che non li rappresenta,che non li appaga.Questo aver lavorato a lungo su qualcosa voluto da altri,svuota e frustra.Il senso della propria esistenza secondo me,sta nel realizzare e compiere sè stessi nel bene,aderendo a quello che siamo e che vogliamo davvero,portando avanti la nostra natura più autentica e i nostri valori.
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Re: Ma poi, il mondo...
Quote:
Bisogna calarsi dentro di sè con una mappa geografica tragicamente incompleta, aprire porte e porticine, e talvolta essere disposti a vedere ciò che non vorremmo. Ci sono delle "spie", certo, ad esempio stai funzionando sul lavoro ma ti senti alienato, non è la tua vita, non te ne frega niente, c'è ben altro che ribolle dentro di te... il problema è quando questa "cosa" non ha né nome né cognome, non ha una forma, un'ampiezza... Però c'è, paga l'affitto, brontola... e gioca a nascondino. Spero che per te sia più semplice :) |
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